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Concert
Hall - 1 LP - SMS 2417 - (p) 1965
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De
Agostini - 1 CD - II/11 - (p) 1988 |
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Ages
Records - 2 CDs - 509-003-2 -
(p) & (c) 2004 |
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Franz Schubert
(1797-1828) |
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String
Quartet in A minor, Op. 29 (D 804)
"Rosamunde"
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33' 15" |
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Allegro ma
non troppo
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10' 30" |
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-
Andante |
8' 22" |
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-
Minuet:
Allegretto |
7' 07" |
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-
Allegro moderato
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7' 16" |
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String
Quartet in E flat major, Op. 125, No. 1
(D 87)
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20' 41" |
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Allegro moderaato
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6' 24" |
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Scherzo: Prestissimo |
1' 46" |
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-
Adagio
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6' 57" |
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-
Allegro |
5' 34" |
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QUARTETTO
ITALIANO
- Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, violino
- Piero Farulli, viola
- Franco Rossi, violoncello
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Luogo e data
di registrazione |
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Ginevra
(Svizzera) - luglio
1965 |
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Registrazione: live
/ studio |
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studio |
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Producer / Engineer |
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Prima Edizione LP |
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Concert Hall
| SMS 2417 | 1
LP | (p) 1965 |
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Prima Edizione CD |
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De Agostini
"I Maestri della Musica"
| II/11 | 1
CD - 53'
56" | (p)
1988
| ADD
Ages
Records | 509-003-2 | 2
CDs - 44' 45" - 54' 45"
- (2°, 1-4 & 5-8) |
(p) & (c) 2004 | ADD
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Note |
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Deutscher
Schallplattenpreis, 1966.
La
produzione Ages Records
del 2004 (509-003-2)
raccoglie le uniche due
incisioni effetuate dal
Quartetto Italiano per
G.I.D./Concert Hall (SMS
2417 e SMS 2418).
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Già molto
presto, fin da
ragazzo, in casa
di suo padre
Schubert aveva
suonato in
quartetto. Il suo
strumento - come
si sa anche di
Bach e Mozart -
era la viola. Il
contributo
che egli ricavò da
ciò
per le proprie
composizioni è irrilevante
nelle prime opere,
più
tardi sempre più
elegantemente
elaborate e di
piacevole armonia.
Di questa serie fa
parte anche il
Quartetto N° 10 in
mi-bemolle
maggiore, che fu
pubblicato come
op. 125 N° 1. Nel
catalogo di Otto
Erich Deutsch è
registrato sotto
al N° 87
e la data della
composizione è
considerata molto
anteriore e cioè,
già
del 1813, mentre
nell’edizione
completa viene
dato il 1817 come
l'anno in cui è
apparsa. Comunque
sia, è
senz'altro
superiore nel suo
genere ai numeri
1-9 (secondo la
numerazione
dell’edizione
completa della
Serie V di
Breitkopf e Härtel),
sebbene non possa
ancora essere
considerato come
un capolavoro
della maturità,
come il successivo
N°
11 op. 125, N° 2
in mi-maggiore
(Deutsch, N° 353)
e il già
ricordato Allegro
in do-minore, o
addirittura i tre
grandi Quartetti
degli anni 1824-26
ed il Quintetto in
do-maggiore, op.
161. E'
tuttavia un
indizio di
eccessiva modestia
quando Schubert
scrive a suo
fratello
Ferdinando "....ma
sarebbe meglio che
prestaste
attenzione ad
altri quartetti
che non ai miei,
perché non valgono
nulla, se non,
forse, che ti
piacciono, come ti
piace tutto ciò
che è
mio".
Il
Quartetto in mi-bemolle
maggiore è
in .stile
prettamente
mozartiano, anche
se non possiede la
ricchezza
inventiva e l’arte
di svolgere la
forma propria di
questo. Le
ripetizioni degli
sviluppi nel primo
Allegro e nel
finale sono
nettamente
schematiche e una
certa mancanza di
contrasti nuoce
all'effetto. Nel
tema principale dell'allegro
moderato (2/2), si
nota come
un’originale
variante alla
consuentudine
l’uso delle frasi
in tre tempi
anzichè
in quattro, come
normalmente di
regola. Con
variazioni
insignificanti il
tema viene
ripetuto parecchie
volte, finché lo
sostituisce una
nuova idea di
carattere simile,
che nonostante il
nuovo ritmo
punteggiato di
accompagnamento
che si introduce,
verrà appena
avvertito come
tema spiccatamente
secondario. Come
lo richiede la
regola, lo
sviluppo del tema
si chiude nella
tonalità
dominante di
si-bemolle.
L'esecuzione
attacca con un
"pianissimo" sulla
dominante della
tonalità
minore
corrispondente
(do-minore). Si
mantiene molto
sobria e sfocia senza
raggiungere quote
particolari nella
ripresa della
prima parte, la
cui unica variante
è
la trasposizione
della finale nella
tonalità
principale di
mi-bemolle.
Lo Scherzo
(Prestissimo (3/4)
è
più
originale, con le
sue vigorose appoggiature
in levare, i salti
discendenti di
ottave e di
settime e i
movimenti staccati
di scale
ascendenti.
Ambedue questi
elementi
fondamentali hanno
uno sviluppo
tematico.
Volutamente in
contrasto, il Trio
nella tonalità
minore
corrispondente sul
pedale armonico
c-g (ambedue sotto
le corde vuote del
violoncello) si
mantiene
dolcemente
melodico.
Il terzo tempo
(Adagio 6/8) è
prettamente
lirico. Dopo due
battute "forte"
che introducono
e stabiliscono il
tono in
mi-bemolle, si
leva dal primo
violino la dolce
melodia del canto
che si sviluppa in
una andamento più ampio
e viene arricchita
da un
accompagnamento di
semicrome
staccate.
Discendendo
lentamente giunge
ad un'apparente
conclusione
sull'accordo
dominante di
settima in
piano-pianissimo.
Dopo una pausa
generale, segue,
leggermente
abbreviata e
modificata, la
ripetizione della
prima parte. Molto
vivace, con un
motivo di scale
ascendenti,
attacca l'Allegro-finale
(2/4). Terzine
discendenti del
primo violino, con
l'ininterrotto,
accentuato
accompagnamento di
semicrome da parte
del secondo
violino e della
viola,
caratterizzano la
seconda frase del
gruppo di sedici
battute, che
costituisce il
tema principale.
Prosegue il motivo
di terzine che
anche nel più
melodico tema
secondario viene
impiegato in
levare, messo
anche in maggiore
rilievo da
un’acciaccatura.
Domina anche lo
sviluppo della
fine del tema e,
servendosi dei
diversi strumenti,
ha una parte
determinante nella
pur brevissima
esecuzione. Sulla
schematica ripresa
dello sviluppo del
tema abbiamo già
richiamato prima
l’attenzione.
Il 3 marzo 1824,
Schubert scriveva
a Leopoldo
Kuppelwieser:
"...Nelle canzoni
ho fatto ben poco
di nuovo, mi sono
invece cimentato
in diversi lavori
strumentali,
infatti ho
composto due
Quartetti... e
scrivero ancora un
Quartetto;
soprattutto in
questo modo voglio
aprirmi la strada
per la grande
Sinfonia". Con i
due Quartetti si
intendono i due
capolavori in
la-minore, op. 29
N° 13 (Deutsch
804) e in
re-minore N° 14
(Deutsch 810) che
avrebbe dovuto
essere l’op. 29 N°2,
ma che è
apparso soltanto
nel 1831 senza il
numero dell'opera.
La stesura è
del febbraio-marzo
1824 e già
il 14 marzo veniva
eseguito per la
prima volta dal
Quartetto
Schuppanzigh e
stampato una prima
volta già
nell’autunno di
quell’anno. E’
stato composto in
un’epoca in cui
Schubert, in
seguito alla sua
grave malattia,
era in uno stato
d'animo che
confinava con la
disperazione. In
una lettera del 31
marzo 1824 al suo
amico
Kuppelwieser, che
in quel tempo
soggiornava a
Roma, egli dice:
"Pensa a un uomo
la cui salute non
potrà
mai piu essere
buona e che, per
la disperazione di
questo fatto,
rende la cosa
sempre peggiore
anziché
migliorarla; pensa
a un uomo le
cui luminose
speranze sono
state annientate,
a cui la felicità
dell'amore e
dell'amicizia non
offre nulla, se
non il più
grande dolore, che
è
minacciato dalla
perdita
dell'entusiasmo
per il bello, e
chiediti se questo
non è
uomo miserando ed
infelice?". Naturalmente,
vi erano anche
stati d'animo più
sereni e, appunto
nel Quartetto in
la-minore -
eccetto alcune
battute
sconsolate - non
si avverte alcuna
profonda
disperazione
(Anche Mozart ha
composto alcune
delle sue opere più belle
quando le cose gli
andavano
particolarmente
male). Già
fin dalle melodie
principali del
primo tempo
(Allegro ma non
tanto 4/4)
l'attenzione viene
richiamata sul
Maestro del canto
- un indirizzo
assolutamente
nuovo nella
creazione
strumentale di
Schubert. Dopo due
battute di una
carratteristica
figura di
accompagnamento
del secondo
violino,
appoggiata sulla
ostinata quinta
a-e della viola o
del violonoello
(Ritmo: minima
puntata e quattro
semicrome
nell’ultima parte
della battuta), il
primo violino
sviluppa un canto
entusiasta che
verrà
interrotto da un
improvviso
minaccioso motivo
dei due bassi, e
ripreso poi anche
dai violini.
Subentrata la
calma, il secondo
violino attacca il
secondo tema,
ricco di nuovo di
melodia, che sarà
ripreso un’ottava
più
in alto del primo,
non senza un
inserimento, però,
del motivo che
abbiamo definito
"minaccioso".
Con una variante
del tema
secondario si
conclude lo
sviluppo. E'
essenzialmente il
tema principale
che è
alla base
dell’esecuzione,
interessantissima
dal punto di vista
armonico. La
ripresa si
conclude nella
forma classica,
con il secondo
tema in tono
maggiore mentre la
Coda che segue con
il motivo
"minaccioso" è
di nuovo in
la-minore.
Come la melodica
del canto è
senz’altro
caratteristica del
primo Allegro, così,
anche in maggior
misura, lo è
per l’Andante in
do-maggiore.
Schubert gli ha
dato come tema
principale l'elegante,
incantevole
Andantino dalla
musica
dell’Intermezzo
della sua
"Rosarnunde" del
1823, nata dal
dramma di Hermine
von Chézy, di cui
egli più
tardi si è
di nuovo servito
come tema per le
variazioni del suo
Impromptu in si,
op. 142 per
pianoforte. Anche
qui esso si
sviluppa e, fra le
riprese, che
vengono sfiorate
figurativamente,
si introduce un
nuovo pensiero
tematico che è
però
da considerarsi
soltanto come uno
spiccato
contro-tema,
poiché ha del pari
un carattere di
canto.
Riguardo alla
relazione del
Minuetto
(Allegretto in
la-minore) con la
Canzone di
Schiller: "Gli Dei
della Grecia",
dell'anno 1819, si
è
già
ripetutamente
accennato. Nel suo
ritratto musicale
di Schubert,
Alfredo Einstein
dice a questo
proposito: "...Mondo
meraviglioso, dove
sei? Ritorna,
grazioso fiore
della natura! - il
motivo dominante è
un’inequivocabile
citazione e la
variazione da
minore in maggiore
un altrettanto
inequivocabile
simbolo, qui come
là
nella canzone. La
rassegnazione
nella parte
principale e
l’immagine ideale
di innocente
felicità
in forma di valzer
lento (si intende
il Trio), è
così chiara, come
se fosse espressa
in parole;
sostanzialmente
anche più
chiara, in quanto
Schubert sviluppa
in forma di musica
da camera ciò
che egli nella
canzone, al tempo
stesso ispirata e
limitata dal
testo, poteva
soltanto
accennare.
Dopo questi tre
tempi ricchi di
pensiero, il
Finale (Allegro
moderato 2/4,
la-maggiore) ha il
carattere di una
marcia militare
austriaca in cui,
frasi costruite di
nuovo
irregolarmente,
vale a dire di
cinque battute, ci
fanno quasi
pensare
all’Ungheria. Il
tema consiste di
tre gruppi,
chiaramente
indipendenti uno
dall'altro, senza
che venga
sostanzialmente
modificato il
carattere
marziale. Dopo una
pausa generale ed
una breve
digressione in
la-minore,
presentata in
forma di canone,
l'ulteriore
sviluppo del tema
ci trasporta
gradualmente ad un
secondo pensiero
con ritmo
caratteristicamente
punteggiato. Con
questi diversi
motivi si ottiene
un piacevolissimo
effetto con il
quale ad ogni singolo
strumento viene
attribuita la
propria autonomia.
Dopo un rapido
decrescendo, che
termina in
pianissimo, si
chiude il tempo
con due accordi in
"fortissimo":
tonalità
dominante
la-maggiore.
Heinz
Pringsheim
(Concert
Hall SMS 2417)
Il QUARTETTO
ITALIANO - è
composto da
vent'anni dagli
stessi artisti.
Durante numerose
"tournées" per
concerti in Europa
ed America ha
dato, in questo
periodo, 1700
concerti, di cui
52 soltanto a New
York e 30 a
Londra, 18 a
Parigi, per
mominare solo
alcune delle tappe
nei grandi centri
musicali del
mondo. Il
Quartetto per
archi si è
presentato con
uguale successo ai
Festivals più
famosi, sia a
Edimburgo e
Lucerna, che a
Venezia o Praga.
Nel 1949 e 1950 i
quattro artisti
hanno tenuto un
corso speciale per
musica da camera
all’Accademia
Reale di Musica di
Stoccolma. Il
presidente della
Repubblica
italiana li ha
insigniti di
un’alta
onorificenza in
riconoscimento
delle loro
prestazioni
eccezionali. Una
fusione unica nel
suo genere e una
non comune purezza
di suono sono il
risultato ottenuto
da questo
complesso di
artisti.
----------
La presente
pubblicazione
è
stata
integralmente
rimasterizzata
dalla fonte
analogica
originale. La
maggior parte
delle
registrazioni
stereofoniche
della Guilde International
du Disque /
Concert Hall
si sono
avvalse di un
considerevole,
ma non sempre
adeguato,
lavoro di
mixaggio che
ha
frequentemente
causato degli
squilibri fonici
tra le sezioni
orchestrali,
con
conseguenti
sbilanciamenti
e cambi
di prospettiva
tra
le diverse
sezioni
dell’orchestra
e tra i solisti
e l’orchestra
stessa. Non è
stato
possibile
ricostruire
un'immagine
sonora più
consona ai
criteri
tecnici per
audiofili,
mentre
si sono potuti
correggere o
ricostruire
i numerosi
errori di
editing a i
danni subiti
da una cattiva
conservazione
delle bande
sonore
originali.
Appena prima
di firmare il
contratto
esclusivo per
la Philips, il
Quartetto
Italiano
incise per la
G.I.D. queste
due produzioni
che ottennero
un successo di
critica e di
pubblico
sensazionale.
Le
due
produzioni
(SMS 2417 e
SMS 2418) non
erano però
esenti
da numerosi
problemi
tecnici. Il
nastro dei
Quartetti di
Haydn presenta
una serie
incredibile di
drop-out
dovuti ad una
scarsa
conservazione
dell'analogico
originale. Troviamo,
inoltre, una
serie di
agganci dei
singoli takes
difettosi
al punto da
danneggiare la
musica, frames
mancanti,
intere battute
incise male,
nastro
attorcigliato,
ecc. Non è
stato,
fortunatamente,
difficile
ricostruire
le parti
”mancanti” dal
master con
le stesse battute
ricavate
dall'esposizione
dei temi o dai
loro
ritornelli. La
stessa cosa si
può
dire per il
master di
Schubert, dove
però
i problemi
sono ancora più
evidenti dato
che, in questo
caso, alcuni
montaggi erano
stati
agganciati
a takes di
notevole differenza
fonica con uno
squilibrio tra
le due sezioni
pari a -3 db.
Abbiamo
preferito non
intervenire
sulla ripresa
fonica
originale dove
il primo
violino
risulta , in
alcuni
passaggi,
registrato
in monofonia.
Abbiamo,
invece,
corretto la
gran parte dei
montaggi, che
assommati
agli altri,
portano al
totale di 97
interventi
tecnici nei 2
CD.
(Ages
509-003-2)
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