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1 CD -
GMD 2/11 - (c) 1988
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Franz
SCHUBERT (1797-1828)
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Quartetto
per Archi in La minore
"Rosamunda", Op. 29, D. 804
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33' 15" |
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-
Allegro ma non troppo
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10' 30" |
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1 |
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-
Andante
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8' 22" |
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2
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- Minuetto.
Allegretto
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7' 07" |
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3
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- Allegro moderato
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7' 16" |
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4 |
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Quartetto
per Archi in Mi bemolle maggiore,
Op. 125 N. 1, D. 87 |
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20' 41" |
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- Allegro moderato
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6' 24" |
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5 |
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- Scherzo.
Prestissimo
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1' 46" |
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6 |
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- Adagio |
6' 57" |
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7 |
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- Allegro |
5' 34" |
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8 |
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Quartetto
Italiano |
Ginevra -
July 1965
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Concert
Hall | SMS 2417 | (p) 1965
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 2/11 | 1 CD -
durata 53' 56" | (c) 1988 | ADD |
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Note |
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Schubert
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QUARTETTO
IN LA MINORE D. 804
"ROSAMUNDA"
Il 31 marzo
1824, pochi giorni dopo aver
completato il Quartetto
in la minore, Schubert
scrisse all'amico
Kupelwieser: «Mi sento la
creatura più infelice e
sventurata del mondo [...].
Immagina che un uomo sappia
che la sua salute non si
ristabilirà mai
completamente; che,
disperato, non faccia che
peggiorare le cose invece di
migliorarle. Immagina che
quell'uomo abbia visto
svanire nel nulla tutte le
speranze più luminose, che
per lui la felicità nata
dall'amore e dall'amicizia
non sia altro che una nuova
fonte di sofferenza; che in
lui l'entusiasmo per la
bellezza (almeno nella sua
qualità di stimolo) minacci
di scomparire; e ora, chiedi
a te stesso se quest`uomo
non è davvero una sciagurata
e infelice creatura [...].
Così, senza gioia e senza
amici, passerei i miei
giorni, se ogni tanto non
venisse a trovarmi Schwind,
che porta nella mia camera
un soffio fresco di quei
giorni dolci che
appartengono ormai al
passato».
Sembrerebbe una delle
testimonianze cupe e
pessimistiche dell'ultimo
Beethoven, e invece si
tratta proprio dell'amabile,
suadente e malinconico Franz
Schubert. A soli ventisette
anni di età, e a quattro
dalla morte prematura,
duramente provato dai primi
assalti della malattia (una
grave infezione venerea),
Schubert si apprestava a
comporre i capolavori della
piena maturità: le ultime
sonate per pianoforte, il Quartetto
in la minore, il Quartetto
in re minore, l'Ottetto,
la Fantasia in fa minore
e la Sinfonia in do
maggiore.
Contrariamente a quanto si
potrebbe credere, le prime
manifestazioni di musica da
camera erano state segnate
dall'influenza della
scrittura sinfonica. La
produzione tarda risente
invece del carattere più
genuino tipico del
camerismo: l'elevato e
nobile 'colloquio in musica'
imbastito fra gli strumenti,
la ricerca febbrile volta ad
approfondire soluzioni
inedite e sperimentali e,
ancora, l'allusione a
scritture diverse, alla
sinfonia e all'ouverture,
al concerto con il violino
in funzione solistica o al
contrappunto arcaicoe
severo.
Il Quartetto in Ia minore
venne composto tra febbraio
e marzo ed eseguito il 14
marzo da un gruppo che era
solito misurarsi con le
opere di Beethoven: il
quartetto formato da
Schuppanzigh, Holz, Weiss e
Linke. Casopiuttosto
inconsueto per Schubert, il
brano fu pubblicato
nell'autunno dello stesso
anno come Quartetto op.
29 n. 1.
Sull'esecuzione del
quartettoSchuppanzigh ci
resta la testimonianza
dell'amico Schwind, che
scrive a Shober proprio la
sera del 14 marzo: «Il
quartetto di Schubert fu
eseguito, un poco lentamente
a suo avviso, ma con purezza
e sensibilità. Nell'insieme
si presenta molto cantabile,
ma in un modo in cui tutto
il sentimento e tutta
l'espressione si fissano
alla melodia, come un Lied.
Un cinese, seduto al mio
fianco, lo trovava affettato
e senza stile. Vorrei ben
vedere una sola volta
Schubert affettato!».
Come già era accaduto in
altre circostanze, Schubert
si servì nel secondo
movimento del quartetto del
tema dell'Andantino di Rosamunda,
uno dei simboli della
produzione del compositore.
Ma gli esempi di travaso, o
meglio di citazione e di
parafrasi di un'opera, non
si fermano qui. Più volte è
stato segnalato il legame
fra il Minuetto di questo
lavoro e un frammento del Lied
intitolato Die Götter
Greichenlands (Gli dei
della Grecia), sulle parole
«O bel mondo, dove sei?
Ritorna, o cara e fiorita
età della natura»,
composto cinque anni prima,
nel novembre del 1819.
Ancora, il caratteristico
movimento “all'ongarese' del
finale del quartetto
rielabora la sezione in re
minore del precedente Divertimento
all'ungherese.
È interessante notare come
il compositore,
probabilmente, fosse
cosciente delle novità
espresse dalla partitura. La
lettera a Leopold
Kupelwieser del 31 marzo
1824 suona quasi come una
dichiarazione programmatica:
«In fatto di Lieder
non ho scritto gran che di
nuovo, ma, in compenso, mi
sono esercitato in numerosi
lavori strumentali: ho
scritto due Quartetti [...]
e un Ottetto, e ho in mente
di scrivere un altro
Quartetto. Voglio così
prepararmi a comporre una
grande Sinfonia».
Come nella tragica ballata
del Lied intitolato
Der Zwerg (Il nano)
del 1823, l'inizio
dell'A1legro ma non troppo
presenta un basso ritmico e
ostinato, sul quale canta
una melodia. La cantabilità
continua del primo tema,
tanti incisi melodici
ripetuti e disposti in
successione, si ritrova
anche nel secondo tema in do
maggiore. Tutto il materiale
dell'esposizione (i due
temi, il ponte modulante e
la zona di coda) viene
opportunamente elaborato
durante lo sviluppo, dove
ricompare il fremito degli
accordi ribattuti
dell'inizio, come episodio
intimo e raccolto. La
ripresa e l'ennesima
riapparizione del primo tema
chiudono l'intero movimento.
Il secondo tempo, Andante,
riprende il tema
dell'introduzione al terzo
atto di Rosamunda,
più tardi ancora utilizzato
per le variazioni di uno dei
suoi più celebri improvvisi.
«Rosamunda
in una valle idillica con le
sue greggi» recita
la scena originaria; ed
ecco, anche dalla versione
per quartetto d'archi,
affiorare un'aura idilliaca
ed elegiaca, con i morbidi
passaggi di tonalità dal
maggiore al minore.
ll terzo movimento,
Minuetto, è tutto costruito
sulla prima cellula
interrogativa esposta al
violoncello, come
l'introduzione in fa minore
al finale dell'Ottetto,
e ci conduce nell'atmosfera
agreste del Ländler
popolare.
Scintillante, irruente ed
energico, il finale, Allegro
moderato, è in forma di
rondò 'all'ongarese', con
gli slanci sguaiati della
melodia verso l'acuto, la
figura ostinata del ritmo
puntato e gli appoggi
ritmici sul tempo debole
della battuta. Qualcuno vi
ha scorto una certa affinità
con il Quartetto K.
499 di Mozart, che
certamente Schubert
conosceva e aveva forse
suonato in formazione
cameristica con altri
musicisti.
Luigi
Di Fronzo
QUARTETTO
IN MI BEM. MAGG. D. 87
Con il Quartetto
in mi bemolle maggiore
ritorniamo al giovanissimo
Schubert, al fanciullo che
sin dall'adolescenza aveva
dimostrato di sapersi
destreggiare egregiamente
nel campo della composizione
musicale, abbozzando e
scrivendo brani per
pianoforte, Lieder,
ouvertures, sinfonie,
messe e Singspiele.
Sebbene la vecchia edizione
dell'Opera Omnia, che
raccoglie tutta la
produzione del compositore,
attribuisca erroneamente
all'anno 1817 la stesura del
lavoro, il quartetto fu
scritto in realtà nel
novembre del 1813.
Dopo aver ricevuto i primi
rudimenti di musica dal
padre e dall'organista della
parrocchia di Lichtental,
Schubert era stato ammesso
nel 1808, a undici anni, fra
i fanciulli cantori della
Cappella Reale di Vienna e
gli allievidel Reale e
Imperiale Convitto Civico.
Le attività delle due
istituzioni rappresentarono
un prezioso campo di
esperienze. Il complesso
orchestrale del Convitto, di
cui divenne primo violino
nel 1809 e maestro
concertatore durante le
assenze del titolare, gli
permise di conoscere a fondo
il repertorio sinfonico di
Haydn, Mozart e Beethoven e
di scrivere musica
orchestrale per le
esecuzioni interne
all”istituzione.
A partire dal 1810-11, Franz
cominciò così a dar prova di
buona attitudine
all'esercizio compositivo.
Guidato da Wenzel Ruzicka e
da Antonio Salieri, che
ricoprivano rispettivamente
la carica di insegnante di
teoria e pianoforte e di
compositore di corte, il
giovane iniziò a mettersi in
luce, sfornando a getto
continuo pagine destinate
all'esercitazione
orchestrale del Convitto e
musiche da salotto per il
ceto borghese e
aristocratico.
Licenziatosi dagli studi, o
meglio ancora congedato
dalle grigie aule del
Convitto per la muta della
voce, nel 1813, Schubert
cercò inizialmente di
seguire la professione
paterna di maestro di
scuola, prima di
abbandonarla del tutto e di
affrontare con serietà la
difficile attività di
compositore.
Il Quartetto in mi
bemolle maggiore
risente pienamente del
carattere di quegli anni.
Non solo per il clima di
serenità gioiosa, di
leggerezza e di buon umore,
dovuto forse all'abbandono
degli obblighi scolastici,
ma anche per l'influenza
spontanea e deliberata di
autori come Mozart e
Beethoven, sulle cui
partiture il giovane
Schubert aveva meditato a
lungo. Riscoperto durante la
prima guerra mondiale, il
manoscritto era stato edito
da Josef Czerny a Vienna nel
1830, due anni dopo la morte
del compositore, accoppiato
in modo alquanto arbitrario
con il Quartetto in mi
maggiore sotto il
medesimo numero d'opus, 125.
Oltre agli influssi
mozartiani e a qualche
ascendenza di Salieri,
Schubert mostra di non
essersi ancora liberato
dagli schemi accademici e
scolastici appresi nelle
istituzioni viennesi.
Soltanto a tratti, ad
esempio nella coda del primo
movimento, appare lo
spiraglio che ci fa
presagire la futura
grandezza. Il più delle
volte il discorso rimane
ancorato a una semplicissima
fattura e all”onesta e
trasparente conduzione delle
parti. Le cose più
interessanti, forse, si
vedono nell'Adagio, pagina
raccolta e intimissima
articolata nella consueta
suddivisione ternaria, ABA.
Degno di nota è pure
ilsecondo movimento, lo
Scherzo, assolutamente
beethoveniano nelle
intenzioni, con l'impervio
accento in uno della battuta
e gli sferzanti e animati
accordi in fortissimo. Più
popolaresco il carattere del
trio, un semplicissimo Ländler
che si esaurisce in appena
due frasi di poche battute.
Agli estremi del lavoro sono
posti infine due movimenti
in forma-sonata: un Allegro
moderato e un Allegro
conclusivo, genuini e
piacevoli frutti creativi
del primissimo Schubert.
Luigi
Di Fronzo
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