ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/13 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Johann Sebastian BACH (1685-1750)
Ouverture N. 1 in Do maggiore, BWV 1066
24' 25"


- Ouverture
11' 09"

1

- Corrente 2' 09"

2

- Gavotta I/II
2' 37"

3

- Forlana 1' 27"

4

- Minuetto 2' 28"

5

- Bourrée I/II
2' 12"

6

- Passepied I/II
2' 23"

7

Ouverture N. 2 in Si minore, BWV 1067
23' 28"


- Ouverture 12' 21"

8

- Rondò
1' 54"


9

- Sarabanda
2' 37"

10

- Bourrée I/II
1' 47"

11

- Polacca 2' 32"

12

- Minuetto 0' 57"

13

- Badinerie 1' 20"

14

Ouverture N. 3 in Re maggiore, BWV 1068
24' 19"


- Ouverture 11' 51"

15

- Aria
5' 19"

16

- Gavotta I/II 3' 30"

17

- Bourrée 1' 12"

18

- Giga 2' 27"

19





 
Ars Rediviva Ensemble / Milan Munclinger, Direttore Recorded 1971 (Suites 1-2); 1972 Suite 3)
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 1361-62 | (p) 1972


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/12 | 1 CD - durata 72' 06" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Bach

OUVERTURES N. 1, 2, 3
Le prime due delle quattro Ouvertures composte da Johan Sebastian Bach fanno parte di quel gruppo di composizioni strumentali che videro la luce presso la vivace corte del principe Leopoldodi Anhalt-Köthen. Il compositore si era trasferito a Köthen nel 1717, dopo aver lasciato, e non nei migliori dei modi, la corte di GuglielmoErnesto di Sassonia-Weimar, con il quale i contrasti erano ormai divenuti insanabili: il duca, di fronte alle insistenti domande di congedo da parte di Bach, lo aveva addirittura imprigionato per circa tre settimane prima di esaudire la sua richiesta.
Ai tempi dell'arrivo a Köthen in qualità di Kapellmeister, Bach, per quanto ne sappiamo, aveva scritto per lo più cantate da chiesa e molti brani per organo e cembalo. Gli era del tutto ignoto, quindi, 1'ambiente di corte e, soprattutto, l'attività al servizio di un principe che intendeva fare della musica uno dei vanti del suo regno. Infatti Leopoldo, appassionato di musica ed egli stesso buon musicista, aveva capito che Bach poteva fare molto di più di quanto gli era stato possibile fino a quel momento e che sarebbe stato la persona ideale a cui affidare le sorti della sua cappella musicale, costituita da sedici musicisti di prim'ordine. Questo gruppo di strumentisti rappresentava da circa quattro anni, dal 1713, il fiore all'occhiello del principe Leopoldo, il sogno che probabilmente aveva cullato fin da ragazzo, quando le sue doti musicali non comuni avevano cominciato a esprimcrsi. Anche se non si conosce con esattezza quali studi musicali abbia compiuto Leopoldo, È: certo che frequentò per due anni l'accademia musicale di Berlino, dove, oltre a raccogliere un certo bagaglio di nozioni, conobbe e frequentò un ambiente musicale vivacissimo al quale attinse in seguito negli anni del suo regno.
L'altra tappa fondamentale per la formazione musicale di Leopoldo fu un lungo viaggio intrapreso nel 1710 nei Paesi più interessanti d'Europa dalpunto di vista musicale. Lo scopo che si prefiggeva, recandosi nei Paesi Bassi, in Francia, in Inghilterra e in Italia, era quello di approfondire le sue conoscenze musicali e di studiare da vicino gli stili e i generi che caratterizzavano e facevano grande ognuno di quei Paesi. Così, quando arrivò a Köthen, Bach si trovò di fronte un datore di lavoro che, oltre ad amare la musica, la conosceva profondamente e sapeva suonare il violino, la viola da gamba e il clavicembalo, oltre a possedere una buona voce da basso. Dal canto suo, Leopoldo era da tempo alla ricerca di un Kapellmeister che sapesse valorizzare tutte le qualità dei suoi musicisti, provenienti dalla prestigiosa cappella di Berlino dopo che questa era stata sciolta dal successore di Federico I di Prussia, Federico Guglielmo I, più amante di armi e battaglie che di strumenti musicali e composizioni.
Il compito di Bach a Köthen era radicalmente diverso rispetto ai suoi impieghi precedenti, dove era stato prevalentemente organista, clavicembalista e compositore di musica da chiesa. Al servizio del principe Leopoldo,trovò infatti a sua disposizione un'intera orchestra per la quale doveva scrivere musiche di intrattenimento. Non più composizioni raccolte, ma musica spumeggiante per divertire un signore e i suoi ospiti, una sorta di 'musica di consumo'; non più un solo strumento sul quale inventare forme, impasti timbrici e ritmici, ma un'intera orchestra costituita da tre violini, una viola da gamba, un violoncello, due flauti, un oboe, un fagotto, due trombe, timpani, un organo e tre ripienisti (ossia, quegli strumentisti che eseguono le sole parti raddoppiate).
Non sappiamo con quale spirito Bach si accinse a questo lavoro per lui nuovo, ma i risultati dei suoi cinque anni di permanenza a Köthen parlano da soli, poiché rivelano inventiva, voglia di ricerca, conquista di mete nuove, scoperta di orizzonti prima irraggiungibili perché erano impraticabili le strade per arrivarvi. A Köthen nascono il Clavicembalo ben temperato, la Fantasia cromatica e fuga in re minore, le Sei Suites Inglesi, le Quindici Sinfonie e le Quindici Invenzioni (tutte composizioni per tastiera); e, poi, le Sonate e Partite per violino, le Sei suites per violoncello solo; i Sei Concerti brandeburghesi, l'Ouverture n. 1 in do maggiore, l'Ouverture n. 2 in si minore, la Passione secondo Giovanni e molte altre opere, oggi meno eseguite ma non per questo di minore importanza.
E tutto ciò è stupefacente se si considera che, prima di allora, Bach non si era mai interessato di musica strumentale, per orchestra o strumenti soli che non fossero l'organo, e nemmeno aveva mai pensato a musica di tipo didattico, come il Clavicembalo ben temperato o le Quindici Invenzioni; e neppure aveva avuto a disposizione strumentisti di prim'ordine, come il violoncellista Christian Ferdinand Abel, per il quale compose le Sei suites per violoncello, o il violinista Josephus Spiess, per il quale, molto probabilmente, pensò le Sonate e Partite per violino.
In questo contesto trovano spiegazione anche le ouvertures, musica di corte destinata a ricevimenti fastosi e, quindi, brillante, ricca e varia nelle sonorità. La struttura delle Ouvertures n. I, n. 2 e n. 3 (quest'ultima composta in un periodo successivo, a Lipsia) si richiama alle suites, una successione di varie danze; ma in questo caso Bach non usa il termine tradizionale, perché i tre pezzi iniziano con un brano di introduzione, chiamato appunto Ouverture, che ricopre un posto preponderante nel complesso della composizione sia per dimensioni sia per caratteristiche musicali. Inoltre, le danze scelte da Bach non sono quelle tradizionali e non seguono, nemmeno per quanto riguarda la successione, il modello classico. Infatti, le quattro danze fondamentali che compongono la suite sono, nell'ordine, l'allemanda, la corrente, la sarabanda e la giga; ebbene, Bach elimina completamente l'allemanda, che non compare in nessuna di queste tre Ouvertures (e non appare neppure nella n. 4).
L'ouverture era un tipo di composizione che all'epoca andava molto dimoda nelle corti tedesche, perché faceva parte di quel bagaglio di novità importate dalla Francia. Allora era assai vivo in tutta Europa il mito della fastosa corte di Versailles, e ogni corte tedesca, nel suo piccolo, cercava di non sfigurare imitandone anche le mode musicali. Così, le invenzioni ritmiche e formali, gli organici orchestrali, tutte le novità strumentali di lulliana memoria diventavano, per i musicisti delle corti tedesche, un modello da imitare a tutti i costi per tenersi al passo con i gusti del tempo.
In questo contesto, era indispensabile lo spirito salottiero e poco impegnativo delle danze e, allo stesso modo, diventava fondamentale il ruolo delbrano d”apertura, che si prestava meravigliosamente ad aprire con fasto la composizione, proprio come un cerimoniere che introduce con tutta la solennità possibile i banchetti, le feste, le cerimonie e le danze.
Bach non si sottrasse a questa tendenza generale, non foss'altro per servire fedelmente il suo raffinato padrone, ed è proprio in osservanza della moda e del gusto francese che eliminò la più tedesca delle danze, l'allemanda.
Ecco quindi nascere, tra il 1721 e il 1722, le prime due Ouvertures, nelle quali si rivela la volontà di ricerca da parte dell'autore anche in questo genere 'di consumo'. Prova ne è, da sola, la scelta dell'organico, sempre diversa da un'Ouverture all'altra e tale da permettere l'inserimento di parti solistiche diverse con una ricerca timbrica notevolissima.
Nell'Ouverture n. 1 in do maggiore BWV 1066, l'organico è costituito da due oboi, un fagotto, due violini, una viola e un continuo. Gli interventi concertati, inseriti all'interno della fuga nel primo movimento oppure per condurre il gioco tematico nelle diverse danze, sono affidati a un trio composto da due oboi e dal fagotto. Nell'Ouverture n. 2 in si minore BWV 1067, con l'organico più ridotto e composto da un flauto traverso, due violini, una viola e un continuo, la parte solistica è affidata al flauto che, con giochi brillanti e passi velocissimi, conferisce al brano un aspetto formale insolito, a metà fra la suite e il concerto solista.
Nell'Ouverture n. 3 in re maggiore BWV 1068 il ruolo conduttore e solistico è affidato a due violini e alla viola, che spiccano su un organico composto da tre trombe, timpani, due oboi e un continuo. Il gusto francese si rivela nella scelta dei tempi nei movimenti estremi che, richiamandosi allo stile lulliano al quale sono molto care le volatine, le sincopi, gli ornamenti e le note non uguali, sono quasi tutti impostati su un ritmo puntato.
Curiosa, infine, è la scelta delle danze che compongono le tre Ouvertures: la più frequente è la bourrée che compare in tutti i pezzi, mentre la gavotta e il minuetto sono presenti due volte e tutte le altre compaiono una volta sola. Si tratta di un particolare non trascurabile, segno della continua ricerca ritmica, timbrica e formale che Bach tanto amava e che non tralasciò nemmeno in questo genere musicale 'mondano', arricchendolo di invenzioni, idee e di elementi originali e stupefacenti.
Mariangela Mianiti