ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 3/22 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Igor STRAVINSKIJ (1882-1971)
Peetruska
32' 46"


- Festa popolare della Settimana grassa
7' 21"

1

- Danza russa
2' 47"

2

- Petruska
4' 31"

3

- Il Moro · Danza della Ballerina
3' 37"

4

- Valzer · La Ballerina e il Moro
3' 20"

5

- Festa popolare della Settimana grassa · Morte di Petruska
11' 10"

6

Suite dal Balletto "L'uccello di Fuoco"
18' 35"


- Preludio e danza dell'Uccello di fuoco
3' 09"

7

- Variazioni
1' 12"

8

- Danza delle principesse
4' 07"

9

- Danza infernale
4' 30"

10

- Berceuse 2' 54"

11

- Finale 2' 43"

12





 
Czech Philharmonic Orchestra / Zdenek Kosler, Direttore - (1-6) House of Artists, Prague - 7/10 March 1977
Prague Radio Symphony Orchestra / Vladimir Valek, Direttore - (7-12) 1989
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 2164 | (p) 1978 - (1-6)
Supraphon | ? | (p) 1989 - (7-12)


Edizione CD
De Agostini | GMD 3/22 | 1 CD - durata 51' 21" | (c) 1990 | ADD

Note
-













Stravinskij (1-6)
 

"PETRUSKA"
Il balletto vide la luce nel 1911 e fu subito un grandissimo successo. Nato dalla collaborazione tra il musicista e il coreografo Djagilev venne rappresentato a Parigi il 13 giugno dello stesso anno e si videro sulla scena i maggiori ballerini dell'epoca: da Nijinskij, nelle vesti di Petruška, alla Karsavina che impersonava la Ballerina. Il canovaccio del balletto è sintetizzato qui di seguito.
Proprio al culmine dei festeggiamenti di Carnevale su una piazza di Pietroburgo un vecchio burattinaio dall'aspetto orientale presenta alla folla incuriosita tre pupazzi animati, Petruška, la Ballerina e il Moro che eseguono una danza selvaggia. Con i suoi poteri magici il vecchio ha però dotato i tre pupazzi di sensibilità umana e quindi essi amano, soffrono e gioiscono come esseri viventi. Quello che maggiormente sente i tormenti della propria condizione è Petruška che soffre non solo della prepotenza del padrone, crudele e tirannico, ma soprattutto di essere escluso dalla vita vera e di avere un aspetto tanto ridicolo. L'unica consolazione della sua triste esistenza è l'amore che nutre per la bella Ballerina, ma anche questo sentimento è frustrato dalla superficialità e dalla ritrosia di lei che lo evita per la sua goffaggine. Il Moro è ben altro tipo: vistoso e sicuro di sé affascina la Ballerina con il suo aspetto deciso e accattivante che, in realtà, nasconde un'indole malvagia e violenta. La Ballerina è dunque attratta dai modi del Moro ma proprio quando sta per cedergli compare Petruška che, pazzo di gelosia, vuole affrontare il rivale. Siamo ormai giunti al culmine della settimana di Carnevale. Un mercante con delle ballerine zingare intrattiene la gente e distribuisce banconote a tutti; uomini e donne ballano vorticosamente, arrivano anche orsi ammaestrati e un gruppo di attori mascherati. Ma in mezzo a questa festosa baraonda si odono delle urla provenienti dal teatrino del vecchio burattinaio. La rivalità tra Petruška e il Moro sta volgendo in tragedia: i due pupazzi si stanno scontrando violentemente e il Moro con una sciabolata decapita il protagonista. Il pubblico che ha assistito a una scena tanto cruenta e verosimile resta sbigottito e il burattinaio deve rassicurare tutti mostrando che il corpo del pupazzo è pieno di paglia. Il pubblico allora si disperde ma il finale riserva un colpo di scena: sopra il teatrino compare lo spettro di Petruška che ridendo beffardamente ammonisce il vecchio padrone ricordandogli che il suo spirito è immortale.
L'azione che è ambientata nella piazza dell'Ammiragliato di Pietroburgo nel 1830, è suddivisa in quattro quadri. La prima parte si apre con la scena di festa già descritta al cui centro è situato il teatrino del burattinaio con frotte di donne, di uomini e di bambini, rappresentanti dell'umanità più varia, che affollano il palcoscenico. Questa festa è resa musicalmente da un'orchestra coloritissima, che richiama volutamente le sonorità delle fisarmoniche e degli organetti ambulanti. Si odono simultaneamente melodie diversissime che si sovrappongono creando effetti a volte stridenti ma di grande efficacia espressiva (questi esperimenti di politonalità furono accolti con grande disapprovazione dai musicofili del primo novecento). A questo pittoresco quadro d'apertura fa seguito la Danza Russa, festante e ritmata. Con la seconda scena viene presentato il protagonista, Petruška, la cui anima, intensa e ricca di sentimenti, è tratteggiata con grande maestria nel susseguirsi di temi contrastanti tra loro: si passa dalla rabbia alla dolcezza e dal furore alla malinconia. Un episodio grandioso chiama in scena anche la Ballerina ma la conclusione violenta, con un rullato cupo di timpani, interrompe l'idillio per introdurre il Moro. Un tema di valzer rallenta per un attimo la tensione narrativa: è una danza paesana, volutamente grossolana per contestualizzare ancor meglio l'ambiente in cui si svolge la vicenda. Non sappiamo quanta ironia sussista nel racconto di Stravinskij, dove mentre i pupazzi vivono una tragedia profonda gli esseri umani si trastullano invece nella finzione e nella gaiezza effimera del Carnevale. È comunque evidente all'ascoltatore il contrasto tra due realtà così diverse in cui non si capisce più quale sia la verità e quale la fantasia. La quarta e ultima scena si apre nel medesimo panorama del primo quadro e la festosità della sagra paesana cela e, al tempo stesso, fa emergere la dinamicità della vicenda che si svolge nel teatrino del burattinaio. Prima danzano le bambinaie, poi giunge l'uomo con l'orso ammaestrato seguito dalle zingare. Quindi è la volta dei cocchieri e, infine, degli attori in maschera. Ma uno squillo di tromba richiama l'attenzione sul duello trai due pupazzi. La violenza di questa breve pagina è intensa e termina di colpo con l'uccisione di Petruška. Un tema lento e lamentoso piange la morte del protagonista: una sequenza discendente di accordi cromatici crea un momento di grande pathos. Fagotti e controfagotti chiamano sulla scena i poliziotti che accorrono per verificare l'accaduto. Con i corni e gli oboi si placano le paure della gente e sono le trombe a lanciare verso l'alto il ghigno irriverente del fantasma di Petruška con cui si conclude la vicenda.

"L'UCCELLO DI FUOCO" - SUITE DAL BALLETTO
Questa suite orchestrale, che risale al 1919, fu realizzata direttamente dallo stesso autore ricavandola dal proprio omonimo balletto composto nove anni prima. L'occasione per la composizione di questo balletto era stata a suo tempo alquanto fortuita: Diagilev voleva mettere in scena una vicenda che fosse tipicamente russa nei contenuti ma moderna e cosmopolita nella realizzazione. Aveva così scelto la fiaba dell'Immortale Katscei mentre la creazione della musica era stata affidata al compositore Liadov. Tardando però quest'ultimo a iniziare il lavoro Diagilev suggeri al coreaografo Fokine di andare a sentire Feux d 'artefice l'ultima composizione del giovane Stravinskij. Fokine ne trasse un'impressione così entusiasmante da convincere subito Diagilev ad affidare il balletto a questo nuovo e straordinario musicista.
La prima dell'Uccello dí fuoco fu allestita all'Opéra di Parigi il 25 giugno 1910 e, da allora, è diventato un classico e uno dei balletti più rappresentati. La vicenda narra la storia del principe Ivan che, durante una partita di caccia, scopre nel bosco uno stupendo albero dai frutti d'oro su cui è appollaiato un uccello sfolgorante: l'uccello di fuoco. Il principe riesce a catturare il fantastico animale ma, poi, mosso a pietà lo libera ricevendone in cambio, come segno di gratitudine, una delle penne d'oro con cui potrà chiamare a sé il favoloso uccello in caso di pericolo. Inoltrandosi nella foresta Ivan si trova successivamente nei pressi di un castello dove dimora il terribile Katscei che rapisce e imprigiona tutte le fanciulle che può pietrificando gli uomini che le accompagnano. Anche il principe viene catturato dagli spiriti maligni che stanno a guardia dell'orribile luogo e viene condotto al cospetto del terribile castellano. Quando però sta per essere pietrificato riesce a chiamare l'uccello di fuoco che compare e con una danza travolgente conduce a sfinimento gli spiriti maligni. Poi il favoloso uccello canta una ninna-nanna ammaliatrice che fa addormentare tutti i presenti permettendo al principe di impossessarsi dell'uovo che contiene l'anima del terribile Katscei. Rotto l'uovo, l'anima si disperde, il malvagio castellano scompare e l'umanità torna quindi libera, grazie al coraggioso principe.
La suite racchiude in sé le pagine più significative del racconto. L'Introduzione attacca cupa e guardinga con un passaggio lento e grave eseguito da viola, violoncelli e contrabbassi. D'un tratto si affacciano i fiati, dapprima con i corni, seguiti poi da fagotti e clarinetti: il clima è di attesa. Un lungo glissando sugli armonici, eseguito dagli archi 'spalanca le porte' al tema che, passato alle sonorità più dolci e acute di flauti e oboi, assume caratteristiche di soave cantabilità. La Danza dell'uccello di fuoco è leggiadra e luminescente come l'immagine fantastica che vuole evocare. L'orchestra guizza, saltella, vola in alto con energia e cade con leggerezza, in un clima irreale e giocoso. Il Cerchio delle principesse è una dolcissima nenia che si basa su di una canzone popolare che l'oboe canta con la sua voce morbida e lamentosa. A questo primo tema Stravinskij ne affianca un secondo appena più gaìo che i violini eseguono con tenerezza sostenuti da un breve pedale di viole e violoncelli. La scena si chiude pianissimo con un fil di voce; l'atmosfera è trepidante, i legni si rimandano con timida partecipazione la frase melodica introduttiva, che riecheggia brevemente in un attimo di sonorità immobile. La Danza infernale del re Katscei attacca con violenza brutale. Il tema è ritmicamente aggressivo, e deve la sua incisività all'uso delle sincopi. Sono le trombe, i tromboni e i corni che lo urlano seccamente mentre l'orchestra ribolle. Interventi spettacolari delle percussioni accrescono continuamente la tensione che a tratti si attenua lasciando spazio a delle folate degli archi che irrompono con vitalità. Il finale è travolgente e viene troncato di netto mentre affiora timidamente una melodia tenue che viene utilizzata come accompagnamento per il brano successivo, la Berceuse. Anche in questa occasione Stravinskij utilizza un tema popolare: il fagotto con circospezione lo esegue sostenuto dagli archi e dall'arpa; gli fa eco l'oboe con una frase di risposta. In una atmosfera senza tempo dove la scansione ritmica dell'arpa, sempre uguale, contribuisce a realizzare uno stato di sospensione e di immobilità, d'un tratto fiorisce un momento di grande emozione, luminoso e fulmineo, che si fa inghiottire subito dopo dalla staticità iniziale. Le ultime sei battute sono già preludio del finale. Solo gli archi eseguono una scala cromatica discendente, tutta in tremolo. E, da lontano, i corni lanciano il loro messaggio di vittoria con il tema del Finale, maestoso e struggente. La gioia irrompe e il tema diventa sempre più fulgido e grandioso. Un episodio intenso e vibrante, in cui l'orchestra freme di agitazione, serve da introduzione alla grande festa conclusiva. Iltema diventa più veloce, agile, addirittura splendido. Tutti gli strumenti lo eseguono a piena voce con energia e straordinaria vitalità e il balletto si chiude con un travolgente fortissimo.
Maria Luisa Merlo