ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 4/5 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Carl Philipp Emanuel BACH (1714-1788)
Concerto per Oboe e Orchestra in Mi bemolle maggiore
20' 57"


- Allegro 7' 01"

1

- Adagio-Allegro 13' 56"

2

Sinfonia N. 3 in Do maggiore

10' 35"
3
Johann Christian BACH (1735-1782) Concerto per Clavicembalo e Orchestra, Op. 7 N. 5
16' 13"


- Allegro 7' 15"

4

- Andante
5' 43"

5

- Allegro
3' 15"

6

Sinfonia N. 1 in La maggiore

10' 17"
7

Sinfonia N. 2 in Re maggiore

10' 08"
8





 
The Genève Baroque Orchestra / Heinz Holliger, Oboe / Jean-Marie Auberson, Direttore - (1-2)
1964
The Jerusalem Chamber Orchestra 'Kol Israel' / Mendi Rodan, Direttore - (3-8)
1964
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Concert Hall | SMS 2360 | (p) 1964 - (1-2)
Concert Hall | SMS 2654 | (p) 1964 - (3,7-8)
Concert Hall | SMS 2471 | (p) 1964 - (4-6)


Edizione CD
De Agostini | GMD 4/5 | 1 CD - durata 68' 52" | (c) 1990 | ADD

Note
-













C.Ph.E.  Bach (1-2)


J. Ch. Bach (3,7-8)


J. Ch. Bach (4-6)

CARL PHILIPP EMANUEL BACH
CONCERTO PER OBOE E ORCHESTRA IN MI BEMOLLE MAGGIORE
SINFONIA N. 3 IN DO MAGGIORE
La carriera musicale di Carl Philipp Emanuel Bach, il figlio artisticamente più famoso di Sebastian, si divise, in prevalenza, fra Berlino (dove fu cembalista di corte dal 1740 al 1768) e Amburgo (dove fu successore di Telemann alla direzione dell'intera vita musicale della città). Soprattutto ad Amburgo il compositore spiccò, oltre che per la sua attività di musicista, anche per la sua personalità di intellettuale, in contatto epistolare con Diderot, nonché amico di Lessing e di Klopstock e attivo partecipante e organizzatore di incontri culturali, a cui convenivano importanti musicisti, letterati e storici del tempo. Inoltre, ulteriore fama venne a Emanuel dal suo trattato Versuch über die wahre Art das Clavier zu Spielen pubblicato a Berlino nel 1753, a tutt'oggi la più importante testimonianza sull'arte dell'interpretazione musicale del '700.
In questo scritto sono teorizzate le concezioni estetiche del compositore, limpidamente espresse e concretizzate nella sua attività artistica, tormentata e attraversata da un senso di inesorabile perfezionismo. La quotidiana lotta con la materia sonora, la mentalità elaboratrice, l'incandescente e incontenibile fantasia, l'estro e il pathos si delineano come altre fondamentali fisionomie dell'arte di Emanuel. Nella sua musica si tocca, si vive, il particolare momento storico di passaggio tra due diverse età musicali. Il suo stile e la sua forma sembrano quasi percorrere un momento di fervente e caldo stato magmatico che precede il raffreddamento, l'ordinamento nei rigorosi schemi strutturali dell'arte classica. Emanuel lotta con questa materia incandescente: ricerca, elabora, sperimenta e il suo discorso musicale è ancora in ebollizione quando lo si ascolta. I continui incisi, le improvvise interruzioni, i repentini mutamenti di dinamica, i ritmi spezzati, le sincopi, le fulminanti modulazioni sono frutto di una avidità di ricerca e di smisurata espressività che si nutrono delle fluttuazioni del sentimento dell'autore e della sua fantasia emotiva.
L'approccio con lo stile di Emanuel spesso disorienta per la natura prepotente, per l'apparente disorganicità formale, per l'acceso fantasticare, per lo sforzo declamativo che non rinuncia a una elasticità recitativa del ritmo e a un uso espressivo degli stessi abbellimenti. Eppure Emanuel più che allo Sturm und Drang è vicino alla speculativa laboriosítà del padre.
Tanto a Berlino come ad Amburgo, Emanuel Bach fu in contatto con gli ambienti della massoneria e forse ne fu un affiliato, e di questo credo filosofico, a guardare bene, ne sono testimoni i suoi scritti teorici musicali. Qui le emozioni sono catalogate, classificate, perdono la loro energia irrazionale per assumere un preciso compito di trasmissione espressiva di una precisa componente sentimentale dello stesso cosmo. Emanuel parla e scrive con puntiglio del 'vero contenuto', del 'vero sentimento', del 'vero significato' della musica che devono essere fedelmente rispettati nel corso dell'interpretazione.
Carl Philipp Emanuel Bach compose 49 concerti per orchestra e clavicembalo e apprese già dalla produzione musicale del padre l'arte di adattarli ad altri strumenti solisti. Infatti tutti i concerti per flauto, o violoncello, o oboe di Emanuel derivano da precedenti composizioni destinate ad avere nel clavicembalo il protagonista principale. I concerti di Emanuel adottano la consueta tripartizione, tipica dello stile italiano, e si configurano nella loro successione come un progressivo avvicinamento a un giusto equilibrio fra le due masse sonore del solista e dell'orchestra.
All'interno di questo sviluppo il Concerto per oboe e archi in mi bem. magg. assume il ruolo di un attimo di stasi, in cui la ricerca del compositore si stabilizza in una momentanea risoluzione dei problemi formali. Lontano da altre realizzazioni musicali, sconvolte dal desiderio di sperimentare, qui Emanuel sembra trovare risposta ai suoi quesiti in un lavoro governato dall'equilibrio e dalla eleganza formale. Il primo movimento è un Allegro che già nella limpida separazione fra gli episodi affidati all'orchestra e quelli destinati al solista mostra il desiderio di una chiara strutturazione classica. Dopo tre composte sezioni affidate agli archi e seguite da altrettante parti improntate sulla voce dell'oboe che sviluppano più liberamente un identico materiale tematico, è ancora l'orchestra che prepara e chiude, a conclusione del tempo, la cadenza del solista.
Segue un Adagio aperto dagli archi che crea l'atmosfera adatta per il canto dell'oboe, sempre in primo piano e sorretto da un accompagnamento soffuso e sobrio. L'ultimo movimento è un Allegro che segue i dettami emotivi e formali della prima sezione del Concerto e nel quale quattro interventi dell'orchestra incastonano tre episodi dell'oboe.
Con la Sinfonia n. 3 in do magg. siamo di fronte a una delle composizioni più sconvolgenti di Carl Philipp Emanuel Bach. Questo lavoro esprime lo stile più personale del musicista, la sua intensità drammatica, la sua invenzione geniale. La composizione è del tutto pervasa dall`estetica dei 'sentimenti' e si nutre dell'instancabile mutevolezza umorale, dell'accensione emotiva, del principio che il rapido e fitto contrasto delle opposte passioni aumenta l'impatto emotivo sull'ascoltatore. Qui Emanuel spinge in direzione di una ricerca fonica che lo conduce a effetti speciali di percussione e di vibrato, sempre alternando audacemente l'intimismo e l'enfasi.
Il lavoro è composto da tre sezioni che si susseguono senza soluzione di continuità. La prima parte è quella che maggiormente sprigiona il tipico pathos dei lavori di Emanuel. Qui è tutto un susseguirsi di ritmi robusti e destabilizzanti, rapide folate degli archi che salgono e scendono lungo il pentagramma, improvvisi inceppi, silenzi, vertiginose accelerazioni, note dirompenti e interventi 'patetici' e delicati. La seconda sezione è introdotta da una lacerante nota dei bassi che immette in una nuova situazione tesa e drammatica, governata da teatrali chiaroscuri orchestrali, che spesso sfocia in un doloroso lamento, subito negato da rabbiose note al registro grave. Ancora con il gusto del contrasto tipico di Emanuel, la terza sezione si spalanca su una immagine serena e fresca, ma anche questa volta l'autore non rinuncia a sconcertare il pubblico attraverso un progressivo imbrunimento e frazionamento della situazione emotiva e, soprattutto, per mezzo di ambigui addensamenti polifonici e di furibonde espressioni sonore dei bassi.

JOHANN CHRISTIAN BACH
CONCERTO PER CLAVICEMBALO E ORCHESTRA OP. 7 N. 5
SINFONIA N. 1 IN LA MAGGIORE - SINFONIA N. 2 IN RE MAGGIORE
Johann Cristian Bach è l'antimateria musicale del suo fratellastro Carl Philipp Emanuel, di 21 anni più anziano di lui, e con il quale visse alcuni anni a Berlino dopo la morte del padre Johann Sebastian. Se Emanuel fu il rappresentante di una maniera 'ortodossa' di concepire la vita e l'atto compositivo, Johann Cristian incarnò l'esempio di una esistenza avventurosa e frizzante, di un geniale e naturalissimo estro, deliziosamente dissipato in una società imparruccata e incipriata.
Eccezionale rappresentante di una civilità autunnale (tutta porcellane e tabacchiere, preziosamente inutile e occupata nella celia e nell'umorismo) che sarà spazzata via dalla Rivoluzione francese, Cristian scrisse musica 'audacemente' disimpegnata, in un raffinato stile rococò tutto trasparenze cristalline, badando bene a esprimere una eccezionale capacità di ornamentazione sonora che arricciolava qualsiasi piano musicale, qualsiasi linea melodica. Eppure il cesellatore Cristian, anche se non fu uno dei grandi pilastri della storia della musica, col suo rimanere disinteressato davanti ad altre isolate e più impegnative ricerche compositive, elaborò un personalissimo, seppur ridotto, vocabolario musicale che, a tutti gli effetti, lo pone al limitare del grande sviluppo dell'età 'classica'.
Al suo tempo Johann Cristian Bach fu famoso soprattutto per i suoi concerti per clavicembalo o fortepiano e orchestra. Il musicista affrontò questo genere di produzione fin dai primi anni passati con Emanuel a Berlino. In particolare modo l'Opera 7 è composta da sei concerti che prevedono, volendo, la sostituzione del clavicembalo con il fortepiano. Il Concerto n. 5 dell'Opera 7 si apre con un Allegro che mostra delle affinità di linguaggio con la produzione giovanile di Mozart: il discorso minuto e scattante; la scrittura complessa, eppure trasparente; il gusto favolistico per il gioco e per la sorpresa; l'arguzia e la sagacia psicologica di chi sa che si sta rivolgendo a un ben preciso pubblico. Dopo un Andante che unisce un canto sospirante con una rara leggerezza d'immagine, incontriamo un Allegro conclusivo che complica virtuosisticamente la parte del solista e che, con un espediente che sarà tipico di molte composizioni in stile 'classico', si innerva su un vitalistico ritmo, a tratti non esente da una certa rusticità.
La creazione delle Sinfonie di Johann Cristian Bach è essenzialmente legata alla necessità di procurare nuove composizioni da eseguire nei concerti pubblici londinesi organizzati dalla 'Bach-Abel Concerts', l'istituzione che lo stesso Cristian ideò e realizzò assieme a Carl Friedrich Abel, figlio di Cristian Ferdinand, violoncellista alla corte di Köthen negli anni in cui vi soggiornava anche Johann Sebastian Bach. Sia la Sinfonia n. 1 che la Sinfonia n. 2 si suddividono in due sezioni che esibiscono una linea di canto più snella ed elegante. La scrittura di Christian, qui, nel suo naturale scorrere e nel suo più sobrio giocare con le forme, si avvicina maggiormente alle successive produzioni in stile classico.
Massimo Rolando Zegna