ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 3/20 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Béla BARTÓK (1881-1945)
Suite "Il Mandarino meraviglioso", Op. 19
18' 15"
1

Sonata per due Pianoforti e Percussioni

25' 18"


- Primo movimento
12' 40"

2

- Secondo movimento
6' 12"

3

- Terzo movimento 6' 26"

4

Suite di danze
15' 55"
5





 
Monte Carlo National Orchestra / Bruno Maderna, Direttore - (1,5) 1968
Geneviève Joy, Jaqueline Robin, Pianoforti / Jean-Claude Casadesus, Jean Pierre Drouet, Percussioni - (2-4) 1967
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Concert Hall | SMS 2660 | (p) 1968 - (1,5)
Concert Hall | SMS 2491 | (p) 1967 - (2-4)


Edizione CD
De Agostini | GMD 3/20 | 1 CD - durata 59' 28" | (c) 1990 | ADD

Note
Académie Charles Cros, Grand Prix du Disque.













Bartok (1,5)


Bartok (2-4)
 

"IL MANDARINO MERAVIGLIOSO"
La notorietà di Bartók iniziò a percorrere le strade della cultura musicale europea già prima dello scoppio della Grande guerra, ma fu soltanto alla conclusione degli eventi bellici che l'attività creativa del compositore e la fama che ne seguì conseguirono una rapida e frenetica accelerazione. La prima edizione a stampa dell'Allegro barbaro è del 1918, lo stesso anno della prima rappresentazione teatrale dell'opera Il castello del principe Barbablu. All'interno di questo attivissimo periodo artistico di Bartók rientra la gestazione della pantomima-balletto, in un atto, Il Mandarino meraviglioso opera 19, che occupò il compositore dall'ottobre del '18 fino all”agosto del '19. L'orchestrazione dell'opera fu compiuta a partire dal 1923, ma non mancarono successive revisioni dello stesso autore. Sul carattere musicale di quest'opera si riflettono, senza alcun dubbio, i rivoluzionari e inquieti eventi di quel periodo (la conclusione della guerra, il crollo della monarchia asburgica, la carestia in Ungheria e il tentativo di istituire nel paese una repubblica comunista) e, nellostesso tempo, gli entusiasmi, le incertezze, le speranze di chi si apprestava aprogettare il futuro. Tutte queste componenti si ritrovano nell'allucinato soggetto del balletto, ideato da Menyhert Lengyel, a cui la musica di Bartók sovrappose le spinte innovative della cultura espressionista. L'audacia della trama causò però al balletto il divieto di rappresentazione in Ungheria, divieto durato fino al 1945. Fu così che la prima assoluta di quest'opera ebbe luogo solo il 27 novembre del 1926 allo Stadttheater di Colonia in forma di pantomima e con la regia di Strobach. Lo spettacolo si risolse in uno scandalo. Il borgomastro della città proibì infatti le successive rappresentazioni e soltanto nel 1936, al teatro Colon di Buenos Aires, Il Mandarino meraviglioso poté essere presentato come balletto con la coreografia di Ciaplinski. Va infine ricordato che nel 1919 e nel 1927 Bartók lavorò ancora sulla partitura per trarne un'ampia Suite, che ancora oggi rimane tra le opere più ascoltate e di maggiore successo del musicista.
Il Mandarino meraviglioso è il più personale dei tre lavori che Bartók realizzò per il teatro, e si pone come degna conclusione delle esperienze musicali che il compositore effettuò nell'immediato dopoguerra. Contemporaneamente, la forte componente d'avanguardia, la concentratissima risoluzione musicale di un'accesa fantasia e le scelte compositive mai scontate, facevano del balletto un'opera decisiva per la futura produzione artistica di Bartók. L'unicità tipologica del modo di avvicinarsi alla musica del folklore della propria terra, che coinvolse in maniera assidua l'esplorazione creativa di Bartók a partire dal 1908, non solo non impedì al musicista un vivace e proficuo avvicinamento ai principi compositivi avanguardistici di quegli anni (e basti in tal senso ricordare l'interesse dimostrato verso la ricerca della Scuola di Vienna), ma addirittura favorì e conforto la concreta realizzazione di soluzioni musicali veramente radicali. A ogni modo gli anni della guerra segnarono all'interno di questa evoluzione artistica una vera e propria cesura, a tutto favore delle nuove tendenze espressioniste dell'autore, che ritroviamo con chiarezza nel furore ritmico e timbrico, nell”infuocato sprigionarsi di energia, nell'assunzione di tecniche d'avanguardia (l'impianto politonale e atonale, l'esasperato cromatismo) nell'arditezza della trama carica di valenze simboliche ma, nel contempo, espressa con modi di crudo e violento realismo. La storia narrata con una tensione emotiva continua si svolge in uno squallido ambiente metropolitano, ed è pervasa da un'atmosfera di torrido erotismo; caratteristiche che sembrerebbero non coincidere con l'immagine riservata del Bartók amante di una vita rustica e immersa nella campagna. Ma, ancora una volta, la sconcertante esibizione delle pulsioni sessuali va considerata all'interno del globale interesse che Bartók provava nei confronti della natura e delle segrete verità che si nascondono dietro l'apparenza dei fenomeni.
Il sordido ambiente di periferia viene descritto da Bartók nella sezione introduttiva attraverso un visionario mondo sonoro caratterizzato da uncontinuo e percussivo movimento musicale, privo di ogni accenno melodico, che bene raffigura il caotico frastuono delle grandi metropoli. Su questo sfondo si muovono le figure di tre malviventi, in pratica tre protettori, che simboleggiano la corruzione delle città. Questi costringono una ragazza ad adescare i passanti per poi derubarli. Dopo i primi vani tentativi entra in scena l'emblematica figura del Mandarino, che rappresenta un elemento ignoto e sconcertante, in quanto parte di una cultura antichissima emisteriosa del tutto estranea al mondo occidentale. Le tre danze della seduzione della ragazza, che nelle intenzioni di Bartók porta con sé il sensodi una positiva speranza, sono descritte dal conturbante motivo affidato alla voce dei clarinetti. Il Mandarino, sedotto dalla danza della ragazza, mostra subito nei suoi confronti un'irrefrenabile desiderio. La ragazza impaurita cerca di sfuggirgli ma al termine di un inseguimento, del tutto sfinita, viene raggiunta. Però mentre il Mandarino sta per possederla intervengono i tre malfattori che lo derubano e quindi lo soffocano nel letto con dei cuscini. Ma la vitalità del Mandarino sembra più forte di ogni violenza e dopo esser stato anche pugnalato si getta ancora una volta sulla ragazza. Viene allora issato su un improvvisato patibolo ma, anche da lì, continua a guardare con passione la donna che alla fine decide di concedersi a lui. Solo dopo che l'impulso del Mandarino si è placato, le sue ferite cominciano a sanguinare ed egli perde le forze per finalmente morire.

SONATA PER DUE PIANOFORTI E PERCUSSIONI
La Sonata per due pianoforti e percussioni fu elaborata da Bartók nel luglio/agosto del 1937 come conseguenza di una commissione offertagli dalla sezione svizzera della Società internazionale di musica contemporanea. La prima esecuzione assoluta ebbe luogo a Basilea il 16 gennaio del 1938. Ai due pianoforti suonarono lo stesso Bartók e la sua seconda moglie, Ditta Pasztory Bartók; alle percussioni si esibirono Fritz Schiesser e Philipp Ruhlig. Successivamente, nel 1940, il compositore riprenderà la partitura per elaborare una versione con accompagnamento orchestrale, cioè il Concerto per due pianoforti. Come ebbe a ricordare anche lo stesso autore, il progetto iniziale comportava l'utilizzo di un solo pianoforte. Furono questioni puramente di bilanciamento fonico a spingerlo ad adottare una coppia di strumenti che meglio potessero contrapporsi alle sette percussioni previste dalla partitura e suonate da due esecutori. Con questa opera Bartók spinge al massimo la sperimentazione conquistando definitivamente un linguaggio del tutto personale e maturo, mentre la poetica del canto popolare ungherese raggiunge un'ultima fase di totale trasformazione compositiva. Incontriamo dapprima un Allegromolto, caratterizzato da un incessante percussivismo, preceduto da una misteriosa introduzione (Assai lento). Il fascino per i reconditi segreti della natura si incarna nell'esplorazione del suono al limite del rumore che pervade il secondo tempo (Lento ma non troppo), irrealmente attraversato da fruscii e sussurri. Il clima del terzo e ultimo tempo, un Allegro ma non troppo in forma di rondò, si stacca nettamente dagli umori notturni dei due precedenti brani, e riesce a esprimere il senso di una serena comunanza.

SUITE DI DANZE
Tutto l'iter artistico di Bartók è attraversato da un ossessionante interesse per la natura. Benché il compositore non mancasse di mostrare un reale interesse per le scienze naturali, la sua attrazione per il mondo naturalistico non va intesa solo come una compiacuta contemplazione del creato, ma piuttosto come un'inquieta volontà di ricercare, e quindi di abbandonarsi, a quegli oscuri e ancestrali legami istintivi che riconducono l'uomo ai segreti primi dell'esistenza che sono celati nell'antico magma generatore della natura. La possibilità di arrivare alla chiara comprensione di questi arcani, percepiti ma non intellettualmente razionalizzati dall'uomo moderno, secondo Bartók andava cercata nell'antica sapienza musicale, conservata nel passato folklorico delle varie civiltà. Da qui il suo impulso estetico verso la fondazione di una musica moderna che utilizzasse le nuove tecniche compositive, le ultime conquiste musicali, ma che, nel frattempo, facesse continuo riferimento ai principi dell'antica musica contadina.
Secondo l'anedottica tradizionalmente accettata, nel 1905 Bartók avrebbe avuto occasione di sentire una domestica di campagna che cantava antiche melodie popolari ungheresi. Colpito dal fatto, il musicista da quel momento si sarebbe messo a studiare con assiduità il folklore musicale della sua terra e, successivamente, quello di altri paesi. Sull'argomento il musicista così scrisse nel 1933: «Nessuno può subire una influenza veramente profonda da parte della musica contadina se non ha sperimentato questa musica sul posto, cioè in comunità... Quello che importa è portare nella musica colta il tipico carattere della musica contadina... Bisogna trasferire nella musica colta l'atmosfera della musica creata dai contadini». Senza alcun dubbio, furono proprio questi principi di un libero e creativo riutilizzo musicale che evitarono a Bartók di cadere in un generico e assai diffuso folklorismo, e a offrirgli l'occasione di scavare veramente in profondità, per far riemergere pienamente la portata spirituale della musica della sua terra. Proprio da questa ricerca sul campo derivano alcune brillanti riproposte di melodie e, soprattutto, di danze contadine realizzate da Bartók.
Massimo Rolando Zegna