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1 CD -
GMD 3/7 - (c) 1990
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Piotr Ilic
CIAIKOVSKI (1840-1893)
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Sinfonia
N. 6 in Si minore "Patetica", Op.
74 |
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43' 54" |
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Adagio · Allegro non troppo
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18' 12" |
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1 |
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- Allegro
con grazia
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7' 30" |
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2 |
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-
Allegro molto vivaceacissimo
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8' 37" |
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3 |
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- Finale: Adagio
lamentoso · Andante
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9' 35" |
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4 |
Piotr Ilic CIAIKOVSKI |
Ouverture
fantasia "Romeo e Giulietta" |
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20' 24" |
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5 |
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Czech
Philharmonic Orchestra / Lovro von
Matacic, Direttore - (1-4)
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House of
Artists, Prague - 1968
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Prague Radio
Symphony Orchestra / Frantisek Vajnar,
Direttore - (5) |
1984
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon
| 1 10 0485 | (p) 1968 - (1-4)
Supraphon | ? | (p) 1984 - (5)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD
3/7 | 1 CD - durata 64'
18" | (c) 1990 | ADD |
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Note |
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Ciaikovski
(1-4)
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SINFONIA
N. 6 IN SI MINORE OP. 74
"PATETICA"
Il 1892 aveva
visto Ciaikovski dedicarsi
con foga alla stesura di una
nuova sinfonia che però poco
dopo lui stesso avrebbe
distrutto dato che era
severissimo giudice di
quello che componeva. I mesi
seguenti furono tremendi,
tanto che solo dopo notevoli
sforzi fisici e morali egli
riuscì a riprendersi e a
dedicarsi con tenacia alla
sua sesta sinfonia. Nel
febbraio del 1893 egli così
scriveva a questo proposito
al prediletto nipote Bob,
dalla sua residenza di Klin:
«Vorrei poter trovare le
parole per descriverti il
piacevole umore che mi dà il
nuovo lavoro. Tu sai che
l'autunno scorso ho
distrutto quasi interamente
una sinfonia già conclusa e
strumentata. Ho fatto molto
bene perché valeva poco: non
vi era autentica
ispirazione. Durante il mio
ultimo viaggio a Parigi ho
avuto l'idea per una nuova
sinfonia su di un programma
che dovrà rimanere
sconosciuto a chiunque,
anche se si dovesse spaccare
il cervello per scoprirlo.
Il programma riflette le mie
passioni più intime...
mentre componevo mentalmente
l'abbozzo sono scoppiato più
volte in lacrime, tanta era
l'eccitazione. La forma
della sinfonia è abbastanza
inconsueta: per esempio il
finale non sarà un allegro
roboante, ma un adagio. Non
puoi immaginare quanto sia
felice di verificare che non
sono finito, ma sono ancora
capace di comporre».
E ancora il 22 luglio 1893:
«La mia sinfonia mi impegna
totalmente. Tantopiù lavoro,
tanto più difficile mi
appare la strumentazione».
In un'altra lettera
indirizzata al granduca
Costantino aggiunse anche:
«È incredibile come la mia
ultima sinfonia sia pervasa
da un'atmosfera non molto
dissimile da un Requiem,
soprattutto nel finale».
Il titolo originale della
sinfonia doveva essere 'La
tragica' ma, dietro
consiglio del fratello
Modest, venne cambiato in
'Patetica'. Conclusa
nell'agosto del 1893 a Klin,
la Patetica, venne eseguita
per la prima volta a San
Pietroburgo il 16 ottobre
dello stesso anno, sotto la
direzione personale
dell'autore. Il pubblico la
accolse tiepidamente, cosa
che depresse il musicista,
già molto fragile
psichicamente, ma che però
non mutò opinione sul
proprio lavoro. Infatti egli
così scrisse al suo editore
Jurgenson: «Non
si può dire che non sia
piaciuta, ma piuttosto è più
esatto affermare che ha
sconcertato. Io, d'altro
canto, ne sono orgoglioso
più che di qualsiasi altra
mia opera». Quei giorni
erano comunque per lui
carichi d'angoscia e
presaghi di morte. Il 20
ottobre egli si recò, dopo
uno spettacolo, al famoso
ristorante Leiner con amici.
In quel periodo imperversava
una tremenda epidemia di
colera e l'acqua doveva
essere bollita prima di
poter essere bevuta. Sembra
(secondo il racconto, forse
romanzato, di alcuni
contemporanei) che
Ciaikovski abbia voluto bere
deliberatamente dell'acqua
senza prendere alcuna
precauzione, contraendo così
quella malattia che lo
avrebbe portato alla morte
il 25 ottobre di quello
stesso anno. Non potremo mai
sapere con certezza se
l'infezione si manifestò per
o contro la volontà del
musicista, certo è che in
quel periodo egli viveva in
uno stato di profonda
prostrazione e non aveva più
voglia di vivere. Già questo
fatto potrebbe essere stato
sufficiente per ridurre,
sino ad annullarle, le sue
difese fisiche facendogli
contrarre la malattia e non
facendogliela superare.
Dopo quasi cento anni noi
non possiamo che ascoltare
l'ultimo movimento della Patetica
come se fosse un vero e
proprio testamento
spirituale. Il primo
movimento di questa
travagliata sinfonia, può
essere suddiviso in quattro
sezioni: la prima, Adagio,
di carattere introduttivo,
espone con cupe sonorità il
tema principale,
intensamente drammatico.
Nell'Allegro non troppo, che
segue, questo prima tema
viene rielaborato con grande
maestria e gusto del colore
orchestrale; sopraggiunge
l'Andante, dominato da una
melodia discendente, tenera
e appassionata, cantata dai
violini. Solo un breve
episodio contrappuntistico
dei legni interrompe questo
abbraccio struggente, che si
chiude con un ritorno del
tema principale sempre
affidato ai violini. La
terza sezione è concitata ed
energica e raggiunge il
climax con un tema eroico
affidato alle trombe. Sul
turbinio più angoscioso
delle passioni si stagliano
le note serene e
consolatorie di un corale
che fa parte della liturgia
funebre ortodossa. Il
ritorno del tema iniziale,
introduce la coda, Andante
mosso. Il secondo movimento,
Allegro con grazia, possiede
tutte le caratteristiche di
una danza, diremmo quasi di
un valzer, a cui l'inusitato
metro in 5/4 conferisce un
fascino del tutto
particolare. Il trio 'con
dolcezza e flebile',
riassume con grande
efficacia la tensione
drammatica esposta negli
altri movimenti della
sinfonia. Il terzo movimento
è dominato da un tema di
marcia, aggressivo e
impetuoso, che circola
lungotutto il pezzo.
Giungiamo così all'ultimo
movimento, l'Adagio
lamentoso, impregnato di un
pessimismo totale, anche se
qua e là affiorano melodie
intense e appassionate, che
lasciano trasparire qualche
barlume di vitalità.Ma la
desolazione ha il
sopravvento, e il ritorno
ossessivo dei due temi,
entrambi caratterizzati da
un andamento discendente, fa
presagire l'estremo commiato
di un uomo disilluso e ormai
precocemente invecchiato,
che decide di morire come è
vissuto, con quello slancio
romantico e quella
temerarietà, che avevano
contraddistinto tutte le sue
azioni.
"ROMEO E
GIULIETTA" - OUVERTURE
FANTASIA
Con questa
composizione, dobbiamo fare
un notevole passo indietro
nclla vita del musicista,
infatti quest'opera vide la
luce nel 1869, quando
Ciaikovski aveva ventinove
anni. In quegli anni la vita
gli si stava schiudendo
davanti: nel 1866 aveva
superato onorevolmente gli
esami di diploma a San
Pietroburgo e così poteva
finalmente trasferirsi a
Mosca. Lì divenne professore
al Conservatorio e subito
poté contare sulla
protezione e sulla stima del
direttore Anton Rubinstein.
È proprio a Mosca che viene
poi in contatto con
parecchie personalità che
diverranno estremamente
importanti per lui: il
celebre drammaturgo
Ostrovski e, soprattutto, il
giovane editore musicale
Jurgenson, che sarà
l'artefice della diffusione
dell'opera di Ciaikovski nel
mondo intero.
Anche dal punto di vista
personale quegli anni furono
estremamente ricchi, infatti
egli visse un'intensa
relazione amorosa che si
stava concretizzando in un
matrimonio. Lei era la
famosa cantante Desirèe
Artôt che aveva trionfato
sulle scene di Mosca. Nel
1868 il musicista scrive
cosi al padre: «Poiché
saranno giunte al tuo
orecchio le voci della mia
intenzione di sposarmi,
voglio spiegarti come stanno
le cose. Ho conosciuto la
Artôt fin dalla primavera,
ma allora ebbi occasione di
incontrarla solo una volta.
Quando ritornò a Mosca mi
astenni per un mese
dall'andare a trovarla. Ci
incontrammo nuovamente per
caso e io le promisi una
visita, ma non ne avrei
fatto niente se Rubinstein
non mi avesse letteralmente
trascinato a casa sua. Da
allora ella mi ha invitato
quasi ogni giorno, e io mi
sono abituato a passare il
mio tempo con lei. In un
batter d'occhio ci
infiammammo di una tenera
passione reciproca, ce lo
siamo confessati apertamente
e naturalmente abbiamo
parlato subito del problema
del matrimonio che, se non
vi sarà nulla in contrario,
vorremmo celebrare nella
prossima estate».
Invece le complicazioni
dovevano insorgere presto.
Entrambi difatti non
vogliono sacrificare la
propria carriera per amore
dell'altro e le separazioni,
imposte dall'attività
concertistica della
cantante, diventano il
pretesto per non vedersi
più. La Artôt in capo a un
anno andrà così sposa al
baritono spagnolo Padilla,
ma ciò nonostante i due
riusciranno a mantenere un
rapporto di amicizia che
durerà sino alla morte di
Ciaikovski. Quindi alla sua
arte il musicista sacrificò
anche questa opportunità di
realizzazione affettiva, ma
in ogni caso le opere di
questi suoi primi anni di
vera affermazione furono
alimentate dalle felici
vicende personali. Prima fra
tutte si può ricordare
questa Ouverture,
che rimane ancora oggi tra
le composizioni più amate ed
eseguite del maestro. La
tragica vicenda di Giulietta
e Romeo suscitò nel giovane
Ciaikovski una passione
subitanea, probabilmente
perché anche per lui le
gioie di un amore appagato
erano state frustrate siadal
suo carattere incline alla
tristezza sia dalle tendenze
omosessuali che nonsapeva
accettare e che gli creavano
sensi di colpa e profonde
crisi esistenziali.
Anche gli amanti della
tragedia di Shakespeare
trovano la felicità
nellamorte diventando
l'emblema dell'amore totale
che può rimanere tale solo
se rinnega le limitazioni
che la vita impone. Questa
composizione è così: ricca
di contrasti drammatici,
descrittiva, anche se molto
libera nella forma. Possiamo
affermare che Ciaikovski non
seguì la tragedia passo dopo
passo, ma ne mise in musica
soprattutto gli eventi
essenziali, con quella sua
tecnica orchestrale già così
perfezionata e creando
soprattutto effetti timbrici
di grande suggestione.
L'episodio iniziale, a
corale, può far pensare al
personaggio mite e
protettivo di padre Lorenzo,
mentre l'Allegro, così
agitato e tumultuoso,
ricorda la rivalità tra le
due famiglie patrizie, i
Capuleti e i Montecchi.
Un'oasi di soavità è creata
da un nuovo tema, quello che
- senza alcun dubbio - fa
pensare alla dolce
Giulietta, ma anche questa
pausa di serenità è
destinata a soccombere,
travolta dal ritorno
imperioso del tema dell'odio
e dell'insanabile
antagonismo tra i due
casati. Quando tutti i
fermentisi placano, è perché
è sopraggiunta la morte che,
lei sola, riesce a sedare i
livori e le passioni.
Maria
Luisa Merlo
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