ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 2/4 - (c) 1988

I MAESTRI DELLA MUSICA









Ludwig van BEETHOVEN (1770-1827)
Sinfonia N. 5 in Do minore, Op. 67
31' 55"


- 1. Allegro con brio
7' 55"

1

- 2. Andante con moto
9' 54"

2

- 3. Allegro
14' 06"
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3

- 4. Allegro

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Sinfonia N. 6 in Fa maggiore "Pastorale", Op. 68

43' 36"


- 1. Risveglio dei sentimenti all'arrivo in campagna (Allegro ma non troppo) 11' 59"

4

- 2. Scena al ruscello (Andante molto mosso)
12' 36"

5

- 3. Lieta brigata di campagnoli (Allegro)
19' 01"
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6

- 4. Temporale (Allegro)


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- 5. Canto pastorale: sentimenti di gioia e di riconoscenza dopo il temporale (Allegro)

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Czech Philharmonic Orchestra / Paul Kletzki, Direttore Symphony N. 5: House of Artists, Prague - 14-17 Febraury 1967

Symphony N. 6: House of Artists, Prague - 1964
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 0225 | (p) 1967- (1-3)
Supraphon | SUA ST 50796 | (p) 1965 - (4-6)


Edizione CD
De Agostini | GMD 2/4 | 1 CD - durata 76' 13" | (c) 1988 | ADD

Note
-












Beethoven (1-3)

 

Beethoven (4-6)
SINFONIA N. 5
La Sinfonia n. 5 viene da molti considerata la composizione che meglio incarna il vero Beethoven, ossia l'uomo che lotta contro il fato ostinato e lo vince. Se è difficile dire quanto quest'immagine si avvicini alla realtà, è invece indubitabile che la visione di un conflitto iniziale che si trasforma in trionfo sia il nucleo generatore della Quinta.
Composta tra il 1804 e il 1808, fu anch'essa dedicata, come già la Terza, al principe Lobkowitz e, congiuntamente, al conte Andreas von Razumowsky, grande amatore delle belle arti e buon violinista.
La Sinfonia n. 5 fu scritta contemporaneamente alla Sinfonia n. 6 'Pastorale', pur rappresentandone l'antitesi. Le parole dello stesso Beethoven, annotate nel manoscritto Fischoff, ci guidano:
«Nell'anima, come nel mondo fisico, agiscono due forze entrambe ugualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione».
Il primo movimento è notevole, soprattutto per l'aspetto ritmico. Il martellante inciso iniziale si sviluppa con rigore e, nello stesso tempo, con brillantezza, seguendo un percorso suo proprio, indipendente dallo sviluppo melodico e armonico. Nell'esposizione, Beethoven passa dal modo minore al modo maggiore, minimizzando le differenze, per raggiungere il massimo grado di continuità all'interno della sezione. Solo nel punto di maggiore intensità il motivo arriva a disintegrarsi in due sole 'note-campione', incrinando il sicuro senso della tonalità e generando uno stato d'animo di smarrimento. Quando il motivo si ricompone, riecheggiando l'esordio, la tonalità si ricostituisce e acquista una nuova determinazione. Questo spunto riapparirà nella coda, in cui Beethoven, come già nelle due precedenti sinfonie, inserisce nuove idee tematiche spesso derivate da materiale antecedente.
Il secondo movimento, Andante con moto, è caratterizzato da un aspetto nettamente marziale e da importanti passaggi nel modo maggiore. Si tratta di un'evidente anticipazione della soluzione finale della sinfonia stessa.
Con il terzo movimento, lo Scherzo, ci troviamo al punto simmetrico di collegamento tra la violenza del primo movimento e il trionfo del finale. I contrasti estremi tra i pianíssímo che salgono dalle profondità dell'orchestra, così apparentemente esitanti nella conclusione, e i fortissimo dei corni, che con la ripetizione dello stesso suono richiamano il ritmo del primo movimento, sembrano simboleggiare una conflittualità non si saprebbe dire se più psicologica o più fisica.
Il brillante Finale, con l'aggiunta dell'ottavino e dei tromboni, risolve tutte le tensioni senza ombra di dubbio. Il richiamo al materiale dello Scherzo, prima della ricapitolazione definitiva, evidenzia la stretta relazione interna tra i diversi movimenti della sinfonia. Si tratta di una vera e propria sintesi suprema, in cui i precedenti movimenti acquistano il carattere di preparazione alla catarsi trionfale.
Hector Berlioz, compositore pieno di slancio e passione, ha per la Quinta parole che ci immergono nel clima agitato e prorompente della fantasiosa sensibilità romantica:
«La Quinta sinfonia sembra emanare direttamente dal genio di Beethoven; egli vi svilupperà il suo pensiero intimo; le forniranno l'argomento i suoi dolori segreti, le sue collere concentrate, le sue fantasticherie piene d'un abbattimento così triste, le sue visioni notturne, i suoi slanci d'entusiasmo; e le forme della melodia, dell'armonia, del ritmo e della strumentazione vi si mostreranno altrettanto individuali e nuove che piene di forza e di nobiltà».
Maria Luisa Merlo

SINFONIA N. 6 “PASTORALE”
La Pastorale prese vita contemporaneamente a un'altra sinfonia, la Quinta, in quegli anni particolarmente tumultuosi e fecondi che furono per Beethoven il 1805-1808. A fianco degli abbozzi compositivi egli appose quanto segue: «Pastoralsinfonie: nessuna pittura, ma vi sono espresse le sensazioni che suscita nell'uomo il piacere della campagna, e sono rappresentati alcuni sentimenti della vita dei campi» e in testa alla partitura la famosa precisazione: «Più espressione di sensazioni che pittura». La prima scena, «Risveglio dei sentimenti all'arrivo in campagna», si apre con un festoso motivo dei violini che viene rimandato, a uno a uno, a tutti gli strumenti dell'orchestra che sboccia in un tutti carico di entusiasmo e vitalità. Il tema a è un motivo costituito da brevi frasi ascendenti che, unite all'attacco in levare, creano un'atmosfera di risveglio e allegrezza; il tema b si inserisce in questa visione di armonia e gioiosa pacificazione del tutto con la sua quieta melodia discendente non più animata dal ritmo saltellante di a, ma formata da valori uguali che ci riportano a una situazione di pace raggiunta in una ciclicità naturale e priva di ansie. L'inverno segue il tripudio dell'estate e tutto sembra morire sotto il grigio cielo della stagione fredda, ma la terra protegge la promessa della nuova vita che rinascerà a primavera. Irrompe c, fortissimo, e con slancio trascina tutta l'orchestra alla conclusione dell'esposizione. Il materiale di a è quello che viene trasformato da Beethoven in questa sezione del primo movimento, ma qui prevale la direzione discendente. Quello che nell'esposizione costituiva solo un breve collegamento tra una frase e l'altra qui si amplifica e viene continuamente reiterato, passando dai registri più acuti ai più gravi dell'orchestra e creando un effetto complessivo simile al moto perpetuo, in cui la melodia che ogni volta sembra morire rinasce con nuovo entusiasmo. La ripresa propone di nuovo tutti i temi e si chiude introducendo un andamento più tranquillo e scivolato. Questo espediente conferisce al pezzo un carattere ancor più agreste proprio perché riecheggia l'incedere delle nenie pastorali.
La «Scena al ruscello», un Andante molto mosso, è caratterizzata dal fluente motivo affidato agli archi, in special modo ai violoncelli e ai contrabbassi, che accompagna lo svolgersi dell'intero movimento. A turno i fiati, spesso unitamente agli archi (molto belle a questo proposito le corrispondenze violino-flauto, fagotto-violoncello), danno voce a una melodia malinconica e dolcissima che si staglia nettamente sul mormorio sommesso e quasi mai interrotto degli archi; lo stesso Beethoven annotò accanto al manoscritto: «Più grande è il ruscello, più profondo è il suono
», sicuramente per aiutare la giusta interpretazione del significato della trasposizione del motivo ai registri orchestrali più gravi. Il movimento si chiude con un avvenimento di grande effetto: il flauto, l'oboe e il clarinetto nel silenzio assoluto dell'orchestra imitano rispettivamente l'usignolo, la quaglia e
il cuculo. Non si tratta tuttavia di una caduta in una mediocre onomatopea. Qui è la natura con la sua stessa voce che si trasforma in arte e libra il suo canto quale manifestazione perfetta, mentre l'orchestra tace come rapita in un silenzio stupefatto.
Il terzo movimento, «Lieta brigata di campagnoli
», inizia sommessamente e introduce a poco a poco nella nuova atmosfera gaia e leggera; un ritmo di danza popolare apre il movimento, cui risponde poco dopo una melodiain sincope cantata dall'oboe prima e poi affidata agli altri fiati. D'un tratto la danza si interrompe per lasciar posto a un perentorio episodio in 2/4 dove la variazione metrica costituisce un elemento fondamentale per il cambiamento della situazione. Tutto infatti si fa più concitato e burlesco, l'orchestra si scatena in un vortice divertito e brillante reso ancor più pungente dall'uso del contrattempo, lo Scherzo si chiude con il ritmo della danza campestre.
Nel quarto movimento si scatena il «Temporale
». Un tremolo dei violoncelli e dei contrabbassi ne presagiscono l'avvicinarsi, in un clima teso e funesto. Con un dosaggio sapiente di intensità e di agitazione, il temporale esplode con tutta la sua forza, mentre i tuoni (evocati dai timpani) e i lam-i (dai fiati) si stagliano sulla pioggia torrenziale che gli archi rendono con rapidissimi passaggi cromatici. Quando l'irruenza della natura si placa, ecco apparire, solare e consolatorio, il quinto movimento, «Canto pastorale: sentimenti di gioia e di riconoscenza dopo il temporale». Prima in lontananza, presentato dai clarinetti, a cui fanno eco i corni, ecco finalmente il tema, eseguito dai violini piano per poi scaturire in un fortissimo dei corni. È una melodia dolce e cantabile, resa più lirica e quasi esitante dal ritmo in 6/8 che a volte si trasforma nel corso del movimento, altre resta invariato e ben riconoscibile per contrapporsi al tema b che richiama le sonorità di una canzone popolare slava. La sinfonia si chiude sommessamente con un che di religiosa devozione di fronte a uno spettacolo così grandioso che rappresenta un avvenimento di straordinaria bellezza.
Maria Luisa Merlo