ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 3/24 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Sergei PROKOFEV (1891-1953)
Sinfonia N. 1 "Classica"
13' 56"


- Allegro
4' 23"

1

- Larghetto
3' 51"

2

- Gavotta non troppo allegro
1' 30"

3

- Finale. Molto vivace
4' 12"

4

Suite dal Balletto "Romeo e Giulietta"

51' 22"


- Montecchi e Capuleti
4' 51"

5

- L'infanzia di Giulietta
4' 05"

6

- Maschere
1' 50"

7

- Romeo e Giulietta
7' 07"

8

- Padre Lorenzo
2' 40"

9

- Danza delle fanciulle delle Antille
2' 15"

10

- Morte di Tibaldo
4' 33"

11

- Danza 1' 58"

12

- Madrigale 3' 28"

13

- Minuetto 2' 32"

14

- Romeo e Giulietta prima della separazione
8' 15"

15

- Tomba di Romeo e Giulietta
7' 58"

16





 
Czech Philharmonic Orchestra / Zdenek Kosler, Direttore - (1-4) House of Artists, Prague - 27,29 September 1977
Czech Philharmonic Orchestra / Vladimir Valek, Direttore - (5-16) House of Artists, Prague - 29 January / 8 February 1986
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Supraphon | 1 10 2164 | (p) 1978 - (1-4)
Supraphon | 1110 4396 | (p) 1987 - (5-16)


Edizione CD
De Agostini | GMD 3/24 | 1 CD - durata 65' 18" | (c) 1990 | ADD

Note
-













Prokofev (1-4)


Prokofev (4-16)

"SINFONIA CLASSICA"
Nell'autobiografia di Sergei Prokofev, a proposito della genesidella Sinfonia Classica, troviamo scritto: «Ho trascorso l'estate del 1917 vicino a Pietroburgo, solo, leggendo Kant e lavorando molto. Mi venne la tentazione di comporre tutta una sinfonia senza ricorrere al pianoforte, nella convinzione di poter così ottenere una scrittura e un suono orchestrale più naturali. Nacque così l'idea di una sinfonia nello stile di Haydn. Avevo approfondito molto la tecnica haydniana in seguito agli studi compiuti nella classe di Cerepnin e sapevo di muovermi su un terreno abbastanza conosciuto, tanto da potermi avventurare nel difficile viaggio senza pianoforte. Viaggio che intrapresi con la certezza che se Haydn fosse vissuto ai nostri giorni avrebbe mantenuto una buona parte del suo vecchio stile, pur accettando, nello stesso tempo, qualcosa di nuovo. Questo è il tipo di sinfonia che volli scrivere: una sinfonia in stile classico, come infatti la chiamai quando mi accorsi che l'idea stava prendendo corpo. Il titolo di Sinfonia Classica era il più semplice, con malizia gettava lo scompiglio tra le 'oche' e, nello stesso tempo, mi lasciava la segreta speranza di dimostrare di essere nel giusto se la sinfonia si fosse realmente affermata come pezzo di musica classica››. Le 'oche' spaventate e sconcertate, prese di mira dal musicista, non erano altro che i critici che, poco tempo prima, si erano scandalizzati davanti alle barbare arditezze foniche della sua Suite Scita.
Quindi durante l'estate del '17, in campagna, tagliato fuori della vita della capitale a causa dei moti rivoluzionari, volutamente sprovvisto di un pianoforte, il compositore portò a compimento una delle opere strumentali più celebri di tutto il XX secolo. Il lavoro difatti si affermò subito dopo la prima esecuzione, avvenuta il 21 aprile del 1918 a Pietroburgo, sotto la direzione dello stesso autore. Dimostrando di saper scrivere musica in perfetta forma tradizionale, secondo tutti i canoni di grazia, eleganza e sapienza armonica, Prokofev era riuscito nell'intento di rispondere in maniera secca, decisa e inequivocabile alle provocazioni dei suoi detrattori che avevano messo in dubbio le sue capacità compositive. La Classica, comunque, è in realtà la terza sinfonia del musicista russo che si era già confrontato con questo genere musicale una prima volta nel 1902 (Sinfonia in sol maggiore, di cui resta solo un frammento) e poi ancora nel 1908 (Sinfonia in mi minore).
In maniera molto sbrigativa e superficiale si è spesso interpretata questa sinfonia come uno dei prodotti di quella corrente 'neoclassica' che attraversa i primi decenni del nostro secolo. In realtà, nonostante il chiaro riferimento ai modelli formali di Haydn e del 'classicismo viennese' (nucleo generatore di tutte le architetture musicali dell'800) questo lavoro è estremamente lontano dalle operazioni compositive di recupero del passato che caratterizzano, per esempio, alcune opere di Igor Stravinskij. A Prokofev manca il gusto esuberante ed esibizionistico per i toni grotteschi e sarcastici e, nello stesso tempo, la passività melanconica e priva di personalità, due caratteristiche che incontriamo fin troppo frequentemente nei lavori novecenteschi catalogati con l'etichetta di 'neoclassico'. Nella sinfonia di Prokofev c'è di più, molto di più. A dispetto della sua facciata brillante e leggera questo capolavoro si staglia, nella musica del XX secolo, come un caso quasi unico. In una età culturale essenzialmente di negazione, di distruzione e di protesta, a tratti fondata su ragioni estetiche e formali un po' troppo flebili, la Classica si propone come un'opera di crescita e di miglioramento e in questo senso la si può definire come un lavoro veramente 'moderno'. Troppo facile è, altrimenti, cercare un rinnovamento solo attraverso gratuiti ed effimeri slogan che negano, ma non propongono, delle vere e valide realtà artistiche.
La considerazione e la trasformazione delle formule musicali antiche è vissuta da Prokofev, come un atto compositivo, senza nessun compiacimento, passando attraverso un continuo confronto con le proprie capacità e le proprie conoscenze di uomo del Novecento, senza mai abbassarsi al livello di un superficiale esercizio stilistico. Prokofev inserisce negli antichi schemi la sua sapienza, il suo umorismo, il suo affetto, la sua nostalgia, senza mai cedere al gesto facile e di comodo, confermando la sua sostanziale indipendenza dalle poetiche della musica contemporanea e il possesso di un proprio, personalissimo, mondo espressivo.
Prokofev costruisce la Classica facendo ricorso soprattutto a una splendida capacità di sintesi, qualità che ha ben pochi riscontri nella musica del nostro secolo. Il musicista russo evita gli eccessi e, nonostante rifugga da un recupero dell'antico in chiave accademica o archeologica, la sua musica vive di una fluida cantabilità, di una fresca e trasparente scrittura orchestrale, di una accattivante chiarezza e razionalità formale, caratteristiche che con nostalgia rimandano agli equilibri di una oramai perduta 'classicità'. Nello stesso tempo, in questo lavoro, Prokofev, pur prendendo le distanze da uno sperimentalismo fine a se stesso, riesce a integrare nella partitura tutta una serie di personali e nuove conquiste musicali: arditezze armoniche, melodiche e timbriche, disegni spezzati, ritmi secchi e taglienti. Il risultato è inaudito e unico. Per Prokofev il progresso dell'arte è il frutto di una equilibrata compartecipazione di antico e di nuovo, due componenti che, nella partitura, non devono annullarsi a vicenda ma collaborare.
La Sinfonia Classica si apre con un Allegro, strutturato nella tradizionale forma-sonata (Esposizione-Sviluppo-Ripresa) dove sono da apprezzare, oltre agli interventi solistici di alcuni strumenti (soprattutto fiati), la grazia, il fine intreccio di diverse linee musicali e il tipico uso sovracuto degli archi, del resto assai ricorrente nella musica di Prokofev.
Il secondo movimento è un Larghetto. Sul danzante ritmo di apertura, checrea l'ambiente sonoro, si sovrappone un originalissimo canto melodico tutto giocato tra il sorriso e una nostalgia delicata e appena accennata. Segue una Gavotta (Non troppo allegro) che ha le funzioni di uno scherzo. In questo caso siamo di fronte a una danza un poco più rustica e scandita, ma che presto acquista un più nobile tratteggio, quasi sulle punte, da cui emerge la voce sola del flauto.
La Sinfonia si conclude con un Finale (Molto vivace) caratterizzato dal brioso utilizzo delle percussioni che irrobustiscono il vortice sonoro di questo movimento, inframmezzato da una breve sezione in 'pizzicato'. Tipiche della musica di Prokofev sono le sciabolate di luce che invadono questo vivacissimo tempo.

"ROMEO E GIULIETTA" (SUITE DAL BALLETTO)
Dopo quindici anni di volontario esilio, trascorsi negli Stati Uniti e in Europa, nell'aprile del 1933, Prokofev decise di tornare definitivamente in patria. Le sue esperienze occidentali relative al balletto avevano seguito fino a quel momento la tendenza ad allontanarsi da rappresentazioni narrative. Il ritorno in Unione Sovietica lo poneva invece a contatto con una realtà teatrale completamente diversa che, regolata dal nuovo indirizzo estetico di stato, si rivolgeva nuovamente alla tradizione romantica imponendo uno spettacolo di ampio respiro, dotato di uno sviluppo drammatico e di un linguaggio 'chiaro' e melodico. Prokofev rispose a questa situazione contingente inaugurando un felicissimo e fervido periodo creativo.
Nacque così, tra il 1935 e il 1936, un nuovo balletto: Romeo e Giulietta, una delle opere di Prokofev più amate dal pubblico. La composizione ricalcava la tradizione russa dei 'balletti imperiali' di Ciaikovski e delle coreografie di Petipa, rimanendo contemporaneamente fedele al tracciato narrativo del dramma di Shakespeare. La prima rappresentazione di questo lavoro fu rimandata in continuazione, finché venne finalmente messo in scena a Brno, in Cecoslovacchia, il 30 dicembre del 1938. L'opera, sull'esempio della Bella addormentata di Ciaikovski, è concepita quasi come un lavoro sinfonico, nel quale i cinquantadue numeri del balletto sono collegati gli uni agli altri mediante dei veri e propri segmenti musicali. Dal punto di vista stilistico possiamo notare la perfetta fusione tra l'angolosità ritmica c melodica e un sentito e incandescente lirismo - vero e proprio protagonista durante gli incontri amorosi di Romeo e Giulietta - e la superba capacità di definire, dal punto di vista espressivo, tutte le situazioni e tutti i caratteri dei vari personaggi.
Tra i brani più significativi offerti dalla presente suite conviene ricordare: 'Montecchi e Capuleti' dove viene espressa 1'aspra rivalità fra i due potenti casati veronesi (a tale scopo è di estrema efficacia la pesante e spigolosa inesorabilità del tema principale); 'l'Infanzia di Giulietta' dove la giovane viene descritta come una ragazza piena di energia, briosa e incontenibile (Prokofev, a tale scopo, utilizza una serie di esuberanti scale musicali, oltre ad alcune improvvise transizioni, mentre l'apparizione di un tema dolce e tenero ha il fine di illustrare l'aspetto più intimo e meno infantile di Giulietta); 'Romeo e Giulietta' che sviluppa la lirica e struggente atmosfera della scena al balcone; 'Padre Lorenzo' dove sussiste tutta la pace e la calma del convento nel quale i due giovani si sposano segretamente; 'Romeo e Giulietta prima della separazione' dove vibra la fresca e indefinita aria dell'alba veronese in cui si svolge il passionale distacco tra i due amanti e infine 'Tomba di Romeo e Giulietta' che conclude con toni funebri e incandescenti la narrazione del dramma di Shakespeare.
Massimo Rolando Zegna