ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 1/25 - (c) 1989

I MAESTRI DELLA MUSICA









Wolfgang Amadeus MOZART (1756-1791)
Divertimento per Orchestra d'Archi in Sol maggiore "Eine Kleine Nachtmusik", K. 525

18' 33"


- Allegro
6' 12"

1

- Romanza. Andante
6' 24"

2

- Minuetto. Allegretto
2' 15"

3

- Rondò. Allegro
3' 42"

4

Divertimento per 2 Clarinetti e Fagotto in Si bemolle maggiore, K. Anh. 229
16' 09"


- Allegro
5' 09"

5

- Minuetto. Allegretto
2' 57"

6

- Adagio
2' 54"

7

- Minuetto 2' 44"

8

- Rondò. Allegro 2' 25"

9

Divertimento per Orchestra d'Archi in Re maggiore, K. 136

14' 17"


- Allegro 6' 15"

10

- Andante 4' 15"

11

- Presto 3' 47"

12

Adagio e Fuga per Orchestra d'Archi in Do minore, K. 546

9' 16"
13





 
Czech Chamber Orchestra / Josef Vlach, Direttore - (1-4,10-13)
Studio Domovina, Prague - 1960
Czech Philharmonic Wind Ensemble - (5-9)
Studio Domovina, Prague - April / November 1973
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | SUA ST 50190 | (p) 1968 - (1-4,10-13)
Supraphon | 1 11 1671/2 | (p) 1974 - (5-9)


Edizione CD
De Agostini | GMD 1/25 | 1 CD - durata 59' 20" | (c) 1989 | ADD

Note
-












Mozart (1-4,10-13)
 


Mozart (5-9)
SERENATA IN SOL MAGGIORE K.525 "EINE KLEINE NACHTMUSIK"
Soprattutto durante il suo soggiorno salisburghese Mozart compose un gran numero di serenate, divertimenti, cassazioni. Sono, per lo più, lavori occasionali che il musicista stese sotto incarico e nella maggior parte destinati alle feste degli aristocratici. Di conseguenza lo spirito che li permea e normalmente leggero, scorrevole e sereno; mentre lo stile spesso fa capo ai principi dell”estetica galante e all'antica forma della Suite di danze, senza mai tralasciare, però, una buona dose di facile cantabilità popolare. A Vienna nell'agosto del 1787, un anno di grande impegno (è completato il Don Giovanni) e di grandi dolori (muore papà Leopold), stranamente Mozart compie un ritorno al genere della Serenata, che aveva praticamente abbandonato sin dal 1782 circa. La stesura della Eine Kleíne Nachtmusík (Piccola musica notturna) in sol maggiore K.525 per orchestra d'archi si propone come un nostalgico ripiegamento su antiche forme e antichi ricordi, rivíssuti però attraverso i mezzi di una piena maturità artistica. Da alcuni autografi del musicista apprendiamo che originariamente la Serenata era regolarmente suddivisa in cinque tempi e che il Minuetto con Trio che seguiva il primo movimento è andato invece perso. L'Allegro di apertura mostra subito l'elegante e trasparente concisione con cui procede Mozart che qui adotta, in dimensioni ridotte, la forma-sonata, narrata mediante un discorso scorrevole, melodico ed esuberante che propone idee sempre nuove. L'esposizione presenta, e poi ripete, due temi entrambi composti da due sezioni. Il primo contrappone a un inizio forte e ben scandito una seconda parte più leggera ed elegante mentre, dopo un crescendo, il secondo presenta un motivo cantabile e aggraziato a cui ne segue un altro leziosamente decorato da alcuni trilli. Dopo un breve Sviluppo compare la Ripresa che riutilizza interamente il materiale proposto nell'Esposizione. La Romanza (Andante) è, nella sua levità, il movimento che appare più aderente a una situazione di affettuoso notturnismo, mentre il Minuetto (Allegretto), curioso nell'alternanza di robustezza e di amabilità, presenta nella sua parte mediana un Trio di rara fluidità musicale. Un Rondò (Allegro) ha il compito di chiudere gioiosamente la Serenata con una calibratissima mistura di scatto, .vigore e grazia.

DIVERTIMENTO K. ANH. 229 - DIVERTIMENTO K. 136
Nel 1783 Mozart ebbe l'occasione di conoscere il virtuoso di clarinetto Anton Paul Stadler, un impegnato ricercatore di nuove possibilità musicali nella famiglia del proprio strumento che allora risultava molto più variegata di quella di oggi comprendendo, per esempio, anche il clarinetto di bassetto e il corno di bassetto. Per l'interprete, che presto divenne amico del compositore, Mozart ebbe modo, più avanti, di scrivere tra l'altro il Quintetto K .581 e il celebre Concerto K.622, opere che sono il frutto di una lunga collaborazione musicale. Soprattutto dal 1783 fino al 1785 Mozart prese in considerazione la possibilità di proporre inediti impasti timbrici di strumenti a fiato e uno dei concreti risultati di questo progetto è il Divertimento K. Anh.229, che è da datare a poco dopo l'incontro che Mozart ebbe con Stadler. La composizione è tra l'altro da mettere probabilmente in relazione con i rapporti che Mozart tenne con la famiglia del botanico barone von Jacquin, alle cui serate contribuiva presentando alcuni suoi brevi pezzi, tra cui vorremmo ricordare alcuni terzetti vocali tripartiti (su testi del Metastasio) che, guarda caso, richiedevano come accompagnamento proprio tre corni di bassetto. Pur avendo le caratteristiche del lavoro di ricerca, il Divertimento K. Anh. 229 si colloca nell'atmosfera di questi incontri serali a cui ben aderisce il suo delicato intimismo e la scorrevolezza della sua melodia. Il lavoro si suddivide in cinque movimenti, posizionati con sagacia formale. Quasi come in un gioco di scatole cinesi un Allegro e un Minuetto (Allegretto) iniziali e un Minuetto e un Rondò (Allegro) finali racchiudono, nel cuore della composizione, un Adagio che si presenta come il tempo più carico emotivamente e dove Mozart, ancora una volta, riesce a esprimere il registro di malinconico pathos del clarinetto.
Il Divertimento in re maggiore K. 136 per orchestra d'archi fu composto da Mozart a Salisburgo nei primi mesi del 1772, nel periodo che intercorre tra il secondo e il terzo viaggio in Italia. La classificazione di questo lavoro non appare molto semplice, anche se sul manoscritto la composizione è denominata 'Divertimento' e allo spirito di questo genere si attiene. Infatti il brano non è canonicamente tagliato in cinque movimenti, di cui due dovrebbero essere minuetti, e presenta, al contrario, una tripartizione, con un tempo lento in posizione mediana. Del resto il brano non è neppure un quartetto, anche se le parti sono effettivamente quattro, proprio perché è privo del caratteristico linguaggio cameristico. Semmai può essere avvicinato alla forma tripartita della sinfonia d'opera italiana per soli archi, mancando in partitura le sezioni degli oboi e dei corni. Alla fine la composizione si può considerare come un prodotto nel quale lo stile sinfonico diventa il medium di un originale assemblaggio di diverse componenti musicali del linguaggio strumentale del secondo '700. Benché Mozart avesse nel 1772 soltanto 16 anni il risultato compositivo del presente lavoro lo pone già al di là di ogni modello e di ogni scuola. Il Divertimento K. 136 fa ancora perno sul tipico fraseggiare dello stile galante, ma questo viene rifondato su nuove e individuali concezioni musicali, che lo rivitalizzano all'interno di una generale freschezza dei tratti compositivi. Così nel primo movimento (Allegro) incontriamo un travolgente impulso ritmico che vive, in perfetta simbiosi, con la grazia delle luminose fioriture melodiche. L'accentuato virtuosismo orchestrale (interessanti sono, in tal senso, i giochi di proposta e risposta spesso risolti con accattivanti effetti dinamici), è sempre stemperato in un discorso musicale sciolto e smussato. Il secondo tempo (Andante) si abbandona dolcemente a una situazione più introspettiva, sempre comunque regolata da una trasparenza formale impeccabile. Il terzo e conclusivo movimento (Presto) si apre sommessamente, ma subito l'invenzione musicale mozartiana sfocia in una elaborazione semplice e vitalistica, che riesce però a dare spazio, senza conflitti interni, a incisivi interventi di carattere contrappuntistico.

ADAGIO E FUGA IN DO MINORE K. 546
Dal 1782 Mozart iniziò uno studio serrato e approfondito delle opere di Haendel, di Johann Sebastian Bach e dei due figli di quest'ultimo Philipp Emanuel e Friedemann. L'occasione gli fu offerta dal barone Gottfried van Swieten, un diplomatico austriaco molto influente che, tra l'altro, era stato ambasciatore imperiale a Berlino dove aveva avuto l'opportunità di conoscere la grande arte bachiana. Tornato a Vienna il barone si era premurato di collezionare le più importanti opere dei maestri nordici e, successivamente, di diffonderne la loro conoscenza. Settimanalmente, Mozart partecipava alle serate musicali di van Swieten pur di aver modo di attingere al patrimonio artistico costituito dalla sua fornitissima biblioteca. In questo modo studiò soprattutto gli Oratori di Haendel ma ancora di più il Clavicembalo ben temperato e l'Arte della fuga di Johann Sebastian Bach. Così la musica di Mozart subì uno spostamento nel suo indirizzo stilistico, che procedeva ora parallelamente alla contemporanea messa a punto di un nuovo genere di elaborazione contrappuntistica che, con il progredire degli anni, avrebbe investito tutti i settori della sua produzione fornendogli sia gli strumenti necessari per l'ultimo e decisivo salto verso una completa maturità compositiva e sia per l'originale risoluzione del suo conflitto interno tra stile galante e stile dotto. Il musicista dedicò molto tempo alla trascrizione di fughe bachiane e alla composizione di altri lavori in questo stile ma, per la verità, con risultati poco personali. Tutt'altro esito ebbe, invece, l'elaborazione della Fuga in do minore K.426 per due fortepiani, completata nel novembre del 1783. La composizione, uno degli esempi più aurei dell'arte contrappuntistica mozartiana, fu ripresa dal musicista nel giugno del 1788, e trascritta in una seconda versione per orchestra d'archi (K.546), nella cui veste è più comunemente conosciuta. Probabilmente questa nuova stesura, che aggiunge una maestosa sezione introduttiva (Adagio) doveva sviluppare in modo più completo, nelle intenzioni di Mozart, tutto il potenziale contrappuntistico che in parte andava perso o inibito con la prima destinazione strumentale. Il lavoro si apre appunto con un fosco e drammatico Adagio, che ha la funzione di preludio e che nel ritmo e in alcuni solenni gesti richiama alla mente la grandiosità dello stile di Haendel. La luce cupa, la tensione generata, i sottili intrecci contrappuntistici e il visionario cromatismo che attraversano la partitura donano ancora più rilievo alla successiva Fuga. Qui Mozart risolve i severi procedimenti barocchi in una personalissima costruzione di ampio respiro, di perfetto equilibrio architettonico e armonico e, soprattutto, lontano da ogni accademismo.
Massimo Rolando Zegna