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1 CD -
GMD 2/12 - (c) 1988
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Hector
BERLIOZ (1803-1869)
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Sinfonia
Fantastica, Op. 14
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49' 32" |
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Sogni. Passioni (Largo, Allegro
agitato e appassionato assai)
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13' 51" |
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1 |
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Un ballo (Valzer: Allegro non
troppo)
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5' 33" |
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2
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- Scena campestre
(Adagio)
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15' 21" |
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3
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- Marcia al
supplizio (Allegretto non troppo)
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4' 53" |
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4 |
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- Sogno di una
notte del Sabba (Larghetto,
Allegro)
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9' 54" |
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5 |
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Marcia
Ungherese, da "La Dannazione di
Faust" |
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5' 05" |
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6 |
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Il Carnevale
Romano, Op. 9
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9' 06" |
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7 |
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Orchestra
Sinfonica Norddeutschen Rundfunk di
Amburgo / Pierre Monteux, Direttore
- (1-5) |
1965
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Orchestra
Sinfonica dell'Opera di Stato di Vienna
/ Hans Swarowsky, Direttore - (6-7) |
1968 (6);
1966 (7)
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Concert
Hall | SMS 2357 | (p) 1965 -
(1-5)
Concert Hall | SMS 2482 | (p)
1968 - (6)
Concert Hall | SMS 2411 | (p)
1966 - (7)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 2/12 | 1 CD -
durata 64' 43" | (c) 1988 | ADD |
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Note |
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Berlioz
(1-5)
Berlioz
(6)
Berlioz
(7)
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SINFONIA
FANTASTICA OP. 14
Nel panorama
musicale francese
dell'Ottocento, Hector
Berlioz rappresenta
un'eccezione. Inserito in
una realtà in cui la musica
era spesso assoggettata ad
altre arti, come nel teatro,
o addirittura a esigenze
sociali ed economiche,
manifestò la sua personalità
di outsider
assumendo gli ideali
romantici che pur non
condivideva
incondizionatamente.
Irruente, passionale,
trasgressore e innovatore
sia nella vita che nella
musica, ruppe con la sua
opera molti dei canoni
tradizionali relativi alla
forma o ai modelli delle
composizioni. Il nesso
strettissimo tra poesia e
musica si manifestò in
Berlioz con la creazione
della cosiddetta 'musica a
programma', in cui la
struttura stessa del pezzo
musicale prende forma a
partire da un riferimento
letterario. Proprio in tale
concezione della
composizione musicale si
intravede un nodo
fondamentale degli ideali
compositivi di Berlioz: il
convincimento che la musica
racchiudesse in se le altre
arti e che, sola, fosse in
grado di esprimerne i più
veri contenuti.
La Sinfonia fantastica
rappresenta la più
importante composizione di
Berlioz legata a questo
ideale. Fiera, romantica,
dolcissima, farneticante,
violenta, passionale,
assomma in sé molte delle
caratteristiche dello stesso
Berlioz. Composta nel 1830,
all'età di ventisei anni, fu
quasi un
romanzoautobiografico. Il
titolo originario era del
resto Episodi della vita
di un artista. Questi
i riferimenti
autobiografici: nel 1827
l'autore aveva visto per la
prima volta l'attrice
irlandese Harriet Smithson
recitare in una tragedia di
Shakespeare e ne era rimasto
profondamente colpito. Sia
l'attrice che il drammaturgo
inglese avevano scatenato
nell'anima ardente del
giovane musicista una vera e
propria tempesta.
Questo incontro, assieme a
quello con le sinfonie di
Beethoven, fu determinante
per la creazione della Fantastica.
ll programma, redatto dallo
stesso autore per il
pubblico che assistette alla
prima esecuzione della
sinfonia, descrive
minuziosamente le vicende di
un giovane artista che si
innamora perdutamente di una
donna e che, a causa di
questa passione, vive
momenti di esaltazione e di
disperazione, completamente
impossessato da un tormento
senza requie. La sinfonia,
in luogo dei quattro soliti,
si compone di cinque
movimenti. Lungo tutta la
composizione ritroviamo
inoltre un tema, sempre lo
stesso anche se
continuamente modificato:
'l'idea fissa', come la
definì l'autore. Tale 'idea
fissa' rappresentava la
trasposizione in musica del
pensiero dell'amata e, come
tale, subiva continui
cambiamenti, dalla tenerezza
alla gelosia, dall'amore
intenso all'odio, dalla
gioia sfrenata al rancore,
senza abbandonare però la
mente dell'innamorato.
Il primo movimento («Sogni.
Passioni»)
narra di un giovane
musicista che, incontrata
una donna che riunisce in sé
tutte le doti che egli non
avrebbe mai sperato di
trovare in un unico essere
umano, ne resta totalmente
ammaliato. L'immagine gli
appare sempre
indissolubilmente legata a
un'idea musicale; le
apparizioni di questo
pensiero e i conseguenti
stati d'animo che si
alternano nella mente
costituiscono il materiale
del primo episodio.
Una parte introduttiva,
Largo, ci porta in questa
atmosfera carica di
emozioni. A momenti calmi e
assorti si alternano zone
più agitate, in cui i
violini eseguono disegni
arditi, simili quasi a vere
e proprie cadenze. Un
momento molto intenso,
generato dall'alternanza di
pianissimo e fortissimo,
introduce nell'Allegro
agitato e appassionato
assai, in cui fa il suo
primo ingresso il tema,
'l'idea fissa', cantato con
grande espressività dal
flauto. Da qui prende corpo
una vera e propria ridda di
sentimenti, evocata con
violenza o con dolcezza
dall'orchestra intera,
mentre il tema riaffiora qua
e là affidato di volta in
volta a strumenti diversi
(agli archi, ai legni). Dice
Berlioz stesso: «Quell'amore
vulcanico che ella ha
instillato in lui, il suo
delirante rapimento, la sua
gelosia furiosa, la sua
tenerezza senza fine, la sua
religiosa consolazione sono
le passioni che agitano
questo primo movimento». Ed
è in quest'ultima situazione
che il brano si chiude; la
melodia si rarefà
progressivamente e un
passaggio lentissimo e
pianissimo si effonde
dolcemente, creando un clima
di estatico rapimento.
Il secondo movimento («Un ballo»)
si apre con un leggiadro
tempo di valzer. L'artista
incontra nuovamente l'amata
a una festa da ballo;
'l'idea fissa' riappare,
inframmezzata da episodi di
danza ma trasformata
ritmicamente (facendo
proprio l'andamento del
ballo). Il tema, da binario,
diventa ternario, come il
valzer. Lo sentiamo una
prima volta eseguito
all'unisono da flauto e oboe
e una seconda dal
clarinetto. La danza procede
ricca di slancio, per
concludere fortissimo dopo
un animato crescendo.
Il terzo movimento («Scena
campestre»)
è un Adagio ricco di
immagini poetiche e
suggestive. Il richiamo
lontano di due pastori,
rispettivamente oboe e corno
inglese, si espande remoto,
in eco. Il tremolo dei
violini si aggiunge,
pianissimo, e una dolcissima
frase del flauto prepara
l'ingresso dell'orchestra.
Questa spalanca le porte del
cuore affannato del nostro
protagonista, che si affida
alla natura amica in cui può
finalmente abbandonarsi e
trovare sollievo ai suoi
tormenti. Ma ecco che il
tema ossessivo dell'amata
riappare, eseguito da flauto
e oboe e reso più emozionato
dal ritmo contratto e dal
vibrante accompagnamento
degli archi. La concitazione
si dissolve a poco a poco e
la calma, rotta solo dal
fruscio delle foglie al
vento, ritorna signora
incontrastata del panorama
agreste. Un motivo di
chiarissima derivazione
pastorale viene eseguito in
eco dai legni e una lunga
dissolvenza ci porta
all'ultima pagina
dell'Adagio, in cui al
richiamo iniziale risponde
in lontananza il sordo
brontolio del tuono.
Il quarto movimento («Marcia
al supplizio»)
descrive uno dei momenti più
drammatici della vicenda del
giovane innamorato. Convinto
che l'amata non tornerà più
accanto a lui, decide di
togliersi la vita con
l'oppio; la quantità di
droga ingerita non è però
sufficiente a ucciderlo ed
egli cade in un sonno
profondo in cui prendono
forma immagini tremende: in
un momento di follia, ha
ucciso l'amata; condannato a
morte assiste alla propria
esecuzione. Il rullo
sinistro dei timpani
accompagna la marcia, ora
solenne ora grottesca, in
cui l'orchestra conosce uno
dei momenti di maggiore
ricchezza timbrica. Il
gruppo degli ottoni,
frequentemente arricchito
coi raddoppi, sottolinea con
sonorità sfavillante
l'incedere delirante e
visionario verso il
patibolo. Grande importanza
assumono anche le
percussioni, che punteggiano
ossessivamente le scene più
drammatiche: ben tre sono i
timpani, cui si aggiungono i
piatti, la grancassa e il
tamburo. Verso la fine del
movimento rifà il suo
ingresso 'l'idea fissa',
eseguita pianissimo dal
clarinetto che leva il suo
canto appassionato nel
silenzio totale come un
addio carico di dolore e di
affetto prima della fine
violenta e inesorabile.
L'ultimo movimento della
Fantastica è il «Sogno di
una notte del Sabba».
Qui l'artista assiste a un
tremendo raduno di streghe,
mostri e ogni tipo di strane
creature. In un clima
orgiastico e terrificante si
mescolano grida e lamenti, e
anche il tema dell'amata si
trasfigura, divenendo a sua
volta una melodia grottesca
e deforme. La scena inizia
con una breve sezione
preparatoria, in cui i
passaggi flebili e
frammentati degli archi ci
introducono nel cuore
dell'orrenda visione.
Lontana, accompagnata solo
dai timpani, appare 'l'idea
fissa', eseguita dal
clarinetto; subito viene
però travolta da un
fortissimo di tutta
l'orchestra. La udiamo
nuovamente, ma illuminata da
una luce sinistra, quasi
fosse accompagnata da un
ghigno infernale. In un
clima rovente e febbrile
risuonano a un tratto le
campane a morto, che
introducono una nuova
visione: il Dies irae
funebre e tremendo scandito
dai fagotti uniti agli
oficleidi. Alla parafrasi di
questa celeberrima sequenza
medievale fa seguito la
danza del Sabba, agile ma
sinistra, ricca di passaggi
cromatici e di effetti a
sorpresa. Il pezzo si
conclude con la
sovrapposizione del Dies
írae alla danza del
Sabba, in cui la fantasia e
le arditezze espressive del
nostro autore si manifestano
pienamente. Verso la
conclusione, violini e viole
eseguono un disegno
martellante, utilizzando il
legno dell'archetto. In un
clima concitato e
sfolgorante, ricco di idee
sempre nuove, si chiude
l'intera sinfonia.
Maria
Luisa Merlo
MARCIA
UNGHERESE
IL
CARNEVALE ROMANO
La Marcia
ungherese, ispirata a
un popolare tema magiaro (la
'marcia Rákoczy'), fa parte
della Dannazione di
Faust, la 'leggenda
drammatica' in 4 parti per
soli, coro e orchestra
composta da Berlioz nel
1846. Nata dalla
rielaborazione delle Otto
scene dal Faust, una
cantata del 1829, La
dannazione di Faust fu
ritenuta dal compositore una
delle sue migliori opere,
anche se il pubblico
parigino cheassistette alla
prima, il 6 dicembre 1846,
l'accolse con freddezza.
Nel 1843, quando compose Il
carnevale romano,
Berlioz aveva lasciato
l'Italia da oltre dieci
anni. Il musicista era
giunto a Roma nel 1831, a 28
anni, pieno di entusiasmo
per la tanto sofferta
vittoria riportata nel Prix
de Rome, il prestigioso
concorso che consentiva al
premiato un soggiorno di
studio di due anni a Villa
Medici. Anche se l'impatto
con la città non fu dei più
felici, Berlioz conservò ben
nitidi i ricordi della
campagna romana, dei canti e
delle danze popolari e dei
monumenti italiani. In
particolare, restò
impressionato dalla forza e
dalla bellezza del Perseo
di Benvenuto Cellini, tanto
da dedicare, tra il 1834 e
il 1838, un'opera alla vita
dell'artista italiano. Il
carnevale romano è un'ouverture
che riprende alcuni temi di
quell'opera, ossia la scena
d'amore del primo atto fra
Teresa e Benvenuto e il
travolgente finale del
secondo atto, ambientato
nelle strade di Roma invase
dal carnevale. Tutto il
brano è dominato da un clima
gioioso che descrive con
grande realismo la scena del
popolo in festa; in
particolare spicca l'ultimo
episodio, in cui si innesta
l'Allegro vivace in 6/8,
cioè uno svelto edanzante
saltarello.
Mariangela
Mianiti
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