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1 CD -
GMD 3/5 - (c) 1989
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Piotr Ilic
CIAIKOVSKI (1840-1893)
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Suite
dal balletto "Lo Schiaccianoci",
Op. 71a
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23' 48" |
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Ouverture miniatura. Danze
caratteristiche
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3' 21" |
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1 |
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- Marcia |
2' 24" |
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2 |
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Danze della Fata Confetto
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2' 24" |
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3 |
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-
Danza russa. Trepak
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1' 06" |
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4 |
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-
Danza araba
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4' 06" |
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5 |
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-
Danza cinese
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1' 00" |
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6 |
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Danza dei flauti
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2' 18" |
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7 |
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-
Valzer dei fiori
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7' 15" |
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8 |
Piotr Ilic CIAIKOVSKI |
Suite
dal balletto "Il Lago dei cigni"
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26' 15" |
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Scena |
3' 18" |
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9 |
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Valzer |
7' 21" |
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10 |
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Danza dei cigni
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1' 30" |
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11 |
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-
Scena |
6' 06" |
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12 |
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Danza ungherese
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3' 09" |
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13 |
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-
Mazurca |
4' 51" |
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14 |
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Prague Radio
Symphony Orchestra / Oskar Danon, Direttore
- (1-8)
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1972
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Prague Radio
Symphony Orchestra / Josef Hrncir, Direttore
- (9-14) |
1979
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon
| ? | (p) 1972 - (1-8)
Supraphon | ? | (p) 1979 -
(9-14)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD
3/5 | 1 CD - durata 50'
03" | (c) 1989 | ADD |
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Note |
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"LO
SCHIACCIANOCI" - SUITE
OP. 71 A
Questa
composizione fu ricavata da
Ciaikovski dall'omonimo
balletto da lui stesso
composto pochi mesi prima,
nel dicembre del 1891, su
una fiaba di Hoffmann.
Il maestro era ormai molto
affermato e le sue frequenti
tournée avevano esteso la
sua fama dalla Russia
all'Europa giungendo fin
negli Stati Uniti. Questo
successo gli aveva procurato
una buona condizione
economica anche se la sua
indole generosa non gli
permise mai non solo di
risparmiare ma neppure di
evitare, talvolta, di
indebitarsi. Inoltre questo
periodo da un lato tanto
fecondo era, dall'altro, sul
piano sentimentale,
dolorosamente segnato dalla
rottura definitiva della più
che decennale e profonda
relazione con la signora
Nadjeshda von Meck che era
stata sua disinteressata
benefattrice.
A seguito di questa rottura
Ciaikovski non poté quindi
condividere il successo del
suo balletto con l'amica di
sempre.
Composto per l'Opera
imperiale di San Pietroburgo
il balletto andò in scena il
l7 dicembre del 1892,
preceduto dalla prima della
Suite orchestrale che
avvenne nel marzo del
medesimo anno con tale
consenso di pubblico e di
critica che cinque degli
otti pezzi che la compongono
dovettero essere bissati.
Deliziosa e ricca di
preziosismi, soprattutto
nell'uso coloristico
dell'orchestra, 1'opera
narra la storia di una
bimba, Clara, figlia del
sindaco di un'austera città
germanica che riceve come
dono di Natale uno
schiaccianoci. Il fratello
di lei, Fritz, geloso, rompe
però il dono per dispetto e
deve quindi intervenire un
amico di famiglia per
aggiustarlo e restituirlo a
Clara. Nel frattempo, e
mentre giungono gli invitati
per la festa natalizia, la
bambina si addormenta e fa
un lunghissimo sogno: un
esercito di topi vuole
rubare lo schiaccianoci e
Clara tenta strenuamente di
difenderlo; l'oggetto allora
si trasforma diventando
prima il comandante di un
esercito di ussari, poi di
marinai, ma senza evitare
che i topi abbiano sempre la
meglio. Alla fine rimangono
comunque solo lo
schiaccianoci e il Re Topo,
che però Clara riesce a
uccidere con la propria
scarpa mentre lo
schiaccianoci si trasforma
in un bellissimo principe.
Con lui Clara giunge alla
finein una grotta incantata
dove volano decine di
pipistrelli (i parenti e gli
amici della bambina) e li
assiste a un bellissimo
ballo interpretato dalle
suebambole. Poi il sogno
finisce e, al suo risveglio,
Clara saluta gli amici che
se ne stanno andando e
ripensa, felice, al suo
straordinario viaggio.
La Suite orchestrale
si apre con l''Ouverture
Miniature', leggera e
festante, dove si
intrecciano brevi incisi
tematici graziosi e
caratterizzati da un
certopreziosismo. La prima
delle danze caratteristiche
è la 'Marcia' che esordisce
con un tema gaiamente
energico eseguito dai legni
sostenuti da trombe e
tromboni. La struttura
complessiva è dialogica dato
che a questo tema 'marziale'
rispondono gli archi con
gentili passaggi
saltellanti. La zonacentrale
è dominata da un disegno a
note ribattute che passa dai
fiati agliarchi in un clima
di concitazione 'infantile'
senza alcuna concessione a
una vera drammaticità; il
ritorno del motivo
dell'esordio annuncia la
terza parte dove si
ascoltano gli elementi
tematici della prima e della
seconda sezione combinati
insieme.
La 'Danza della Fata
Confetto' è una pagina
deliziosa, di grande
effetto, caratterizzata
dall'impiego della celesta,
utilizzata per la prima
volta in quest'opera. Questo
strumento, allora di
invenzione recente (1886) ha
l'aspetto di un piccolo
harmonium e deve il suo
timbro metallico, che
suscita immagini magiche, al
fatto che il suono si
produce mediante dei
martelletti che percuotono
delle piccole incudini. Il
tema è dunque affidato alla
celesta e sottolinea
l'incedere della fata
definendo un'atmosfera
rarefatta eportatrice di
intense emozioni. La 'Danza
russa, Trepak', è invece
vivacissima, diremmo quasi
sfrenata, animata com'è da
una vitalità irresistibile,
caratteristica delle danze
slave, tutta slancio ed
energia che si conclude -
addirittura - con un
accelerando passando dal
presto al prestissimo. Al
contrario la 'Danza araba' è
malinconica e misteriosa. Le
sonorità del corno inglese e
dei clarinetti ci
introducono in un universo
esotico e l'intensità
ridotta evoca atmosfere da
Mille e una notte, tesori
nascosti, donne velate,
profumi intensi, drappi e
tappeti multicolori. La
nenia si snoda sempre
uguale, indugiando su
cromatismi pervasi di
sensualità che punteggiano
il suo disegno discendente.
Ai flauti, compreso il
piccolo (che produce una
gamma di suoni acutissimi),
è affidato il tema della
'Danza cinese' che segue
subito dopo. I gorgheggi dei
fiati si alternano agli
archi in pizzicatoproducendo
un effetto di dialogo
estremamente piacevole.
L'atmosfera è sempre
giocosa, le terre lontane
sono sempre evocate come nel
sogno e, come tali, ci
appaiono quali visioni
fantasiose viste da occhi
infantili. La 'Danza des
mirlitons' consta di due
sezioni, molto contrastare;
la prima è dominata da un
motivo leggiadro in maggiore
affidato ai flauti, la
seconda è invece in minore,
tutta giocata sui suoni
ribattuti con un'insistenza
sull'intervallo di semitono
ascendente, dalla sensibile
alla tonica, che crea un
effetto di notevole
dinamicità. Il ritorno del
motivo d'apertura conclude
la pagina.
L'ultima danza è il
celeberrimo 'Valzer dei
fiori' dove l'introduzione è
dominata dall'arpa che con
volteggi aerei interrompe la
citazione del tema
principale che i legni
espongono sin dalla
primissima battuta. Appena
si spengono gli ultimi suoni
vibranti dell'arpa, così
carichi di capacità
evocative, attacca il valzer
vero e proprio con il tema
eseguito dai corni e
accompagnato dagli archi. Il
secondo tema è invece
affidato ai violini ed è più
agile e movimentato. Segue
un secondo valzer anch'esso
in forma bipartita: di nuovo
un primo tema ai fiati (i
flauti questa volta) e un
secondo affidato agli archi
(viole e violoncelli). Un
breve episodio di
collegamento porta alla
ripresa del primo valzer e
alla coda che conclude
gioiosamente con il tripudio
dell'intera orchestra.
"IL LAGO
DEI CIGNI" - SUITE
Il Lago
dei cigni è il primo
balletto composto da
Ciaikovski che vi lavorò tra
l'agosto del 1875 e l'aprile
del 1876 utilizzando il
libretto di U.P. Begichev.
L'opera gli era stata
commissionata dal Teatro
imperiale di Mosca e in una
lettera indirizzata al
compositore
Rimsky-Korsakoff, datata 10
settembre 1875, il maestro
così scrisse: «Ho accettato
questo impegno per due
motivi: in primo luogo
perché mi pagano bene,
quanto desidero, e poi
perché desideravo da molto
tempo cimentarmi con questo
genere di composizione». La
prima del balletto avvenne,
il 20 febbraio del 1877 al
Teatro Bolscioi con un
tiepido consenso dovuto
all'allestimento scenico
frusto e banale e alla
coreografia priva di
immaginazione. A ciò bisogna
aggiungere che l'esecuzione
musicale fu modesta. Il
balletto fu comunque
replicato durante la
stagione 1882-83 e dopo di
allora venne allestito in
vita del musicista soltanto
un'altra volta, nel febbraio
del 1888, al Teatro
Nazionale di Praga.
Comunque, alcuni mesi dopo
la prima di questa sua
opera, Ciaikovski assiste' a
Vienna alla rappresentazione
di Sylvia, un
balletto di Delibes e
l'impressione che ne ricavò
fu tale da fargli seguire
l'esempio di questo autore
quando nel 1882 prese in
considerazione l'ipotesi di
fare delle musiche del
balletto una Suite
orchestrale scrivendone al
proprio editore, Jurgenson,
che accettò. Non sappiamo
però se la raccolta dei
cinque (in alcune edizioni
di sei) testi che compongono
la Suite sia
interamente opera del
musicista o se il lavoro fu
completato da qualcun altro
in quanto la pubblicazione
avvenne nel 1900, sette anni
dopo la morte del musicista.
Il primo brano della Suite,
la scena introduttiva, è
fremente e carico di
tensione. Il tema dominante,
bellissimo e tragico, è
eseguito lontano dall'oboe e
si carica progressivamente
di energia e di pathos per
poi esplodere in un
Fortissimo da cui rinasce la
stessa melodia ma declamata
dai corni con un impeto
quasi guerresco. Il tremolo
degli archi e i fluenti
passaggi dell'arpa
richiamano atmosfere
acquatiche, appena
illuminate dai bagliori
esitanti di Selene, ma tutto
è dominato dai tristi
presagi evocati dal tema
principale e la scena si
chiude con un ritorno
sommesso di questa melodia,
eseguita al grave da
violoncelli e contrabbassi,
in un clima cupo e
inquietante.
Le paure sono però
totalmente dissolte nella
seconda scena: il 'Valzer',
un esempio sfolgorante di
valzer viennese, ricco di
temi e carico di verve, dove
la coloritura orchestrale,
unita alla grande varietà
dei motivi proposti,
conferisce al ballo un
fascino intenso e
particolare. La 'Danza dei
cigni' è un brevissimo
quadro, leggiadro e dipinto
con toni lievi in cui la
melodia è semplice e insiste
su un suono ribattuto, la
tonica, che si appoggia
appena alla sensibile
sottostante per ricevere una
leggera spinta ascensionale
che muove argutamente la
linea melodica. La scena
torna cupa quando l'arpa,
con passaggi fluttuanti e
angosciosi, introduce un
nuovo episodio, dove il
violino canta una melodia
struggente e appassionata.
Questo quarto brano 'Scena e
valzer' è uno dei più
intensi della raccolta: teso
e drammatico si colloca in
un punto cruciale della
storia, nel secondo atto, e
rievoca con maggior
intensità i sinistri presagi
dell'Introduzione. Con la
'Danza ungherese', la
Czardas, ritorniamo al clima
festoso del valzer. La scena
si è trasferita nelle sale
del palazzo reale e la danza
brillante e gaia, seguita da
un'altra occasione per
piroettanti evoluzioni (la
Mazurka) concludono la Suite,
in un clima decisamente
gaio, e in contrasto con la
conclusione del balletto, ma
decisamente più conforme al
gusto del tempo.
Maria
Luisa Merlo
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