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1 CD -
GMD 4/6 - (c) 1990
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Johann
STAMITZ (1717-1757)
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Concerto N. 6
per Organo e Orchestra in Fa
maggiore |
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11' 01" |
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- Allegro moderato
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5' 35" |
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1 |
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- Larghetto |
3' 10" |
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2 |
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- Allegro |
2' 16" |
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3 |
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Sinfonia in La
maggiore
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14' 26" |
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- Allegro |
3' 53" |
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4 |
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- Adagio |
4' 38" |
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5 |
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- Allegro |
5' 55" |
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6 |
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Sinfonia in Re
maggiore, Op. 7 N. 6
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11' 15" |
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- Allegro
sostenuto
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3' 14" |
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7 |
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- Andantino
cantabile
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4' 11" |
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8 |
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- Minuetto |
1' 58" |
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9 |
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- Presto |
1' 52" |
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10 |
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Sinfonia in Mi
bemolle maggiore, Op. 11 N. 3 |
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11' 46" |
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- Allegro assai
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4' 28" |
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11 |
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- Andante |
5' 19" |
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12 |
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- Prestissimo |
2' 19" |
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13 |
Christoph Willibald
GLUCK (1714-1787) |
Orfeo ed
Euridice |
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16' 09" |
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- Ouverture |
3' 15" |
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14 |
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- Introduzione
atto 1°
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1' 02" |
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15 |
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- Introduzione
scena
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2' 32" |
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16 |
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- Balletto atto 2°
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7' 52" |
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17 |
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- Introduzione
scena 3a
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1' 28" |
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18 |
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Bohuslav
Martinu Orchestra / Alena
Vesela, Organo / Frantisek Jilek, Direttore
- (1-3)
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Lechovice
Castle, Znojmo (Moravia - 1974 |
Slovac Chamber
Orchestra / Ulf Björlin, Direttore
- (4-6)
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1978 |
Prague Chamber
Orchestra / Ivo Krejci, Direttore
- (7-13) |
1976 |
Opera Society
Orchestra / Nicholas
Goldschmidt, Direttore - (14-18) |
(p) 1989
Edito Service SA-CH, Genève
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon |
1 10 1416 | (p) 1974 - (1-3)
Supraphon | ? | (p) 1978 -
(4-6)
Supraphon | ? | (p) 1976 -
(7-13)
Musicall Masterpiece Society
| M142-OP25 | (p) 1989 -
(14-18)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD
4/6 | 1 CD - durata 64'
37" | (c) 1990 | ADD |
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Note |
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Stamitz
(1-3)
Gluck
(14-18)
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STAMITZ
CONCERTO
N. 6 PER ORGANO E
ORCHESTRA IN FA MAGGIORE
SINFONIA IN LA MAGGIORE
- SINFONIA IN RE
MAGGIORE, Op. 7 N. 6
SINFONIA IN MI BEMOLLE
MAGGIORE, Op. 11 N. 3
Assai
complessa è la realizzazione
di un corretto catalogo del
corpus creativo di Jan
Vaclav Antonin Stamitz,
componente di una famiglia
di musicisti boemi, dato che
un gruppo di almeno altri
cinque compositori,
all'incirca a lui
contemporanei, affrontarono
la carriera musicale con un
identico cognome. A ciò si
devono anche aggiungere le
diverse grafie a cui il
cognome del nostro maestro
fu soggetto nel XVIII
secolo: Stamic, Stainmetz,
Staimitz e via di seguito.
Ad ogni modo tutti i
documenti del tempo
riportano la dizione
Stamitz.
Comunque la vicenda
artistica di Stamitz e il
suo importantissimo ruolo
svolto nello sviluppo della
storia della musica sono
legati alla sua attività
presso la corte del principe
di Mannheim. Qui il principe
elettore palatino, Karl
Theodor von Pfalz-Salzbach,
un sovrano tanto ambizioso
quanto discutibile dal punto
di vista politico, offrì
difatti alcune concrete
possibilità per l'evoluzione
della musica colta tedesca,
basandosi sulla propria
innegabile lungimiranza
culturale. L'Elettore voleva
trasformare la sua corte in
una nuova Versailles e, tra
le altre iniziative,
s'impegnò nell'ampliamento e
nel miglioramento della sua
orchestra che, in pochi
anni, si trasformò in un
complesso celebre per le sue
interpretazioni. Al
conseguimento di questo
risultato fu decisivo il
contributo di Stamitz che
visse a corte una fortunata
carriera che lo portò a
percepire, nel 1744-45, uno
stipendio di 900 gulden, la
somma più alta mai pagata
per un musicista di
Mannheim.
Con tutta probabilità
Stamitz era passato alle
dipendenze del principe già
nel 1741, quindi a soli
ventiquattro anni; nel 1746
il musicista assumeva la
carica di Konzertmeister e
nel 1750 quella di direttore
strumentale, un ruolo
appositamente creato per
lui. Inoltre il maestro
poteva anche usufruire di
una certa libertà tanto che
nel 1754-55 poté recarsi e
fermarsi a Parigi per un
intero anno. Le clamorose
novità compositive di
Stamitz trovavano in questo
modo un coerente risvolto
nella sua vita, dato che,
tra i primi, avrebbe
vissuto, con una certa
fortuna, il salto fra
l'attività di musicista di
corte, e quella di libero
professionista attivo in un
grande centro europeo. A
Mannheim Stamitz creò una
vera e propria scuola,
compositiva e
interpretativa, che avrebbe
lasciato una traccia
indelebile anche nelle
esperienze artistiche di
Haydn e di Mozart. A corte
il maestro aveva il compito,
oltre che di esibirsi come
virtuoso al violino, di
insegnare, di scrivere
musica e di dirigere
l'orchestra di corte
composta da una cinquantina
di elementi. Proprio in
questa funzione Stamitz
conseguì risultati
eccezionali conducendo
l'organico a livelli
esecutivi del tutto inediti,
trasformandolo in un
duttilissimo strumento che,
nelle sue mani, poteva
tentare ogni genere di
sperimentazione
fonico-orchestrale che a sua
volta aveva un peso non
indifferente sullo stesso
processo di ideazione e
stesura di nuovi brani
musicali.
Le testimonianze relative
alla straordinaria capacità
interpretativa
dell'orchestra di Mannheim
sono riportate da una serie
di fonti più o meno
dell'epoca. Ad esempio, nel
1784, il poeta e musicista
tedesco Christian Friedrich
Daniel Schubart scrisse: «Nessuna
orchestra al mondo ha mai
superato le esecuzioni di
quella di Mannheim; il suo
Forte è un tuono, il suo
Crescendo il rombo di una
cascata, il suo Diminuendo
un lontano gorgoglio di
cristalli fluenti, il suo
Piano un alito di vento in
primavera». Ma altrettanto
importante è anche la
testimonianza dello storico
e musicista inglese Charles
Burney che veramente ci dà
il senso dell'aria che si
poteva respirare in quegli
anni a Mannheim e a
Schwetzingen, dove si
trovava la residenza estiva
del principe elettore: «È un
dato di fatto che ci sono
più solisti e buoni
compositori in questa
orchestra che forse in
qualunque altra in Europa. A
Mannheim, Stamitz, stimolato
dai lavori di Jommelli,
sorpassò per primo i confini
delle comuni ouverture
d'opera. Qui videro la luce
il Crescendo e il
Diminuendo; qui si scoprì
che il Piano, usato fino
allora soprattutto come eco,
e il Forte erano colori
musicali, allo stesso modo
del rosso e del blu in
pittura. L'Elettore, che è
un buon suonatore di flauto
traverso e che può,
all'occorrenza, fare la sua
parte sul violoncello, ogni
sera, nel suo palazzo,
ospita un concerto, sempre
che non ci sia una recita
pubblica nel suo teatro.
Quando ciò avviene, non solo
i sudditi, ma tutti i
forestieri sono ammessi
gratis. Per uno straniero
che d'estate se ne va a
spasso per la strada,
Schwetzingen sembra abitata
solo da una colonia di
musicisti in continuo
esercizio; da una casa si
sente suonare un buon
violinista; da un'altra
risponde un flauto traverso;
qui un eccellente oboe; là
un fagotto, un clarinetto,
un violoncello in un
concerto di più strumenti
assieme. La musica sembra
essere il primo e più
costante svago di Sua
altezza; e le opere e i
concerti, aperti a tutti i
sudditi, diffondono in tutto
l'Elettorato capacità di
giudizio e gusto per la
musica». In pratica Stamitz
determinò attorno
all'orchestra di Mannheim
una nuova sensibilità
pubblica per la musica;
l'esecuzione, al di là del
suo intrinseco valore
artistico, diveniva ora una
occasione di notizia e di
discussione che si
ripercuotevano oltre gli
stessi confini della
ristretta corte del
principe. La leggenda delle
interpretazioni
dell'orchestra di Mannheim
viaggiava, comunque, di pari
passo e in perfetta sintonia
con la nuova produzione
sinfonica di Stamitz.
La ricerca
compositivo-orchestrale di
Stamitz si esplicò in
particolar modo in circa
cinquantasette sinfonie
(ventisette pubblicate,
trenta manoscritte e dieci
perdute) e in quarantasei
concerti per strumento
solista (diciassette per
violino, undici per flauto,
uno per oboe, uno per
clarinetto, quattro per uno
strumento a tastiera, e
dodici perduti), senza
dimenticare i dieci Orchestertríos,
un genere intermedio tra la
composizione sinfonica e
quella da camera. Stamitz
risolse il problema che si
poneva del distacco dalla
forma del concerto barocco e
da quella della sonata a
tre, con la genesi di un
nuovo modello di sinfonia,
al quale contribuì molto il
riferimento alle
caratteristiche della
sinfonia d'opera,
principalmente determinate
da una maggiore
disinvoltura, da un
embrionale sviluppo
tematico, da una evidenza
melodica (tipica del teatro
musicale) e da un
incontenibile vitalismo,
senza tralasciare la
scorrevolezza ritmica e la
stringatezza compositiva.
Stamitz fu inoltre il primo
a dare una vera
organizzazione sinfonica del
discorso musicale. Il
compositore ampliò
l'abituale organico
dell'orchestra,
arricchendolo di un maggiore
volume sonoro e obbligandolo
a piegarsi auna severissima
disciplina, quale primo
presupposto di una tecnica
più evoluta e di una
coesione d'insieme
meravigliosa. Col passare
degli anni laricerca
sinfonica di Stamitz si fece
via via sempre più
complessa, ma anche sempre
più chiara e decisa nei suoi
principi di base. Il
musicista strutturò in
maniera nuova la forma della
sinfonia che ora veniva
sezionata in quattro
movimenti, nei quali, al
terzo posto, si inseriva un
minuetto e trio. Col tempo
questo genere di
composizione si arricchì
sempre più di nuovi effetti
dinamici, di più complessi
impasti timbrici e di un
evidente e autonomo utilizzo
degli strumenti a fiato.
GLUCK -
"ORFEO ED EURIDICE"
Nello sviluppo
secolare del genere teatrale
musicato è di
primariaimportanza il ruolo
svolto da Christoph
Willibald Gluck. La sua
opera si situa come un
cardine tra l'esperienza
barocca e quella geniale di
Wolfgang Amadeus Mozart.
L'attività musicale di Gluck
si sintetizza nel compimento
dell'ideale del 'melodramma
riformato', realizzato
compiutamente, per la prima
volta, proprio nell'Orfeo
ed Euridice, su
libretto di Ranieri de'
Calzabigi, presentato a
Vienna il 5 ottobre del
1762.
Già nell'attività precedente
all'Orfeo, Gluck
aveva mostrato l'intenzione
di rivitalizzare l'ormai
logoro schema dell'opera
seria metastasiana,
impostata essenzialmente su
una totale prevalenza
dell'elemento vocale
virtuosistico e
sull'alternanza di arie e di
recitativi secchi,
attraverso una accentuazione
della componente puramente
espressiva. Ma il passo
decisivo sarebbe avvenuto
proprio con l'Orfeo,
un'opera costruita su nuovi
presupposti estetici a loro
volta connessi alle nuove
tendenze razionalistiche
europee. Sulla base di
queste nuove regole teatrali
Gluck semplificava
limpidamente la trama, ora
risolta nel chiaro sviluppo
di una singolare e
circoscritta vicenda, priva
dei tipici intrighi
barocchi. Fondamentale al
fine di questo scopo era una
perfetta coerenza e
corrispondenza tra gli
avvenimenti narrati e
l'accompagnamento musicale
che così, non era più
semplice strumento di
illustrazione sonora del
testo, ma si proponeva anche
come ulteriore
approfondimento della carica
semantica di ogni singola
parola. Strutturalmente
Gluck offriva all'opera una
simmetria formale che
puntava, all'interno di un
spontaneo e naturale
procedere degli avvenimenti
della trama, a un
superamento della rigida
cristallizzazione della
separazione e del contrasto
tra recitativo secco e aria,
a favore di un flusso
continuo del racconto
musicale.
Massimo
Rolando Zegna
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