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Philips
- 1 LP - 835 397 - (p) 1966
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Philips
- 1 CD - 426 383-2 - (c) 1990 |
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Philips
Duo - 2 CDs - 446 163-2 - (c) 1995 |
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Franz Schubert
(1797-1828) |
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String
Quartet No. 14 in D minor, D 810
"Death and the Maiden" |
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38' 16" |
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Allegro |
11' 32" |
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-
Andante con moto
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14' 12" |
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Scherzo. Allegro molto |
3' 36" |
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Presto |
8' 56" |
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String
Quartet No. 12 in C minor, D 703
"Quartettsatz" |
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10' 52" |
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Allegro assai
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10' 52" |
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QUARTETTO ITALIANO
- Paolo Borciani, Elisa
Pegreffi, violino
- Piero Farulli,
viola
- Franco Rossi, violoncello
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Luogo e data
di registrazione |
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Théâtre
Vevey, Vevey (Svizzera)
- 12-17
dicembre 1965 |
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Registrazione: live
/ studio |
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studio |
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Producer / Engineer |
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Vittorio
Negri | Tony
Buczynski |
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Prima Edizione LP |
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Philips | 835 397 | 1
LP | (p) 1965
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Prima Edizione CD |
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Philips | 426 383-2
| 1 CD - 76'
34"
| (c) 1990 | ADD | (D 810)
Philips Duo | 446
163-2 | 2 CDs - 75' 41 - 66' 24"
- (2°, 5) | (c) 1995 | ADD | (D
703)
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Note |
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-
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Il corpus
quartettistico di Schubert
consta di una ventina di
numeri, se si considerano
anche quelli frammentari,
distribuiti nell’intero arco
produttivo del musicista: la
maggior parte appartengono al
periodo 1811-1816 - l’epoca in
cui egli entra in diretto
contatto ed approfondisce le
possibilità tecnico-espressive
del complesso entro le mura
domestiche suonando in
quartetto con il padre ed i
fratelli - e quattro a quello
tra il 1820 e il 1826. I primi
risentono manifestamente della
tradizione settecentesca, in
particolare degli esempi
mozartiani ed haydniani
assunti a modello durante il
precoce apprendistato;
tuttavia, nonostante la
scrittura sobria e la
strumentazione cristallina,
l’armonia va via via
addensandosi e marcate
contrapposizioni dinamiche si
impongono sin dai primi numeri
mentre le dimensioni si
espandono progressivamente. Il
peso dell’espressione
beethoveniana si fa sentire
prepotentemente nella musica
da camera di Schubert a
partire dal 1820, anno del
Quartettsatz in do minore D.
703, primo di una serie di
capolavori
assoluti del camerismo
ottocentesco quali l’Ottetto
in Fa maggiore per archi e
fiati D. 803, i Quartetti in
la e re minore D. 804 e 810,
il Quartetto in Sol maggiore
D. 887, il Quintetto per archi
in Do maggiore D. 956 e i due
Trii con pianoforte D. 897 e
898. Gli
ultimi quattro Quartetti in
particolare tradiscono
l'ammirazione, anzi la
venerazione del compositore
per i modelli beethoveniani
nel trattamento sinfonico del
complesso, nella drammaticità del
gesto e dell’espressione
raggiunte anche con un
frequente impiego delle
tonalità minori
in tre numeri
su quattro (D. 703, 804, 810).
Il Quartetto
in re minorc D. 810
vedrà la stesura definitiva
solo nel 1826, nonostante
l’atto creativo si fosse
concluso nel marzo del 1824, e
Schubert non potrà compiacersi
che di una sola esecuzione
privata, quella avvenuta il
primo febbraio 1826 a Vienna
presso l’abitazione dell’amico il
tenore Joseph Barth,
dedicatario nel 1822 dei tre
quartetti vocali pubblicati
come op. 11: Das Dörfchen,
Die Nachtigall e Geist
der Liebe (D. 598, 724,
747). La pubblicazione avverrà
postuma, nel luglio 1831, da
parte dell’editore viennese
Joseph Czerny. Il tema
dell’Allegro iniziale
richiama quello della Quinta
Sinfonia di Beethoven sia per
l'analogia
ritmica sia per la drammatica
ineluttabilità delle terzine
di crome destinate a marcare
tutto il rnovimento in un
ininterrotto fremito
minaccioso. Sin dalle prime
due misure, caratterizzate da
una perentorietà inconsueta
nel linguaggio schubertiano,
si instaura un clima di
incombente tragedia che si
impone come costante
espressiva dell’intera
composizione. Neppure il
secondo tema in Fa maggiore
dall’andamento cullante riesce
a mutare questo atteggiamento
di fondo; le trasposizioni
armoniche e il
continuo borbottio delle
terzine, che come un memento
mori serpeggiano
incessantemente, oscurano
anche questo sottile spiraglio
di luce, e il tema eredita le
stesse connotazioni
drammatiche del primo grazie
all’originaria formulazione
ritmica che si presta a
trasformazioni di carattere
autoritario se intonato
con sonorità
corpose e inflessioni
accentuate. Nonostante lo
sviluppo sia fondato sul
secondo tema che in breve
contamina le formule ritmiche
delle quattro parti, Schubert
anticipa
quella che sarà la
prassi della forma-sonata
romantica
impiegando sviluppi
rovesciati, allentando
progressivamente la tensione
del tema in terzine e crescendo
contemporaneamente in forza
emotiva nel secondo soggetto.
La premonizione di morte
anticipata nell’Allegro
si fa palpabile nel successivo
Andante con moto che
propone cinque
variazioni sul tema del Lied Der
Tod und das Mädchen
(La morte e la fanciulla)
musicato da Schubert nel 1817.
Ecco dunque l’origine
dell’appellativo con cui è
comunemente noto il Quartetto,
che peraltro prosegue
la prassi tanto cara al
compositore
di riprendere
propri temi liederistici e
trattarli in forma di
variazione in composizioni
strumentali. Avevano
avuto felice esito gli
esperimenti condotti nel
“Forellenquintett” D. 667,
che impiega
il tema
del Lied Die Forelle
(La trota) e nella
“Introduzione e variazioni per
flauto e pianoforte” D. 802
sul tema del Lied Trockne
Blumen (Fiori
appassiti).
In questo
frangente Schubert non
considera il tema vocale del
Lied, trasposto da re a sol
minore, bensì
le otto rnisure d’introduzione
pianistica
che preludono al dialogo tra
la giovane
e la morte. Il soggetto viene
quindi esposto in forma di
mesto corale come
nell’originale pianistico,
riproponendo la struttura
ternaria che caratterizza
il Lied e
quindi ogni variazione: otto
misure di accordi statici,
otto con intervalli più ampi e
sonori ed altrettante con
l’armonia arricchita che
approda alla cadenza in tono
maggiore. La prima variazione
lascia
al primo violino il compito
di fiorire la stllizzazione
del tema affidata ai pizzicati
del violoncello, mentre
secondo violino e viola
confermano l’ineluttabilità del
dramma scandendo
una sequenza ininterrotta di
terzine che alludono al tema
del primo movimento. La seconda
variazione è melodicamente
affidata al violoncello che, intonandolo
nel registro medio, trasforma
il tema della morte in un
canto triste ma suadente,
quasi la trasfigurazione del
lusinghiero invito
della Morte: “Dammi la tua
mano, bella
creatura delicata! Sono un’amica, non
vengo per punirti. Su,
coraggio! Non sono cattiva,
dolcemente dormirai fra le mie
bracia!”.
Il
commento degli altri strumenti
si svolge su tre diversi piani
con altrettante figurazioni:
in crome, prettamente ritmica,
evocante
quella del tema, da parte
della viola; con crome
puntate e semicrome che
rimandano al secondo tema
dell’Allegro ad opera
del secondo violino; ed infine
con quartine di semicrome
realizzate dal primo violino.
La terza
offre una prorompente versione
ritmicamente
diminuita del tema (croma -
due semicrome)
dapprima realizzata coralmente,
poi dai due strumenti mediani
mentre primo violino e
violoncello si alternano in
violenti accordi
strappati. Unico momento di
calma, quasi una distaccata
meditazione sul tema della
morte svolta dalle tre voci
gravi con le aeree terzine
del primo violino, e la quarta
variazione, la sola in tono
maggiore, quasi una parentesi
di tenerezza e innocenza caratteristica
della fanciulla che tenta di
scacciare
la
morte: “Io sono ancora
giovane... non mi toccare”.
Ma l’implacabilità del
tema prorompe in tutta la sun
tragicità con
un brusco
ritorno al sol minore della
quinta
variazione.
Il
clima si fa più violento
nella seconda sezione,
con gli accenti tristi
affidati al registro grave del
violoncello, per confluire
infine in
una coda
che realizza la
trasfigurazione del trapasso
in un’impalpabile clima di
serenità e di pace promesso
dalla morte:
“dolcemente dormirai fra le
mie braccia", corrispondente
anche melodicamente
alla
tera parte del Lied con la
modulazione a
Sol maggiore
in ppp che
simbolicamente
traduce la metamorfosi.
Con lo Scherzo si
rientra nella tonalità
principale di re minore ormai
simbolo tragico della
composizione; ma la tendenza
unificatrice fa sì che
il tema impieghi una variante
ritmica con sincopi e accordi
violentemente accentati del
soggetto in terzine dell'Allegro
iniziale.
Ordinato secondo la forma di
rondo-sonata il Presto
si svolge su un ritmo
implacabile di tarantella che
si arresta solo in
corrispondenza di un tema
intonato ff dapprima
dai quattro archi (che
ripropone, variata, la melodia
corrispondente alla frase “Tu,
caro bambino, vieni con me!”
intonata dal Re degli elfi nel
Lied Erlkönig
D. 328, più
oltre ripreso nello stesso
tono e sullo stesso pedale di
Si bemolle dal secondo
violino). Grazie alla tonalità di re
minore la danza assume valenze
grottesche, quasi da incubo,
un vortice senza fine in cui
ricompaiono
le componenti principali dei
movimenti precedenti quali
l’intonazione corale del primo
tema, alla stregua dell’Andante
con moto in cui è fin
troppo facile leggere una
ripresa in forma di danza
macabra del tema della morte.
Un incedere vorticoso via via
più
parossistico conduce infine
nel baratro della vertiginosa
coda.
Francesco
Passadore
©
1990 Philips Classics
Productions
Tra la fine del 1816 e il 1824
il catalogo schubertiano
presenta una vistosa assenza
per quanto riguarda il
quartetto d'archi. Gli
interessi o, come si
accennava, le necessità
editoriali del grande
musicista viennese durante
questo lungo periodo si erano
rivolte altrove, in
particolare verso l'opera e la
sinfonia, oltre naturalmente
all'insostituibile
frequentazione liediristica.
Nel 1820, esattamente al
centro di questi otto anni di
digiuno, Schubert progetta la
composizione di un quartetto
in do minore. Anno doloroso
per Schubert, il 1820, segnao
da profonde crisi depressive
legate a problemi di salute ed
economici non meno che di
natura artistica. Di quel
progettato quartetto
resteranno un Allegro
assai e quaranta misure
di un Andante. La
straordinaria bellezza darà
all'unico movimento completato
dignità di brano autonomo. In
un solo Quartettsatz
(tempo di quartetto) Schubert
segna un punto di svolta
rispetto ai suoi lavori
precedenti. La drammaticità e
il respiro espressivo dei
temi, la inusuale ma
affascinante tortuosità dei
percorsi armonici, soprattutto
la forza del motore incessante
del tremolo di terzine e
l'inquietudine che questa
sorprendente soluzione
strumentale riesce a
trasmettere all'ascoltatore
sono alcuni aspetti che fanno
del Quartettsatz una
pagina assolutamente nuova.
Luigi
Abbate
©
1995
Philips Classics
Productions
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