Alte Meister. Komödie
© 1985 SUHRKAMP VERLAG, FRANKFURT AM MAIN

Antichi Maestri. Commedia
traduzione di Anna Ruchat
Adelphi - Fabula 55
Prima edizione: 1992 - 198 pagine - 14 x 22 cm.
© 1992 ADELPHI EDIZIONI S.P.A., MILANO
ISBN 978-88-459-0944-3


«Grazie alla musica salvarsi ogni giorno di nuovo, tirarsi fuori da tutte le nefandezze e le cose disgustose, è questo il trucco, disse, ritrovare ogni giorno la salvezza grazie alla musica, ridiventare ogni giomo, di primo mattino, un vero essere umano che pensa e sente, mi capisce! disse. Ma sì, disse Reger, l’arte, anche se la malediciamo e se a volte ci sembra del tutto pleonastica, e se anche siamo costretti ad ammettere che essa in realta non vale un accidente, se osserviamo, qui, i quadri di questi cosiddetti Antichi Maestri, che molto spesso, e com’è naturale sempre di più con il passare degli anni, ci sembrano senza senso e senza scopo, nient’altro che maldestri tentativi di piazzarsi artisticamente sulla faccia della terra, malgrado tutto non c’è nient’altro che salvi la gente della nostra fatta se non proprio quest’arte maledetta e dannata, e spesso funesta e disgustosa da far vomitare».

Ogni due giorni, un vecchio signore si siede nella Sala Bordone della Pinacoteca di Vienna e guarda un celebre quadro di Tintoretto. Quell’uomo ha molto del genio, in un Paese che non tollera i geni («Il genio e l’Austria non sono compatibili» leggeremo qui). Che cosa cerca? Qualcosa che non indovineremmo mai e che solo in un romanzo di Bernhard può diventare tema centrale: cerca i difetti dei capolavori («Il tutto e il perfetto non li sopportiamo»). Quel vecchio signore, che conosce l’arte come nessuno – e ne trasmette i segreti a un guardiano del museo, devoto fino all’identificazione –, sa anche vedere la minaccia che si nasconde nell’arte, nella pretesa oppressiva del capolavoro. Nulla è più rischioso che osservare «a fondo» un capolavoro. Tanto maggiore la gravità dello sguardo, tanto più squassante il riso convulso che ci coglierà mentre continuiamo a ripeterci certe celebrate parole, come se dietro il significato più alto si spalancasse ancora un vortice di insensatezza. Questa la donnée di Antichi Maestri, uno dei romanzi ultimi di Thomas Bernhard (è apparso nel 1985), e anche uno dei libri dove egli si è spinto più in là, in una vera terra di nessuno fra l’arte e la vita, una terra abitata dalla lucidità, dalla disperazione, dal lutto per un amore perduto. Come in una confessione testamentaria, Bernhard parla non solo di ciò che la pittura – e la musica, la letteratura, la filosofia – sono, ma di ciò che non possono essere, non potranno mai essere: di quel punto in cui l’arte viene meno. Temi azzardati, ai quali il genio di Bernhard sa dare una prodigiosa immediatezza. Non solo: variando su di essi, egli riesce a inscenare, con verve sinistra e al tempo stesso liberatoria, quella che egli definisce, nel sottotitolo, una «commedia».

In copertina: Tintoretto, Ritratto di uomo dalla barba bianca, intorno al 1564. Kunsthistorisches Museum, Vienna.