ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 4/11 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Gioacchino ROSSINI (1792-1868)
Sonata per Orchestra d'archi N. 1
13' 39"


- Moderato
7' 14"

1

- Andante 3' 57"

2

- Allegro 2' 28"

3

Ouvertures da Opere:





Ouverture "La scala di seta"
6' 16"
4

Ouverture "Cenerentola"

8' 17"
5

Ouverture "Tancredi"
6' 36"
6

Ouverture "L'Italiana in Algeri"
7' 55"
7

Ouverture "Il Barbiere di Siviglia"
7' 03"
8

Ouverture "Semiramide"
12' 44"
9

Ouverture "Il signor Bruschino"
5' 15"
10





 
Kibbutz Chamber Orchestra / Noam Sheriff, Direttore - (1-3)
Immanuel Church, Jaffa (Israel) - September 1978
Orchestra Sinfonica di Radio Ginevra / Gianfranco Rivoli, Direttore - (4-10) 1962
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Festival Classique | FC 500 | (p) 1979 - (1-3)
Concert Hall | AM 2204 | (p) 1962 - (4-10)


Edizione CD
De Agostini | GMD 4/11 | 1 CD - durata 68' 18" | (c) 1990 | ADD

Note
-













Rossini (1-3)


Rossini (4-10)
SONATA PER ORCHESTRA D'ARCHI N. 1
Questa sonata fa parte di un gruppo di sei che Rossini compose nel 1804, all'età di soli dodici anni. Eleganti e squisite nella fattura, sono così fresche da ricordare Mozart. Scritte originariamente per un gruppo di quattro archi, oggi vengono più facilmente eseguite nella versione per orchestra. È da notare la mancanza delle viole e, invece, la presenza dei contrabbassi, ai quali vengono affidati passaggi di notevole complessità. Questa particolarità, come pensa Giacomo Manzoni in un suo saggio, è probabilmente da attribuire al fatto che Rossini abbia voluto rendere omaggio al contrabbassista Triossi, di cui era ospite a Ravenna. La sonata si sviluppa in tre movimenti, Moderato, Andante e Allegro, tutti di durata contenuta e piacevoli da ascoltare.

OUVERTURES DA OPERE
L'ouverture de La scala di seta, opera comica rappresentata per la prima volta al Teatro San Moisè di Venezia il 9 maggio del 1812, è un vero gioiello di Rossini che, proprio in quel periodo, stava definendo un nuovo modo realistico di concepire la comicità. La scala di seta è quella che, ogni notte, permette a Dorvil, il tenore, di entrare nella camera di Giulia, sua sposa segreta. L'intreccio è ravvivato, fra gli altri personaggi, dalla presenza del bizzarro servo Germano e dalle sue iniziative fino alla scena rivelatrice quando tutti si ritrovano, ognuno all'insaputa degli altri, nella camera di Giulia e una spiegazione finale fa sì che i due sposi segreti ottengano il consenso generale.
L'ouverture è brillante e gaia, dove per la prima volta viene fissata la struttura tipica delle sinfonie rossiniane: abbiamo cioè un esordio diverso dal consueto, con tre battute di Allegro vivace (quasi fossero una allegra sfuriata) a cui fa seguito un Andantino affettuoso, intonato dal flauto e dall'oboe, alternati e sostenuti dai corni. L'Andantino resta sospeso, perché attacca irruento l'Allegro, come una bizzarria improvvisa che cancella ogni tristezza. I violini sono i protagonisti di questa idea vivacissima che, asua volta, è interrotta dal flauto e dal clarinetto che riprendono il motivo iniziale in maniera burlesca. Anche il secondo tema è gaio, per quanto più discreto, a cui segue un Crescendo che prelude a un nuovo scambio dialettico tra i temi con una stretta finale, in un turbinio di giochi dinamici.
La Cenerentola venne scritta da Rossini nel 1817 in brevissimo tempo, in quanto il musicista era assillato da un contratto che lo impegnava a consegnare un'altra opera buffa. L'impegno venne comunque assolto e la prima fu realizzata al Teatro Valle di Roma il 25 gennaio di quell'anno.
La sinfonia, viva e ricca di humor, fu ricavata da Rossini da una sua altra opera, La Gazzetta, ormai 'defunta'. Dopo un'introduzione circospetta, ma ammiccante, seriosa alla maniera di Rossini, che pare trattenere a stento il riso, esplode divertito e danzante l'Allegro vivace. È uno sberleffo di Rossini che dopo un preambolo solenne e impettito stupisce il pubblico con un tema guizzante, che saltella come un folletto. Poi tutto si interrompe con un accordo secco e la lunga pausa consente ai violini di riproporre il tema in minore, quasi imploranti. Ma è sempre uno scherzo e tutta l'orchestra si unisce agli archi in una nuova gaia declamazione. Il secondo inciso tematico è presentato dal flauto, ripetuto tre volte e la terza volta, in minore, costituisce un motivo caratterizzato dalla linea melodica discendente che Rossini aveva già utilizzato nella sinfonia del Torvaldo e Dorlíska. Flauto e violini si rincorrono, poi si aggiunge anche il fagotto, che 'fa il verso al flauto' creando un'atmosfera esilarante. E qui il divertimento diventa veramente irrefrenabile. Parte un Crescendo e accelerando entusiasmante: l'orchestra comincia 'al trotto' per finire 'al galoppo', l'effetto è  pirotecnico, neppure l'ascoltatore più compassato può rimanere impassibile ascoltando questa conclusione così fantasiosa e vitale.
La sinfonia che Rossini pose all'inizio del Tancredi era quella de La pietra di paragone che con la briosità del suo Allegro, in realtà, aveva ben poco a che vedere con Tancredi, l'eroe settecentesco tutto amore, coraggio e generosità, che, dunque, viene introdotto da una sinfonia animata da uno spirito tutt'altro che eroico ma giocoso. L'inizio, Andante marcato, è solo lievemente patetico e si smorza a poco a poco; poi, dal breve silenzio che segue, prende vita l'Allegro, brillante e gentile tutto giocato sulla sovrapposizione di terzine con le crome puntate. Si svolge pianissimo, quasi fosse una burla raccontata in un orecchio. La drammaticità ci coglie quasi di sorpresa, e lunghe note intercalate da pause creano un effetto di suspense molto efficace. Dopo di che lo spirito bonario di Rossini ha di nuovo il sopravvento, e da tanta attesa non scaturisce una tragedia, ma una nuova farsa, durante la quale gioca il suo ruolo umoristico una serie di terzine discendenti. E, infine, ecco il Crescendo, il cui tema, che altro non è se non uno sviluppo del secondo motivo, viene ripetuto per tre volte, sempre più forte e sempre più acuto.
Anche L'Italiana in Algeri, come il Tancredi e il Signor Bruschino, venne composta nel 1813. Il libretto racconta una storia tanto incredibile da non reggersi se non fosse per la musica che è lasciata libera di esprimersi senza alcun limite. Anche la sinfonia è una pagina di pregevole valore: attacca con un tema introduttivo malinconico, affidato all'oboe, che viene poi ripreso dal clarinetto e, dopo una breve pausa di attesa, all'improvviso attacca l'Allegro. Il tema è giocoso e reso ancor più divertente dai secchi intercalare dell'orchestra che, come folate di vento, interrompono la narrazione. Espedienti vari, come il lasciar sospesi dei motivi, o varianti più omeno significative apposte alle idee principali, ampliano di molto il respiro di questa che è senza dubbio una delle più belle sinfonie rossiniane.
Quando Rossini firmò il contratto per una nuova opera buffa, il 15 novembre 1815, non aveva ancora neppure pensato al soggetto da musicare eppure il Barbiere di Siviglia andò in scena a Roma solo tre mesi dopo, il 20 febbraio 1816, al Teatro Argentina. Il fiasco della prima sera si tramutò in trionfo sin dalla seconda rappresentazione e da allora l'opera è diventata una delle più famose e rappresentate di Rossini. La Sinfonia che l'autore scrisse in un primo tempo, che si basava su motivi popolari spagnoli (che aveva conosciuto tramite il tenore Garcia) andò perduta per cui Rossini recuperò una sinfonia che aveva già scritto e utilizzato due volte (per l'Aureliano in Palmira e l'Elisabetta Regina d'Inghilterra) e la pose all'inizio del Barbiere. Può apparire strano come una stessa sinfonia già utilizzata per due opere serie potesse adattarsi a un'opera così comica e farsesca come il Barbiere ma è probabilmente questo contrasto, tra un pezzo sinfonico introduttivo malinconico e una vicenda spensierata, che determinaquel legame indissolubile che esiste tra la Sinfonia e l'opera. L'Andante sostenuto d'apertura alterna accordi poderosi a brevi scalette a note ribattute, misteriose e incerte. Segue l'Allegro con il primo tema, celeberrimo, giocato sulla lamentosa ripetizione del semitono discendente do-si che pare mostrare ironicamente le tristezze della vita; infatti il secondo tema è in maggiore, più gaio e giocoso anche quando viene cantato dalla calda e pastosa voce dei corni.
L'ultima opera che Rossini scrisse in Italia fu Semiramide che debuttò alla Fenice di Venezia il 3 febbraio 1823 con Isabella Colbran (moglie di Rossini da un anno) come protagonista. La tragica vicenda, che si svolge a Babilonia, desunta da Rossini dalla omonima tragedia di Voltaire, narra l'intricata storia della regina Semiramide, che dopo la sua complicità nell'uccisione del marito perirà per errore per mano del figlio. La sinfonia che precede l'opera, una delle più popolari del compositore, si apre con un Allegro vivace che passa da un pianissimo a un fortissimo intenso e interlocutorio a cui fa seguito l'Andantino dove i corni dominano la scena con un tema contenuto e dolce ripetuto dai legni, accompagnato da un lieve pizzicato degli archi. Ritorna poi violento il disegno iniziale che si conclude su un accordo sospeso per poter così introdurre l'Allegro. Il tema principale, scoppiettante, è basato sulla velocissima ripetizione di un suono solo. Scale ascendenti e accordi ripetuti portano al secondo tema ricco di slancio (ottenuto con le acciaccature e l'intervallo di quinta ascendente sul tempo forte) e fortemente scandito. Segue un doppio crescendo basato su due temi, uno più simile a una fanfara, eseguito dai fiati, l'altro più fluido affidato ai violini. Un breve inciso melodico lento discendente nella prima parte, che poi lentamente e faticosamente risale, è l'espediente teatrale che consente a Rossini il 'da capo'. Riparte quindi l'Allegro che si conclude festosamente 'in gloria' senza in alcun modo cercare di introdurre l'atmosfera drammatica in cui si svolgerà la vicenda.
Anche Il signor Bruschino nacque, come si è accennato, nel 1813, ma tanto quest'opera è apprezzata oggi e tanto fu allora un fiasco. La sinfonia attacca subito con un Allegro, dove si riconoscono due incisi melodici fondamentali, uno leggero e danzante, affidato ai violini e l'altro, più comico e ammiccante, eseguito dal flauto e dal clarinetto. Ma la vera sorpresa, quella che, pare, indignò il pubblico, consiste nei colpi d'archetto che gliorchestrali battono sui coprilampade dei leggii, all'inizio dei due temi, e prima delle loro riprese. Il significato di questa insolita introduzione è quello di creare attesa, nei confronti di ciò che dovrà arrivare di lì a poco; una sorta di anticipazione di quella musica che è già nell'aria ma che non ha ancora preso forma. Il desiderio di divertirsi, di provocare, è lampante per noi anche in questa occasione: Rossini non richiama l'attenzione del pubblico inserendo un passaggio con le percussioni, ma utilizza un 'rumore', quello che abitualmente fa il direttore per ottenere l'attenzione degli orchestrali. Ma il pubblico dell'inizio del diciannovesimo secolo non era forse ancora abbastanza smaliziato per capire e saper ridere con Gioacchino Rossini delle convenzioni e di tutte quelle limitazioni che venivano imposte dalla tradizione.
Maria Luisa Merlo