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Columbia
- 1 LP - 33QCX 10236 - (p) 04/1957
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Columbia
- 1 LP - 33CX 1430 - (p) 04/1957 |
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Testament
- 1 CD - SBT 1124 - (p) 1998 |
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Fondazione
Stauffer - 2 CD - 004 - (p) 2012 |
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Warner
Classics
14 CDs - 0190296739200 - (p) & (c)
2021 |
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"IL QUARTETTO D'ARCHI IN ITALIA
NEL XVIII SECOLO" |
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Giovanni Gabrieli
(1557-1612) |
Due
canzoni per sonar a quattro |
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6' 16" |
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- canzon prima "La
Spiritata" |
3' 37" |
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-
Canzon quarta |
2' 39" |
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Biagio Marini
(1594-1663) |
Balletto
(Sonata a Quattro) |
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7' 05" |
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-
Entrata |
2' 33" |
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-
Gagliarda |
1' 52" |
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-
Corrente |
1' 36" |
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-
Commiato |
1' 04" |
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Massimiliano Neri
(1618c.-1670c.) |
Sonata a Quattro |
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9' 35" |
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Giovanni Battista Vitali
(1632-1692) |
Capriccio |
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5' 06" |
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Alessandro Scarlatti
(1660-1725) |
Sonata a Quattro |
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6' 36" |
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-
Allegro |
2' 21" |
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-
Grave |
2' 03" |
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-
Allegro |
1' 18" |
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-
Minuetto |
0' 54" |
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Antonio Vivaldi
(1678-1741) |
Sonata a Quattro
"Al Santo Sepolcro"
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5' 06" |
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-
Largo molto
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3' 01" |
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-
Allegro ma poco
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2' 05" |
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QUARTETTO
ITALIANO
- Paolo
Borciani, Elisa Pegreffi, violino
- Piero Farulli, viola
- Franco Rossi, violoncello |
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Luogo e data
di registrazione |
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Milano (Italia) -
novembre 1956
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Registrazione: live
/ studio |
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studio |
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Producer / Engineer |
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Prima Edizione LP |
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Columbia |
33QCX 10236
- (Italy) | 1 LP | (p) 1957 | Mono
Columbia | 33CX 1430 -
(England) | 1
LP | (p) 1957 | Mono
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Prima Edizione CD |
|
Testament | SBT
1124
| 1
CD - 76'
19" | (p)
1998
| ADD |
(Vitali, Vivaldi)
Fondazione
Stauffer | 004 | 2 CDs -
77' 36" - 79' 34" - (1°,
1-7) | (p) 2012 | ADD |
(Gabrieli, Marini, Neri)
Warner
Classics |
0190296739200
| 14 CDs
[CD12] -
39' 49" | (p)
& (c) 2021
| Mono |
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Note |
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-
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A
pensare che
quando
Giovanni
Gabrieli
scriveva le
Due canzoni
per sonar a
quattro, il
violino
contava poco
più di
quarant'anni
di vita,
almeno come
strumento a sè
considerato
rispetto alla
viola da cui
era germinato,
si può ben
dire che in
questa
incisione ci
muoviamo
addirittura
dalle origini
del
"Quartetto"
intese come
organico
strumentale
composto dal
primo e
secondo
violino, dalla
viola e dal
violoncello.
Ossia ci
muoviamo dalle
prime prove di
quel genere
strumentale
che doveva
impiegare
circa due
secoli prima
di giungere,
con
Boccherini,
Haydn e
Mozart, alla
propria
completa e
definitiva
fisionomia nel
senso di un
equilibrio dei
quattro
strumenti in
relazione a
una specifica
elaborazione
formale e
strutturale
del pezzo. E
anzi, proprio
sotto questo
aspetto, è
ancora
Gabrieli con
le sue
"canzoni per
suonar a
quattro", a
segnare il
passaggio fra
la testuale
trascrizione
per strumenti
di
composizioni
vocali
(canzoni), che
per prima si
deve al
Cavazzoni, e
la libera
invenzione
strumentale,
genericamente
detta
"sonata": la
quale come si
sa, venne col
tempo
distinguendosi
in "sonata da
chiesa" e "in
sonata da
camera", per
poi evolversi
fino ad
acquisire il
significato
che oggi noi
attribuiamo a
questo
termine. In
Giovanni
Gabrieli
dunque,
l'organico
quartettistico
serve ancora
per scrivere
"canzoni da
sonar" (a
quattro, si
intende),
mentre già per
Biagio Marini
il concetto di
"sonata" è
abbondantemente
svincolato da
testuali
riferimenti
alla musica
vocale. E'
perciò
estremamente
significativo
quanto ci
viene qui
proposto,
ossia la
possibilità di
cogliere il
momento in cui
il quartetto
d'archi
s'avvia a
tentare una
propria
specifica
caratterizzazione
organica,
strumentale e
formale: e
nulla da
stupire dunque
se l'orecchio,
abituato
magari al
rapido eloquio
haydniano o
alle complesse
proposizioni
beethoveniane,
troverà
arcaiche,
ingenue,
talvolta
fors'anche
inesperte le
musiche di
questa
incisione. E'
in realtà il
segno di
un'epoca, di
una
maturazione in
atto, di una
ricerca i cui
progressi e la
cui evoluzione
appaiono del
resto dallo
stesso
confronto che
si può
istituire fra
Giovanni
Gabrieli, che
apre il disco,
e Antonio
Vivaldi che lo
conclude in
piena
disinvoltura e
saputa
elaborazione
di stile. Va
da sè,
comunque, che
in ogni caso
occorre
valutare con
quanta esperta
bravura
proprio la
limitazione
del mezzo
risulti sempre
sfruttata sul
piano creativo
per
raggiungere
gli effetti
voluti.
··········
GIOVANNI
GABRIELI (1555-1612): nipote e
allievo di Andrea Gabrieli. fu
organista e compositore di
grande fama. Nel 1585 successe a
Claudio Merulo nella carica di
organista del primo organo di S.
Marco. Con la musica di Giovanni
Gabrieli, la polifonia veneziana
trova una delle sue più belle
espressioni, è resa opulenta
vivificata da un colorismo
accesso e strumentalmente assai
ben determinato ossia ci appare
nella sfarzosa compiacenza di un
gesto dichiaratamente barocco.
E' lo stile veneziano gioioso e
celebratorio, che si contrappone
a quello romano, più austero e
contenuto. L'opera principale di
Giovanni Gabrieli furono le
Sacrae Sinphoniae. Copiosa è ad
ogni modo la sua produzione
strumentale, nella quale ritorna
intatto l'elemento festoso e
sonoramente acceso dell'arte
nella Venezia secentesca. Come
s'è detto Giovanni Gabrieli,
come lo zio Andrea, chiamava
ancora sulla fine del '500
"canzoni" quelle composizioni
strumentali, che rinviavano a
forme di composizione vocale.
Più esattamente il termine
"canzone" appare nella musica
strumentale "xon le opere del
Cavazzoni (1543) e di A. e G.
Gabrieli (1571), per indicare
dapprima composizioni di
trascrizioni vocali, poi vere e
proprie sonate".
··········
BIAGIO
MARINI (1597-1665): bresciano,
fu violinista insigne, per lungo
tempo al servizio di Venezia e
quindi di Brescia e alla corte
di Parma. Uno dei primi
compositori di musica da camera,
con Massimiliano Neri, il
Legrenzi e il Cazzati, fu fra
coloro che portarono la "sonata"
su un piano di vera e propria
organicità strumentale. Produsse
una gran quantità di
composizioni strumentali,
un'opera, Le lagrime di Erminia,
musica religiosa.
··········
GIOVAN
BATTISTA VITALI (1644-1741): nel
1666 divenne "musico di violone
da brazzo" in S. Petronio a
Bologna, e quindi fu maestro di
cappella nella Chiesa del
Rosario nella stessa città. In
seguito ebbe il titolo di
maestro di cappella del duca di
Modena e in questa carica rimase
fino alla morte.
··········
ALESSANDRO
SCARLATTI (1660-1725), per
quanto l'importanza di
Alessandro Scarlatti sia
più legata alle sorti
dell'opera che a quelle
della musica strumentale,
abbondante anche in questo
campo è il catalogo delle
opere del prolifico
musicista, Teorico
insigne, il suo melodramma
si alimenta degli stilemi
che gli venivano
proponenda la scuola
romana e quella veneziana,
e che egli sintetizzava in
soluzioni spesso di grande
genialità. Più
convenzionale è lo
Scarlatti quartettistico,
ma basta ascoltare questa
Sonata a quattro per
convincersi di quali
risorse inventive egli
fosse capace anche in una
produzione non tipicamente
congeniale alla sua natura
di operista.
··········
ANTONIO
VIVALDI (1675.1741): la
celebrità di Vivaldi, nel campo
strumentale, è legata alla
definitiva formulazione del
"concerto grosso", nel quale
come è noto il "concertino"
degli strumenti solisti entra in
dialogo, in continua dialettica
contrapposizione con il ripieno
dei "tutti". Il "concerto
grosso", tuttavia, non significa
evidentemente soltanto una
"forma", bensì anche una forma
che compiutamente risponde alle
esigenze di uno stile. Lo stile
vivaldiano, appunto, dai temi
agili, drammaticamente mossi in
elaborazioni condotte attraverso
un'espressività che non è più
quella dei duri contrasti sonori
di un secolo avanti, ma è
plasticamente mossa attraverso
una spiegata liricità, un
polifonismo svelto e dinamico,
insomma nel gusto di un eloquio
continuamente rinnovato. Questo
stile appunto, benchè trovi la
sua vera e propria apoteosi nel
"concerto grosso", scaturisce da
ogni pagina strumentale del
Vivaldi e vivifica questa stessa
Sonata a quattro "Al Santo
Sepolcro", che ci appare come
uno stupendo saggio dì stile
quartettistico dal punto di
vista di un impiego degli
strumenti in abilissima funzione
espressiva, immaginifica,
coloristica, nel disegno di un
tessuto musicale altamente
articolato.
··········
MASSIMILIANO
NERI: di lui si legge
nella "Storia della
musica" di Della
Corte-Pannain: "Quasi
caduto nell'oblio, va
invece ricordato fra i
primi che trattano la
musica strumentale con
maggior respiro". Ciò
che caratterizza la
musica del Neri è la
fusione, fino ad allora
mai compiutamente
realizzata, degli
elementi musicali nonchè
il loro "vigoroso
sviluppo". La Sonata a
quattro qui incisa, è
particolarmente elogiata
dal Wasilewski. Si
tratta dell'esposizione
fugata di una canzone,
condotta con chiarezza
di sviluppo e grande
bellezza di eloquio.
Luigi
Pestalozza
(Columbia
33QCX 10236)
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