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Columbia
- 1 LP - 33QCX 10199 - (p) 09/1956
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Columbia
- 1 LP - 33CX 1367 - (p) 09/1956 |
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Testament
- 1 CD - SBT 1125 - (p) 1998 |
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Warner
Classics
14 CDs - 0190296739200 - (p) & (c)
2021 |
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Wolfgang Amadeus Mozart
(1756-1791) |
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Quartetto
n. 17 in si bemolle maggiore "La
Caccia", KV 458 |
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25' 48" |
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- Allegro vivace
assai |
8' 31" |
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-
Menuetto. Trio moderato |
4' 43" |
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-
Adagio |
7' 52" |
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-
Allegro assai |
4' 46" |
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Franz Schubert
(1797-1828) |
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Quartetto
n. 2 in do maggiore, D 32 |
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18' 11" |
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-
Presto |
3' 32" |
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-
Menuetto e Trio |
5' 33" |
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-
Andante |
3' 11" |
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-
Allegro |
5' 55" |
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QUARTETTO
ITALIANO
- Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, violino
- Piero Farulli, viola
- Franco Rossi, violoncello
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Luogo e data
di registrazione |
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Milano (Italia) -
21 novembre 1955 (KV 458) &
23 novembre 1955 (D 32)
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Registrazione: live
/ studio |
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studio |
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Producer / Engineer |
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Prima Edizione LP |
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Columbia |
33QCX 10199
- (Italy) | 1 LP | (p) 1956 | Mono
Columbia | 33CX 1367 -
(England)
| 1 LP | (p) 1956 |
Mono |
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Prima Edizione CD |
|
Testament | SBT
1125
| 1
CD - 79'
24 | (p)
1998 | ADD
Warner
Classics |
0190296739200
| 14 CDs [CD9] -
44' 07" | (p)
& (c) 2021
| Mono
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Note |
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E' nota
la centralità
della figura di
Joseph Haydn
nella storia
dell'evoluzione
del quartetto
d'archi; Haydn
introdusse nel
quartetto quel
principio
dell'elaborazione
tematica che i
predecessori non
vi avevano
utilizzato,
riconobbe cioè
appunto nel
quartetto per
archi lo
strumento più
indicato ad
accogliere ed a
sviluppare il
nuovo principio.
Ne scrive Adolf
Scandberger (Zur
Geschiclite des
Haydschen
Streichquartetts):
"Finchè dominava
come voce
principale il
primo violino,
il secondo, la
viola ed il
violoncello
facevano
d'accompagnamento,
in modo
interessante e
vario, per vita
d'armonia e di
ritmo, ma
accompagnavano.
Questo
procedimento,
anche al di
fuori delle
parti
tematicamente
elaborate, è
approfondito,
altresì, dal
lato di una
condotta
indipendente
delle voci.
Comincia così
quel dialogare
musicale degli
strumenti che
oggi andiamo
cercando come
carattere
tipico, nei vari
quartetti; lo
stile della fine
conversazione,
che il
Kretzschmar
paragona allo
stile degli
Enciclopedisti
francesi, prende
possesso
definitivo del
quartetto. In
tale modo di
dialogare,
nessuno può
parlare troppo a
lungo; la
dialettica dei
motivi è quella
che conduce
questa
conversazione;
essa concede la
parola ad
ognuno, ma la
sua deve essere
al primo posto.
Al posto
dell'amabile
schieramento dei
pensieri
musicali si
presenta ora la
rielaborazione
organica dei
motivi. Così il
quartetto è,
nello stesso
tempo, omofono e
polifonico".
Giustamente
dunque i
contemporanei
individuarono in
Haydn il
creatore del
quartetto
d'archi moderno;
giustamente
ancora il
contemporaneo
Mozart volle
dedicargli una
serie di sei
quartetti,
composti tra il
1782 ed il 1785,
che vanno
appunto sotto il
nome di
Quartetti
dedicati ad
Haydn. Il
Quartetto in si
bemolle maggiore
K.458 è il
quarto di tale
serie. La
dedica, scritta
da Mozart il 1°
settembre 1785
dice: "Un padre
avendo risolto
di mandare i
suoi figli nel
gran mondo,
stimò di doverli
affidare alla
protezione ed
alla condotta di
un uomo celebre;
il quale, per
buona sorte, era
inoltre il suo
migliore amico.
Ecco del pari,
celebre uomo ed
amico carissimo,
i sei miei
figli. Essi
sono, è vero, il
frutto di una
lunga fatica, ma
ho la speranza,
condivisa da
molti amici, che
mi daranno un
giorno qualche
consolazione. Tu
stesso, amico
carissimo,
nell'ultimo tuo
soggiorno in
questa capitale,
me ne
dimostrasti la
tua
soddisfazione.
Questo tuo
suffragio mi
incoraggia sopra
ogni altro a
raccomandarteli,
e mi fa sperare
che non ti
sembreranno del
tutto indegni
del tuo favore.
Piacciati dunque
accoglierli
benignamente ed
essere loro
padre ed amico.
Da questo
momento io ti
cedo i miei
diritti sopra di
essi, ti
supplico però di
guardare con
indulgenza i
difetti, che
l'occhio
parziale di
padre mi puo
aver celati, e
di continuare,
loro malgrado,
la generosa tua
amicizia a chi
tanto l'apprezza
mentre sono di
tutto cuore il
tuo sincerissimo
amico...".
Di fatto Haydn
aveva avuto già
modo di
ascoltare i
nuovi quartetti
ed aveva in
quell'occasione
riaffermato a
Leopoldo Mozart
la sua infinita
ammirazione per
il giovane
Wolfango "il più
grande
compositore che
io conosca di
persona e di
nome".
Non tutti però
condivisero gli
entusiasmi del
dedicatario; il
Wiener Zeitung
del gennaio del
1781 trovava ad
esempio i 6
quartetti tanto
drogati da
renderne
impossibile
l'ascolto, dato
il pur lodevole
intento di
Mozart di voler
divenire un
innovatore ad
ogni costo; il
Dittersdorf si
sentì
disorientato
dalla "eccessiva
abbondanza di
magnifiche
idee"; il Sarti,
per parte sua,
deprecò che
barbari
assolutamente
privi
d'orecchio,
continuassero a
scrivere musica.
Ed è giusto
convenire che a
quei tempi un
linguaggio
quartettistico
tanto
"costruito"
poteva
facilmente
riuscire
difficile; si è
già detto della
funzione
innovatrice di
Haydn nella
struttura del
quartetto:
conviene
chiarire che i
quartetti
haydniani che
costituiscono il
vero momento
della
trasformazione,
sono i sei
quartetti
chiamati russi,
che il
compositore
portò a termine
nel 1781, poco
prima dunque che
questi quartetti
mozartiani, che
gli furono
dedicati,
fossero
composti. Di qui
dunque la scarsa
attitudine dei
contemporanei
all'ascolto di
musiche di
questo genere.
Gli sviluppi
ottocenteschi
dell'arte del
quartetto
avrebbero
dimostrato la
validità, anche
sul piano
storico oltre
che su quello
estetico, degli
orientamenti di
Haydn e di
Mozart.
Quindici
quartetti per
archi furono
composti da
Schubert tra il
1812 ed il 1826,
ma soltanto uno
di essi fu
pubblicato in
quel periodo,
vivente
l'autore.
L'editore Peters
pubblicò altri
nove quartetti
prima del 1870,
ma soltanto nel
1890, quando
Breitkopf
pubblicò
l'edizione
completa delle
musiche di
Schubert,
apparvero tutti
i quindici
quartetti.
Uno di essi
però, quello
contrassegnato
dal numero 2,
aveva soltanto,
nell'edizione
completa di
Breitkopf, due
tempi, un Presto
e un Minuetto,
entrambi in do
maggiore.
Qualche anno
dopo, nel 1897,
un'altra parte
del quartetto fu
pubblicata, nel
cosiddetto
Revision-Bericht;
si trattava
esattamente
dell'ultima
parte del Finale
(Allegro in do
minore); su tale
pubblicazione
era scritto:
"Schubert
scrisse il Primo
tempo di questo
quartetto alla
fine della
partitura del
Kyrie in Re
minore. Alla
fine del tempo
vi sono le
parole Finis
primae partis.
Gli altri tempi
sono stati
scritti su fogli
staccati. Più
tardi Schubert
numerò i tempi a
matita.
Evidentemente
uno di questi è
scomparso e
manca inoltre
l'esposizione
del Finale". Il
quartetto era
pur sempre
incompleto.
L'8 febbraio
1953,
finalmente, il
quartetto è
stato eseguito
nella sua
interezza al
Museo di Storia
Musicale di
Stoccolma,
grazie al
ritrovamento
delle parti
mancanti nella
raccolta di
manoscritti
schubertiani di
proprietà del
console Otto
Taussing a
Malmö. Taussig.,
che abitò a
lungo a Praga
prima di
trasferirsi in
Svezia, dispone
oggi della più
importante
raccolta privata
di materiale
schubertiano.
Secondo quanto è
scritto, in
articolo apparso
su "Music and
Letters"
(ottobre 1951),
da Maurice E.
Brown, ("Recent
Schubert
discoveries") il
quartetto fu
probabilmente
consegnato da
Schubert al suo
editore
Diabelli; questa
casa passò in
seguito ad altri
proprietari e
nel 1876 si fuse
con la casa
editrice Cranz
di Lipsia che
aveva pure una
succursale a
Bruxelles; dopo
la guerra, in
seguito alla
divisione della
casa tra vari
membri della
famiglia Cranz,
le sedi di
Vienna e di
Bruxelles
vennero ad
acquistare piena
autonornia,
divenendo due
ditte diverse.
La parte di
materiali di
Schubert e di
Diabelli rimasta
a Vienna fu
sempre ben
conservata,
mentre la parte
rimasta a
Bruxelles fu
dispersa.
Appunto da tale
dispersione il
manoscritto del
secondo tempo
del quartetto e
dell'inizio
dell'ultimo
tempo, giunse
nelle mani del
Taussig. Il
Quartetto in do
maggiore, fu
composto da
Schubert all'età
di quindici
anni.
Memo
Zambrini
(Columbia
33QCX 10199)
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