ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 3/21 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Leoš JANÁČEK (1851-1928)
Taras Bulba
24' 16"


- La morte di Andrej
9' 10"

1

- La morte di Ostapov
5' 25"

2

- Profezia e morte di Taras Balba
9' 41"

3
Paul DUKAS (1865-1935) L'Apprendista Stregone

11' 18"
4
Zoltán KODÁLY (1882-1967) Variazioni su un tema popolare ungherese

26' 09"
5





 
Czech Philharmonic Orchestra / Zdenek Kosler, Direttore - (1-3) House of Artists - 18/21 April 1977
Czech Philharmonic Orchestra / Antonio De Almeida, Direttore - (4) House of Artists - 3/4 September 1973
Brno State Philharmonic Orchestra / Janos Ferencsik, Direttore - (5) 1963
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 2167 | (p) 1978 - (1,3)
Supraphon | 1 10 1560 | (p) 1973 - (4)
Supraphon | SUA ST 50436 | (p) 1963 - (5)


Edizione CD
De Agostini | GMD 3/21 | 1 CD - durata 61' 43" | (c) 1990 | ADD

Note
-













Janáček (1-3)


Dukas (4)


 

Kodály (5)
 
JANÁČEK - "TARAS BULBA"
Janáček elaborò la rapsodia per orchestra Taras Bulba nel 1918, quindi allo scadere del primo conflitto mondiale. Come molte altre opere di Janáček anche questa composizione è decisamente innervata sulla considerazione e sullo sviluppo del motivo patriottico e sociale, tematica che dal 1903 (anno di realizzazione del lavoro teatrale Jenufa) fino al 1919-21 (periodo durante il quale il compositore elaborò un'altra opera, la Kat'a Kabanova) assumerà un ruolo sempre più preponderante nella produzione del musicista.
Per la composizione di Taras Bulba
Janáček si ispirò all'omonimo romanzo di Gogol in cui si narrano le gesta del condottiero cosacco Taras Bulba caduto prigioniero e arso vivo dai polacchi al termine di una eroica lotta contro di loro. Ma il primo spunto per la rapsodia fu probabilmente offerto a Janáček dallo sforzo bellico sostenuto dal popolo russo durante la prima guerra mondiale. Non a caso il musicista ebbe a dire: "Io non ho composto questa rapsodia perché Taras ha ucciso suo figlio reo di tradimento, o perché il suo secondo figlio fu martirizzato; non l'ho composta per le fiamme del rogo sul quale il condottiero dei cosacchi morì; ma perché è impossibile distruggere la forza del popolo russo".
Anche in Taras Bulba, dunque, sono presenti alcuni dei concetti fondamentali della poetica musicale di
Janáček, incapace di concretizzarsi senza un aderente e incessante riferimento alle lotte sociali e a una visione politica rivoluzionaria. È il caso della considerazione pessimistica della società contemporanea, cinica e spregiudicata, basata su falsi principi, a cui si deve rispondere con una protesta democratica anche se spesso si risolve con la morte o con il suicidio del personaggio-eroe. Questi concetti, comunque, convivono (in una drammatica dialettica esistenziale) con un clamoroso ribaltamento ottimistico, nutrito da una utopistica speranza nel futuro della vita, se costruito su basi di primaria moralità e giustizia contadine.
È bene evidente come queste tematiche di
Janáček comportino l'esigenza di una rappresentazione attraverso un gesto musicale e teatrale lontano dal nazionalismo romantico di Smetana e Dvořák e, al contrario, desideroso di confrontarsi con il 'reale'. Queste intenzioni trovano un costante supporto nel particolarissimo linguaggio di Janáček che è contemporaneamente attento sia alle problematiche della musica d'avanguardia sia ai risultati delle lunghissime ed estenuanti ricerche che il musicista stesso ha effettuato sul folklore moravo. Quest'ultima componente è per Janáček il serbatoio che, alimentando in continuazione i suoi studi e la sua fantasia, risponde all'esigenza di un rinnovamento artistico. Ricavati, ad esempio, dalle regole della tradizione musicale folklorica sono alcuni precisi procedimenti compositivi come nel caso dell'originale concezione del principio della variazione che, in Janáček, si esplica nella fissità di una ostinata ripetizione di pochi tratti melodici: cosa che ha poco a che vedere con i canoni del romanticismo ottocentesco.
Anche in Taras Bulba l'interesse dell'autore si concentra sulla singola figura drammatica dell'eroe, sempre così radicalmente fermo nelle sue scelte. Per
Janáček dalla contemplazione delle gesta di Taras deve nascere l'emozione patriottica collettiva. Le tre parti dell'opera sono ispirate ai tre protagonisti della vicenda. Nella prima sezione, intitolata La morte di Andrej, Taras Bulba uccide il proprio figlio Andrej perché è passato nelle file del nemico a causa del suo amore per la figlia del capo polacco. Nella successiva parte, La morte di Ostapov, il secondo figlio di Taras viene catturato e giustiziato dai polacchi davanti agli occhi del padre. Nell'ultimo quadro, Profezia e morte di Taras Bulba, il condottiero prima di morire sul rogo ha la visione della vittoria e del solare futuro della propria patria.

PAUL DUKAS - "L'APPRENDISTA STREGONE"
Autorevole critico musicale e valente didatta Paul Dukas ha portato a termine poco più che una manciata di composizioni complete. Il suo lavoro artistico, infatti, si scontrò sempre in maniera inesorabile con l'assidua ricerca di una propria collocazione artistica fuori di ogni schematismo, oltre che con la propria tendenza a una spietata autocritica che gli impedirono un'attività compositiva regolare e costante. Tutto ciò, però, non impedì che una delle sue opere più riuscite, L'apprendista stregone, diventasse un brano noto a tutti gli appassionati di musica, tanto da simboleggiare (almeno per il grande pubblico) la stessa figura musicale e il ruolo compositivo di questo compositore.
L'autore realizzò questo scherzo sinfonico nel 1897, poco tempo dopo i fortunati esiti della sua Sinfonia in do maggiore. Per L'apprendista stregone Dukas si ispirò a una ballata di Wolfgang Goethe che, a sua volta, aveva fatto riferimento a una divertente storiella della Grecia antica. In pratica si narra la storia di un giovane e inesperto apprendista stregone che, lasciato solo dal suo maestro, presuntuosamente vuole utilizzare i poteri magici male appresi per alleviare le fatiche del proprio lavoro. Con una formula magica costringe così una scopa ad attingere acqua al fiume. La scopa, ubbidiente, inizia il suo compito ma, al momento di porre fine all'incantesimo, il giovane stregone non ricorda più le parole magiche necessarie e la scopa, pertanto, continua inesorabilmente il proprio compito. A nulla servono i tentativi dell'apprendista di fermarla ma la scopa, seppur abbattuta, riprende continuamente la sua azione. La situazione si fa dunque sempre più drammatica: l'antro del mago è ormai inondato e all'apprendista non resta che chiamare disperatamente aiuto. Appare allora il maestro stregone che rapidamente riconduce la situazione alla normalità.
La composizione è un riuscitissimo esempio di musica a programma che bene rappresenta la genialità di Dukas, la sua notevole abilità nel raccontare e descrivere lo svolgersi degli eventi e le situazioni psicologiche che li accompagnano. Ne L'apprendista stregone incontriamo una splendida componente che caratterizza tutto l'insieme delle opere di Dukas, vale a dire il felice connubio tra l'influsso musicale del passato, risolto in una straordinaria sapienza tecnica e formale, e l'attenzione ai nuovi impulsi della musica europea d'inizio secolo bene rappresentata da una spiccata inventiva e da una solidissima esperienza nel trattare con raffinatezza una tavolozza orchestrale che nulla ha da invidiare alle visioni impressionistiche debussiane o alle lussureggianti costruzioni di Strauss. Come conseguenza, ne deriva un perfetto equilibrio tra una classica strutturazione architettonica della materia sonora e una vivace fantasia musicale che non rendono mai scontato o esteriore il procedere descrittivo della musica di Dukas che, al contrario, è sempre logicamente conseguente alla narrazione dei fatti. A tale scopo il materiale tematico, mai sovrabbondante, è espresso con chiarezza e adeguata sobrietà, con l'esclusione di ogni vischioso addensamento sonoro. In questo senso si ascolti, ad esempio, la funzionale puntualità dell'episodio iniziale che realizza immediatamente l'atmosfera magica e rarefatta dell'antro del mago, mentre, contemporaneamente, risolve il compito di introdurre - per la prima volta - i motivi conduttori dell'intera composizione. Ma al di là delle considerazioni più strettamente stilistiche ci pare che L'apprendísta stregone ancora oggi conquisti tutto il pubblico proprio per le sue capacità di evocare, attraverso la musica, la componente fiabesca della trama, espressa in tutte le sue tradizionali e spesso contrastanti caratteristiche: il rustico humour popolare e il raffinato mistero del fatato, l'orrido della sciagura apocalittica e soprannaturale a cui si può porre rimedio solo attraverso il contro-incantesimo della conoscenza.

KODÁLY - VARIAZIONI SU UN TEMA POPOLARE UNGHERESE
All'interno della poetica musicale di Kodály è di fondamentale importanza l'idea che la più valida musica ungherese del passato sia quella della tradizione folklorica. Nel corso di tutta la sua parabola artistica il compositore cercò assiduamente una adeguata fusione tra questa componente e i modelli della musica colta occidentale, compresi quelli medievali e rinascimentali. L'obbiettivo di questa ricerca era una cultura musicale che fosse tanto lontana dagli sperimentalismi d'avanguardia quanto dotata di una facilità di lettura capace di renderla del tutto comprensibile alla gente. Logicamente, nelle intenzioni di Kodály, la musica non doveva comunque rinunciare alla profondità concettuale e a un proprio linguaggio del tutto originale, costruito su una accentuata cantabilità e su un equilibrato sistema proporzionale.
Questi principi compositivi sono bene rappresentati dalle Variazioni su un tema popolare ungherese, Il pavone volò, elaborate da Kodaly nel 1938-39 per festeggiare il cinquantesimo anniversario della fondazione dell'orchestra del Concertgebouw di Amsterdam. La composizione si organizza in una Introduzione, in un Finale e in sedici Variazioni che scavano e sviluppano l'antico tema popolare, discendente e di carattere pentatonale, carico di un remoto esotismo. Dal punto di vista degli impasti timbrici e dei modi espressivi l'opera è assai complessa e poliedrica, mentre una vitalistica energia ritmica spesso viene a confortare un carattere di vigorosa danza contadina.
Massimo Rolando Zegna