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1 CD -
GMD 2/14 - (c) 1988
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Robert
SCHUMANN (1810-1856)
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Concerto
per Pianoforte e Orchestra in La
minore, Op. 54
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31' 05" |
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-
Allegro affettuoso
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15' 17" |
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1 |
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-
Intermezzo. Andantino grazioso
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5' 12" |
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2
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- Allegro vivace
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10' 36" |
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3
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Sinfonia N. 4
in Re minore, Op. 120 |
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25' 12" |
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- Piuttosto lento,
Vivace
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9' 03" |
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4 |
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- Romanza
(piuttosto lento) |
4' 11" |
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5 |
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- Scherzo (vivace)
e Trio
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3' 56" |
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6 |
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- Vivace, Più
veloce, Presto
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8' 02" |
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7 |
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Orchestra
Sinfonica dell'Opera di Stato di Vienna
/ Lili Kraus, Pianoforte / Victor
Desarzens, Direttore |
1966
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Orchestra
Filarmonica dell'Aia / Willelm van
Otterloo, Direttore |
1968
(live)
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Concert
Hall | SMS 2327 | (p) 1966 -
(1-3)
Concert Hall | SMS 2478 | (p)
1968 - (4-7)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 2/14 | 1 CD -
durata 56' 17" | (c) 1988 | ADD |
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Note |
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Schumann
(1-3)
Schumann
(4-7) |
CONCERTO
PER PIANOFORTE E
ORCHESTRA
IN LA
MINORE OP. 54
Nella sua
veste di critico musicale
Schumann ebbe più volte
occasione di stigmatizzare
con asprezza la cattiva
abitudine, diffusasi presso
molti compositori, di
trattare la produzione
pianistica, e in particolare
il concerto per pianoforte e
orchestra, come l'ámbito
privilegiato per la ricerca
di 'effetti sorprendenti' e
per l'ostentazione di un
virtuosismo inutile quanto
vuoto. Sono quindi
comprensibili le cautele e
le esitazioni che
contraddistinsero
l'approccio del
tormentato compositore
a una tale forma musicale.
Schumann si era accinto a
questa impresa molto presto,
addirittura all'epoca delle
sue prime composizioni per
piano: tra il 1829 e il 1833
aveva infatti abbozzato tre
concerti per pianoforte e
orchestra (in fa minore, in
fa maggiore e in re minore),
lasciandoli tuttavia
incompiuti. Nel 1835 si
cimentò poi con il Concert
sans orchestre, che
avrebbe in seguito
rielaboratocome Sonata
n. 3 op. 14. Quattro
anni più tardi, in una
lettera indirizzata a Clara
Wieck, Schumann espresse
incertezze e ripensamenti
nei riguardi di una
composizione a cui stava
cercando di dar forma e che
sarebbe diventata il Concerto
in la minore op. 54:
«Quanto al concerto, ti ho
già detto che si tratta di
un che di mezzo tra
sinfonia, concerto e grande
sonata. Mi rendo conto che
non posso scrivere un
concerto da 'virtuoso' e che
devo mirare a
qualcos'altro››.
Il primo tempo del concerto
si definì nel 1841, ma non
venne mai eseguito ne' dato
alle stampe. Gli altri due
tempi, maturati negli anni
seguenti, furono conclusi
nel 1845. Le meditazioni,
gli studi, i ripensamenti,
il travaglio e, soprattutto,
i lunghi tempi di
composizione non si
avvertono tuttavia
nell'opera, che mantiene una
perfetta omogeneità di
tensione e di ispirazione
tematica. A proposito dei
temi è singolare l'uso che
ne fece il compositore: da
un lato, utilizzò la forma
tradizionale dei due temi,
alla maniera beethoveniana;
d'altro lato, non li mise in
antitesi tra di loro, non
spinse cioè sul dualismo
dialettico.
Nell'iniziale Allegro
affettuoso, il secondo tema
non contrasta il
primo, ma ne è solo la
naturale trasposizione,
arricchita di spunti
inventivi, in tonalità
maggiore. Nemmeno lo
sviluppo del concerto si
adatta a schemi
tradizionali: nel primo
tempo oppone frasi liriche e
incantevoli a episodi
incisivi e appassionati; la
cadenza sviluppa armonie
densissime su accordi,
creando un tipo di scrittura
che anticipa quella
brahmsiana; mentre il finale
elabora in maniera
incalzante il primo tema,
concludendo con accenti
eroici. Il tempo lento, un
Andantino grazioso, ha
invece la forma di un Lied
tessuto tra le voci del
violoncello, del clarinetto
e del pianoforte, ed è
incastonato tra due
scansioni che portano
direttamente all'Allegro
vivace del finale, molto
impegnativo tecnicamente per
il pianoforte. Qui
l'orchestra a volte è agile
e sviluppa varie sfasature
ritmiche, in altri momenti è
invece fresca di allegra
baldanza.
Il concerto fu eseguito per
la prima volta a Dresda nel
1845, poco tempo dopo esser
stato terminato. In
quell'occasione sedeva al
pianoforte Clara Schumann e
dirigeva Ferdinand Hiller,
al quale il compositore
aveva dedicato il lavoro.
In quest`incisione,
realizzata dal vivo nel
1966, al pianoforte vi è
Lili Kraus, una delle
soliste più significative
del nostro secolo. Di
origine ungherese, la Kraus
iniziò a studiare musica a
otto anni, frequentando la
prestigiosa classe di Kodály
e di Bartók presso
l'Accademia di Budapest. Nel
1922 si diplomò in
pianoforte al Conservatorio
di Vienna, dove si era
perfezionata con altri
importanti nomi del pianismo
internazionale, come Artur
Schnabel ed Eduard
Steuermann. Dopo essersi
dedicata per alcuni anni
all'insegnamento presso lo
stesso Conservatorio,
intraprese un'intensa e
fortunata attività
concertistica. Al crescente
successo riportato nelle
tournées si aggiunsero gli
apprezzamenti per le curate
incisioni discografiche
(Beethoven, Mozart, Haydn).
Questo felice periodo venne
bruscamente interrotto dalla
guerra e, in particolare, da
un evento drammatico: nel
1942 la Kraus venne
catturata dai Giapponesi e
tenuta prigioniera per tre
anni. Al termine della
guerra, l'artista riprese a
poco a poco la sua attività,
ritornando a essere negli
Anni Sessanta una stella di
prima grandezza. Tra il 1966
e il 1968 incise i cicli
completi dei concerti e
delle sonate di Mozart.
Mariangela
Mianiti
SINFONIA
N. 4 IN RE MINORE OP.
120
Gli anni
intensi e febbrili che
Schumann dedicò alla
composizione di importanti
opere pianìstiche
coincisero, paradossalmente,
con uno dei periodi più
turbolenti della sua vita
privata e affettiva. Era
scoppiato l'amore tra il
compositore e Clara Wieck,
ma il padre della ragazza,
che era stato anche
insegnante di pianoforte del
giovane, si opponeva
fieramente alla loro unione.
Una volta superate le
difficoltà personali, si
aprì per il compositore un
breve periodo di incertezza
ispirativa; o meglio, gli
vennero meno le forti
passioni, gli ardori che
l'avevano spinto verso opere
quali il Carnaval o
i Phantasiestücke, e
l'avvicinarsi delle nozze
con Clara, che furono poi
celebrate il 12 settembre
1840, coincise con un
declino di interesse per il
pianoforte.
Non mutò invece affatto la
sua passione per la
composizione, che si
indirizzò verso forme nuove
e non ancora sperimentate
nella loro interezza.
Proprio nel 1840 scoppiò in
Schumann la curiosità per i
Lieder, curiosità che
diede il via a una seconda
'stagione creativa'.
Dall'interesse per il
pianoforte venne così
sviluppandosi, in un
ampliamento sistematico,
l'attenzione per brani per
voce e pianoforte, poi per
complessi da camera, quindi
per orchestra e, infine, per
grandi masse strumentali e
vocali. Viste in
prospettiva, ognuna di
queste tappe risulta essere
la naturale conseguenza
della precedente, perché è
su masse di suono o su
materiali via via diversi e
più ampi che l'ispirazione
schumanniana sentì il
bisogno di muoversi.
Ben presto anche la scoperta
dei Lieder non bastò
più al giovane compositore,
che si rivolse finalmente
alle grandi forme della
tradizione tedesca: la
sinfonia e il quartetto. La
sua attenzione si concentrò
allora sulla produzione di
Beethoven, un artista che
egli non aveva mai sentito
vicino alla propria
sensibilità. Nel 1841 nacque
la Sinfonia n. 1,
che venne scritta in
brevissimo tempo, dal 23 al
26 gennaio, e strumentata
nel mese successivo.
Schumann la sottopose
all'attenzione dell'amico
Felix Mendelssohn, che,
giudicatala assai
interessante, la presentò il
31 marzo al pubblico della
Gewandhaus di Lipsia. Il
primo a rimaner stupito, e
naturalmente felice, del
successo fu proprio
Schumann, che, sollecitato
da Mendelssohn, continuò ad
approfondire il suo contatto
con l'orchestra. Nei mesi
successivi nacque una
seconda pagina sinfonica,
intitolata Symphonische
Phantasie, che non
venne però portata a
termine. Sarà comunque
proprio partendo da questo
nucleo che, dieci anni più
tardi, Schumann svilupperà
la Sinfonia n. 4.
In questo intervallo di
tempo il compositore si
dedicò alla musica da
camera, scrisse la Sinfonia
n. 2 e la Sinfonia
n. 3, insegnò al
Conservatorio di Lipsia e
compì assieme alla moglie
una faticosa tournée in
Russia. Tornato
psicologicamente prostrato,
smise per un breve periodo
di comporre e, lasciata
l'intensa vita musicale di
Lipsia, si trasferì a
Düsseldorf, dove l'attendeva
l'incarico, a lui poco
congeniale, di direttore dei
concerti. Tra il 1845 e il
1851 l'opera di Schumann
conobbe diversi livelli di
valore: dalla monumentale Sinfonia
n. 2 a pagine di
maniera come Romanzen
und Balladen. È
tuttavia nel campo sinfonico
che il musicista rivelò il
meglio di sé.
Nel 1850, poco dopo l'arrivo
a Düsseldorf, Schumann
compose la Sinfonia n. 3
'Renana' e,
immediatamente dopo,
sviluppò dalla pagina
scritta dieci anni prima la
Sinfonia n. 4,
un'opera che interrompeva la
tradizionale convenzione
della sinfonia
beethoveniana, la cui forma
era essenzialmente costruita
sul contrasto dei temi
presentati nell'esposizione
del primo tempo. Al
contrario, la Quarta
di Schumann si caratterizza
per la sua forma ciclica,
poiché i temi esposti
nell'introduzione
ricompaiono nei vari
movimenti, sviluppati o
variati, dando una
sensazione di continuità e
omogeneità sconosciuta a
Beethoven. È il caso del
primo tema dell'Allegro
iniziale, che ricompare, in
tonalità maggiore, nel
Vivace conclusivo dello
Scherzo; oppure del tema
dell'introduzione, che
diventa, ma in
tonalità maggiore,
l'episodio centrale della
Romanza, o di quello del
Trio, che confluisce,
variato nella figurazione
ritmica, nello Scherzo. Da
questa struttura, che
presenta gli stessi elementi
melodici, rimaneggiati, in
varie parti della sinfonia,
prende appunto vita la forma
ciclica dell'opera, che
anticipa così le innovazioni
degli autori
tardo-romantici.
L'esecuzione proposta della
Sinfonia n. 4 di
Schumann è stata incisa dal
vivo nel 1968. A capo
dell'orchestra vi è
l'olandese Willelm van
Otterloo, un ex studente di
medicina dedicatosi
interamente alla musica alla
fine degli Anni Venti,
quando entrò a far parte di
un complesso da camera come
violoncellista. Direttore
dell'Orchestra di Utrecht
dal 1938, acquisì grande
notorietà a partire dal
dopoguerra, quando fu
chiamato a dirigere
l'Orchestra Filarmonica
dell'Aia, incarico che
mantenne sino al 1973. Nel
1967 assunse anche la
direzione dell'Orchestra
Sinfonica di Melbourne e,
successivamente, di quella
di Sidney. Dal 1974 al 1977,
anno che precedette la sua
morte, venne nominato
direttore generale musicale
a Düsseldorf. Oltre che come
direttore, van Otterloo
viene ricordato per la sua
non trascurabile attività di
compositore che contempla in
particolare musica per
orchestra e per violoncello.
Mariangela
Míaniti
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