2 LP's - 2707 125 - (p) 1981
2 CD's - 453 040-2 - (p) 1996

GUSTAV MAHLER (1860-1911)






Symphonie Nr. 9 D-dur
85' 10"
Long Playing 1

45' 45"
- 1. Andante comodo 29' 04"

- 2. Im Tempo eines gemächlichen Ländlers. Etwas täppisch und sehr derb 16' 41"

Long Playing 2
39' 25"
- 3. Rondo. Burleske. Allegro assai. Sehr trotzig 12' 44"

- 4. Adagio. Sehr langsam und noch zurückhaltend 26' 41"





 
Berliner Philharmoniker
Herbert von KARAJAN
 






Luogo e data di registrazione
Philharmonie, Berlin (Germania) - novembre 1979 & febbraio 1980

Registrazione: live / studio
studio

Production
Günther Breest

Recording Supervision
Michel Glotz / Cord Garben


Recording Engineer
Günter Hermanns

Editing
Reinhild Schmidt


Prima Edizione LP
Deutsche Grammophon | 2707 125 | (2 LP's) | durata 45' 45" - 39' 25" | (p) 1981 | Analogico

Edizione CD
Deutsche Grammophon | 453 040-2 | (2 CD's) | durata 59' 14" - 72' 56" | (p) 1996 | ADD | (+ Kindertotenlieder / Rückert-Lieder)


Note
Box Cover: Holger Matthies, Hamburg













Lo storicismo musicale - il culto accurato del passato musicale, la costituzione di un canone di composizioni "classiche", la crescente trasformazione della vita concertistica dell'epoca in un museo - ha gravato sulle creazioni musicali del tardo secolo XIX. Il ricorso a stili antichi ha bensì ampliato il repertorio dei mezzi compositivi, ma è anche vero che nello slancio dello storicismo è iniziato quel processo di dissolvimento della sensibilità musicale tradizionalmente radicata. - La musica moderna è pervasa di storicismo, in teoria come in pratica: sia che un compositore come Schönberg voglia porsi come l’erede della grande musica del passato, continuandola in modo radicale, sia che un altro compositore come Stravinski la faccia propria, considerandola come un repertorio di idiomi musicali e procedimenti compositivi, e ne disponga con atteggiamento distaccato.
Stravinski può essere ritenuto come colui che, con una drasticità finora sconosciuta, ha posto la parodia musicale (in un senso più lato) al centro del suo modulo compositivo. Se per parodia si intende non solo un accorgimento d’arte di carattere satirico, ma più ampiamente un procedimento di rifacimento, sarà possibile giungere con un tale concetto ad una migliore comprensione di Mahler. Ed infatti l’allusione a moduli stilistici estranei alla sinfonia, la ripresa di caratteristiche ed idiomi divenuti ormai familiari, l’adattamento all’interno della sinfonia di passi liederistici, ed in breve: il comporre con elementi di "riporto" domina in ampia misura la musica di Mahler. L’elemento della parodia è il distacco dalle consuetudini del linguaggio musicale dell’epoca: i mezzi compositivi vengono avvertiti appunto come mezzi. Ad allontanare da Mahler il pubblico di allora deve essere stato proprio questo sensibile distacco, in misura non minore però anche la volontà energica di Mahler a superarlo. - Egli sottopone non solamente l'istrumentazione ad una intelligibilità potenziata fin a generare uno choc quasi tangibile. Le qualità immaginifiche dei caratteri musicali s’impongono a scapito della rigogliosa eufonia romantica e questa diviene nella prassi compositiva mahleriana di "vivisezione" un mezzo rappresentativo come un altro. Anche l’evoluzione musicale all’interno di un movimento non si presenta in maniera immediata e di getto. I temi ed elementi caratteristici subiscono spesso una mimetizzazione deformante, che è poi così incisiva che non si può più parlare di una variazione, nel senso di una misurata e costante modificazione. La continuità della variazione in divenire non origina da sè un senso, ma viene piuttosto adoperata quale mezzo a rappresentarlo.
Nel Rondò-Burlesca della IX Sinfonia è fatto largo impiego dello straniamento forzato di figure musicali. È soprattutto questo procedimento che, unitamente alla parodistica "assurdita" dei Fugati, conferisce alla Burlesca quel carattere di scherzo demonico. Quell'alone di stile rigoroso che si può qui riscontrare sotto la specie di fugati multipli, viene poi distorto in modo blasfemo dal mascheramento cui sono sottoposti gli inizi dei temi. Il coro degli ottoni, massicci ed impetuosi, contrasta bruscamento con lo scampanellio del Glockenspiel, un’incombente aggressività contrasta con sdolcinature proprie di una musica da salotto e da intrattenimento. L’impeto elementare di questa danza macabra s’irrigidisce in un brivido. - Il perpetuum mobile, d’una serenità quasi maniacale, viene immobilizzato in una sezione "extraterritoriale" ampia ed eterea (batt. 347-521); o più precisamente si fa qui il tentativo di immobilizzarlo, l'agitazione infatti non accenna a diminuire e i temi dei Fugati continuano a profilarvisi. In questo terreno prevalentemente statico viene esposto un nuovo motivo, riconoscibile dalla figura del gruppetto. Qui il gruppetto - di nuovo nel senso di un ampliato procedimento parodistico - viene "inserito come una sigla, che è gravata di tutto il peso della tradizione storico-musicale" (Kurt v. Fischer). Il senso musicale di questa figura vagava, a partire dall’età barocca tra quello d’un semplice ornamento, d’una particella motivica dall’impulso motorio, e a partire da Wagner e Bruckner, tra l’espressione di grande, patetica calma. Nel Rondo-Burlesca Mahler lascia logorare questi elementi contrastanti l’uno con l’altro. Il pathos con cui inizia il motivo contenente il gruppetto (batt. 325 e segg.) viene sempre distorto in modo scherzoso e canzonatorio, ed ancora minimizzato ed impossibilitato a profilarsi. Ancora una volta a questo motivo è conferita una profonda gravità (nell’assolo della viola), prima che il barbarico Allegro lo faccia cessare, relegandolo fra tutto ciò che è vano. Dopo un’intensificazione quasi sregolata il movimento si conclude repentinamente.
Ma nel Finale questa figura con gruppetto, quale onnipresente elemento di un procedimento polifonico di tipo recitativo-gestuale, è ripresentata iperbolicamente da Mahler, che adotta tutti quei mezzi compositivi tali da enfatizzarla. Ciò è in certo qual modo la resurrezione in un altro mondo. Gli elementi musicali più semplici, delle formule vuote e inaridite si riaccendono ancora una volta in dimensioni gigantesche, accentuate dal procedimento "per augmentationem". E c’è l’enfasi incessante delle parti in fortissimo, l’arcaismo inespressivo delle contrastanti zone in pianissimo, la parte conclusiva che si smorza dolcemente - qui viene citato per accenni un passaggio del quarto dei "Kindertotenlieder": "Im Sonnenschein! Der Tag ist schön auf jenen Höhn!" (Alla luce del sole! Il giorno è bello a quelle altezze!), batt. 164-170. Questa musica, come peraltro la Burlesca, va al di là di ogni capacità di comprensione, così come alcune opere tarde di Beethoven, per esempio l’op. 106 oppure l’op. 133, rendono impossibile ogni "empatia".
Mahler raccoglie nelle sue composizioni sinfoniche elementi tratti dal linguaggio musicale a lui contemporaneo, in tutta l’ampiezza delle sue manifestazioni. Quando Mahler integra lieder, danze, marce come tratti caratteristici, quando egli connette i suoi temi servendosi di frasi musicali elementari, come se fossero suoni di natura, od ancora impiega (come nel Finale) figure d’impronta arcaicizzante, sembra che egli voglia assicurarsi le fonti - che si stanno inaridendo - della vita del linguaggio musicale. - Nel secondo movimento, che sta al posto dello Scherzo, Mahler contrappone tre tipi di danza popolareggiante, che vengono successivamente sviluppati. I tre gruppi tematici hanno il carattere del ländler comodo, del valzer e del ländler molto lento; quest’ultimo (batt. 218 e segg.) appare come una nuova versione di tipo danzante del tema principale del movimento d’inizio (Peter Andraschke). Come un momento di sosta malinconica, esso si spinge ripetutamente tra lo sgradevole andirivieni del valzer, che smaschera in certo modo la volgarità e morbosità ricoperte di fronzoli, proprie di quel mondo da operetta che ivi risuona. Se i motivi del comodo inizio del movimento sono banali e facili, complicata è pero la sua sintassi musicale. Lo straniamento degli elementi più semplici avviene secondo un procedimento di demolizione e ricostruzione a montaggio, che ricorda il più tardo tipo di procedura stravinskiano. II ruvido accento all’inizio del movimento, con i quasi indecenti trilli dei corni e con la sua straziante distorsione, appare nel così brusco contrasto con il primo movimento come un degradamento. Dalla danza così miserevolmente smembrata si è allontanata alla fine ogni aggressività. La dissoluzione diviene l’espressione di un’estrema desolazione.
Il grande Andante della IX Sinfonia segue approssimativamente il modello formale tripartito di esposizione, sviluppo e ripresa, senza che lo schema sonatistico abbia un significato essenziale per l’evoluzione del senso musicale. - La forma dei procedimenti mahleriani appare spesso amorfa, eppure essi devono esser percepiti, anche nella loro dilatazione piena di crepe, come delle totalità articolate accuratamente, che si definiscono proprio nella divergenza dallo schema. I singoli tratti caratteristici che tendono a distaccarsi l’uno dall’altro ed a cui Mahler sembra conferire il massimo peso, si dispongono pur tuttavia in una struttura ininterrotta in virtù della sua tecnica della variazione. - Nelle varianti tematiche, melodie eterogenee, ma reciprocamente trasparenti, si combinano in una unità piena di intensa tensione. Come queste varianti tematiche nascono a poco a poco da particelle sparse e si addensano, così esse si trasformano incessantemente senza perdere nulla della loro qualità configurativa, della loro accentuazione gestuale. La loro complessità poli-melodica si adegua allo sviluppo; la loro gestualità semantica si può modificare a seconda delle esigenze del contesto. I motivi aggiuntivi che, come una riserva, sono disseminati in maniera lapidaria nell’introduzione di sei battute, sono sempre intercalati o sparsi qua e là e determinano così altre e più ampie relazioni; altri motivi si sviluppano dai gruppi tematici, come per esempio il motivo dei fiati (batt. 42-46; corni e trombe).
II dualismo dei gruppi tematici determina la struttura formale e si pone come variazione doppia al di sopra dello schema sonatistico. Spesso intrecciato con il primo tema attraverso relazioni motiviche, il secondo tema (batt. 27 e segg.) si presenta come la sua variante minore e si distingue dal primo per il suo carattere energicamente ascendente. Da esso si sviluppano quei momenti di crescente intensità, che con la regolarità di una legge fatale crollano quando hanno raggiunto il loro punto culminante. Lo sviluppo è dominato da un tipo di procedimento che si realizza secondo il ritmo "dissoluzione/concentrazione - intensificazione/crollo"; questo ritmo si realizza separatamente una volta nel gruppo tematico in maggiore e una volta nel gruppo in minore, quindi nel punto culminante del movimento si realizza nel due gruppi tematici. Il "ritmo della catastrofe" (Theodor W. Adorno), che sta a rappresentare il "destino", segna l‘inizio dello sviluppo e trionfa (nei tromboni) nella sua forzosa conclusione. Una parte dal carattere d’un requiem, che porta la soprascritta "Come un lento corteo funebre" conduce alla ripresa, alla dissoluzione definitiva. Ancora una volta si dispiega il gruppo tematico in maggiore, ma deformato da alterazioni e vacillante per le irruzioni irregolari degli ottoni. Appena riconoscibile nel groviglio delle varie voci che si intricano, ecco che appare ancora una volta la variante tematica in minore, dall’energico profilo ascendente. Prima che questa possa svilupparsi, viene interrotta da un duetto solistico del flauto e corno che, condotto nello stile d’una cadenza, viene là intercalato in maniera enigmatica, in libera prosa lirica e noncurante delle dissonanze. Con la esitante frammentazione del primo tema si conclude il movimento, come in un commiato retrospettivo.
Se la musica mahleriana era già sempre pervasa da visioni di morte e resurrezione, ecco che con la V Sinfonia - e cioè dopo l'allontanamento dalla sfera fiabesca del "Corno magico" - queste visioni acquistano una violenza espressionista. - I primi precursori dell’Espressionismo apparvero nel bel mezzo della prosperità aristocratico-borghese, con l’annuncio programmatico della fine del mondo. Le belle arti si ponevano decorativamente tra le "virgolette", la repressa violenza interna della civiltà industriale imperialistica invase il mondo delle "belle apparenze". Macchinari scatenati, guerra, esplosione, catastrofe dominavano la tematica della poesia lirica già vari anni prima dello scoppio della guerra mondiale, e la morte, che incombeva in questi messaggi, era la morte del genere umano. - Anche la IX Sinfonia di Mahler "è situata completamente nel presagio di morte" (Alban Berg). Il compositore, ormai in fin di vita, ha qui sicuramente espresso la sua minaccia personale, ma egli lo ha fatto in una sinfonia ipertrofica, in un genere musicale dunque il cui soggetto era l’umanità intera ed il cui foro era costituito da un ampio pubblico. Il "soggetto musicale" della sinfonia, fin dall’epoca del Classicismo Viennese, era il coro, la massa, e fin dalla Nona di Beethoven voleva essere la voce del genere "uomo" ("Abbracciatevi, o milioni..."). Nel sinfonismo mahleriano questa esigenza di proiezione a tutta l’umanità è più intensificata che ridotta (Rudolf Stephan). E sebbene Mahler, per ottenere tale intensificazione, infranga i limiti dello stile sinfonico e in esso costruisca "un mondo con tutti i mezzi che erano a disposizione" - questo è un suo famoso detto - è però anche vero che questo mondo musicale gli sfuggì nella visione di un gigantesco fallimento.
Alban Berg scrisse sul primo movimento della IX Sinfonia: è "l’espressione di un ineffabile amore per questa terra, il desiderio di viverci in pace e di far sprigionare ancora la natura fin nelle sue più profonde profondità - prima che venga la morte. Poiché questa giunge inarrestabilmente". - Mahler completò la partitura della sua IX Sinfonia nel 1909/10; la prima esecuzione ebbe luogo nel giugno 1912.

© 1981 Michael Querbach
(Traduzione: Gabriele Cervone)