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1 LP -
2530 966 - (p) 1978
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1 CD -
413 454-2 - (p) 1978 |
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GUSTAV MAHLER
(1860-1911) |
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Symphonie
No. 4 G-dur
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57' 45" |
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1. Bedächtig. Nicht eilen |
16' 00" |
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2. In gemächlicher
Bewegung. Ohne Hast |
9' 08" |
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3. Ruhevoll |
23' 25" |
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4. Sehr behaglich. (Sopran-Solo
aus "Des Knaben Wunderhorn": Wir
genießen die himmlischen Freuden") |
9' 10" |
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Frederica von Stade,
Mezzosopran (4)
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Chicago Symphony
Orchestra |
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Gerhart Hetzel,
Violin-Solo (1,2,4)
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Claudio ABBADO |
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Luogo
e data di registrazione |
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Grosser
Musikvereinsaal, Vienna (Austria)
- maggio 1977 |
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Registrazione:
live / studio |
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studio |
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Executive Producer |
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Rainer
Brock |
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Recording Producer
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Rainer
Brock |
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Tonmeister
(Balance Engineer)
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Günter
Hermanns |
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Prima Edizione LP |
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Deutsche
Grammophon - 2530 966 - (1 LP) -
durata 57' 45" - (p) 1978 -
Analogic |
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Prima Edizione CD |
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Deutsche
Grammophon - 413 454-2 - (1 CD) -
durata 57' 45" - (p) 1978 - ADD |
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Note |
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Cover
Photo: Herbert Tobias, Hamburg |
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Se si esamina
nel suo insieme la
produzione sinfonica di
Mahler, si può notare che la
quarta sinfonia, composta
tra il 1899 e il 1900,
determina in essa una netta
cesura. Essa infatti
contrassegna la fine del
primo sinfonismo mahleriano,
il quale forma un mondo a
sé. La Quarta pertanto
completa il gruppo delle tre
cosiddette Wunderhornsymphonien
(“Sinfonie del Corno
magico”), le quali, per
essere composte di movimenti
strumentali e vocali, sono
più propriamente delle
cantate sinfoniche, mentre
le sinfonie del secondo
periodo (la Quinta, la
Sesta, la Settima) hanno un
carattere solamente
strumentale. A ciò va
aggiunta un’altra
particolarità: nelle prime
quattro sinfonie, che
l’Autore considerava “una
tetralogia assolutamente
chiusa in se stessa”, si
trovano ‘prestiti’ dalla
stessa produzione
liederistica di Mahler. La
materia musicale di alcuni
movimenti a carattere
strumentale deriva da più di
uno dei suoi Lieder, che
egli rielaborò
sinfonicamente. Un tale
procedimento lo si
cercherebbe invano nelle
sinfonie del secondo
periodo.
La Quarta però rappresenta
non solo una fine, ma in un
certo senso anche un inizio.
Da essa comincia cioè il
categorico rifiuto di Mahler
a fornire ufficialmente le
sue sinfonie di note
programmatiche. Per chiarire
questo strano fatto è
necessario ricordare che
inizialmente Mahler aveva
una grande propensione per
la musica a programma. Egli
fornì i movimenti delle sue
prime tre sinfonie di
indicazioni programmatiche e
non le privò di chiarimenti
interpretativi. Fu pertanto
grande la sorpresa quando, a
Monaco, nell’ottobre del
1900, in una pubblica
dichiarazione prese
posizione contro la musica a
programma e, annunziando che
voleva che la sua produzione
sinfonica venisse intesa
come musica assoluta,
ritirò i programmi delle sue
precedenti sinfonie e
pretese che esse venissero
suonate in futuro senza
indicazioni programmatiche.
A dispetto delle sue
asserzioni, la quarta
sinfonia è però proprio il
contrario di ciò che
comunemente si intende per
“musica assoluta”. L’opera
si fonda su un programma
‘filosofico’, che, per la
verità, lui non espose
ufficialmente, ma fece
conoscere mediante i suoi
colloqui con gli amici. E
non sarebbe affatto
esagerato affermare che una
più approfondita
comprensione della sinfonia
non è possibile senza
conoscerne il programma.
Il “nucleo” dal quale nacque
la Quarta è un Lied composto
ad Amburgo nel 1892,
chiamato umoresca. Mahler
musicò la poesia Der
Himmel hängt voll Geigen
(“Il cielo è pieno di
violini”), appartenente a Des
Knaben Wunderhorn,
intitolandola Das
himmlische Leben (“La
vita celeste”). Le cinque
strofe della poesia, che
Goethe definì “una cuccagna
cristiana non priva di
spirito”, delineano
l’immagine di un celeste
paese della cuccagna e
terminano con la lode della
musica coelestis: Kein
Musik ist ja nicht auf
Erden, die unsrer
verglichen kann werden.
(“Sulla terra non v'è certo
musica che alla nostra si
possa paragonare”). Mahler
fu sempre entusiasta di
questa poesia; vi vedeva una
mescolanza di “birichineria”
e di “profondissimo
misticismo” e vi ammirava
una carica di immaginazione
che “mette tutto in testa” e
non lascia posto alla
causalità.
Se si tiene nella giusta
considerazione l’interesse
insolitamente forte di
Mahler per le questioni di
carattere metafisico, si può
capire meglio come il mondo
fantastico di questa poesia,
disegnato su uno sfondo
ingenuo, lo abbia
interessato per pareechi
anni. Nel 1899 egli progettò
di scrivere una “umoresca
Sinfonica” su Das
himmlische Leben (“La
vita celeste”). Da quel
progetto derivò la sinfonia
in quattro tempi, dove il
Lied per orchestra funge da
finale. In campo
strettamente musicale questo
Lied ha anche letteralmente
costituito il “nucleo”
dell’opera, giacché Mahler
nei tre precedenti movimenti
rielabora il materiale
tematico e motivistico del
Lied.
Dalle sue dettagliate
spiegazioni a Natalie
Bauer-Lechner e a Bruno
Walter emerge chiaramente
che nel comporre la sinfonia
era guidato da meditazioni
sulla “vita dopo la morte”.
Come nella Seconda, il
soggetto di quest’opera è
quindi escatologico. Ciò fu
da lui dichiarato
inequivocabilmente quando,
parlando alla Bauer-Lechner
dell’atmosfera della
sinfonia disse: “V’è in essa
la gioiosità di un mondo
superiore a noi estraneo,
che ha per noi qualcosa di
spaventevole e di
raccapricciante. Nell’ultimo
movimento (La vita
celeste) il bambino,
che però nella sua
condizione di pupo già
appartiene ad un mondo
superiore, chiarisce come il
tutto sia inteso.”
Un’analisi semantica della
partitura evidenzia che le
visioni poetiche di Mahler
hanno improntato in modo
decisivo la creazione
musicale. Il piano globale
della sinfonia, il disegno
ed il carattere dei
movimenti, la tematica e la
coloritura, tutto è
programmaticamente
condizionato. Così l’aspetto
base apparentemente
classicistico dell’inizio
del primo movimento, il
quale abbonda di melodie del
genere dei canti per
fanciulli e presenta molte
reminiscenze dello stile dei
classici viennesi e di
Schubert, quell’aspetto,
dicevamo, deriva
dall’intenzione di delineare
un’immagine musicale della
letizia ultraterrena.
Inizialmente Mahler voleva
intitolare questo movimento
Die Welt als ewige
jetzeit (“Il mondo
come eterno presente”). Il
secondo movimento - uno
scherzo in cinque parti e
tre trii - proviene
dall’idea di una danza dei
morti. La spiegazione che
Mahler dà a questo movimento
suona: Freund Hein
spielt zum Tanz auf; der
Tod streicht recht
absonderlich die Fiedel
and geigt uns in den
Himmel hinauf. (“La
Morte fa musica per danza;
suona il violino in modo
molto strano e suonando ci
porta su nel cielo”). Che
questo sia il significato
autentico, lo dimostra la
scordatura dell’assolo del
violino, il quale, perché
abbia un suono stridulo,
viene accordato su un tono
più alto. Ma anche la
particolare impostazione del
lento, terzo movimento va
intesa in senso
programmatico. Il movimento
si basa su due complessi
tematici contrastanti, i
quali vengono elaborati in
variazioni artistiche
agogicamente crescenti. Solenne,
beata quiete e seria,
dolce letizia è
nell’interpretazione di
Mahler il carattere di
questo movimento, il quale
non è privo di dolorosi
contrasti (come
reminiscenze della vita
terrena). Il grandioso
passo in mi maggiore
dell’ultimo movimento ha il
significato di una visione
paradisiaca: qui Mahler fa
risuonare nel massimo
splendore la musica
coelestis del finale.
Se si pensa alla
sottigliezza del soggetto
della Quarta, si può
giungere a capire perché
Mahler non fosse indotto a
rinunciare al programma
della sua opera.
Constantin
Floros
(Traduzione:
Giovanni Lopez)
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