ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/18 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Franz Joseph HAYDN (1732-1809)
Concerto per Violoncello e Orchestra in Do maggiore, Hob. VIIb/1
23' 37"


- Moderato
9' 29"

1

- Adagio
7' 23"

2

- Allegro molto
6' 55"

3

Concerto per Pianoforte e Orchestra in Do Maggiore, Hob. XVIII/1
18' 37"


- Moderato 8' 12"

4

- Largo 7' 15"

5

- Allegro molto 3' 10"

6

Concerto per Violino e Orchestra in Do maggiore, Hob. VIIa/1
18' 26"


- Allegro moderato
9' 31"

7

- Adagio
4' 44"

8

- Finale
4' 11"

9





 
Prague Symphony Orchestra / Milos Sadlo, Violoncello / Alois Klima, Direttore - (1-3) Prague - 1961
Virtuosi Pragensis / Valentina Kamenikova, Pianoforte / Libor Hlavacek, Direttore - (4-6) Studio Domovina, Prague - February, May & September 1974
Prague Chamber Orchestra / Bohuslav Matousek, Violino / Libor Hlavacek, Direttore - (7-9) Studio Supraphon, Prague - 1971
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | SUA ST 50495 | (p) 1964 | (1-3)
Supraphon | 1 10 1861/2 | (p) 1975 | (4-6)
Supraphon | 1 10 1175 | (p) 1971 | (7-9)


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/18 | 1 CD - durata 61' 32" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Haydn (1-3)


Haydn (4-6)


Haydn (7-9)


3 CONCERTI SOLISTICI IN DO MAGGIORE
Nell'esteso catalogo della produzione musicale di Franz Joseph Haydn il settore delle opere concertistiche comprende, all'incirca, una trentina di numeri, la maggior parte dei quali dedicata a un solo strumento solista. La loro identificazione è il risultato di una paziente ricerca musicologica protrattasi per lunghi anni sui fondi manoscritti delle biblioteche di Vienna, di Budapest ei di Praga, nonche nelle biblioteche private delle casate nobiliari per le quali Haydn compose musica. A tal fine si è rivelato di indispensabile utilità il costante ricorso alle indicazioni del catalogo completo delle proprie opere, steso, fra il l760 eil 1770, dal compositore stesso. È questo il cosiddetto catalogo autografo Entwurf che, come frequentemente accadeva nel Settecento agli autori particolarmente fecondi, Haydn aveva elaborato sia per ordinare le opere composte (e in parte stampate) fino ad allora sia per controbattere le numerose trascrizioni, se non addirittura i falsi, che incominciavano ad apparire sul mercato editoriale.
Nello sviluppo dell'intera musica colta occidentale, Haydn svolse, come è ben noto, un ruolo decisivo. Di primaria importanza fu il suo apporto alle trasformazioni artistiche che accompagnarono il passaggio al XIX secolo e al Romanticismo, che di quell'età fu il sapiente infuso culturale. Tra il Settecento e l'Ottocento, l'influsso e il modello del compositore austriaco operarono in maniera più estesa e approfondita rispetto all'esempio dello stesso Mozart, la cui personalissima opera subì una diffusione lenta e disordinata. Non a caso, Haydn è da considerarsi come Partefice della maniera pre-mozartiana più matura di quei generi strumentali (Sonata, Quartetto, Sinfonia) che saranno cardinali per la produzione musicale dell'Ottocento e della forma compositiva (la forma-sonata) che ne sarà contemporaneamente materia prima ed essenza più profonda. Al contrario, il genere concertante fu poco praticato da Haydn, e prevalentemente nei primi anni di servizio presso gli Esterházy. La tipologia musicale del Concerto dovrà così attendere l'iperbole creativa di Mozart per avere del tutto definite le proprie linee fondamentali e per vedere avviato il suo rapido sviluppo compositivo. Haydn trattò il concerto solistico in una serie di opere di circostanza, spesso per assecondare le caratteristiche esecutive degli interpreti a cui erano destinate. In pratica, il compositore, oltre a non suonare da virtuoso nessuno strumento, non era attratto da un modello musicale brillante e spettacolarmente esibizionistico; il suo interesse era rivolto alla costruzione di pure architetture musicali (secondo una notevole varietà di soluzioni formali), alla calibratura di perfetti equilibri classici, all'esplorazione e alla definizione ultima delle regole della forma-sonata, non ancora pronta, secondo Haydn, a confrontarsi e realizzarsi nel più libero e narrativo colloquio tra solista e orchestra. I concerti haydniani mantengono comunque importanza nel loro esprimere un evidente sforzo di proposta di un prototipo concertistico di trapasso, un trapasso che si andava realizzando a più livelli interagenti: la ricerca tecnologica conduceva alla mutazione di alcune caratteristiche costruttive, e di conseguenza sonore, di alcuni strumenti musicali; questi non erano altro che i nuovi attrezzi di lavoro indispensabili per realizzare ed esprimere, attraverso nuove forme, differenti contenuti ed emozioni, in sintonia con il recente sentire.
Il ventennio 1750-70 rappresentò per Haydn un periodo di progressiva maturazione sul terreno dello stile barocco e galante. In particolare, dal 1761, il musicista, al servizio della nobile e militaresca famiglia ungherese degli Esterházy, passava la maggior parte del suo tempo nella superba residenza di Esterháza, dotata tra l'altro di una cappella, saloni per i concerti solenni, sale per musica da camera, un teatro d'opera di 500 posti e un teatrino per marionette, decorato di conchiglie e pietre colorate, per il quale erano anche ridotte vere composizioni operistiche. Si capisce quindi come il consumo musicale fosse altissimo e quanto Haydn fosse impegnato a soddisfare con musica strumentale e vocale le commissioni dei suoi signori. La stesura del Concerto in do maggiore per violoncello Hob. Vllb/1 è da collocare all'incirca tra il 1761 e il 1765. La partitura è stata scoperta da Oldrich Pukert nella Collezione Radenin del Museo Nazionale di Praga. Il manoscritto non riporta il nome dell'autore, che però compare nella parte staccata del basso. Con probabilità, la composizione fu dedicata da Haydn all'amico violoncellista Joseph Weigl, che fece parte dell'orchestra degli Esterházy dal 1761 al 1769. Il Concerto presenta già una notevole maturità compositiva; in particolar modo, la scrittura del solista, molto ardua, è testimone dell'ottimo livello tecnico-esecutivo degli orchestrali a disposizione dei signori ungheresi. Nel primo movimento (Moderato) incontriamo due temi ben distinti e caratterizzati secondo la successiva maniera ottocentesca: energico il primo; patetico e affettuoso il secondo. ll solista riprende e arricchisce il materiale tematico esposto dall'orchestra aprendo nuovi orizzonti musicali. L'Adagio è introdotto da una melodia fortemente cantabile ed emozionata, ingentilita ulteriormente dalla parte del violoncello. Nel terzo e conclusivo tempo (Allegro molto) riscontriamo un procedere scattante e pieno di energia, caratterizzato da una certa immediatezza e rusticità d'immagine, in aderenza con un principio formale che diverrà ancora più accentuato ed evidente negli ultimi tempi delle successive composizioni strumentali di Haydn.
Gli undici concerti per strumento a tastiera e orchestra di Haydn ci conducono al centro di una delle più importanti metamorfosi della storia musicale dell'Occidente. Ci troviamo infatti nel mezzo di quel lento passaggio che porta dall'ancora settecentesco concerto solistico per organo o clavicembalo, lo strumento principe dell'età barocca, a quello per fortepiano e successivamente per pianoforte, lo strumento che diverrà principe nel Romanticismo ottocentesco. Non a caso abbiamo parlato genericamente di concerti per tastiere, dato che queste composizioni di Haydn hanno spesso doppie e diverse destinazioni, che coincidono con le varie fasi del passaggio di consegne: le prime sono dedicate all'organo e al clavicembalo, mentre le successive al clavicembalo e al fortepiano, uno strumento questo che, sia nella forma sia nelle sue capacità sonore e nella scioltezza di diteggiatura, preannunciava il pianoforte. Il passaggio, che non dimentichiamo è anche formale e coinvolge i principi del prossimo e fortunatissimo concerto romantico, rimane in parte sfuggente, anche a causa della concezione esecutiva settecentesca. Assai elastica e libera ma non casuale, essa prevedeva diverse letture dell'opera, già però potenzialmente preordinate nella partitura stessa e da svolgersi comunque sempre secondo i dettami estetico-musicali del tempo (come ad esempio quando erano coinvolti dei mirabolanti fortepiano dotati di sonagliere e campanelli, che bene si adattavano soprattutto per l'esecuzione, più magica che esotica, di musiche 'alla turca'). Il Concerto in do maggiore per organo o clavicembalo Hob. XVIII/ 1 è qui presentato in un'esecuzione che utilizza come strumento solista un pianoforte. La composizione fu eseguita per la prima volta il 12 maggio 1756, in occasione dell'ingresso in convento di Therese Keller, primo amore del compositore e sorella della sua futura moglie. La stesura, probabilmente dello stesso anno, rientra nel periodo in cui il poco più che ventenne musicista si confrontava con le sue prime, impegnate esperienze compositive. Non ci è pervenuto il manoscritto originale del Concerto e, ancor oggi, si discute se, nell'organico strumentale, debba rientrare anche una coppia di trombe. Il Moderato iniziale si esprime in un`aura ancora galante e rococò, con una linea musicale sinuosa ed elegante, nella quale ricorrenti e raffinati trilli rimandano alla tipica scrittura clavicembalistica. Il Largo successivo assume un andamento placido e senza strappi, ricco di una docile gestualità; come alcuni tempi centrali di concerti haydniani, è inoltre dotato di una breve cadenza in stile improvvisativo. L'Allegro molto, da parte sua, concede ancora più spazio alla vigorosa brillantezza del pianoforte, mentre sono particolarmente interessanti i concisi ma assai rudi interventi dell'orchestra.
Con il Concerto in do maggiore per violino Hob. VIIa/l torniamo ai primi anni trascorsi da Haydn alla corte degli Esterházy. L'autografo riporta l'indicazionc “fatto per il Luigi”. Il personaggio in questione non è altro che il violinista Luigi Tomasini, che era al servizio degli Esterházy sin dal 1757 con lc mansioni di valletto. Con il permesso dei suoi signori si era .successivamente recato a Venezia per perfezionarsi nella tecnica del suo strumento e, dopo il suo ritorno, nel 1761 era divenuto primo violino nell'orchestra della famiglia ungherese. Fu lo stesso violinista a richiedere ad Haydn un concerto che potesse valorizzare le sue qualità esecutive. La stesura dell'opera è da far risalire all'incirca agli anni che precedono il 1769, e in effetti la parte del violino lascia emergere la buona preparazione tecnica del Tomasini e, soprattutto nel saldo linguaggio dei due movimenti estremi, alcuni caratteri specificatamente haydniani. L'Allegro moderato è un  tipico e spettacolare movimento d'apertura. Il solista si esibisce in tre episodi nei quali ci offre un notevole virtuosismo, soprattutto rivolto al registro acuto. Al termine, dopo una transizione tonale dell'orchestra, il violino presenta una pirotecnica cadenza, pervasa da quel gusto immaginifico per la sorpresa tipico di Haydn. L'Adagio è risolto in una struttura ancora barocca, ma non per questo meno affascinante. Dopo una breve e ascendente sezione d'apertura, introdotta dal violino, è ancora il solista ad affrontare una dolce cantilena sul suggestivo pizzicato degli archi. Conclude il concerto un Finale (Presto) solare ed espansivo, che curiosamente assume ancora in alcuni frangenti un tono schiettamente energico.
Massimo Rolando Zegna