ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 2/7 - (c) 1988

I MAESTRI DELLA MUSICA









Ludwig van BEETHOVEN (1770-1827)
Sonata per Violino e Pianoforte N. 5 in Fa maggiore "La Primavera", Op. 24
24' 45"


- Allegro
10' 05"

1

- Adagio molto espressivo
6' 35"

2

- Scherzo. Allegro molto
1' 10"

3

- Rondò. Allegro ma non troppo
6' 55"

4

Sonata per Violino e Pianoforte N. 9 in La maggiore "Kreutzer", Op. 47
39' 22"


- Adagio sostenuto. Presto
14' 36"

5

- Andante con variazioni 15' 27"

6

- Finale. Presto
9' 19"

7





 
Josef Suk, Violino / Jan Panenka, Pianoforte Studio Domovina, Prague:  12 & 14 June 1967 (N. 5); 4 September & 4 October 1967 (N. 9)
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | SUA ST 50906 | (p) 1968 - (1-4)
Supraphon | SUA ST 50908 | (p) 1968 - (5-7)


Edizione CD
De Agostini | GMD 2/7 | 1 CD - durata 64' 22" | (c) 1988 | ADD

Note
-












Bach (1-4)


Bach (5-7)
SONATA N. 5 “PRIMAVERA”
Scrìtta tra il 1800 e il 1801, fu dedicata, come la Sonata op. 23 , al conte Moritz von Fries, un grande amante delle arti e protettore di artisti. Egli possedeva una stupenda collezione di quadri e di altri oggetti, ma lo stile di vita eccessivamente dispendioso e prodigo ne compromise le sostanze al punto di ridurlo in completa miseria nel 1826 con il fallimento della banca di cui era in parte proprietario. Beethoven frequentò assiduamente la dimora del conte, ove conobbe molte personalità dell'aristocrazia e della cultura che illuminavano la Vienna Biedermeier, e a lui dedicò, oltre a queste due opere, anche la Sinfonia n. 7 nel 1812.
Anche quest'opera reca un titolo, Primavera, che è estraneo all'autore e che in qualche modo ne determinò la fortuna; fu pubblicata assieme alla Sonata op. 23 in la minore, ma subito ebbe maggior successo e tutt'oggi mantiene inalterata la sua notorietà. Probabilmente il titolo le deriva dal primo tempo, l'Allegro. Sopra un tranquillo arpeggiare del pianoforte, il violino attacca immediatamente con il tema a, una melodia cantabile, di ampio respiro, che si imprime facilmente nella memoria e che rimanda a immagini quiete e profumate di freschezza. Dopo la ripetizione affidata al pianoforte, arricchita da rapidi passaggi cromatici (tra suoni vicinissimi), un ponte di collegamento introduce il tema b che, marcato e reso dinamico dal movimento ascendente del pianoforte, costituisce una parte importante dello sviluppo. L'Allegro continua seguendo le regole della sonata, ma il brio e l'ingenuità ricca di continuo stupore trascendono i vincoli formali, che vengono assoggettati all'intrinseca coerenza del pensiero musicale nel suo divenire.
Con l'Adagio molto espressivo Beethoven offre un esempio davvero ben riuscito di melodia con accompagnamento, in cui or l'uno or l'altro degli strumenti propone il tema. Controllato ed estremamente lineare, si snoda senza drammi, chiuso in un mondo intimista e contemplativo.
Lo Scherzo compare per la prima volta in una sonata per violino proprio in questa occasione. Molto vivace, ha come nucleo generatore il ritmo serrato che interrompe la melodia con frequenti pause, creando effetti disorpresa soprattutto quando il violino fa da eco, in contrattempo, al pianoforte. La parte centrale, il trio, contrasta con il resto del movimento per l'uniformità ritmica con cui i due strumenti si lanciano in una corsa frenetica che copre un ampio arco di suoni dal grave all'acuto. La ripetizione della prima parte conclude la sezione.
Il quarto e ultimo tempo è un Rondò che, sia nella realizzazione sia in uno dei motivi proposti, ricorda molto Mozart. Questa forma musicale si basa sull'alternanza tra il motivo principale e altri nuclei tematici, con un effetto circolare dato dal continuo ritorno dell'idea di base contrapposta di volta in volta ai vari incisi. Il tema viene esposto dal pianoforte solo e subito dopo viene ripetuto dal violino all'ottava superiore; è un'idea graziosa e disimpegnata che acquista nel corso del pezzo caratteristiche diverse proprio perché inframmezzata da episodi più impegnativi. La Sonata giunge a conclusione attraverso un vivace dialogo tra i due strumenti che si alternano nell'esporre tema e intermezzi, mentre la melodia principale passa dal pianoforte al violino, creando continui effetti d'eco e di rimando in un clima aggraziato e profondamente classico. È del fantasiosissimo Schering l'interpretazione secondo la quale questa Sonata si ispirerebbe a un dramma di Goethe risalente al 1776, Claudina di Víllabella, di cui Beethoven aveva già messo in musica un brano. Di ispirazione bucolica, vi si narra dell'amore tra Pedro e la bella Claudina.
Maria Luisa Merlo

SONATA N. 9 “KREUTZER
Questa composizione risale agli anni 1802-1803 e porta il titolo: «Sonata scritta in uno stile molto concertante quasi come d'un concerto». A questo Beethoven aggiunse che la parte del violino era da considerarsi obbligata e quindi non ad líbitum come la prassi del tempo era usa permettere. Già la terminologia usata ci guida sul carattere dell'opera, in cui i due strumenti si pongono faccia a faccia e dialogano energicamente dando l'impressione di due contendenti di pari valore. Il noto violinista Szigeti sottolineava a questo proposito che in ungherese, la sua lingua natale, la traduzione del concetto di 'concerto' è 'lotta di suoni'.
L'intitolazione fa intuire chiaramente come Beethoven volesse distinguere questa sonata dalle altre già scritte, e il fatto determinante per la sua creazione fu l'incontro con il violinista Bridgetower, un giovane mulatto figlio di padre africano e madre europea, che aveva esordito come fanciullo prodigio in un concerto a Londra a cui partecipò anche Franz Clement (il destinatario e primo esecutore del Concerto op. 61 per violino e orchestra), allora bambino. Fu durante un soggiorno in Germania, nel 1802, che Bridgetower conobbe Beethoven, divenendone presto amico. Uomo affascinante e pieno d'entusiasmo, probabilmente stimolò il musicista a scrivere qualcosa che egli potesse eseguire. Così avvenne, ma la sonata non gli fu poi dedicata a causa di un litigio per una donna, e il nuovo destinatario divenne Rudolph Kreutzer. L'opera non incontrò però il favore della critica. La “Allgemeine Musik Zeitung” di Lipsia la definì stravagante e troppo fuori del normale, mentre lo stesso Kreutzer se ne andò durante il concerto, tappandosi le orecchie e rifiutandosi di eseguirla. Leone Tolstoj la assunse addirittura a molla scatenante dell'amore adultero e peccaminoso tra Trukhatchevsky e Liza in un suo celebre romanzo che porta il titolo stesso dell'opera beethoveniana. Così scrive: «Suonarono la sonata a Kreutzer di Beethoven. Conoscete voi il primo tempo, Presto? Lo conoscete? Ah! Un lavoro terribile questa sonata! Specialmentequel Presto. Ed è cosa terribile la musica in generale. Che è? Perché sicoltiva? Si dice che la musica commuove l'anima. Bestialità, menzogna [...] Ella agisce sui nervi [...] con effetti sovreccitanti. La musica mi fa dimenticare il mio stato d'animo, trasportando il mio spirito in altro ordine di idee [...] La musica mi comunica lo stato d'animo in cui versava chi scrisse quella musica nell'atto che la scriveva: la mia anima si fonde con la sua. Ecco la ragione perché la musica provoca un'eccitazione che non possiamo spiegare soprattutto nella musica sinfonica che è dannosa [...] Dopo il Presto suonarono l'Andante! Poco originale, con variazioni banali e poi il Finale, di poco effetto». Pare comunque che in seguito Tolstoj, riascoltando la sonata alcuni anni dopo la pubblicazione del suo romanzo, si sia ricreduto.
Il primo tempo inizia con un Adagio introduttivo, interlocutorio ed incerto, da cui sfocia prorompente il. Presto in cui il violino e il pianoforte si fronteggiano senza tregua. Solo un attimo di riflessione quasi elegiaca all'inizio del secondo tema interrompe il fluire tormentoso di questo movimento, dove la ripresa è ancora più violenta e drammatica e la conclusione all'unisono travolgente e spasmodica.
Il secondo tempo è un Andante con variazioni. Come spesso accade in Beethoven questo è il momento lirico, contemplativo, in cui le passioni si placano per lasciar posto a immagini rasserenate e soavi. Le variazioni sono quattro, di cui l'ultima è la più lunga. Una ripresa del primo tempo sotto forma di coda ci offre uno dei passi più belli della musica beethoveniana per violino; il canto struggente si libera disteso sopra il fluire morbido e cullante del pianoforte. Una nota manoscritta del Bridgetower posta a lato dello spartito di sua proprietà ricorda: «L'espressione di Beethoven nell'Andante era cosi pura che se ne chiese insistentemente e ad unanimità la ripetizione». `
Il Finale: Presto era stato scritto per la Sonata op. 30 n. 1 in la maggiore ma fu poi collocato in questa sede ancor prima che l'opera prendesse una forma definitiva. Si avverte comunque un legame intrinseco tra questo movimento e il resto dell'opera, e soprattutto una connessione profonda, di carattere psicologico, con il primo tempo. L'esordio secco, senza indugi, con un accordo fortissimo del pianoforte introduce in una atmosfera fremente e allo stesso tempo gaia. L'ardore tormentoso che agitava il primo tempo qui si tramuta in enfasi e la carica espressiva si libera in una danza carica di slancio. In un ritmo incalzante interrotto qua e là da brevi variazioni di misura il movimento si sviluppa con coerenza rigorosa, pur riservando continue novità ed esigendo un'estrema perizia dagli esecutori.
Per le difficoltà che propone, la sonata non fu amata né eseguita spesso dai musicisti dell'epoca. Lo stesso Kreutzer la definì «oltraggiosamente incomprensibile» e tale opinione fu condivisa dalla stragrande maggioranza dei suoi contemporanei. È nostra opinione che Beethoven se ne rendesse conto, perché ad alcune obiezioni fattegli su alcuni suoi lavori egli rispose: «Oh, queste opere non sono scritte per voi, ma per i tempi futuri».
Maria Luisa Merlo