ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/22 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Wolfgang Amadeus MOZART (1756-1791)
Concerto per Corno e Orchestra N. 1 in Re maggiore, K. 412

8' 02"


- Allegro
4' 39"

1

- Allegro
3' 23"

2

Concerto per Corno e Orchestra N. 2 in Mi bemolle maggiore, K. 495
15' 36"


- Allegro moderato
8' 04"

3

- Romanza-Andante
4' 15"

4

- Rondò · Allegro vivace
3' 17"

5

Concerto per Corno e Orchestra N. 3 in Mi bemolle maggiore, K. 417
13' 49"


- Allegro maestoso
6' 03"

6

- Andante
3' 52"

7

- Rondò 3' 54"

8

Concerto per Corno e Orchestra N. 4 in Mi bemolle maggiore, K. 447
15' 02"


- Allegro
6' 49"

9

- Romanza-Larghetto 4' 44"

10

- Allegro 3' 29"

11





 
Musici di Praga / Milos Petr, Corno / Libor Hlavacek, Direttore House of Artists, Prague - 23 November to 3 December 1978
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1110 2628 | (p) 1980


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/22 | 1 CD - durata 53' 16" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Mozart
 


CONCERTO PER CORNO E ORCHESTRA IN RE MAGGIORE K.4l2
Nel giugno del 1781 il venticinquenne Mozart rompeva malamente i rapporti con la corte salisburghese e si apprestava a stabilirsi a Vienna. Il gesto segnava non solo il destino personale delmusicista, e l'inizio del suo ultimo periodo creativo ma definiva anche il nuovo ruolo sociale, di libero professionista anziché di cortigiano, che con lui e dopo di lui avrebbe assunto la figura del compositore.
A Vienna Mozart si attorniò subito di un piccolo circolo di amici, spesso musicisti, che tra burle e sinceri gesti di solidarietà lo avrebbero accompagnato fino al 1791, anno della sua morte. Con questi amici il compositore si sentiva ammirato e protetto e poteva dar sfogo alla sua straordinaria e fanciullesca vitalità di cui spesso incontriamo testimonianze tra le stesse pagine pentagrammate di alcune sue ultime e rarefatte opere. Del gruppo faceva parte il cornista Joseph Ignaz Leutgeb che era stato, al tempo in cui Mozart era ancora a Salisburgo, un ottimo elemento dell'orchestra di corte. Nel 1777, proprio grazie all'aiuto finanziario di Leopold Mozart, Leutgeb aveva potuto acquistare una piccola casetta in un sobborgo di Vienna. Quello stesso 'guscio di lumaca' cioè, come la definiva il musicista, che durante gli ultimi mesi di vita doveva offrire, di quando in quando, a Wolfgang un comodo soggiorno in una camera che dava sul giardino.
A Vienna Leutgeb continuò a suonare in pubblico il suo corno almeno fino al 1792 e qui, nell'81 lo ritrovò appunto Mozart, nelle stesse precarie condizioni economiche di Salisburgo. Successivamente, pressato dalle insistenti ma simpatiche richieste dell'amico, Mozart doveva dedicare a Leutberg, in più riprese, dal 1781 al 1791, il Quintetto in mi bemolle maggiore K. 407, per quartetto d'archi e corno, e almeno una mezza dozzina di Concerti per corno solista. Tre di questi (K.417, K.447, K.495) sono completi, mentre gli altri ci sono giunti non solo incompleti o allo stato di frammentima, a volte, contraddittori e spuri.
È tipico dell'ingenuità e della mancanza di sagacia di Mozart nel gestire la propria figura professionale e, al contrario, della sua sensibilità all'amicizia, il fatto che, benché egli avesse conosciuto numerosi dei grandi virtuosi di corno del suo tempo, avesse invece riservato la composizione di tutte le sue opere per questo strumento solista a un amico, anche se probabilmente incerto e debole quanto a preparazione culturale e per di più privo di qualsiasi apprezzabile riconoscimento pubblico. Questo va detto, anche se a Leutgeb non doveva mancare una certa abilità interpretativa, vista l'enorme difficoltà esecutiva che traspare dalle partiture mozartiane a lui dedicate, ancora oggi assai ostiche perfino ai migliori solisti che pur dispongono di strumenti a pistoni ben più dotati di quelli settecenteschi.
Una lettera di Mozart del 28 dicembre 1782 ci aiuta a comprendere le idee che il compositore si era fatto della forma del concerto solistico. Così egli scrive: «I concerti sono un'esatta via di mezzo fra il troppo difficile e il troppo facile, sono molto brillanti e piacevoli all'udito, naturalmente senza cadere nella vuotaggine. Qua e là dovrebbero soddisfare anche gli intenditori, ma sempre in modo che i non intenditori rimangano piacevolmente interessati, pur senza saperne il perché››. Ancora una volta sono i principi del classicismo viennese a emergere in trasparenza dalle parole di Mozart. L'ideale, cioè, di una perfetta commistione fra complesse proporzioni classiche e immediatezza espressiva capace di appagare tutti gli amanti della musica. Eppure nelle opere di Mozart compare sempre un personalissimo 'quid' che lo distacca da ogni tendenza musicale del suo tempo e che potremmo tentare di individuare nella repentina mutevolezza del carattere emotivo della sua scrittura, che beffa in continuazione l'emozione e le attese dell'ascoltatore. Questo vale, tanto più, proprio per i Concerti per corno che si dipanano in un'atmosfera di raffinato e colorito humour.
Del Concerto in re maggiore K.412 ci sono pervenuti solamente due movimenti, tradizionalmente datati dal 1782 al 1787. In realtà, sulla base di recenti ricerche, sono da postdatare al 1791 e da considerare come due branisemplicemente giustapposti, non elaborati cioè per fare parte della stessa opera. Il primo tempo è un agile Allegro dove, dopo un'introduzione orchestrale, appare il primo episodio condotto dal corno su una forma di accompagnamento (ricorrente anche nei successivi Concerti) che consiste in un leggero e ribattuto disegno dell'orchestra che, a sobbalzi, si prende qui anche il compito d'interrompere, in modo più energico, il canto del solista proponendo cosi quel frazionatissimo colloquio che è tipico di questo gruppo di composizioni. Come in tutti gli altri Concerti per corno di Mozart, a conclusione della composizione, incontriamo qui un Rondò (Allegro) nello 'stile di caccia', intimamente legato alla musica per corno qual era prima delle sofisticazioni apportate allo strumento nel XIX secolo.
La partitura, originariamente catalogata K.514, reca fra i pentagrammi spassosissimi commenti che Mozart rivolge al povero Leutgeb, impegnato fino all'impossibile nelle vorticose richieste esecutive del compositore. Con ironico riferimento alla terminologia italiana usata dai musicisti per definire il tempo dei vari pezzi, Mozart annota all'inizio della parte del corno iltermine “Adagio”, scherzoso invito all'amico esecutore ad affrontare concalma e prudenza la difficile interpretazione, e poi prosegue, sempre in italiano: «A lei Signor Asino - animo - presto - coraggio - oh, che stonatura - ohimè - respira un poco - avanti, avanti - oh, porco infame - e vieni a seccarmi per la quarta - oh, maledetto - anche bravura? - bravo - ah! trillo di pecore - finisci?›› e al termine del movimento: «Grazie al ciel! basta,basta!››. Ma altrettanto divertenti sono gli scherzi musicali che incontriamo durante l'ascolto di questo tempo, che è fra i più originali composti da Mozart. Ricordiamo, ad esempio, un motivetto ripetitivo che il compositore assegna (con sottointeso e ironico dubbio verso le loro capacità musicali) ai maestri dell'orchestra e, ancora, una chiara parodia di un canto gregoriano tratto dalle Lamentazioni di Geremia.
Massimo Rolando Zegna

CONCERTI PER CORNO E ORCHESTRA

IN MI BEM. MAGG. K.495-K.417-K.447
Il Concerto in mi bemolle maggiore K. 495 è datato Vienna 26 giugno 1786, e la sua partitura è burlescamente redatta, alternativamente, con inchiostro nero, rosso, azzurro e verde. Il primo movimento (Allegro moderato) è uno dei più ricchi ed elaborati di Mozart e mostra numerose relazioni con alcune opere, all'incirca dello stesso periodo. La grandiosa e introduttiva apertura fa pensare, ad esempio, alla cantata Die Maurerfreude K.471 mentre dopo il secondo tema, più controllato e dolce, ne compare un terzo con un motivo che rimanda all'inizìo dell'Ouverture delle Nozze di Figaro. Al contrario, il tema d'apertura della lirica Romanza (Andante) ha relazione con la prima idea dell'Andante della Sonata per pianoforte a quattro mani K.497. Qui l'atmosfera è pervasa da uno struggente intimismo, degno dei più ispirati momenti mozartiani, i gesti sono eleganti e arrotondati, privi di strappi. Il brano prosegue in una luce sempre più soffusa fino alla sospesa conclusione. Termina il Concerto un Rondò (Allegro vivace) d'immediata presa sull'ascoltatore e dotato di un sincero buonumore inframmezzato da energici accenti.
Il Concerto in mi bemolle maggiore K .417 reca sul frontespizio la seguente dedica: «Wolfgang Amedé Mozart ha avuto pietà di quell'asino, bue e pazzo di Leutgeb. Vienna, 27 maggio 1783
››. L'ascolto si apre con un Allegro maestoso in forma-sonata, nobile e ampio, e non privo di intense ombreggiature e di sezioni più scure e meditative spesso alternate a gesti bruschi o scenografici, quasi operistici. L'introduzione orchestrale ha il compito di esporre il materiale tematico fondamentale, nel quale emergono brevi ma sentiti incisi della coppia degli oboi. L'Andante successivo assume inflessioni più eleganti, e presenta un sottile gioco d'imitazioni tra solista e orchestra. Del terzo tempo (Rondò) colpisce soprattutto il difficileprocedere su registri molto acuti dei primi due episodi ma, ancora di più, l'eccezionale finale, ironico e dotato di una visiva immaginazione gestuale, ricco di efficacissime interruzioni e ripetizioni, durante il quale il corno riesce ad assumere divertenti e grotteschi accenti.
Il Concerto in mi bemolle maggiore K . 447 è sicuramente il più riuscito e il più romantico della serie. La datazione risulta notevolmente approssimativa, e oscilla dal 1784 al 1787. Mozart sostituisce nell'orchestra le solite coppie di corni e di oboi con due clarinetti e due fagotti, ottenendo così un carattere musicale più ricco e profondo. Il primo movimento (Allegro), ma come del resto anche il secondo, fa pensare alla struggente carica emozionale del Concerto per Clarinetto. Da notare è la varia successione delle cinque frasi che aprono il tempo e che saranno riprese, in maniera diversa, durante lo sviluppo del brano: danzante la prima, decisa la seconda (con i fiati che ribattono), elegante la terza, energica e in ascesa la quarta, leggera, e di preparazione e attesa all'ingresso del corno, la quinta. La voluttuosa Romanza (Larghetto) dispiega una spettacolosa cantabilità, estatica e impalpabile, ma ugualmente attraversata da un'intensità quasi sconcertante, che ha rari riscontri perfino nella stessa produzione mozartiana. A conclusione del Concerto incontriamo un nuovo esuberante Rondò (Allegro) che sale, con forza, fino a una serie di esplosioni dell'orchestra. Nel secondo episodio Mozart clamorosamente reintroduce, sotto forma di rintocchi del corno, il riflessivo tema principale della Romanza.
Massimo Rolando Zegna