ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 2/16 - (c) 1988

I MAESTRI DELLA MUSICA









Felix MENDELSSOHN (1809-1847)
Sinfonia N. 4 in La maggiore "Italiana", Op. 90

27' 07"


- Allegro vivace
10' 19"

1

- Andante con moto
5' 08"

2

- Con moto moderato
6' 14"

3

- Saltarello. Presto
5' 26"

4

Sinfonia N. 5 in Re maggiore "Riforma", Op. 107
28' 06"


- Andante, Allegro con fuoco
11' 08"

5

- Allegro vivace 5' 23"

6

- Andante 3' 20"

7

- Corale "Ein feste Burg ist unser Gott". Andante con moto, Allegro vivace, Allegro maestoso
8' 15"

8





 
Orchestra Filarmonica Cecoslovacca / Gaetano Delogu, Direttore House of Artists, Prague - 10-16 January 1977
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1110 2430 | (p) 1979


Edizione CD
De Agostini | GMD 2/16 | 1 CD - durata 55' 13" | (c) 1988 | ADD

Note
-













Mendelssohn
SINFONIA N. 4 OP. 90 "ITALIANA"
Il viaggio in Italia, compiuto da Mendelssohn tra l'autunno del 1830 e l'estate del 1831, impresse nella sua mente ricche e molteplici esperienze, che trovano nella Sinfonia n. 4, una delle sue opere più comunicative, una sorta di sintesi musicale. Agli occhi di un giovane nordico, i colori, i suoni, gli odori di un Paese così ridente dovettero apparire come qualcosa di straordinario. A questo si aggiungano, da un lato, la gaiezza e l'affabilità della gente, che probabilmente gli fecero conoscere una dimensione umana meno austera di quella cui era abituato, e, dall'altro, il suo appassionato amore per l'arte, soprattutto per quella rinascimentale, che poté trovare nel nostro Paese il più completo appagamento. La sinfonia, scritta in parte durante il soggiorno italiano e completata a Berlino nel 1832, riflette questa gioia di vivere in ogni sua parte.
L'Allegro vivace con cui si apre attacca con un motivo vigoroso in levare, cioè sull'ultimo tempo della misura: una scelta stilistica estremamente efficace, in grado di conferire al motivo uno slancio maggiore. Il ritmo è serrato e la comparsa della seconda e poi della terza idea tematica non apre nuovi orizzonti ma rende ancora più compatto e unitario il discorso. Dai diversi temi sovrapposti in sintonia perfetta non scaturisce infatti una situazione dialettica, bensì un panorama coerente, che va sempre più arricchendosi di momento in momento.
L'Andante con moto è basato su una melodia triste e lenta che, secondo Moscheles, è il tema di una canzone di pellegrini cecoslovacchi; sostenuta da un incessante procedere degli archi, con ritmo uniforme e suoni staccati, questa nenia viene interrotta qua e là da un secondo motivo più aperto e cantabile, ma è su un accenno al tema principale che la melodia, lentamente, si spegne.
Il terzo movimento, Con moto moderato, è in forma di scherzo. La prima parte è fluida e cantabile e verrà ripetuta come un ritornello, con qualche leggera variazione, dopo il trio, in cui i corni dominano la scena, come già era accaduto nella Sinfonia n. 3 di Beethoven. È importante notare però che il motivo dei corni viene inserito anche nella ripetizione della prima parte, con un effetto interessante di dialogo tra i due nuclei tematici. Sembra che questo movimento sia stato ispirato dallo studio di un'opera umoristica che Goethe aveva scritto per una sua amica, Lili Schönemann, dal titolo Lilis Park; ne abbiamo notizia da una lettera che Mendelssohn scrisse a sua sorella Fanny il 16 novembre 1830 in cui dice «voglio trasformare Lilis Park in uno scherzo per una sinfonia››.
L'ultimo movimento è un Saltarello. Presto, un dichiarato tributo di affetto e simpatia alla terra italiana che anche con i suoi balli popolari aveva saputo far nascere in lui un mondo di suoni così sfolgorante. Il ritmo è incalzante, teso e nervoso, anche nel primo motivo, eseguito dai flauti. L'alternanza dell'andamento a terzine con quello binario, o addirittura la sovrapposizione di queste due figurazioni ritmiche, crea un continuo cambiamento e rende la danza ancor più briosa ed elettrizzante. Ed è con questo ballo vorticoso e caparbio nel suo procedere con immutata energia che la sinfonia si conclude. Considerata l'opera più famosa di Mendelssohn, sin dalla prima esecuzione, che avvenne a Londra il 13 marzo 1833 sotto la direzione dell'autore, l'ItaIiana ricevette numerosi consensi.
Maria Luisa Merlo

SINFONIA N. 5 OP. 107 "RIFORMA"
Nel 1829, durante il suo soggiorno in Inghilterra, Mendelssohn scrisse una lettera alla famiglia comunicando la sua intenzione di comporre una sinfonia che celebrasse il tricentenario della Confessione di Augusta. A questo proposito va ricordato che il padre di Mendelssohn, di religione ebraica, non molti anni prima si era convertito con tutta la famiglia alla fede protestante. Se le scelte del genitore furono dettate soprattutto da ragioni di convenienza, per Felix rappresentarono invece un fatto estremamente importante e generarono in lui un profondo sentimento religioso.
La sinfonia, che fu appunto denominata “Riforma”, venne eseguita per la prima volta a Berlino il 15 novembre 1832 durante un concerto allestito a favore di un fondo di beneficenza per l'orchestra. In un secondo tempo fu programmata per un concerto da tenersi a Parigi sotto la direzione del famoso François-Antoine Habeneck, ma questi dovette confrontarsi con la dura opposizione dei professori dell'orchestra che lamentavano un eccessivo contrappunto e una troppo esigua linea melodica. La sinfonia venne presto dimenticata e, solo dopo la morte di Mendelssohn, venne eseguita a Lipsia alla Gewandhaus. Due famose esecuzioni, sotto la direzione di Rietz e di Reinecke, convinsero poi l'editore Simrock a pubblicarla.
Il primo tempo comincia con un Andante introduttivo. Il clima mistico e vibrante è reso ancor più religioso dalla citazione dell'Amen di Dresda, una formula responsoriale che Mendelssohn aveva imparato probabilmente durante le funzioni luterane. Questa melodia appare alla fine dell'introduzione e ricomparirà prima della ripresa e anche nell'ulti'mo movimento. Segue l'Allegro con fuoco, passionale ed energico, in cui si alternano momenti di gioia e altri di sofferenza.
Il secondo movimento è nuovamente un Allegro vivace e segue lo schema tripartito dello scherzo. La prima parte, che verrà ripresa alla fine del pezzo, è malinconica e danzante e ricorda vagamente melodie popolari. L'episodio centrale passa dal modo minore al maggiore e i due oboi eseguono un canto dolce e consolatorio, procedendo per terze; è questo un modo molto naturale e spontaneo di arricchire la melodia, frequente nella musica popolare. Sembra proprio che Mendelssohn abbia scelto dei modelli espressivi volutamente semplici per creare un pathos umile di fedeli devoti e totalmente consegnati all'onnipotenza di Dio.
Il terzo movimento è un Andante, la cui insolita collocazione è dettata dall'esigenza di introdurre il quarto movimento. Una melodia intima e raccolta dei violini si svolge lenta con il solo accompagnamento degli archi, mentre flauto e fagotto intervengono in due sole occasioni, sommessamente. Solo nelle ultime battute si aggiungono anche clarinetti, corni, trombe e timpani prima del suggello finale affidato ancora ai soli archi.
Il quarto movimento è costituito da una serie di variazioni sul corale Ein feste Burg ist unser Gott (Nostro Signore è una solida fortezza). Questa melodia viene ripetuta cinque volte lungo tutto il pezzo, arricchita anche dalla ripresa dell'Amen di Dresda che compariva nel primo movimento. Nella prima variazione, dominata dai legni, gli archi commentano sporadicamente una meravigliosa costruzione contrappuntistica che fa apparire l'orchestra come un grande organo.
L'aggiunta di corni, trombe e tromboni rende ancor più maestosa la melodia e dà slancio alla seconda variazione, in cui il tema del corale viene eseguito in fugato dai fiati sopra un concitato arpeggiare degli archi.
Con l'Allegro maestoso Mendelssohn introduce nuovi nuclei tematici, grandiosi e imponenti, ai quali, per contrasto, risponde la terza variazione su Ein feste Burg, eseguita prima solo dal fagotto, dolcissima, poi dal clarinetto, cui si aggiungono, in un'articolata rielaborazione, gli altri fiati.
La quarta variazione, grandiosa ma ancora agitata dai fremiti degli archi, lascia presagire il culmine di grandezza e maestosità che di li a poco dovrà sopraggiungere.
L'ultima apparizione del corale luterano è contrassegnata dal canto sublime che si leva da tutta l'orchestra, a piena voce, con suoni lunghi, sostenuti dal rullare poderoso dei timpani. La melodia è splendente, senza alcun accompagnamento, e si libera immensa e senza confini, come una gioiosa affermazione di fede.
Maria Luisa Merlo