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1 CD -
GMD 2/5 - (c) 1988
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Ludwig van
BEETHOVEN (1770-1827)
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Sonata
per Pianoforte N. 8 in Do minore
"Patetica", Op. 13 |
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19' 59" |
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Grave. Allegro molto e con brio
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8' 33" |
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1 |
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Adagio cantabile
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5' 55" |
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2
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- Rondò. Allegro
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4' 31" |
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3
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Sonata
per Pianoforte N. 14 in Do diesis
minore "Al Chiaro di Luna", Op. 27
N. 2 |
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15' 28" |
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- Adagio sostenuto
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7' 10" |
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4 |
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Allegretto
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2' 41" |
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5 |
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- Presto agitato
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5' 37" |
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6 |
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Sonata
per Pianoforte N. 23 in Fa minore
"Appassionata", Op. 57 |
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21' 13" |
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- Allegro assai
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9' 28" |
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7
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- Andante con moto
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6' 48" |
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8 |
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- Allegro ma
non troppo. Presto
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4' 57" |
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9 |
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Friedrich Gulda,
Pianoforte |
Österreichischer Rundfunk, Studio
Klagenfurt - October 1963 & September
1964
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Concert
Hall / Amadeo | SMS 2916 | (p)
1965
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 2/5 | 1 CD - durata
54' 54" | (c) 1988 | ADD |
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Note |
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Beethoven
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SONATA N.
8 "PATETICA"
La Sonata
op. 13 per pianoforte
fu composta tra il 1798 e il
1799 e dedicata al principe
Karl von Lichnowsky, cui
Beethoven era legato da
un'amicizia profonda. Il
titolo Patetica fu
coniato dall'editore ma
Beethoven evidentemente lo
permise, visto che si trova
già nella prima edizione del
1799. Patetica, in arte, è
la "forza tragica di
rappresentazione", secondo
le parole del Carli Ballola,
e mediante la catarsi
l'uomo, assistendo alla
tragedia, può redimersi.
Decisamente 'patetico' è
l'esordio, un Grave
introduttivo caratterizzato
da un motivo ascendente,
continuamente interrotto e
carico di tensione, che
giunge alle estreme vette
delle sonorità più acute,
per precipitare poi con una
violenta discesa
liberatoria, sulla cui
ultima nota si innesta il
tema dell'Allegro molto con
brio. Qui le forze che
agitavano l'introduzione
sembra che trovino
finalmente un varco e il
tema a riesce, partendo dal
Grave, a estendersi verso
l'acuto con un che di
drammatico ma vigoroso. La
mano sinistra, assestata sui
registri più gravi della
tastiera, ribadisce
ossessivamente la tonica, a
ottave spezzate. Anche il
tema b ha un
andamento ascendente, ma
l'accompagnamento più
sommesso e tranquillo lo
rende meno ansioso di a
e psicologicamente più
rasserenato. La prima parte
si chiude con un passaggio
veloce di ampio respiro
sopra il basso che scende
con note tenute. Lo sviluppo
è introdotto di nuovo dal
Grave iniziale che
ristabilisce il clima
drammatico e concitato dove
a riprenderà vita. Lo
riascolteremo alla
conclusione del movimento
ridotto a sole quattro
battute,
prima dell'inappellabile
cadenza finale.
L'Adagio cantabile è una
pagina di toccante lirismo.
Il primo motivo, ampio e
cantabile, viene eseguito
dalla mano destra su un
quieto disegno della mano
sinistra nella regione
medio-grave, per poi
ripetersi subito dopo, due
ottave più in su, con un
effetto dolcissimo di
apertura e trasfigurazione.
Il secondo motivo, in
minore, è più implorante,
costruito sopra un basso
inquieto tutto fatto di note
ribattute. Il movimento
prosegue con variazioni or
dell'una or dell'altra idea
tematica sino alla coda,
dove solo un frammento del
primo tema viene dilatato e
ripetuto per concludere con
una frase carica di
sentimento.
Il Rondò, terzo e ultimo
movimento di quest'opera,
inizia con una melodia
decisa, in modo minore, che
si muove agilmente sopra il
delicato arpeggiare della
mano sinistra. Spunta un
nuovo inciso, quindi in
maggiore, tanto sereno
quanto il primo appariva
agitato. Un passaggio
dialogato tra mano destra e
sinistra, in cui lo stesso
spunto viene rimandato
continuamente, introduce
nuovamente il tema iniziale,
al quale si contrappongono,
sino alla fine della sonata,
spunti tematici sempre
nuovi.
Maria
Luisa Merlo
SONATA N.
14 "AL CHIARO DI LUNA"
Questa sonata,
scritta nel 1800-1801, è
legata alla donna che
Beethoven in quegli anni amò
e a cui dedicò la sua opera:
Giulietta Guicciardi. La
giovane conobbe il maestro a
casa delle cugine Thérèse e
Josephine von Brunswick,
presso cui si recava per
prendere lezioni di
pianoforte. La relazione col
musicista durò due anni, al
termine dei quali Giulietta
sposò un uomo di rango pari
al suo, lasciando Beethoven
in uno sconforto profondo.
La sonata Al Chiaro di
luna porta questo
titolo non per volontà
dell'autore. Inizialmente
venne battezzata Lauben
Sonata (sonata del
pergolato), in seguito ebbe
maggior fortuna
l'intitolazione coniata da
Ludwig Rellstab, che
paragonò le sensazioni
provocategli dall'Andante a
un chiaro di luna che si
rispecchia in un lago
alpino.
L'autore la definì 'sonata
quasi una fantasia'; tra i
diversi movimenti non vi è
sosta e si inizia non con il
consueto Allegro ma con il
celeberrimo Adagio
sostenuto. Questa pagina
viene quasi sempre slegata
dal resto della
composizione. Effettivamente
essa vive di vita propria ed
è concepita quasi come un
canto, il cui doloroso
lirismo nasce, cresce e si
compie in uno spazio libero,
senza costrizioni formali.
L'accompagnamento fluido,
senza interruzione, crea un
contrasto carico di
emotività con il tema, che
si muove lentamente,
esitando, quasi fosse un
singhiozzo soffocato.
Dopo l'accordo conclusivo
del primo movimento, mentre
ancora risuonano nell'aria
le tristi note di questa
dolorosa melodia, attacca
l'Allegretto, con una prima,
una seconda parte, un trio e
la ripetizione delle prime
due sezioni, rispecchiando
fedelmente la forma del
minuetto. Questo tempo
possiamo definirlo un tipico
Allegretto beethoveniano.
Sentimenti giocosi e
rasserenati prendono la
forma di una danza che,
posta simmetricamente al
centro della composizione,
tende ad allentare la
tensione generata dal primo
movimento e a preparare
l'ascoltatore al finale.
Il Presto agitato è violento
e convulso al suo apparire.
Mentre la mano sinistra
resta saldamente assestata
sulla regione grave della
tastiera, ripetendo
caparbiamente le stesse
note, la mano destra si
lancia verso l'acuto con
arpeggi rapidi che si
concludono con un accordo
ripetuto. Questo movimento
ascensionale caratterizza
tutto il primo tema; il
secondo è invece più quieto,
almeno in apparenza, perché
la melodia cantabile della
mano destra si muove su un
rapido passaggio della mano
sinistra che crea un effetto
di insicurezza e movimento.
Nello sviluppo, la prima
idea all'esordio e in
seguito la seconda idea si
trasformano, dando vita ad
un episodio molto intenso e
carico di emozione. Quando
giungiamo alla ripresa
abbiamo la sensazione di
trovarci in mezzo a una
tempesta dove dolore e
ribellione si alternano in
una ridda di sonorità
violente e senza tregua.
Solo una piccolissima sosta,
con due accordi di ottava
nella regione grave della
tastiera, ci regala un
attimo di pace per poi
ripartire con rinnovata
energia e concludere con un
vorticoso arpeggio
all'unisono.
Maria
Luisa Merlo
SONATA N.
23 "APPASSIONATA"
L'opera fu
scritta da Beethoven tra il
1804 e i primi mesi del 805
e dedicata al conte Franz
von Brunswick, intimo amico
dell'autore. L'intitolazione
Appassionata appare
soltanto, e quasi certamente
per la prima volta, in
un'edizione del 1838
pubblicata da Cranz di
Amburgo; tutto lascia
supporre che Beethoven non
fu mai a conoscenza di quel
titolo. Probabilmente esso
fu ideato in connessione con
l'amore infelice del maestro
per Josephine von Brunswick,
allo scopo di rendere
l'opera più interessante
presso il pubblico.
Il carattere drammatico e
carico di passione lo si
avverte sin dalle prime
battute, quando il tema
viene scandito all'unisono
dalle due mani senza alcun
accompagnamento. L'atmosfera
diventa rarefatta e
fremente, la melodia sale,
per poi precipitare di
schianto e dare subito
spazio a una ripresa
frenetica del tema a, questa
volta arricchito da armonie
dense e vibranti. La seconda
idea si presenta come
un'isola di quiete nel
turbine dei sentimenti
agitati dalla prima idea e
come un polo che potremmo
definire simmetrico, perche
questo Allegro assai non
consta di due soli nuclei
tematici, ma almeno di tre,
se non di cinque come altri
hanno voluto vedere. La
dialettica agitata in cui si
muovono i tre elementi è
l'anima di questo primo
tempo, dovc assistiamo a una
vera e propria evoluzione
tragica della materia
musicalc. L'antitesi tra due
temi contrapposti, lo
sviluppo e la ripresa intesi
come momenti esclusivamente
formali qui si fondono e si
concretizzano in un unico
poema lirico che si esprime
in tutte le sue
sfaccettature, in un
divenire grandioso.
Il secondo tempo, Andante
con moto, è costruito sopra
una semplice melodia ed è in
forma di tema e variazioni.
In un panorama totalmente
trasfigurato, Beethoven ci
conduce lungo una strada
piana e priva di insidie; la
prima variazione è
caratterizzata dal ritmo
sincopato; la seconda da un
fluido movimento della mano
destra; la terza acquista
ancora maggior ampiezza
estendendosi sempre più
verso l'acuto.
Il ritorno del tema funge da
collegamento con l'Allegro
ma non troppo, terzo e
ultimo tempo che inizia
subito senza interruzione.
Un accordo dissonante,
ribadito con ritmo
martellante, dà l'avvio ad
uno dei pezzi beethoveniani
più irruenti e ricchi di
sentimento, in cui turbinano
temi ora disperati, ora di
ribellione, con energia
inesauribile. Lo scorrere
agitato di questo finale
sfocia in un Presto
perentorio come una fanfara
militare. Dopo le prime
battute, in cui le due mani
eseguono accordi
simultaneamente, la mano
destra si libera in
rapidissimi passaggi sotto
cui la mano sinistra
ribadisce ancora una volta
la drammaticità del momento
con accordi arpeggiati e
tenuti. In una progressiva
ascesa verso l'acuto si
giunge all'apìce della
tensione da cui prenderà
energia la grande discesa
finale suggellata dai tre
secchi accordi conclusivi.
María
Luisa Merlo
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