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1 CD -
GMD 2/24 - (c) 1989
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Niccolò
PAGANINI (1872-1840)
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Concerto
N. 1 per Violino e Orchestra in Re
maggiore, Op. 6
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37' 07" |
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- Allegro maestoso
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20' 28" |
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1 |
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- Adagio
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5' 55" |
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2 |
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- Rondò. Allegro
spiritoso
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10' 44" |
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3 |
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Sonata a
preghiera sul tema "Dal tuo
stellato soglio" (dal Mosé
di Rossini)
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5' 40" |
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4 |
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Cantabile e
Valtz
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4' 15"
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5 |
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Orchestra da
Camera di Praga / Shizuka Ishikawa, Violino
/ Zdener Kosler, Direttore |
Studio
Domovina, Prague - 12-14 January 1975
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Ida Haendel,
Violino / Alfred Holecek, Pianoforte |
Studio
Domovina, Prague - 10-11 May 1962 |
Josef Suk, Violino
/ Alfred Holecek, Pianoforte |
Studio
Domovina, Prague - 1967 |
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon
| 1 10 2076 | (p) 1977 - (1-3)
Supraphon | SUA ST 50465 | (p)
1962 - (4)
Supraphon | SUA ST 50882 | (p)
1966 - (5)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD
2/24 | 1 CD - durata 47'
02" | (c) 1989 | ADD |
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Note |
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Paganini
(1-3)
Paganini
(4)
Paganini
(5)
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CONCERTO
N. l PER VIOLINO E
ORCHESTRA OP. 6
Le notizie
storiche sul Concerto n.
1 in re maggiore per
violino e orchestra non sono
né abbondanti né del tutto
certe. Sappiamo tuttavia che
fu composto tra il 1817 e il
1818 e che,
cronologicamente, fu il
secondo scritto dal
compositore; è infatti
abbastanza recente la
scoperta del Concerto in
mi minore, databile
non oltre il 1815. In
origine, il Concerto n.
1 era nella tonalità
di mi bemolle maggiore. Il
violino eseguiva la propria
parte, scritta in re
maggiore, con tutte le corde
tese un semitono sopra,
risuonando quindi in mi
bemolle maggiore come il
resto dell'orchestra. Tale
procedimento, denominato
“scordatura', doveva offrire
a Paganini un'occasione in
più per stupire il pubblico
e per ricercare sul proprio
strumento nuove soluzioni
timbrico-musicali. Oggi il Concerto
viene quasi sempre eseguito
con il violino accordato
normalmente e con
l'orchestra abbassata di un
semitono rispetto alla
partitura originale. Nei
concerti per violino di
Paganini, come del resto in
buona parte della sua
produzione artistica, la
musica è asservita alle
esigenze tecniche dello
strumento solista. Questa
situazione è rispecchiata
anche dagli equilibri
interni dei suoi concerti.
Troviamo infatti, da una
parte, il violino solista
che ricalca lo stereotipo e
il ruolo stesso delle
primedonne italiane
dell'epoca (e che
effettivamente si rifà al
repertorio virtuosistico
vocale del tempo, alcanto
operistico vero e proprio),
dall'altra parte,
l'orchestra, quasi sempre in
secondo piano, che mantiene
la funzione di accompagnare
docilmente il solista. La
tensione emotiva che emerge
è comunque sempre fortemente
romantica e rispecchia due
aspetti complementari della
personalità di Paganini:
quello istrionico e quello
invece ricco di un fremente
lirismo affettivo. Questi
due sentimenti si alternano
nella vita come nell'opera
musicale del compositore,
dando luogo a rapidi
cambiamenti di stati d'animo
e originando un continuo
senso di sorpresa
nel'l'ascoltatore, che segue
meravigliato l'esposizione
delle varie situazioni
musicali, mai veramente
sviluppate e dotate di un
vago senso
d'improvvisazione.
L'Allegro maestoso che apre
il Concerto n. 1
esordisce con un episodio
orchestrale che segue, in
maniera sintetizzata ma
compiuta, la tipologia dell'ouverture
di stampo rossiniano. Il
brano si presenta come un
vero e proprio sipario
teatrale che si spalanca
introducendo il violino, il
personaggioprotagonista.
Quest'introduzione
orchestrale ha anche il
compito di esporre per la
prima volta il materiale
tematico essenziale.
Infatti, dopo tre accordi
dell'orchestra piena,
alternati a furtivi passi
degli archi, compare il
primo tema, a passo quasi di
marcia e di carattere
eroico, subito ripetuto
variato. Segue un'altra
idea, anch'essa di notevole
energia. È quindi la volta
del secondo tema, una
melodia lirica e cantabile
presentata dapprima
dal gruppo dei fiati e poi
amplificata dall'intervento
degli archi. Questo disegno
nutrirà i momenti di più
intensa e sentita
cantabilità del solista.
Sebbene i due temi
principali ripropongano il
contrasto di caratteri
propriodella forma-sonata,
quest'ultima non ha una vera
e completa evidenza formale.
L'elaborazione tematica, per
esempio, è sostituita dallo
sfogo virtuosistico del
solista. Questo fa leva su
una tecnica dello strumento
del tutto nuova e
variatissima, oltre che
eccezionalmente ardita, che
presenta arpeggi turbinosi,
colpi d'arco d'ogni genere,
tra cui il 'gettato' (che
consistenel lasciar cadere
l'archetto facendolo
rimbalzare sulle corde), e
poi ancora sonorità
acutissime, pericolosi
armonici, pizzicati con la
mano sinistra, unuso
frequente della quarta
corda. L'orchestra non
colloquia più con il solista
e ha il solo compito di
sorreggerlo armonicamente e
ritmicamente, in maniera
discreta, durante le sue
iperboliche peregrinazioni
virtuosistiche, oppure di
segnare con monolitici
interventi l'inizio e la
fine di un episodio
musicale. Lo stesso
Sviluppo, elemento centrale
della forma-sonata, prende
le fattezze di una
successione di episodi ora
lirici e accorati, ora
prepotentemente
virtuosistici. Sul finire
del movimento, una veloce
rincorsa dell'orchestra
presenta la cadenza. Secondo
la prassi compositiva del
tempo, questa non era
scritta dal compositore, che
lasciava libero l'esecutore
solista di esibirsi in un
brano di bravura, a volte
improvvisato (esistono per
questo concerto cadenze
composte da famosissimi
violinisti). A1 termine di
questo momento solistico
ricompare l'orchestra, che,
con tanto di squilli di
tromba, chiude il tempo con
una serie di accordi.
Noto come 'Aria della
prigione', l'Adagio in si
minore ha il tono di
un'accorata preghiera.
Paganini si sarebbe ispirato
per questo brano a una scena
drammatica recitata dal
celebre attore Giuseppe De
Marini, scena in cui il
protagonista, chiuso in un
carcere, invocava Dio di
concedergli la morte,unico
rimedio alle sue sofferenze.
L'episodio musicale è in
regola con i dettami
dell'aria operistica. Dopo
una breve introduzione
orchestrale, che col primo
accordo squarcia la cortina
e poi con l'alternanza di
piano e forte descrive
l'ambiente del dramma, entra
in scena il violino, subito
impegnato in un canto
disperato e implorante. Nel
sorreggerne la declamazione,
l'orchestra ricorre spesso
all'uso del pizzicato, ora
lento ora più agile, e a
suggestivi tremolii sonori
che caricano ancor di più il
già elevato livello
emozionale. Questo, nel
finale, va ulteriormente a
drammatizzarsi e a
incupirsi, fino all'ultimo
acceso grido del violino che
prelude al rassegnatoaprirsi
dell'orchestra sull'accordo
finale.
Chiude il Concerto
un brillante Rondò (Allegro
spiritoso), introdotto da un
estroverso motivo esposto
dal violino e accompagnato
dal pizzicato degli archi.
Qui la struttura musicale è
totalmente sopravanzata
dalle esigenze tecniche ed
esecutive. La stessa
struttura strofica, già di
per se adatta agli
interventi virtuosistici del
solista, è messa in crisi
dallo spericolato estro del
violino, che domina il campo
dall'inizio alla fine del
brano. La compagine
orchestrale si limita a
decisi accordi che
inspessiscono l'esibizione
di bravura del solista, che
raggiunge vette siderali tra
serie spettacolose e
variatissime di passaggi
funambolici. Una codetta
dell'orchestra viene a
chiudere il brioso
movimento.
SONATA A
PREGHIERA SUL TEMA
“DAL TUO
STELLATO SOGLIO”
Paganini
conobbe Rossini a Roma nel
1819. Probabilmente, nello
stesso anno, compose, per
violino e orchestra, la Sonata
a preghiera sul tema 'Dal
tuo stellato soglio'
tratto dal Mosè del
musicista pesarese. Il
termine 'sonata' è
normalmente interpretato da
Paganini nell'accezione
antica, ossia come 'brano da
suonarsi', senza alcun
riferimento alla
forma-sonata classica. La
struttura base delle sue
sonate per violino e
orchestra presenta
solitamente una o due
sezioni introduttive, spesso
di carattere accentuatamente
melodico, che tematicamente
non hanno alcuna relazione
con la serie di variazioni
di bravura che seguono e che
sono costruite su temi
musicali tratti dal
repertorio operistico (come
nel nostro caso) o da quello
popolare.
La composizione ci è
pervenuta attraverso le
varie edizioni a stampa, che
riportano la parte del
violino solista ma non
quella dell'orchestra. Per
questa ragione, Pierre
Fournier, famoso
violoncellista del nostro
secolo, ha trascritto il
brano per pianoforte e uno
strumento ad arco qualsiasi;
in questa versione è facile
incontrarlo eseguito in sede
di concerto e nelle stesse
incisioni discografiche. La
primitiva parte del violino
fu virtuosisticamente
scritta per la sola quarta
corda (sol) dello strumento.
La Sonata si apriva
originariamente con tre
episodi introduttivi
(Maestoso, Recitativo,
Allegro molto) non riportati
dalle edizioni a stampa e
sui quali non abbiamo alcuna
notizia. Per noi, quindi, il
brano inizia con
l'esposizione già elaborata
del tema dell'aria
rossiniana (Preghiera,
Andante), che si conclude su
una piccola cadenza di
bravura. Segue il tema da
variare, sempre di Rossini,
un Tempo alla marcia
(Andantino) che viene
immediatamente sottoposto a
uno sviluppo. A esso
succedono le tre famose
variazioni in re maggiore,
dove l'invenzione trae
spunto ed è diretta
conseguenza della
mirabolante tecnica
d'esecuzione dello
strumento. I tre pezzi hanno
diverso carattere, ma in
tutti vi è un frequente
ricorso agli 'armonici'. La
prima variazione,
estremamente virtuosistica,
è caratterizzata da una
linea musicale a 'moto
continuo'. La seconda è la
più fantasiosa e varia,
soprattutto nella componente
ritmica. Nella terza,
colpisce la presenza di
suoni ottenuti operando
sulle corde in punti molto
vicini al ponticello dello
strumento; questi ampliano
ulteriormente la gamma di
effetti che Paganini, lo
ricordiamo, otteneva
dall'utilizzo della sola
corda di sol.
CANTABILE
E VALTZ
Il Cantabile
e Valtz per violino e
chitarra del 1823-24 è
l'unico superstite della
serie di pezzi didattici che
Paganini scrisse per Camillo
Sivori, un violinista
genovese che acquistò una
certa fama nell'Ottocento e
che si presentava come suo
allievo. In effetti, il
compositore aveva
frequentato la famiglia
Sivori negli anni 1822-24,
impartendo anche alcune
lezioni al piccolo Camillo.
Le opere per violino e
chitarra di Paganini sono
solitamente composte per
intrattenimenti privati. La
struttura formale è sempre
delle meno impegnate. La
scrittura del violino,
pensata peresecutori spesso
dilettanti, si allontana dai
registri virtuosistici. Lo
strumento mantiene comunque
il ruolo di protagonista,
giocando però solo sulla
facile cantabilità. Questo
lo si ritrova nel Cantabile,
un brano educato e melodico
che acquista accenti ancor
più facili nella sezione
Valtz.
Massimo
Rolando Zegna
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