ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/15 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Johann Sebastian BACH (1685-1750)
Concerto per Flauto, Violino, Clavicembalo e Archi in La minore, BWV 1044
20' 59"


- Allegro 8' 25"

1

- Adagio ma non tanto e dolce
5' 29"

2

- Alla bvreve
7' 05"

3

Concerto per Clavicembalo e Archi in Re minore, BWV 1052
26' 24"


- Allegro 9' 00"

4

- Adagio 8' 18"

5

- Allegro 9' 06"

6

Concerto per Violino, Oboe, Archi e Continuo in Re minore, BWV 1060
14' 12"


- Allegro 4' 56"

7

- Adagio 5' 25"

8

- Allegro
3' 47"

9





 
Ars Rediviva Ensemble / Milan Munclinger, Direttore - (1-3, 7-9) Studio Supraphon, Prague - 1972
Orchestra da Camera di Praga / Zuzana Ruzickova, Clavicembalo / Vaclav Neumann, Direttore - (4-6) Studio Domovina, Prague -10-16 September 1968
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 1201 | (p) 1972 | (1-3, 7-9)
Supraphon | 1 10 0651 | (p) 1969 | (4-6)


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/15 | 1 CD - durata 62' 48" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Bach (1-3, 7-9)


Bach (4-6)



CONCERTI BWV 1044, BWV 1052, II BWV 1066
Il Concerto per flauto, violino, clavicembalo e archi in la minore BWV 1044 fu composto probabilmente a Lipsia intorno al 1730, quando i dissidi tra Bach e il Consiglio comunale erano ormai frequenti. Risale infatti al 23 agosto 1730 una lettera in cui il musicista espone con estrema chiarezza e lucidità lo stato della Scuola di S. Tommaso. Dopo aver elencato il numero effettivo degli allievi e aver invitato il Consiglio a riflettere sul fatto che i musicisti migliori abbandonavano l'ìncarico perché non veniva loro corrisposto alcuno stipendio, Bach pronuncia parole dure e assai polemiche: "Non posso fare a meno di richiamare l'attenzione sul basso livello del profitto musicale, che scenderà ancora, visto che si ammette tanta marmaglia incompetente e indisciplinata, poiché è chiaro che un ragazzo privo di nozioni musicali e incapace di cantare per un minuto non può essere utilizzato in alcun modo, specie poi se non possiede doti naturali [...]. Molti buoni cantanti lasciano la scuola ogni anno evengono rimpiazzati da altri che non sono in grado di sostituirli subito; anzi, nella maggior parte dei casi non valgono nulla, cosicché non è difficile concludere che il coro va completamente alla deriva [...]. L'attuale stato della musica è ben diverso da quello antico. La tecnica è più complessa e il gusto del pubblico è talmente evoluto che la vecchia musica suona rnale alle nostre orecchie. Si dovrebbero perciò scegliere elementi capaci di soddisfare il gusto moderno, istruiti quanto è necessario per eseguire alla perfezione la musica del compositore [...]. A queste cose non si pensa, e si lasciano i musicisti in balia di loro stessi senza riflettere che la maggior partedi essi dispone di poco tempo poiché deve guadagnarsi il pane. Un esempio solo sia sufficiente: chiunque vada a Dresda vedrà di che salari godono i musicisti reali. Nessuno di loro ha preoccupazioni per il proprio sostentamento e quindi può esercitarsi a perfezionarsi col suo strumento, mostrando il suo grado di capacità e raggiungendo l'eccellenza. Il risultato è ovvio: l'aver ritirato gli stipendi mi impedisce di portare a un livello più elevato le esecuzioni musicali [...]. Per concludere voglio aggiungere una lista degli attuali alunni [...]: 17 utilizzabili, 20 per il momento non ancora utilizzabili, 17 di nessun valore". In un clima così teso e avaro di riconoscimenti nei confronti del suo genio, Bach si dedicò quasi esclusivamente alla composizione di opere di carattere religioso e si occupò assai poco di musica strumentale. Questo concerto però, pur con qualche incertezza, sembra risalire proprio a quegli anni e può essere considerato uno di quei concerti domestici che rappresentavano una consuetudine nella famiglia Bach. I figli avuti dalla prima moglie erano ormai adulti e tra essi spiccavano per le doti musicali Carl Philipp Emanuel e Wilhelm Friedemann; la seconda moglie possedeva una piacevole voce di soprano e anche la figlia maggiore Catharina Dorothea si cimentava nel canto. Questo concerto è stato quindi scritto probabilmente per esecuzioni in famiglia, con cui forse Bach cercava di mitigare le sue insoddisfazioni dovute anche alle scarse occasioni di esecuzioni pubbliche. La composizione si richiama alla forma del concerto grosso con il consueto alternarsi della sezione solista, costituita da flauto, cembalo e violino, al tutti dell'orchestra d'archi.
L'Allegro iniziale attacca baldanzoso con l'orchestra che scandisce il tema,fluido e martellante, con un ritmo uniforme. Quando vengono introdotti i solisti, assistiamo a un vero e proprio dialogo affettuoso, in cui flauto e violino, più liberi e fantasiosi, si muovono sostenuti dall'infaticabile clavicembalo. L'orchestra viene coinvolta di li a poco e, insieme con i tre solisti, esegue un passaggio a canone del tema assai interessante. Di nuovo, il clavicembalo solo si produce in una narrazione fluente e preziosa, punteggiata qua e là da brevi suoni acuti del flauto e interventi in pizzicato del violino. La conclusione giunge vigorosa, con l'emergere del tema da suoni più gravi fino alle estremità acute in uno slancio di vitalità. L'Adagio ma non tanto e dolce è affidato esclusivamente a tre solisti: prima il flauto, poi il violino e infine il clavicembalo eseguono la melodia principale, accompagnati di volta in volta dagli altri due strumenti. L'atmosfera è quieta e serena e, in un clima di perfetta armonia e pacificazione, giunge il finale, dove viene abbandonato, seppur per un attimo, il ricercato disegno contrappuntistico per lasciar posto alla totale identità dell'unisono. Alla breve è il terzo e conclusivo movimento, in cui ritroviamo un'atmosfera affine a quelladel primo tempo. Un tutti perentorio e austero apre questa splendida pagina, in cui il clavicembalo emerge rispetto agli altri due solisti, che spesso suonano con l'orchestra. L'alternanza tra cembalo solista e orchestra viene riproposta più volte, inframmezzata da sezioni in cui tutti gli strumenti suonano simultaneamente; una cadenza cembalistica vivace e animata ci preannuncia la conclusione che sopraggiunge con un tutti deciso e privo diincertezze.
La storia della composizione del Concerto per clavicembalo e archi n. 1 in re minore BWV 1052 è, al pari di molte altre, quasi fantastica e, come afferma in un suo saggio il famoso musicologo inglese Donald Francis Tovey, è forse la più straordinaria di tutte. La versione originale di questo concerto era per violino e orchestra, ma lo stesso Bach provvide in seguito alla stesura di una seconda versione per clavicembalo, realizzando una composizione così magistrale da non farci assolutamente rimpiangere l'originale andato perduto. Tuttavia questo, se ci fosse pervenuto, sarebbe stato il concerto per violino più difficile e più grande tra quelli composti prima di Beethoven. La composizione si apre con un Allegro, in cui la parte del solista si arricchisce e si amplia via via, mentre l'orchestra raggiunge il punto culminante con la ripetizione del tema, che viene riproposto sempre in tonalità diverse. Il secondo movimento, Adagio, è in minore, a differenza di quanto avviene in tutti gli altri concerti bachiani in modo minore che presentano l'Adagio in maggiore: gran parte della sua raffinata e struggente bellezza risiede proprio in questa scelta così inconsueta.
Molto breve e conciso, mostra tutta la sua perfezione nei dialoghi tra l'orchestra e il solista e nella cadenza finale. L'ultimo movimento è coerentemente legato agli altri due e, in parecchi aspetti, affine al primo Allegro. La parte del solista è ricca di passaggi virtuosistici decisamente violinistici, che si combinano con la parte orchestrale, di largo respiro e fascino. In effetti, questo movimento è il più monumentale di tutto il concerto e rappresenta uno dei finali più grandiosi della musica strumentale del compositore tedesco. Alcune ricerche musicologiche recenti hanno ipotizzato che Bach si sia richiamato a Vivaldi o a qualche altro suo sconosciuto predecessore per la scrittura di quest'opera: anzi, alcuni ritengono che il suo intervento sia consistito in un semplice arrangiamento. Tuttavia, ci pare più credibile la tesi che individua in Bach l'autore del concerto, tali sono la forza e la genialità della costruzione contrappuntistica che lo percorrono.
Il Concerto per violino, oboe, archi e continuo in re minore II BWV 1060, qui presentato nella versione originale, fu trascritto dallo stesso Bach per due clavicembali e orchestra d'archi, e proprio in questa seconda versione è maggiormente conosciuta. Dobbiamo ricordare che nel 1729 Bach era stato nominato direttore del Collegium musicum di Lipsia fondato da Telemann, e che una delle attività della società musicale consisteva nell'organizzazione di concerti settimanali. Tra i compiti del nostro autore vi fu pertanto quello di scrivere opere appositamente per quelle serate, e sia la possibilità di contare tra i suoi allievi valenti clavicembalisti, sia il desiderio di far esibire i suoi due figli maggiori assai abili con la tastiera, lo spinsero a prediligere il cembalo quale strumento protagonista delle composizioni. Bach fu il primo a scrivere concerti per clavicembalo e orchestra e uno dei pochissimi a utilizzarne due, tre e addirittura quattro in veste di solisti. Nella trascrizione di quest'opera, il primo clavicembalo esegue la parte del violino, il secondo quella dell'oboe; ma anche se i due strumenti restano contrapposti, con due identità precise, viene a mancare la componente del contrasto timbrico che rende più affascinante la composizione originale. L'Allegro attacca con il tema, festante e aggraziato, eseguito dall'orchestra, cui l'oboe risponde in eco, ripetendo le due ultime note. Un breve canone introduce una sezione in cui oboe e violino solo dialogano fittamente; da questa idea nasce l”episodio successivo, in cui l'alternanza tra l'orchestra e i solisti è l'elemento costitutivo fondamentale. Il tema ricompare nuovamente a canone; da qui scaturisce una progressione in cui spesso alla narrazione degli archi si sovrappongono i trilli festosi dell'oboe. Nella prima parte del movimento, il violino solista è frequentemente inglobato nell'orchestra, mentre nella seconda parte sono numerosi i passaggi in cui esegue la melodia principale accompagnato da1l'oboe. L'Adagio è una deliziosa aria assorta e intensa, in cui l'oboe, poi unito al violino solo, esegue una tenera e pacata melodia punteggiata dall'orchestra, che accompagna sempre in pizzicato. Quando gli archi emergono con lunghi suoni tenuti, eseguiti con l'arco, l'atmosfera diventa ancor più vibrante e ricca di pathos. Ma è solo un breve attimo; poi tutto ritorna alla quiete iniziale e di nuovo l'oboe da solo chiude questa bellissima pagina. Con l'Allegro conclusivo ci troviamo nuovamente in un clima vitale, energico e fantasioso. In questo movimento, l'uso della dinamica è di notevole rilevanza, in quanto il contrasto forte-piano rappresenta l'elemento espressivo caratterizzante. Prima l'orchestra, poi i due solisti ripropongono il tema, dapprima in modo nitido e smagliante e, in seguito, più lontano e soffuso, creando un gioco di corrispondenze assai ricco e denso. Una parentesi all'interno di questa straordinaria costruzione contrappuntistica è costituita dal violino solista, che esegue un episodio virtuosistico in cui la libertà espressiva e il lirismo hanno il sopravvento. Di nuovo la voce dell'orchestra ripropone il tema, mentre i due solisti giocano tra loro creando effettid”eco; la conclusione è all'unisono, solare e fiduciosa, animata da quell'ottimismo virile e sereno che contraddistingue gli Allegri bachiani.
Maria Luisa Merlo