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2 LP's
- 2707 106 - (p) 1978
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2 CD's -
415 099-2 - (c) 1990 |
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2 CD's -
457 716-2 - (c) 1998 |
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GUSTAV
MAHLER (1860-1911) |
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Symphonie Nr. 6
a-moll "Tragische" |
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82' 55" |
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Long Playing 1
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35' 56" |
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- 1. Allegro
energico, ma non troppo. Heftig,
aber markig |
22' 40" |
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- 2. Scherzo.
Wuchtig |
13' 16" |
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Long Playing 2 |
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46' 59" |
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-
3. Andante moderato |
17' 01" |
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4. Finale. Allegro moderato -
Allegro energico |
29' 58" |
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Berliner
Philharmoniker
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Herbert von
KARAJAN |
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Luogo
e data di registrazione |
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Philharmonie,
Berlin (Germania) -
gennaio/febbraio 1975 &
febbraio/marzo 1977 |
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Registrazione:
live / studio |
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studio |
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Production |
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Dr.
Hans Hirsch / Magdalene Padberg |
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Recording
Supervision |
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Cord
Garben
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Recording
Engineer |
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Günter
Hermanns |
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Prima Edizione
LP |
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Deutsche
Grammophon | 2707 106 | (2 LP's)
| durata 35' 56" - 46' 59" | (p)
1978 | Analogico |
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Edizione CD |
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Deutsche
Grammophon | 415 099-2 | (2 CD's)
| durata 35' 56" - 46' 59" | (c)
1990 | ADD | (+ Rückert-Lieder)
Deutsche Grammophon "The
Originals" | 457 716-2 | (2 CD's)
| durata 52' 54" - 76' 18" | (c)
1998 | ADD | (+ Rückert-Lieder
& Kindertotenlieder)
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Note |
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Cover-Design:
Holger Matthies, Hamburg |
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La Sesta
è la più personale e
la più profetica delle
sue opere. Anche su di
lui si abbatterono i
tre colpi del destino
e l’ultimo gli fu
fatale. Ma allora egli
era sereno; era
perfettarnente
consapevole della
grandezza della sua
opera ed era come un
albero in pieno
rigoglio. -
Alma
Mahler
Sembra un
paradosso e forse un
sintomo dello stato
intuitivo e profetico
della immaginazione
mahleriana che la Sesta
Sinfonia, la più cupa di
tutte le sue opere sia
stata concepita in un
momento in cui il
compositore era "in pieno
rigoglio". Mahler aveva
iniziato la composizione
della Sesta nell’estate
1903 a Maiernigg nel suo
splendido ritiro sul lago
circondato dalle montagne.
Sposato da due anni e
allietato dalla figlia,
mentre lavorava alla Sesta
Sinfonia - un’opera in cui
le marce e contromarce
sernbrano anticipare il
caos che avrebbe sconvolto
l’Europa a due anni di
distanza dalla sua morte,
un’opera foriera di guerre
e di disordini nonché
della caduta di una grande
cultura - egli a quanto
pare sembrava felice.
"Egli giocava spesso con
la nostra bambina, la
conduceva a spasso e la
invitava a cantare e a
danzare. Era così giovane
e spensierato in quei
giorni."
Per quanto egli fosse
stato felice allora,
Mahler aveva sin
dall’infanzia una profonda
consapevolezza non solo
della morte ma anche della
caducità della bellezza,
unita a un pronunciato
senso della strana
coesistenza dell’amore con
il dolore. Come molti
filosofi del passato, egli
guardava all’amore come
alla forza motrice in un
mondo creato da Dio: una
lotta volta alla riunione
di quelle cose dalle quali
ci siamo estraniati nel
tormentato corso della
vita. Sei delle sue
sinfonie concludono
trionfalmente in un clima
affermativo; tre di esse,
ivi incluso il Lied
von der Erde (Il
Canto della Terra)
terminano in un’atmosfera
di sereno e celeste
abbandono. In queste
sinfonie v’è la ricerca e
la conquista di una
unione. Non nella Sesta.
Il solenne pizzicato sul La
che sbuca fuori nella coda
e la sua più debole
reiterazione alla fine
della sinfonia sono come
una manciata di terra
gettata sulla tomba di
Mahler, mentre i quattro
tromboni come funebri
accompagnatori enunciano
un lento fugato, e la
triade maggiore che tende
verso il minore - ed è
questo il simbolo della
sinfonia - si ripropone
per l’ultima volta.
Non diversamente dalla
Quarta Sinfonia di
Sibelius e dai "Tre pezzi
per orchestra" di Berg, la
Sesta Sinfonia di Mahler,
secondo la famosa frase di
Bruno Walter "pronuncia un
'no' deciso". Tuttavia
essa contiene aspetti
lirici oltre a un adagio
che e una ninna-nanna
meravigliosamente distesa
nella tonalità di Mi
bemolle maggiore, e così
distante da ogni nevrosi,
e dalle marce e
contromarce, come Mahler
nel suo ritiro di
Maiernigg era distante
dalla nevrosi di Vienna e
del Teatro dell’Opera che
dirigeva con grande
competenza nei mesi
invernali.
L’adagio contiene un
simbolo importante e
ricorrente quasi come la
triade maggiore-minore ma
riferito a ben altre cose:
il suono delle campane da
mucca. Compaiono per la
prima volta nel movimento
iniziale nel quale Mahler
ci trasporta dalla valle
alla solitudine dei picchi
delle montagne. "Ma le
catene dell’animo non
cigolano quando il nostro
vicino è il cielo." A chi
ha trascorso del tempo
sulle montagne la forza di
questo simbolo apparirà
certamente ovvia. E’ una
esperienza liberatoria,
giusta la citazione di
Thomas Hardy, e la musica
di Mahler la chiarifica in
maniera memorabile.
Vi è dunque un'ambivalenza
nella Sesta,
un’ambivalenza che è più
avvertibile nel massiccio
Finale della sinfonia, un
movimento magnificamente
strutturato che dura
mezz’ora, la cui lunga
introduzione ricca di
carica vitale contiene il
materiale per tre efficaci
sequenze in tempo di
Allegro che a loro volta
vengono tagliate di netto.
I colpi di martello - il
terzo fu più tardi
soppresso da Mahler che
era superstizioso - sono
abbastanza definitivi come
lo sono nella marcia
terrificante nel citato
lavoro di Berg; d’altra
parte sono note le
implicazioni
autobiografiche e i drammi
che assillarono la
famiglia Mahler
nell’estate successiva
alla prima esecuzione
della sinfonia (la morte
della figlia maggiore, le
dimissioni dall’Opera di
Vienna e la diagnosi delle
sue irricuperabili
condizioni cardiache). Ma
la tragica ineluttabilità
dei colpi di martello
risulta ancora più
eloquente nella
sovrapposizione del più
familiare tema mahleriano
della risurrezione nella
morte. Dei numerosi temi
consegnati
all’introduzione del
Finale, il più cattivante
è quello enunciato dai
corni dopo circa trenta
battute; è un tema che
inizia in sordina sul
quarto corno sullo sfondo
dell’arpa, delle campane e
della celesta. Dopo il
catastrofico secondo colpo
di martello lo ritroviamo
prima enunciato dai corni
nel sottofondo delle
campane, e successivamente
dall’oboe; è una delle più
suggestive canzoni
mahleriane dedicate al
candore dell’adolescenza.
Da giovane, Mahler nelle
sue lettere aveva spesso
parlato di un mondo in cui
la giovinezza sparisce
rapidamente e la morte
incombe sulla adolescenza.
Come William Blake prima
di lui, egli sembra
suggerire al fanciullo:
"Sorgi dal tuo sepolcro e
respira" come un fiore si
volge al sole.
Tuttavia nella Sesta
Sinfonia questo romantico
assunto radioato nella
fede e nell’amore, e
contrapposto alla morte
fisica e spirituale, viene
negato in maniera crudele.
Sappiamo dalle memorie
della moglie che Mahler,
in occasione della prima
esecuzione della Sinfonia
nel 1906, era stranamente
agitato. Sappiarno anche
come si comportò Richard
Strauss quando
scherzosamente consigliava
Mahler di "ammorbidire
certi effetti" nell’ultimo
movimento (secondo il
compositore dell’Elettra,
l’ultimo colpo di martello
avrebbe dovuto essere il
più forte e non il più
debole, un giudizio questo
che è abbastanza strano se
si tiene conto del senso
drammatico di Mahler).
Altre voci, più filistee
si levarono contro Mahler.
La rivista Die Muskete
pubblicò una famosa
vignetta che raffigura il
musicista attorniato da
uno strano assortimento di
strumenti a percussione La
didascalia recita
testualmente, "Perbacco,
ho dimenticato il
clacoson!", una mancanza
molto più grave nel 1906
di quanto non lo sarebbe
oggi.
I giudizi più fondati
asserivano il contrario.
Si sottolineava
soprattutto il fatto che
la Sinfonia indicava la
via che sia Schoenberg che
Berg avrebbero seguito. E’
interessante notare che
sebbene la Sesta
contenesse alcuni
sorprendenti elementi
d’avanguardia (per
esempio, l’accordo
iniziale fortemente
espressionistico del
Finale) e l’impiego
geniale della percussione
(si pensi al sinistro
trattamento dello xilofono
accompagnato dai trilli
dei flauti e degli oboi
all’inizio del primo
movimento), ciò che più
colpì allora fu la sua
struttura classica. Dopo
l’esordio su quattro La
staccati dei violonoelli e
dei contrabbassi, il primo
movimento che è nella
tonalità di La minore
procede per quattro
battute cromaticamente
ascendenti e ritmicamente
simmetriche verso il primo
tema di carattere
marziale. Dopo la triade La
maggiore/minore e un
breve collegamento a guisa
di corale, si giunge al
secondo tema lirico ed
espanso, tema che secondo
Mahler doveva essere il
ritratto della moglie. Vi
è persino il ritornello
della esposizione. A parte
la parentesi idilliaca, vi
è qui ben poco di ciò che
ci si aspetterebbe da un
primo movimento
strutturato in maniera
classioa, e nulla che non
sia chiarito dalla
organica e logica
padronanza dimostrata da
Mahler nel trattare la
polifonia e la tonalità.
Tale logicità è presente
persino nello Scherzo
strettamente derivato dal
primo movimento (i La
bassi all’inizio, il tema
enunciato dallo xilofono
qui ancor più sinistro).
Delle due idee successive,
una è costituita da una
danza "vecchio stile" che
si alterna aritmicamente
tra 3/8 e 4/8. Mahler
disse alla moglie che
questo movimento aritmico
gli era stato suggerito
dai bambini che correvano
a zig-zag sulla spiaggia
durante i loro giochi. E
della "coda" egli ebbe da
dire "le voci sinistre dei
bambini assumono un tono
sempre più tragico e alla
fine si smorzano in un
lamento".
Le sinfonie puramente
strumentali di Mahler
spogliate del folklore,
dei canti e dei dettagli
programmatici sono più
ricche di simboli musicali
e ci parlano più
direttamente e in maniera
più universale di tutte le
altre sue
composizioni.Quindi non
bisognerebbe volervi a
tutti i costi ritrovare
associazioni
programmatiche, comprese
quelle che Mahler stesso
avrà potuto suggerire
entro le pareti
domestiche.
L’immagine dei bambini che
giocano sulla spiaggia
rimane comunque con noi.
Probabilmente in essa si
riassume l'enigma di un
uomo felice "così giovane
e spensierato", il quale
concepisce una tragedia
degna di Sofocle in un
momento di felicità.
© 1978
Richard Osborne
(Traduzione: Edward
Neill)
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