ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI


1 CD - GMD 4/12 - (c) 1990

I MAESTRI DELLA MUSICA









Giuseppe VERDI (1813-1901)
Sinfonie, Cori, Preludi e Ouvertures:




Nabucco (Sinfonia)

7' 52"
1

Il Trovatore (Coro: "Vedi le fosche notturne spoglie)
3' 00"
2

Un ballo in maschera (Preludio)
4' 44"
3

I lombardi alla prima crociata (Coro: "Gerusalem, Gerusalem, la grande")
9' 30"
4

La forza del destino (Sinfonia)

7' 26"
5

I vespri siciliani (Ouverture)
8' 56"
6

Preludi:




Aida
3' 42"
7

La Traviata (Atto primo)
4' 16"
8

Danze:




I vespri siciliani (Inverno, Primavera)
10' 17"
9





 
Orchestra e Coro dell'Opera di Stato di Vienna / Nello Santi, Direttore - (1-6)
1964
Orchestra dell'Opera di Francoforte / Carl Bamberger, Direttore - (7-8) (?)
Orchestra della Radio di Zurigo / Gianfranco Rivoli, Direttore - (9) 1968
 






Manufactured
Tecval Memories SA (Switzerland)

Prima Edizione LP
Concert Hall | AM 2316 | (p) 1964 - (1-6)
?
Concert Hall | SMSA 2557 | (p) 1968 - (9)


Edizione CD
De Agostini | GMD 4/12 | 1 CD - durata 59' 43" | (c) 1990 | ADD

Note
-













Verdi (1-6)


Verdi (9)
SINFONIE, CORI, OUVERTURES, PRELUDI E DANZE
I fatti che precedettero la realizzazione di Nabucco sono struggenti quanto noti. Dopo la morte dei due figlioletti, Virginia e Icilio Romano, nel giugno del 1840 Verdi perdeva anche l'adorata moglie Margherita. In tali tristi circostanze il musicista dovette comunque completare l'opera giocosa Un giorno di regno che andò in scena nel settembre dello stesso anno ma con esito a dir poco negativo. In preda allosconforto il compositore era ormai intenzionato a lasciare il suo alloggio nei pressi della Corsia dei Servi a Milano per tornare a Busseto quando, una sera nevosa d'inverno, all'uscita dalla galleria De Cristoforis, incontrò Bartolomeo Merelli, l'amico impresario che lo spinse a una nuova opera mettendogli nelle mani, quasi per forza, un libretto di Temistocle Solera: si trattava del Nabucco. Così Verdi si rimise al lavoro e l'opera andò in scena al Teatro alla Scala il 9 marzo 1842 affermandosi con un successo clamoroso che diede inizio alle fortune artistiche del compositore.
Gli avvenimenti narrati nel libretto si svolgono in Babilonia e a Gerusalemme, invasa dalle truppe del re assiro Nabucodonosor che, al momento della vittoria degli ebrei, vivrà una conversione religiosa. La sinfonia dell'opera tratteggia in pochi minuti il carattere del lavoro teatrale, tutto giocatonon sulla particolare evidenziazione di singoli personaggi ma, al contrario, sul movimento e sul canto corale di grandi masse di popolo. Il brano si apre sulla significativa alternanza chiaroscurale tra un corale calmo e sommesso affidato ai fiati e una serie di esplosioni guerresche che evidenzia nitidamente il contrasto tra le milizie assire e l'ideale religioso del popolo ebreo. La sinfonia prosegue fino all'apparizione del celebre motivo del coro 'Va pensiero', esposto dapprima dai fiati sul pizzicato dei bassi e quindi declamato a gran voce dall'orchestra, in cui si identificarono i sogni d'indipendenza e di unità che attraversavano in quegli anni l'Italia. La chiusa della sinfonia si risolve su toni ampiamente eroici e gloriosi che esprimono la brillante gioia di un intero popolo.
Il Trovatore - composto da Verdi su un libretto di Salvatore Cammarano e rappresentato per la prima volta al Teatro Apollo di Roma, il 19 gennaio  del 1853 - è la seconda opera della celebre 'trilogia popolare', completata da Rigoletto e La travíata, con cui Verdi inaugurò il suo periodo artistico più maturo. La partitura infuocata e ricca di forti e passionali contrasti narra di Leonora, principessa d'Aragona, desiderata contemporaneamentedal trovatore Manrico e dal conte di Luna. La vicenda si risolve nella maniera più tragica con la morte di Leonora e dell'amato Manrico. Nel secondo atto si può ascoltare il celebre coro dei gitani 'Vedi! le fosche notturne spoglie' che si svolge nel campo degli zingari all'alba e nel quale la volta del cielo che progressivamente si illumina viene paragonata a 'una vedova che alfin si toglie i bruni panni ond'era involta'. La partitura qui si carica di una vitalistica spinta ritmico-melodica tzigana, un vortice musicale che però non nega i caratteri popolari e chiaramente 'scultorei' tipici della musica di Verdi.
Nella cronologia delle opere di Verdi Un ballo in maschera segue la prima versione del Simon Boccanegra e l'Aroldo (cioè il rifacimento di Stiffelio). Con quest'opera, su libretto di Antonio Somma e andata in scena al Teatro Apollo di Roma il 17 febbraio del 1859, Verdi proseguì la sua elaborazione delle strutture operistichc facendo interagire alcune caratteristiche derivate dal 'grand-opéra' con altre tipiche della tradizione italiana. Il momentaneo distacco dalle forti passioni e l'allontanamento da un tratteggio a tutto tondo dei personaggi che si riscontrano in questo lavoro sono riflessi nello stesso Preludio dal quale, per la prima volta, promana un mondogovernato dall'eleganza e dal sorriso che regola gli avvenimenti della trama con un certo distacco e quasi con il sorriso sulle labbra.
I lombardi alla prima crociata è l'opera immediatamente successiva al Nabucco, del quale rafforzò e confermò il clamoroso successo di pubblico. Il lavoro, sempre su libretto di Temistocle Solera, andò in scena per la prima volta al Teatro alla Scala l'11 febbraio del 1843. Come nel Nabucco anche qui si sente la mano del Solera nel carattere 'corale' e patriottico della vicenda che senza alcun dubbio avvicinò straordinariamente la musica di Verdi al pubblico italiano coinvolto dagli ideali nazionali. La storia narra del tragico dissidio tra i due fratelli Arvino e Pagano sullo sfondo della conquista di Gerusalemme da parte dei crociati. Di forte carica emblematica e il coro tratto dal terzo atto 'Gerusalem!... Gerusalem... la grande'.
La forza del destino segue direttamente nella cronologia Un ballo in maschera con il quale condivide l'assunto di un fato superiore e terribile che sovrasta le vicende umane. La partitura, su libretto di Francesco Maria Piave, andò in scena per la prima volta al Teatro Imperiale di Pietroburgo il 10 novembre 1862 (la prima italiana risale invece al 7 febbraio del 1863 al Teatro Apollo di Roma con il titolo Don Alvaro). Il lavoro fu accolto molto bene ma successivamente Verdi, del tutto insoddisfatto, riprese la partitura e ne realizzò una nuova versione che andò in scena al Teatro alla Scala il 27 febbraio 1869. Con questa opera il compositore mostrò un ritorno a un modello teatrale più tradizionale nel quale, però, si succedono con ricchezza musicale, varietà narrativa e tinte violentemente espressive una gran quantità di colpi di scena, tanto che il melodramma fu accusato di mancanza di coerenza e di credibilità di sviluppo. Senza alcun dubbio La forza del destino si presenta come una summa di tutte le precedenti e giovanili esperienze teatrali di Verdi, quasi che il compositore avesse voluto tirare le conclusioni su quanto aveva fino a quel momento realizzato prima di incamminarsi verso nuove conquiste artistiche. La sinfonia che apre l'opera è certamente tra i brani strumentali meglio riusciti e più famosi del musicista: è introdotta da un doppio richiamo degli ottoni, seguito da un disegno minaccioso degli archi (il tema del destino) che avrà modo di ritornare in maniera più o meno evidente nel corso di questo pezzo veramente in altorilievo.
Dopo la 'trilogia popolare' Verdi si apprestò ad affrontare nuovi mutamenti all”interno delle regole artistiche che fino a quel momento avevano governato il melodramma, cercando, contemporaneamente, una ulteriore affermazione di livello internazionale forse stimolato in ciò dalle fortune europee del dramma musicale wagneriano. Così il compositore iniziò a osservare l'attività teatrale francese e realizzò il grand-opéra Les vêpres siciliennes ('l vespri siciliani'), su libretto di Eugène Scribe e di Charles Duveyrier, che andò in scena all'Opéra di Parigi il 13 giugno 1855. La trama prende spunto dalla vicenda storica relativa alla sollevazione popolare di Palermo del 1282 che cacciò gli angioini dalla Sicilia. Nell'Ouverture si trovano tutti i forti sentimenti che percorrono la partitura dell'opera: spiccano il minaccioso inizio e il famoso tema dei violoncelli che esprime l'intenso sentimento paterno del viceré Guido di Monforte.
Commissionata a Verdi da Ismail Pascià, viceré d'Egitto, per festeggiare l'inaugurazione del canale di Suez nel 1870, Aida fu però rappresentata soltanto il 24 dicembre 1871 al Teatro dell'Opera del Cairo. Con questo lavoro, la cui trama si svolge nell'antico Egitto sullo sfondo di una guerra tra etiopi ed egiziani, Verdi tornò agli stilemi del grand-opera, senza però rinunciare ai tipici connotati del melodramma italiano, sviluppando una partitura grandiosa e fortemente scenografica. Il Preludio possiede un linguaggio musicale molto avanzato e in buona parte giocato su un tratteggio evanescente e immaterico degli archi interrotto soltanto da due picchi orchestrali: uno raggiunto gradualmente, l'altro, invece, caratterizzato da un ingresso aggressivo.
La traviata, che è la terza famosa opera che compone la 'trilogia popolare' di Verdi, segnò un momento decisivo nella maturità artistica del musicista. In questo lavoro, su libretto di Francesco Maria Piave e andato in scena per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo del 1853, Verdi si allontanò dal mito storico per avvicinarsi ai fatti più quotidiani e borghesi, realizzando così la sua partitura forse più profonda e sottile dal punto di vista psicologico. Ma la novità della musica e l'audacia del soggetto decretarono l'insuccesso dell'opera alla sua prima rappresentazione. Soltanto l'anno dopo, quando venne presentata al Teatro San Benedetto di Venezia, La Traviata di Verdi ottenne il consenso entusiasta del pubblico. Il Preludio al primo atto determina già compiutamente l'atmosfera dell'intera vicenda grazie allo sprigionarsi di un fine e palpitante intreccio sentimentale, mirabilmente descritto dal luminoso e fremente vibrato degli archi che introduce il brano.
La formula del grand-opéra richiedeva l'inserimento di alcune danze nello spettacolo operistico, cosicche' per I vespri siciliani Verdi elaborò un balletto intitolato 'Le quattro stagioni' che venne posizionato nel terzo atto nel corso della festa tenuta nel palazzo di Monforte. Qui ne vengono presentate le sezioni intitolate “Inverno” e “Primavera”.
Massimo Rolando Zegna