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1 CD -
GMD 2/22 - (c) 1989
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Johannes
BRAHMS (1833-1897)
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Sinfonia
N. 1 in Do minore, Op. 68
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43' 23" |
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- Un poco
sostenuto. Allegro
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13' 31" |
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1 |
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- Andante
sostenuto
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8' 22" |
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2 |
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- Un poco
allegretto e grazioso
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4' 53" |
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3 |
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- Adagio. Allegro
ma non troppo ma con brio
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16' 37" |
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4 |
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Ouverture
"Tragica", Op. 81
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14' 03" |
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5 |
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Orchestra
Filarmonica Cecoslovacca / Karel
Ancerl, Direttore
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House of
Artists, Prague: 30 September / 2 October
1963 (5) | 25-29 January 1963 (1-4)
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon
| SMS 2986 | (p) 1964 - (1-4)
Supraphon | SUA ST 50573 | (p)
1965 - (5)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD 2/22 | 1 CD -
durata 57' 26" | (c) 1989 | ADD |
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Note |
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Brahms
(1-4)
Brahms
(5)
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SINFONIA
N. 1 IN DO MINORE OP. 68
Il 28 ottobre
1853, in un articolo
divenuto poi famoso,
intitolato Nuove strade,
Robert Schumann presentò
all'opinione pubblica il
ventenne Johannes Brahms,
che aveva conosciuto a
Düsseldorf un mese prima.
Nell'articolo, il giovane
compositore era già visto
come il nuovo astro
nascente, la speranza di una
reazione alla corrente
musicale progressista della
'nuova scuola tedesca' di
Liszt e Wagner per una pura
musica strumentale astratta
e potentemente autonoma.
L'intervento critico di
Robert, l'ultimo prima della
pazzia, lanciò con forza
Brahms nel panorama musicale
europeo. Vennero così le
prime importanti apparizioni
in concerto e le prime
edizioni a stampa delle sue
composizioni cameristiche.
Ma lo stesso Schumann, pur
nel suo visionario e
febbrile entusiasmo, non
aveva probabilmente
immaginato che, ventritré
anni dopo, Brahms avrebbe
portato a termine il compito
a lui assegnato da un'intera
generazione di musicisti: la
realizzazione di una grande
sinfonia nello stile e
nell`aurea tradizione
beethoveniana.
In una lettera indirizzata
al violinista Joseph
Joachim, amico comune dei
due compositori, Schumann
una volta chiese: «E
Johannes dov`è'! Si trova
presso di voi? Vola alto
oppure è soltanto sotto i
fiori? Farà risuonare ancora
i timpani e tamburi? Dovrà
sempre ricordare che bisogna
far capo alle sinfonie di
Beethoven: dovrà tentare
anch'egli di produrre
qualcosa di simile». Ancora
giovanissimo, Brahms era
stato gettato controvoglia
in una diatriba musicale,
tra partito conservatore e
partito “dell'avvenire”, che
lo aveva caricato di
responsabilità e che,
peraltro, non sentì mai sua,
se non a livello molto
intimo; ossia nella
dicotomia, mai totalmente
risolta nelle sue
composizioni, tra indole
romantica ed educazione
musicale saldamente
classica. Il suo itinerario
creativo fu costantemente
dominato da uno spietato
senso di autocritica che gli
evitava di scontrarsi con
problematiche musicali prima
di esserne totalmente
pronto. Si spiega così
perché la Prima di
Brahms fu, come poche altre
composizioni, un caso del
tutto particolare di
lunga e sofferta gestazione.
Già il 1° luglio del 1862,
Clara Schumann, che negli
anni di malattia del marito
aveva stretto ancor più i
rapporti con Johannes,
scriveva a Joachim di aver
ricevuto dal compositore «un
primo tempo di Sinfonia, con
l'ardito inizio che segue» e
proseguiva segnando sul
pentagramma le prime battute
di quello che sarebbe poi
diventato l'Allegro
iniziale, allora ancor privo
dell'introduzione. Gli
ardori sinfonici di Brahms
si sarebbero tuttavia
diluiti in lunghi anni di
studio. La prima esecuzione
pubblica della composizione
ebbe infatti luogo solo il 4
novembre del 1876 a
Karlsruhe, sotto la
direzione di Otto Dessoff;
la grande prima ufficiale si
svolse poi a Vienna il 17
dicembre. La critica
musicale viennese paragonò
subito l'opera alla grande
produzione sinfonica di
Beethoven, e il famoso
direttore d'orchestra Hans
von Bülow la definì
addirittura la “Decima”.
In effetti, la composizione,
nella sua progressiva e
sofferta ascesa da una
atmosfera di disperata lotta
fino al culmine di un
luminoso finale, presenta un
iter spirituale
tipicamente beethoveniano. I
due punti cardinali sono
incarnati dagli immensi
spazi musicali del primo e
quarto movimento, che
conchiudono tra di loro due
brani di più ridotte
dimensioni e di diversa
carica e tipologia
espressiva. L'organico
strumentale, di massiccia
gravità, si affida a due
flauti, due oboi, due
clarinetti, due fagotti,
controfagotto,quattro corni,
due trombe, tre tromboni,
timpani e archi.
Le note che aprono la
sinfonia non sono quelle che
Clara aveva riferito per
iscritto, bensì quelle
dell'introduzione aggiunta
(Un poco sostenuto), dove
già si presenta tutta la
dualità che caratterizza il
sinfonismo di Brahms: la
volontà costruttrice e
ordinatrice che aspira alla
vittoria sulla materia,
ereditata da Beethoven, si
scontra col desiderio
romantico di un'intima
libertà fantastica che
spinge indissolubilmente
allo sgretolamento formale.
Ma ormai la stessa forma
classica era divenuta
oggetto di romantiche e
nostalgiche rimembranze. Ed
ecco quindi l'ampiezza e la
complessità del giro
armonico, che diluisce le
frasi in un unico e
ininterrotto tessuto
musicale. I rapporti tonali
distanziati diventano tesi
fino all'estremo. Una
continua carica drammatica
emerge evidente. Da questo
cupo clima di desolazione
nasce la mirabile
costruzione musicale
dell'Allegro. Il suo
poderoso organismo classico,
la sua potente architettura
musicale, di grande
chiarezza strutturale,
elabora, con intensa
ispirazione melodica, la
sofferta atmosfera
dell'introduzione, della
quale riprende cellule
melodiche come materia
tematica. Il tema sinfonico
rappresenta per Brahms una
sorgente di energia. Ed ecco
che l'energia scaturisce
quando il tema principale,
presentatoa tutto tondo dai
violini, viene
contrappuntato da un secondo
tema, più docilmente
melodico, in ideale
consonanza con le regole
polifoniche barocche.
L'apice della tensione è qui
raggiunto nella transizione
dallo sviluppo alla ripresa,
nel metamorfico ritorno
della lontana tonalità a
quelladi do minore.
Al contrario del primo
tempo, che ebbe subito una
notevole fortuna critica, il
meditativo Andante sostenuto
in mi maggiore che segue non
è semprestato considerato
allo stesso livello
d'ispirazione. In realtà, la
semplice successione delle
sezioni che lo dipanano
presenta un pathos
di sereno e sincero lirismo.
Professionalmente
affascinato dal grande
ideale formale classico,
Brahms rimase
fondamentalmente rispettoso
anche dei principi che
regolavano la successione
dei movimenti nella
sinfonia. Questo però non
gli impedì di caratterizzare
più personalmente
l'organizzazione della
materia sonora. Ad esempio,
al posto del Minuetto o
dello Scherzo introdusse,
come terzo tempo, una specie
di oasi meditativa, spesso
aggraziata da inflessioni di
danza. In questo caso,
incontriamo un terzo tempo
(Un poco allegretto e
grazioso) lontanissimo nella
sua fisionomia dal
tradizionale Scherzo
beethoveniano e che
presenta, al contrario, un
calmo ed educato momento di
serenità, ambignamente
segnato però da una venatura
di confidenziale amarezza.
Si direbbe un brano di
pudica e commossa
confessione, dove, sui
pizzicati dei violoncelli,
emerge il timbro patetico
del clarinetto. Solo per un
attimo fa la sua apparizione
un secondo motivo, di più
grave musicalità, che
propone una situazione più
forzata, subito però inibita
dal nuovo instaurarsi
dell”originaria ovattata
atmosfera.
Conclude la composizione la
fiduciosa e luminosa
esplosione dell'ampio
finale, concepito come vero
e proprio inno strumentale,
culmine espressivo di tutta
la sinfonia. Il brano si
apre con una severa
introduzione (Adagio),
declamata da monolitiche
battute dei corni, che si
richiama all'apertura del
primo movimento; un solenne
richiamo che sfocia nel tema
dell'Allegro non troppo ma
con brio, per qualche verso
affine al tema del
cosiddetto 'inno alla gioia'
della Nona
beethoveniana. Rispetto a
esso, l'Allegro s imantiene
su un livello di minore
sacralità spirituale ma
presenta un'esposizione di
più caldo sentimento
popolare. L'elaborazione di
questo tema con un nuovo
motivo cantabile conduce a
un corale di tutta
l'orchestra, che chiude
l'opera sugli esaltanti toni
di una luminosa speranza e
di un sereno ottimismo
cosmico.
OUVERTURE
TRAGICA OP. 81
Secondo il
biografo brahmsiano Max
Kalbeck, gli anni 1880-81
avrebbero visto
l'intensificarsi
dell'interessamento del
musicista nei confronti di
un progetto, poi
abbandonato, di
rappresentazione musicata
del Faust di Goethe.
L'Ouverture tragica,
composta nel 1880, avrebbe
dovuto avere la primigenia
funzione d'introduzione
musicale allo spettacolo. Il
fatto, per chi ama ricercare
sotterranee affinità
elettive, avvicina ancor di
più il nostro compositore
alla figura titanica di
Beethoven, che, nei suoi
ultimi anni di vita, aveva
visionariamente meditato di
musicare l'opera di Goethe.
La prima esecuzione della Tragica
ebbe luogo il 26 dicembre
1880; l'edizione a stampa
uscì l'anno seguente a Bonn
per i tipi di Simrock.
L'organico strumentale è
quello usato per le
sinfonie, con l'aggiunta
dell'ottavino e la
sostituzione del
controfagotto con la tuba. A
differenza della
contemporanea Ouverture
per una celebrazione
accademica, che
presenta una spensierata
atmosfera non priva di
effetti umoristici, la Tragica,
revisionata dall'autore nel
1881, ci offre una
strutturazione formale e una
temperie musicale di
tutt'altro carattere. Il
brano, una delle migliori
pagine sinfoniche di Brahms,
si sviluppa secondo i
principi della forma-sonata:
esposizione del materiale
tematico, suo sviluppo,
ripresa finale. Già nella
scelta della cupa tonalità
di re minore (la stessa
della Nona di
Beethoven), l'autore ci
chiarisce le sue intenzioni.
La composizione vive infatti
prevalentemente di un oscuro
clima, ove violenti
contrasti di masse sonore
raramente fanno spazio a
brevi momenti sereni. Nella
conclusione, si acuisce la
violenza musicale che, con i
suoi accenti tragici ed
esasperati, avvicina l'Ouverture
all'ultimo tempo della Sinfonia
n. 3 e al primo della
Quarta.
Massimo
Rolando Zegna
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