ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 3/9 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Nikolaj RIMSKIJ-KORSAKOV (1844-1908)
Sheherazade, Op. 35
46' 20"


- Il mare e il vascello di Simbad
10' 05"

1

- Il racconto del principe Kalander
12' 35"

2

- Il giovane principe e la giovane principessa
11' 15"

3

- Festa a Bagdad · Il mare · Naufragio del vascello
12' 25"

4
Nikolaj RIMSKIJ-KORSAKOV Ouverture "Grande Pasqua Russa", Op. 36
15' 45"
5





 
Czech Philharmonic Orchestra / Bruno Belcik, Violino / Oskar Danon, Direttore - (1-4)
House of Artists, Prague - 04/18 September 1970
Prague Radio Symphony Orchestra / Josef Hrncir, Direttore - (5) 1987
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 1009 | (p) 1970 - (1-4)
Supraphon | ? | (p) 1987 - (5)


Edizione CD
De Agostini | GMD 3/9 | 1 CD - durata 62' 05" | (c) 1990 | ADD

Note
-













Rimskij-Korsakov (1-4)

"SHEHERAZADE"
Il romanticismo fece scaturire tra l'altro anche il gusto e la curiosità per tutto quanto era esotico, lontano e magico, in quanto favoriva quell'intima esigenza di evadere e di fantasticare che era propria degli artisti di questa corrente. L'Oriente, in particolare, richiamava maggiormente la loro attenzione, perché appariva ai loro occhi come la patria dei sentimenti e della sensibilità sensoriale, dove uomini e cose sembravano essere soggiogati totalmente dal magico e dall'irrazionale. Nell'Ottocento pertanto sono state scritte molte composizioni musicali ispirate alle terre esotiche, dai Pescatori di perle di Bizet alle danze arabe di Ciaikovskij e di Grieg, ma la più famosa di tali composizioni di ispirazione orientale, è senza dubbio Sheherazade. Rimskij-Korsakov aveva viaggiato molto da giovane come ufficiale della marina russa e il suo cuore era rimasto segnato indelebilmente dalle visioni avute nei paesi medio-orientali.
Leggiamo queste parole dalla sua biografia, scritta da Gavazzeni: «Sulle rive dell'Ingul il futuro autore di Sheherazade avverte un'atmosfera ben diversa da quella conosciuta; vive tra climi e colori diversi. Da Nicolaev intraprende alcune gite: la costa sud della Crimea, Alupka, Oreanda, Yalta. A Baktai-Sarai, piombato nel cuore di un oriente pieno di suoni e di misteri, rimane incantato. Impressioni nuove: le strade interminabili che portan non si sa dove, le botteghe, i caffettieri, grida di mercanti, canti di muezzin, cerimonie nelle moschee... Ascoltando i musicanti zingareschi di Baktai-Sarai, Rimskij prende conoscenza del melisma e dei ritmi orientali. Impasti di strumenti, colpi di tamburo battuti in contrattempo su ritmi alterati e asimmetrici. A Baktai-Sarai si canta da mattina a sera, dovunque. Rimskij ne riceve effetti incantevoli. Da queste sensazioni, fantasia e tecnica si incontreranno... Lo scheletro di certi ritmi, i timbri orchestrali che vi piovono sopra a dirotto. Il melodizzare gli spunti e gli arabeschí... Il riassunto viene dopo quattordici anni dal soggiorno a Baktai-Sarai, con la suite sinfonica Sheherazade... Un caleidoscopio di tutto il musicale orientalismo di Rimskij-Korsakov».
La suite, scritta nel 1888, si ispira alle novelle delle Mille e una Notte ed è l'autore stesso a narrarci la vicenda a cui fa riferimento la sua composizione: «Il sultano Sciariaz, convinto della falsità e della infedeltà delle donne, aveva giurato di condannare a morte ciascuna delle proprie mogli dopo la prima notte di nozze. Ma la sultana Sheherazade riuscì a salvare la propria vita interessando il marito ai racconti che gli narrò, appunto, per mille e una notte
».
L'introduzione di questa composizione ci presenta i due temi fondamentali della suite, quello del sultano, terribile e violento, eseguito fortissimo dall'orchestra intera, e quello delicatissimo di Sheherazade, affidato al violino solo, sugli arpeggi dell'arpa. Seguono quattro episodi, quattro racconti delle Mille e una notte, non descritti nei particolari, ma semplicemente evocati nel loro carattere emotivo. Il primo si intitola 'Il mare e il vascello di Simbad' e ci presenta gli infiniti spazi marini con un tema dilatato e ondeggiante in 6/4. È il tema del vascello, che altro non è che una variantedel tema del sultano. A esso si alterna, tranquillo, il tema della 'calma di mare' suonato suggestivamente dai legni. Oltre alle facili differenze di timbro e di tessitura (il primo tema è presentato al grave mentre il secondo all'acuto) ne sussiste una strutturale molto importante: il primo tema è ritmicamente irregolare, il secondo, al contrario, si presenta regolarissimo nel suo ascendere, cadenzato e cullante, verso l'ottava superiore. Proprio sull'intreccio vario e ricercato di questi due temi è costruito l'intero movimento così ricco dal punto di vista espressivo, che è senza dubbio il fattore più pregevole di questa pagina. Il 'Racconto del principe Kalander' si riferisce a un personaggio, un derviscio, che ricorre più volte nelle fiabe delle Mille e una notte. Rimskij però non specifica esattamente a quale racconto pensava componendo questo brano. Ancora una volta ciò che più gli importa è l'evocazione di un ambiente, non la descrizione di un fatto. Il fagotto tratteggia con molta eloquenza la figura popolare di questo derviscio e il suo tema viene ripetuto più e più volte.
Una tenera serenata e una graziosissima danza sono i due 'leitmotiv' che illustrano rispettivamente 'Il giovane principe' e 'La giovane principessa' dell'omonima pagina. Ritorna anche il tema di Sheherazade, ma con una ricchezza di ornamentazioni che, mentre viene accresciuto il potere di suggestione orientalizzante, rinnova continuamente l'idea iniziale che però ci appare, ogni volta, diversa. L'ultima parte è divisa in due sezioni: 'Festival a Bagdad' e 'Il vascello è affondato'. La prima è una fantasmagorica celebrazione dello splendido carnevale esotico tutto luci, colori, suoni inebrianti, nella quale i diversi temi della suite ricompaiono in una specie di esultante riepilogo finale. Nella seconda, l'affondamento del vascello è evocato con tinte smaglianti e con una rara immediatezza. Sul mare ritornato calmo, il tema di Sheherazade si libra teneramente, a ricordare che la lunga fatica della sultana è compiuta. Il tema del sultano Sciariaz si associa con una delicatezza mai udita prima: la sua crudeltà è stata finalmente vinta dal fascino della fantasiosa Sheherazade.

LA "GRANDE PASQUA RUSSA"
Anche questa seconda composizione sinfonica è datata 1888 e appartiene al secondo periodo compositivo di Rimskij, quello che seguì alla sua 'conversione'. Egli infatti aderì al cosiddetto 'gruppo dei cinque' nei primi anni della sua carriera, manifestando subito un notevole talento, ma non altrettanto desiderio di perfezionamento e di studio. Questo fatto addolorava Ciaikovskij che apprezzava le doti naturali di Rimskij pur considerandone un po' rozza la tecnica. Rimskij-Korsakov durante la sua carriera finì con l'ascoltare i consigli del già affermato musicista ma, così facendo, irritò e deluse invece un altro genio della musica, Musorgskij, che, al contrario, aveva apprezzato molto di più certe asprezze e ardimenti propri della sua prima produzione.
Leggiamo cosa scrissero a questo proposito i due musicisti. Così Ciaikovskij: «Ecco la mia sincera opinione su questi signori (i cinque); che triste fenomeno! Che grandi talenti, dai quali, fatta eccezione per Rimskij-Korsakov, non è possibile aspettarsi nulla di serio. Essi si distinguono per una spaventosa presunzione e credono che tutto il resto del mondo debba esser loro sottomesso. Unica eccezione il Rimskij-Korsakov, degli ultimi tempi. È anche lui, come gli altri, un autodidatta ma, recentemente, ha subito una trasformazione. È un uomo serio, sincero, coscienzioso. Era giovanissimo quando capitò fra quella gente: gli assicurarono che era un genio e che lo studio della teoria della musica non è necessario, anzi è pregiudizievole per la forza creativa. Dapprima il giovanotto credette a queste teorie tanto che le sue prime opere rivelarono, insieme a un gran ingegno, anche un forte difetto di cognizioni teoriche... Però Korsakov è l'unico fra di loro che sia arrivato ad accorgersi, cinque anni or sono, quanto le opinioni dei suoi amici fossero errate e come il loro disprezzo per lo studio e per le musica classica, il loro rifiuto di ogni autorità, significassero solo ignoranza. Posseggo ancora una lettera di Rimskij scritta in quel tempo, piena di tratti commoventi e profondi. Egli era caduto in una vera e propria disperazione... Mi chiedeva consiglio e la risposta non poteva essere che una sola: studiare». Invece così si espresse Musorgskij in alcune lettere indirizzate all'amico Vladimir Stassov nel 1875: «Uno di questi giorni incontrai Rimskij-Korsakov. Balzammo entrambi fuori dalle nostre troike, nello stesso istante, e ci abbracciammo a lungo. Ma ecco così mi racconta: che ha scritto dieci fughe una più complicata dell'altra e basta... Ebbene, quando mai la gente si deciderà a gettare uno sguardo su libri intelligenti e a intrattenere, in tal modo, colloqui con uomini intelligenti invece che scrivere fughe o convenzionali opere in tre atti?... Se penso a certi artisti (Cui e Rimskij) provo una sorta di fastidio, come una specie di gelido vento notturno. Tutto lo sforzo di questi compositori consiste nel lasciar cadere una goccia dopo l'altra soppesandole tutte con precisione e cautela. Si divertono; ma in persone come noi, un simile modo di agire non può che generare turbamento e noia». Nonostante le astiosità di Musorgskij, però, Rimskij decise di percorrere questa via, peccando in qualche caso di accademismo, ma raggiungendo l'eccellenza nella strumentazione e una grande padronanza della forma musicale. Lo stesso Musorgskij doveva poi diventare debitore del suo 'nemico', in quanto doveva essere proprio quest'ultimo ad occuparsi della rielaborazione delle sue opere lasciate incompiute...
Dobbiamo comunque ribadire che Rimskij non venne mai meno a quello che era uno dei punti fondamentali del 'credo' del gruppo, e cioè quello di mettere l'accento sul carattere indigeno, tipicamente russo, della propria musica. La composizione che rapidamente analizziamo qui è un esempio di grande effetto, di quanto si è appena affermato. Rimskij vuole riprodurre nella sua opera, come disse lui stesso,
«il passaggio dalla sera oscura e misteriosa del sabato della Passione, allo sfrenato giubilo della domenica della Resurrezione». Le prime due parti dell'ouverture, si riferiscono ai momenti che seguono la morte di Cristo e precedono la sua resurrezione. Il solenne Lento mistico e l'Andante lugubre risuonano dei temi che la liturgia ortodossa intona durante le celebrazioni della Settimana Santa e che, con le loro melodie di ispirazione popolare, risultano tanto affascinanti e arcani. La sezione principale del pezzo è però l'Allegro agitato: qui la straordinaria capacità di Rimskij, nell'utilizzare l'orchestra come una tavolozza di colori, raggiunge il suo culmine. Infatti il materiale tematico non cambia, udiamo ancora gli stessi temi che ci erano stati presentati all'inizio, ma con quale trasformazione! La varietà timbrica, la grandiosità degli effetti creati ci travolgono in un finale straordinario, in un caleidoscopio rutilante che riesce a trasmetterci emozioni vivide e intense.
Maria Luisa Merlo