ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/24 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Wolfgang Amadeus MOZART (1756-1791)
Quartetto per Archi N. 17 in Si bemolle maggiore "La Caccia", K. 458

27' 35"


- Allegro vivo assai
9' 06"

1

- Minuetto · Moderato
4' 23"

2

- Adagio
7' 41"

3

- Allegro assai
6' 25"

4

Quartetto per Archi N. 19  in Do maggiore "delle Dissonanze", K. 465
28' 01"


- Adagio, Allegro
7' 35"

5

- Andante cantabile
6' 49"

6

- Minuetto· Allegro
5' 17"

7

- Allegro 7' 20"

8





 
Prague String Quartet Studio Domovina, Prague - 1972
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 11 1471-3 | (p) 1973


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/24 | 1 CD - durata 55' 03" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Mozart
 


QUARTETTO PER ARCHI N. 17
IN SI BEM. MAGG. K.458 'LA CACCIA'
Non è stato ancora stabilito con esattezza quando Mozart conobbe di persona Franz Joseph Haydn ma è da supporre che l'averne avuto a Salisburgo come intimo amico e collega il fratello minore Michael abbia rappresentato un fatto di non secondaria importanza. Tuttavia abbiamo la certezza che dalla residenza degli Esterházy, dove prestava servizio, Haydn si recava a Vienna con una certa frequenza, il che creò evidentemente le premesse per la fatale conoscenza. Comunque nel 1785 i due compositori erano già amici, ed ebbero tra l'altro diversi incontri in casa dei fratelli Storace, avendo così occasione non solo di parlare di musica ma anche di eseguire insieme dei quartetti. Col tempo la loro amicizia doveva diventare un mito, sfumato e amplificato da un velo idealizzante ma abbiamo testimonianze sicure che Haydn capì presto la grandezza di Mozart, ne subì rapidamente l'influsso compositivo e non perse occasione, anche dopo la morte di Wolfgang, di parlarne sempre con smisurata ammirazione, senza mai sminuirne l'evidente superiorità di  compositore. Mozart, da parte sua, per tutta la vita, apprezzo Haydn più di qualsiasi altro musicista sia del passato sia suo contemporaneo, e ne accettò con affetto l'esempio creativo.
Nel 1781 Mozart si era trasferito definitivamente a Vienna, dove probabilmente ebbe subito l'occasione di conoscere i sei rivoluzionari Quartetti Russi op. 33, composti quello stesso anno da Haydn, secondo, come affermava lo stesso autore, 'una nuova e speciale maniera'. La raccolta proponeva un nuovissimo e deciso allontanamento dai principi compositivi settecenteschi, legati alla melodia con accompagnamento, per una conseguente ed egualitaria ripartizione dell'importanza musicale fra le quattro voci degli strumenti impegnate in un paritetico colloquio regolato dalle strutture della forma-sonata. Sotto il potente influsso di questi Quartetti, toccato nel vivo da un senso di sfida personale e da un'orgogliosa volontà di guadagnarsi l'ammirazione del celebre musicista, il 31 dicembre 1782 Mozart completava il Quartetto K. 387, il primo di un ciclo di sei che, oramai terminato, inviò ad Haydn nel settembre dell'85, assieme a una affettuosa e famosissima lettera in italiano, con la quale gli dedicava la raccolta. Nello scritto il compositore riferiva che l'opera era "il frutto di una lunga e laboriosa fatica", e, in effetti, in contrasto con l'abituale rapidità creativa mozartiana, la serie di quartetti detti 'Haydn' era costata al compositore circa tre anni di sostenuto e duro lavoro. La stesura risultò particolarmente impegnativa, anche perché dapprima Mozart dovette assimilare e raffinare, in una estesa serie di abbozzi preparatori, la nuova tecnica compositiva ideata da Haydn e successivamente, per appagare un suo spiccato senso d'insoddisfazione, impegnarsi in un'accurata operazione di revisione e di correzione. Ciò tanto che si protrasse, fino all'ultimo minuto, nella tipografia dell'editore viennese Artaria, che pubblicò il ciclo nello stesso 1785.
Ma i Quartetti Haydn rappresentarono per Mozart anche un'occasione per tentare un inedito innesto nella forma-sonata di un nuovo genere di elaborazione contrappuntistica, non solo d'influenza haydniana ma anche, e soprattutto, derivato dall'intenso studio che il compositore stava svolgendo, dal 1782, sulle opere di Haendel e di Bach conservate nella biblioteca del barone Gottfried van Swieten, in casa del quale Mozart settimanalmente si sottoponeva, pur di attingere a quel patrimonio artistico, a incontri ed “esercitazioni” musicali. Così nel giro di pochi anni dai modelli cameristici tardo-barocchi sbocciava velocemente quel modello di quartetto d'archi, perfezionato poi da Beethoven, che risulterà essenziale per l'intero sviluppo musicale ottocentesco.
Dopo oltre un anno d'intenso lavoro, il 9 novembre del 1784 Mozart portò a compimento la partitura del Quartetto in si bemolle maggiore K. 458, la cui limpida costruzione musicale paradossalmente contrasta con le fatiche e le difficoltà compositive incontrate dal musicista nella elaborazione dell'opera. L'Allegro vivace assai iniziale è introdotto da un brioso e baldanzoso motivo che ricorda il richiamo di un corno (il che ha determinato il soprannome 'La caccia', del resto poco appropriato alla globalità della composizione), poi il movimento prosegue in un'aura raffinata e gentile, che assume un fascino quietamente bucolico soprattutto all'inizio della sezione dello sviluppo. Con l'intento di creare una maggiore stabilità della forma del quartetto, Mozart, a più riprese, sperimentò dei mutamenti nelle dimensioni e nella successione dei vari movimenti. Nel Quartetto K.458 il musicista trasferì il Minuetto (Moderato) dal terzo al secondo posto, con un procedimento già precedentemente adottato ma poi, dal 1785, quasi completamente abbandonato, dallo stesso Haydn. Al contrario Mozart fece di questa non comune disposizione dei tempi una costante e frequente caratteristica compositiva della sua musica cameristica, non a caso utilizzata in ben tre numeri della serie di Quartetti dedicati ad Haydn. La tecnica è adottata dal musicista spesso con l'intento di separare dall'Allegro di apertura un tempo lento notevolmente ampio, complesso e impegnato con il conseguente ottenimento di una più equilibrata distribuzione dell'energiaespressiva. In questo brano Mozart sovrappone con frequenza un'interessante e irregolare costruzione delle frasi a un convenzionale periodo di 8 battute. L'originalità affascina e circuisce gentilmente l'ascoltatore, ma rimane sempre in superficie senza mai intaccare i saldi principi compositivi classici. Con il successivo Adagio ci trasferiamo in un'atmosfera totalmente diversa, pervasa da un mesto accoramento. Il tempo è aperto da un estatico tema in mi bemolle maggiore che conduce, attraverso un elegante e sviluppato ricamo musicale del violino, a un secondo soggetto in si bemolle maggiore, dove in una luce sospesa, ma sentita, il violoncello risponde intensamente alle proposte del violino. In questo movimento non incontriamo la sezione dello sviluppo e in un gioco simmetrico di masse sonore, minutamente calibrate, il materiale tematico è con naturalezza riproposto nell'originale ordine. Tocca quindi a una concisa coda chiudere il brano con vibrante emozione. Come movimento finale originariamente Mozart aveva iniziato a comporre un tempo nello stile di una Polacca. Non soddisfatto dalle fattezze che il pezzo stava assumendo lo interruppe alla sessantacinquesima battuta, e iniziò a elaborare l'Allegro assai che oggi conclude il Quartetto. Il brano con la sua spigliata gaiezza si ricollega quindi ciclicamente all'Allegro vivace assai di apertura.

QUARTETTO PER ARCHI N. 19 IN DO MAGG. K.465
“QUARTETTO DELLE DISSONANZE'
Mozart completò la stesura del Quartetto in do maggiore K . 465 il 14 gennaio 1785 e il quartetto fu eseguito per la prima volta solo pochi giorni dopo, assieme ad altri due numeri del ciclo, in casa Mozart, alla presenza dello stesso Haydn. Come riferisce Leopold Mozart in una lettera del 16 febbraio 1785, Haydn ebbe a dirgli in quella occasione: «Io vi dico di fronte a Dio, da uomo sincero, che vostro figlio è il più grande compositore ch'io conosca, di nome e di persona. Ha gusto e possiede al sommo grado la scienza del comporre».
All'opera fu successivamente attribuito l'arbitrario soprannome di “Quartetto delle dissonanze”, a causa delle ardite armonie dell'introduzione lenta (Adagio) che, secondo una caratteristica compositiva haydniana, anticipal'ascolto del primo movimento. Sono soltanto 22 battute, ma furono sufficienti a far parlare e scrivere di sé generazioni di musicofili più o meno sconcertati. Leopold trovò il Quartetto 'composto in maniera eccellente' e Haydn mai dubitò delle ottime ragioni artistiche che dovevano sottostarealle scelte musicali mozartiane. Ciò nonostante nell'800 furono proposte, anche da parte di eminenti studiosi, 'opportune' correzioni atte a smussare le battute più ardite, soprattutto la seconda e la sesta che, al contrario, nella loro durezza, ci sembra mettano in luce, meglio di altre, lo sforzo compositivo mozartiano. Cosicché, è interessante notare come gli esperimenti compositivi di Mozart, a volte anche ambigui e inquietanti, come in questo caso, pur nella loro ricerca di maggiori possibilità espressive, non rinunciano mai alle solide basi strutturali dell'arte musicale classica. Il brano, prosegue con un intenso cromatismo che ha lo scopo di creare un senso d'instabilità e di attesa, quasi un caotico magma da cui scaturisce il successivo Allegro. Senza dubbio il linguaggio mozartiano rimane anche qui estremamente d'avanguardia per l'ascoltatore settecentesco (da notare l'equivalenza delle voci dei quattro strumenti), ma il meccanismo sonoro, strutturato sui principi della forma-sonata, prosegue, fino all'elegante chiusa in pianissimo, con una limpidezza esemplare. Il secondo tempo (Andante cantabile) è svolto con sentimento malinconico e intimamente assorto. Poi, verso la conclusione, il violoncello apre a sensazioni più drammatiche, ma ugualmente rapite, che presto si trasferiscono anche nel canto degli altri strumenti. Il finale del movimento presenta un'atmosfera alleggerita, che va a chiudere con un graduale sfumato. Il tripartito Minuetto (Allegretto), sulla spinta degli haydniani Quartetti opera 33, si avvicina alle fattezze diuno Scherzo. La prima sezione alterna grazia e decisione, mentre nel Trio mediano la musica si inserisce ancora di più, negandosi anche le ultime inflessioni di danza. La terza parte ripete la prima ma in forma abbreviata. Anche l'ampio e brioso Finale (Allegro molto) presenta un'interessante alternanza di modi espressivi che si stabilizzano nella sezione dello Sviluppo su toni energici e concentrati.
Massimo Rolando Zegna