ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/20 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Franz Joseph HAYDN (1732-1809)
Quartetto per Chitarra e Archi  in Re maggiore, Op. 2 N. 2
18' 52"


- Allegro
2' 53"

1

- Adagio
8' 41"

2

- Minuetto
3' 25"

3

- Presto
3' 53"

4

Quartetto per Archi in Si bemolle maggiore, Op. 103
11' 40"


- Andante grazioso
5' 13"

5

- Minuetto ma non troppo presto
6' 27"

6

Quartetto per Archi in Re maggiore, Op. 64 N. 5

17' 15"


- Allegro moderato
5' 31"

7

- Adagio cantabile
5' 53"

8

- Minuetto (Allegretto)
3' 50"

9

- Finale (Vivace)
2' 01"

10

Quartetto per Archi in Do maggiore, Op. 20 N. 2
22' 25"


- Moderato 7' 05"

11

- Adagio 7' 30"

12

- Minuetto 4' 00"

13

- Fuga (Allegro)
3' 50"

14





 
Janacek Chamber Orchestra / Vladimir Mikulka, chitarra - (1-4)
"Husův sbor" Church in Slezská ,Ostrava - 29 October to 2 November 1979
Smetana Quartet - (5-6)
(1963)
Panocha Quartet - (7-10)
Studio Domovina, Prague - 2 april to 3 May 1974
Czech Philharmonic Quartet - (11-14)
Studio Domovina, Prague - 17-21 Febraury & 24-26 March 1969
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1110 2700 | (p) 1960 - (1-4)
Supraphon | SUA ST 50535 | (p) 1964 - (5-6)
Supraphon | 1 11 1683 | (p) 1974 - (7-10)
Supraphon | 1 11 0829 | (p) 1970 - (11-14)


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/20 | 1 CD - durata 69' 53" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Haydn (1-4)


Haydn (5-6)



Haydn (7-10)


Haydn (11-14)

4 QUARTETTI PER ARCHI
Nella produzione musicale haydniana, il settore dedicato ai quartetti è senz'altro quello che, con il suo alto numero di capolavori, esplica meglio l'importante ruolo di cardine portante svolto dal compositore nel passaggio dalla musica del Settecento a quella dell'Ottocento. In queste opere sono infatti già espressi in maniera decisa ed esemplare i principi formali (forma-sonata) e la nuova sensibilità musicale che saranno le decisive fondamenta su cui sarà eretta la grande architettura compositiva romantica. Non a caso, mentre il genere della Sinfonia e, soprattutto, quello del Concerto solistico dovranno attendere l'iperbole creativa di Mozart per assumere una veste più completa, nel Quartetto Haydn realizza un organismo nuovo e già del tutto compiuto nel suo perfetto funzionamento. La produzione quartettistica importante, è sicuramente attribuibile ad Haydn, annovera circa 80 composizioni, quasisempre riunite in raccolte di sei numeri, e tutte pubblicate, con enormesuccesso, vivente l'autore.
I sei quartetti dell'Op. 2 furono probabilmente composti da Haydn attorno al 1760, quindi prima del suo passaggio al servizio degli Esterházy, efanno parte della sua primissima produzione cameristica, commissionatagli dal nobile dilettante viennese C. J . von Furnberg allo scopo di allietarele serate estive. Sono pezzi che non rientrano ancora appieno nel genere del Quartetto, avvicinandosi piuttosto alla tipologia e allo spirito del Divertimento in cinque movimenti. Le prime fonti musicali di Haydn sono barocche, spesso italiane (Vivaldi); in effetti, in queste opere, ancora prive di un vero spirito d'insieme, emerge una vocazione virtuosistica tipica della prima metà del Settecento, che dona un ruolo di spicco al primo violino, relegando gli altri strumenti alla sola funzione di sostegno armonico e di accompagnamento. Non ci pare del tutto fuori luogo intravedere in trasparenza in questa struttura formale il modello della Sonata barocca, nel quale, all'occorrenza, si potevano moltiplicare gli esecutori, proponendo così, almeno fonicamente, delle sembianze affini a quelle della Sinfonia e del Concerto. Qui viene presentato il secondo numero della raccolta, in unaversione in re maggiore in quattro tempi che utilizza una chitarra nel ruolo di primo violino e amplifica numericamente i restanti strumenti fino al livello di un'orchestra d'archi da camera. Spicca nel taglio strutturale della composizione l'ampiezza di cui è dotato il dolce Adagio, molto barocco nella sovrapposizione a fasce della parte della chitarra, che ha modo di liberare il proprio virtuosismo in due improvvisate cadenze, e della sezione degli archi, impegnati in lunghe note di solo accompagnamento.
Dopo le prove giovanili, e dopo quasi dieci anni di silenzio, Haydn torna decisamente al genere del Quartetto, negli anni che vanno dal 1768 al 1772, con la stesura di tre raccolte di sei numeri ciascuna: l'Op. 9, l'Op. 17 e l'Op. 20. In queste composizioni, alle quali non deve essere stato indifferente l'esempio cameristico di Boccherini, incontriamo già il tipico modello haydniano di Quartetto, definito e stabilizzato nella forma, dilatato e irrobustito nella struttura, solidamente suddiviso in quattro monolitiche parti, già dotato della caratteristica scrittura dialogante. In particolar modo, i quartetti dell'Op. 20, elaborati nel 1772 e comunemente denominati 'Sonnenquartette' (Quartetti del sole), sono quelli che mostrano la maggiore concentrazione espressiva, all'interno di una migliore articolazione stilistica del fraseggio, perennemente pervasa da una costante ricerca ed elaborazione di sentimenti ed emozioni, in aderenza con i dettami psicologici dello 'Sturm und Drang'. Interessante è anche la volontà di recupero dell'antica arte dell'organizzare la forma attraverso 1'utilizzo del contrappunto. Il Quartetto n. 2 inizia con un Moderato che si apre su registri acuti e nel quale, ancora una volta, è affidato al primo violino un ruolo privilegiato. L'Adagio che segue, dalla struttura libera, è il culmine e il vero cuore dell'intera composizione. Presenta all'inizio un'introduzione estremamente drammatica e carica di tensione, interamente giocata su toni gravi e decisi, che serve all'ascoltatore per sintonizzarsi sul livello emotivo, intensamente appassionato, del discorso. A questo punto, è affidato al violoncello un canto sconsolato, sull'accompagnamento ribattuto e ripetitivo degli altri strumenti. I quattro archi finiscono quindi per unirsi e per sviluppare in successione un più complesso fraseggio, sempre stabilizzato su toni severi, che prosegue tra forti contrasti, chiaro-scuri e varietà di modi, e che, in alcuni frangenti, permette al violino di esprimere un'acuta cantabilità. Anche il successivo Minuetto presenta un'oscura ombreggiatura, ora però munita di riflessi danzanti. La sezione intermedia, introdotta dal violoncello, ha caratteristiche di maggiore cantabilità, nostalgica e cadenzata. Come altri due numeri dell'Op. 20, anche questo Quartetto è concluso da una espressiva Fuga (Allegro) a più soggetti, che si mantiene ancora su registri caratterizzati da un forte sentire.
I sei quartetti dell'Op. 64 ci conducono all'ultimo periodo della produzione di Haydn. Furono composti nel 1790, l'ultimo anno passato dal musicista al servizio degli Esterházy. Nello stile cameristico del compositore è già avvenuta quella grande innovazione proposta con i Quartettí russi op. 33, innovazione che consiste nell'abbandono del tono intensamente appassionato per una scrittura più leggera e brillante ma, soprattutto, nella scoperta e nella proposta, all'interno dello sviluppo della forma-sonata, di un'ampia e articolata elaborazione tematica. Il Quartetto, nelle mani di Haydn, si è ormai risolto in un'armonica unità, dominata da un perfetto equilibrio classico nel quale la forma-sonata ha trovato una precisa e definitiva calibratura; in esso spicca inoltre la maggiore innovazione di Haydnnel campo della scrittura quartettistica, cioè quell'aria di conversazione improntata sulla singola autonomia e sull'equilibrio paritetico di tutti gli strumenti. Questa tecnica, che permette al musicista la 'rappresentazione' di un dialogo fatto di scontri e incontri tra diverse personalità psicologiche, si rifà con realismo al vissuto emotivo, ponendosi così, grazie anche all'implicita carica narrativa insita nella forma-sonata, come la più solida controparte musicale della nascita del moderno romanzo ottocentesco. Haydn è ormai riuscito in una delle imprese più rappresentative della ricerca compositiva del classicismo viennese, cioè nel superamento dei generi legati a precise situazioni della vita di corte e nella proposta di un nuovo linguaggio sensibile per l'intera umanità, proposta che avrà la sua apoteosi finale nell'Inno alla Gioia' beethoveniano. Musica quindi per tutti, raffinata e popolare assieme, in un perfetto amalgama tra complessi rapporti formali e immediatezza musicale, con un inconsapevole ma significativo richiamo ai principi artistici del Classicismo figurativo rinascimentale, che vedeva nel concetto di “grazia” la risoluzione del problema di una rappresentazione facile e naturale di un complesso microcosmo armonico e proporzionale. Ed è proprio questa magica mistura a darci una valida ragione dell'enorme glorificazione pubblica che accompagnerà gli ultimi anni di vita di Haydn.
Il Quartetto n. 5 dell'Op. 64, denominato 'Lerchenquartett' (Quartetto dell'allodola) spicca per la robustezza architettonica e per la  trasparenza formale. Il linguaggio è semplice ma nel contempo incisivo, la sonorità aperta e del tutto nuova. Il primo tempo è un Allegro moderato, caratterizzato da una doppia ripresa della melodia principale, un solo del primo violino molto acuto, il cui ingresso è preparato con raffinatezza da una successione di disegni staccati del secondo violino e della viola a cui risponde il violoncello. Il brano prosegue con una musicalità graziosa e leggera, ma sempre concisa ed essenziale nell'esposizione. Il successivo Adagio cantabile si propone come un'oasi di meditazione. Interessante è osservare come Haydn, anche in questo caso, si preoccupi di controllare l'espansione melodica, asimmetrica e libera ma sempre comunque regolata nel periodo musicale. Il Minuetto (Allegretto) è plasmato su un'ironica articolazione che fa capo alla tipica ispirazione popolare haydniana. Nel Finale (Vivace) incontriamo quel gusto barocco per una tecnica compositiva virtuosística e per una esecuzione tirata fino allo spasimo. E ancora di più riconduce all'età barocca quell'impressione di moto perpetuo che informa l'intero brano. Ma qui, al contrario, vive l'interesse classico per la varietà ritmica, che dona alle singole frasi una propria e chiara articolazione.
Nel 1794, al termine del suo secondo soggiorno inglese, Haydn tornò in patria e, ormai famosissimo, riprese a soddisfare, nel ruolo di Kapelmeister, le commissioni musicali della famiglia Esterházy. La vecchiaia e le fatiche compositive avevano tuttavia logorato il suo fisico. Nel 1802 il musicista iniziò un nuovo quartetto, 1'Op. 103, che non riuscirà a portare a termine. Nel 1803 concluse il secondo e il terzo tempo ma, invece di continuare la stesura, appose sulla partitura la seguente frase: «Perduta è la mia forza: io sono vecchio e debole». L'Op. 103, pubblicata per la prima volta a Lipsia nel 1806, è il congedo dalla musica di Haydn ed è separato dal primo quartetto qui presentato da ben quarant'anni di intensa attività. L'Andante grazioso si sviluppa in un'aura di grazia e delicatezza, già pienamente romantica e pervasa da un accorato ma sereno sentire. Affascinante l'alternanza tra due situazioni musicali, una dolce e quasi danzante, e una caratterizzata da un più deciso interloquire. Il Minuetto ma non troppo presto, al contrario, è privo di ogni reminiscenza di danza, per proporsi invececon maggior seriosità su un registro di già avanzata e ottocentesca introspezione. Soltanto la sezione mediana presenta una certa affettuosa cantabilità, nella quale emergono brevi note in punta di piedi e suggestivi rallentamenti, che riconducono a stilízzatissimi gesti di danza. Dopo queste note, nessun'altra musica uscirà dalla penna di Haydn.
Massimo Rolando Zegna