ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/23 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Wolfgang Amadeus MOZART (1756-1791)
Sinfonia N. 41 in Do maggiore "Jupiter", K. 551

27' 13"


- Allegro vivace
8' 00"

1

- Andante cantabile
8' 06"

2

- Minuetto e trio. Allegretto
5' 07"

3

- Molto allegro
6' 00"

4

Concerto N. 20 per Pianoforte e Orchestra in Re minore, K. 466
30' 09"


- Allegro
13' 50"

5

- Romanza
8' 59"

6

- Rondò. Allegro assai
7' 20"

7





 
Orchestra Filarmonica di Berlino / Wilhelm Kempff, Pianoforte / Herbert von Karajan, Direttore Berlin - 21 January 1951
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Cetra "Concerto live" | LO 531 | (p) 1979


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/23 | 1 CD - durata 58' 44" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Mozart
 


SINFONIA N. 41 K. 551 "JUPITER"
Questa sinfonia risale all'estate del 1788, come la K.550 e la K.543, e rappresenta uno dei momenti più felici di tutta l'opera sinfonica di Mozart. La vita del musicista allora non scorreva però serenamente: le condizioni economiche non erano delle più floride, anche perché l'andamento finanziario della casa era abbastanza disordinato, la corte asburgica aveva sì manifestato benevolenza e interesse verso il giovane compositore, ma poi non gli aveva offerto un posto sicuro e ben remunerato a corte, e anche le doti di grande virtuoso di Mozart si erano un po'  appannate mentre i concerti privati non venivano più organizzati con la frequenza di una volta. I debiti così si accumulavano e proprio alla fine del 1786 Mozart pensò molto seriamente di accogliere l'invito di alcuni suoi amici di trasferirsi in Inghilterra. Nel frattempo Costanza aveva dato alla luce il terzo figlio cui era stato dato il nome di Leopoldo, come il nonno paterno, forse per ingraziarsi il burbero e dispotico genitore che non aveva mai nascosto la sua avversione verso la nuora. Della giovane moglie di Mozart i suoi contemporanei non ci hanno lasciato testimonianze particolarmente dettagliate né lusinghiere. Sappiamo che non era una donna particolarmente bella, ne' particolarmente intelligente, che non aveva particolari inclinazioni artistiche o per qualsiasi attività che richiedesse tenacia o capacità di approfondimento. Aveva però un infantile gusto per il gioco, per lo scherzo e apprezzava tutto quanto il suo 'giocoso' marito le proponeva, pur senza penetrarne il più intimo significato. La loro fu comunque una unione felice, forse perché questa donna, per quanto modesta, non contrastava l'anima libera e vulcanica del compositore e con la sua sottomissione sapeva assecondarlo in ogni iniziativa.
Sfumato il viaggio in Inghilterra, dopo solo un mese di vita il piccolo Leopoldo morì e questa nuova disgrazia gettò Wolfgang in uno stato di profonda prostrazione da cui si risollevò solo quando gli venne offerto di partecipare a una tournée in Cecoslovacchia dove ottenne oltre che manifestazioni di ammirazione e di affetto anche un discreto guadagno. Purtroppo il ritorno a Vienna ripropose le precedenti difficoltà; un nuovo trasloco, questa volta in un sobborgo di campagna per ridurre le spese, e l'umiliante stesura di lettere agli amici fidati, in cui chiedeva prestiti che mai avrebbe potuto restituire, tanto lunga era ormai la lista dei creditori. Eppure nella quiete della campagna, doveva nascere la sua ultima sinfonia, in do maggiore, solare e liberatoria, conclusa il 10 agosto del 1788. Questa sinfonia è stata più volte definita una vittoriosa affermazione della vita, la consapevolezza che l'esistenza è comunque grandiosa e varca i confini del dolore, tristo compagno di ogni vicenda umana. Il titolo Jupiter è, quasi certamente, totalmente estraneo all'autore che in alcune occasioni si riferì a questa sua opera come alla 'sinfonia con la fuga finale', definizione che venne presto tralasciata, in un tempo in cui il concetto di “fuga” era ormai tramontato. Il primo movimento Allegro vivace si apre con un tema energico e virile in cui sono chiaramente riconoscibili due sezioni: la prima, più aggressiva, caratterizzata dalla direzione melodica ascendente e dallo slancio che le imprime il ritmo reso festoso dalla presenza di veloci terzine; la seconda, più quieta, che ha tutte le caratteristiche di una risposta, esitante ma aperta al futuro. Questa decisione e chiara determinazione del primo tema ben contrasta e al tempo stesso si fonde con la gaia tenerezza della seconda idea tematica, che è tutta serenità e dolcezza. Quasi un polarismo universale tra i due elementi, maschile e femminile. L'esposizione si chiude con la presentazione di un terzo inciso tematico, sempre affettuoso e galante, ma al tempo stesso più brioso e birichino. Lo sviluppo inizia proprio con fantasiose rielaborazioni di quest'ultimo tema cui fa da controcanto il motivo iniziale. Una ripresa elaborata, ricca e non del tutto uguale all'esposizione, conclude il movimento. L'Andante cantabile è una pagina di intenso pathos e di rara bellezza. Anch'esso ripropone la medesima struttura che abbiamo ascoltato nell'Allegro iniziale: nell'esposizione troviamo tre nuclei tematici, un primo tema cantabile e solare, un secondo più agitato e fremente nel più cupo modo minore, e un terzo aperto e caldo. Lo sviluppo prende le mosse dalla seconda idea tematica, così ricca di turbamenti, e ne è totalmente dominato sino a quando ricompare nuovamente l'ampia e rassicurante terza idea tematica che introduce la ripresa, ricca di variazioni come era già accaduto nel primo movimento, e ulteriormente ampliata da una coda di notevoli dimensioni. Il Minuetto ci appare decisamente classico e assai misurato, potremmo dire quasi reazionario se dovessimo confrontarlo con il movimento analogo della sinfonia K.550. Il finale Allegro molto è strutturato secondo la forma sonata cui fa seguito una lunga coda dove torreggia poderoso il fugato. Cinque sono i motivi tematici che si snodano all'interno di questo grandioso movimento di sinfonia, prima distesi e ariosi, poi sempre più fitti e intrecciati in un gioco contrappuntistico ardito e intenso. Ora emergono echi di fanfara, nel ritmo puntato dei corni, ora frammenti cantabili e suadenti. Il breve sviluppo è caratterizzato dalla presenza della seconda idea tematica che domina senza rivali. Ecco che la ripresa ci accoglie affascinante e carica di emozione e da essa scaturisce carica di mistero la coda. Il primo tema, eseguito sommessamente, passa ora all'uno ora all'altro strumento, mentre la luminosità aumenta. E come il sole che mostra timidamente i suoi primi raggi nella tenue luce dell'alba, per poi alzarsi a inondare di luce ogni cosa, così Mozart fa crescere questo suo “momento” musicale sino al canto disteso e animato da una gioia piena con cui la sinfonia si chiude, ebbra di un appagamento totale e imperituro.

CONCERTO PER PIANOFORTE E ORCH. N.20 K.466
L'autunno del 1783 e buona parte dell'anno successivo registrarono una grande energia creativa di Mozart e numerosisuccessi. Vienna, entusiasta delle capacità virtuosistiche di Wolfgang, affollava i teatri durante le sue esibizioni e spalancava i palazzi per ospitarlo in concerti privati. Questa benevolenza convinse il musicista, sempre incline all'euforia e al facile ottimismo, a organizzare dei concerti a proprio rischio e pericolo, che fortunatamente si rivelarono poi, un buon investimento. Il 20 marzo del 1784 così scriveva al padre: "Il primo concerto, il 17 scorso, è andato benissimo, è piaciuto straordinariamente [..] Come ben potrete immaginare, devo necessariamente suonare, e quindi scrivere cose nuove. L`intera mattinata la dedico agli allievi e quasi tutte le sere ho da suonare". Durante queste serate la musica pianistica era ampiamente presente, ed è proprio per queste occasioni che Mozart scrisse ben quattordici straordinari concerti per pianoforte. Anche se dal punto di vista formale mantengono la abituale tripartizione, Allegro - Andante - Allegro, essi si rivelano nuovi e freschi rispetto alla tradizione precedente. È proprio con Mozart che il solista acquista una sua marcata individualità e diventa un interlocutore di pari energia, con il quale l'orchestra intesse un dialogo fantasioso e ricco di continue novità. Non dobbiamo dimenticare che durante queste serate Mozart 'doveva stupire'. Nei suoi concerti troviamo così una fusione, perfettamente equilibrata, tra la profondità dell'ispirazione e l'esigenza di affascinare il proprio uditorio che però, se lo osannò sempre quale straordinario esecutore, lo giudicò con eccessiva superficialità come compositore. Infatti con il Concerto in re minore K. 466, siamo ormai ben lungi da quel tono spensierato e lezioso che caratterizzava le serate del bel mondo viennese; ci troviamo all'inizio di un nuovo corso, che porterà sino alla grande tragicità delle ultime sinfonie, come scrive Haas, che vede in questa composizione il definitivo superamento dello stile serenatistico per lasciare spazio a quel sentimento universale su cui si fondano i capolavori drammatici dell'ultimo periodo. Il tono di questo splendido concerto non è difatti né gaio né tantomeno ottimista. L'inciso iniziale è drammatico e tutto l'Allegro è pervaso da una concitazione dolente che viene certo mitigata dal secondo tema più cantabile, ma che non riesce a far dimenticare il dolore e la malinconia, che si acuiscono con l'ingresso del solista a cui Mozart affida, in modo assai insolito, un terzo tema. Lo sviluppo è così costruito dalla contrapposizione dialettica di queste tre idee che in modo concitato e fremente animano una delle pagine più belle della letteratura pianística. La Romanza che segue è introdotta dal pianoforte solo che spiega il suo canto dolce e malinconico, seguito subito dall'orchestra; da qui prende il via un dialogo affettuoso e carico di emozione tra il solista e “tutti” che non lascia presagire l'intensa drammaticità della parte centrale del movimento, quando la tensione emotiva cresce e il dialogare tra le parti diventa accalorato e passionale. Poi, con il ritorno del motivo iniziale, la tensione si placa per lasciare spazio a una pacifica tranquillità. Il movimento conclusivo, Allegro assai, è in forma di rondò e alterna sezioni contrastanti tra di loro; si passa dal turbinare di motivi tempestosi che caratterizzano la prima parte, alla raggiante serenità della conclusione, quando il malinconico modo minore viene definitivamente abbandonato per abbracciare, senza riserve, la brillante tonalità dire maggiore. Sembra che Mozart abbia deciso all'ultimo momento di fare una concessione al suo pubblico regalandogli, ancora una volta, un radioso sorriso.
Maria Luisa Merlo