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1 CD -
GMD 4/14 - (c) 1990
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Jacques
OFFENBACH (1819-1880)
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Orfeo
all'inferno |
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- Ouverture I
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8' 33" |
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1 |
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- Galop
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1' 56" |
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2 |
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- Ouverture II
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2' 07" |
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3 |
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I
racconti di Hoffmann
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- Entracte (atto
II)
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1' 19" |
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4 |
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- Barcarola (atto
III)
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3' 40" |
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5 |
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Ouvertures
e entractes da Operette:
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- La
Granduchessa di Gérolstein |
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4' 14" |
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6
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- La
Périchole (Ouverture, Entractes II e
III)
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7' 25" |
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7 |
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- La
bella Elena (Entracte II)
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3' 25" |
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8 |
Johann STRAUSS II (1825-1899)
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Composizioni
varie:
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- Champagner-Polka,
Op. 211
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2' 02" |
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9 |
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- Perpetuum
mobile, Op. 127
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2' 57" |
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10 |
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- Lo zingaro
barone
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7' 01" |
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11 |
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- Sangue
viennese, Op. 354
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8' 28" |
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12 |
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- Rose del
Sud, Op. 388
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8' 35" |
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13 |
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- Vino, donne
e canto, Op. 333
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5' 03" |
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14 |
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Orchestra
Nazionale dell'Opera di Monte Carlo
/ Reynald Giovaninetti, Direttore -
(1-8)
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1971 |
Orchestra
dell'Opera di Vienna / Carl Schuricht, Direttore
- (9-14) |
1964 |
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Concert Hall
| SMS 2573 | (p) 1971 -
(1-8)
Concert Hall | SMS 2321 |
(p) 1964 - (9-14)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD
4/14 | 1 CD - durata 68'
04" | (c) 1990 | ADD |
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Note |
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Offenbach
(1-8)
J.
Strauss II
(9-14)
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OFFENBACH
- "ORFEO ALL'INFERNO"
(OUVERTURES E GALOP)
Il 21 ottobre
1858, nel pieno di quel
clima di restaurato
classicismo che caratterizzò
i primi anni del Secondo
Impero francese, al Teatro
Bouffes-Parisiens di Parigi
andò in scena Orfeo
all'Inferno,
un'operetta in due atti di
Jacques Offenbach su
libretto di H. Crémieux e L.
Halévy. L'insuccesso fu tale
che lo stesso teatro - di
cui Offenbach era
l'impresario già da tre anni
- rischiò il crack
finanziario. E non sarebbe
potuto andare in altro modo
visto che l'operetta di
Offenbach si presentava come
una feroce satira,
irriverente e dissacrante,
che attaccava in maniera
corrosiva il conformismo
della nuova nobiltà
'borghese' di Napoleone III.
La trama del lavoro prende
spunto dall'antichissimo e
celebrato mito di Orfeo ma,
in questo caso, in una
versione goliardica e comica
che trasforma gli dei
dell'Olimpo e gli altri
personaggi mitologici in
figure meschine che vivono
gli atteggiamenti e le
quotidianità che, per
tradizione, si fanno proprie
del ceto popolare. Così
nell'operetta Orfeo viene
trasformato in un insegnante
di violino che tradisce
Euridice con le proprie
allieve. A sua volta la
fanciulla si è invaghita del
pastore Aristeo (sotto le
cui spoglie si nasconde
nientemeno che Plutone) che
la trascinerà con sé agli
Inferi. Orfeo, gaudente, è
purtroppo costretto
dall'Opinione pubblica a
cercare nell'Oltretomba la
propria moglie. Nella storia
vengono coinvolti altri dei
dell'Olimpo, raffigurati
come personaggi annoiati,
ribelli o, all'occorrenza,
donnaioli. Persa la
primitiva carica satirica,
oggi questo lavoro può
essere apprezzato per il
gusto del divertimento, per
la fantasia dei motivi, per
la vitalità ritmica e per la
brillante, ma sempre
equilibrata, orchestrazione.
OFFENBACH
- "I RACCONTI DI
HOFFMANN" (ENTRACTE,
BARCAROLA)
Nonostante il
complessivo successo delle
sue operette e l'ironia che
le percorre, l'itinerario
artistico di Offenbach è
velato da un certo qual
senso di rammarico legato
alle sue deluse aspirazioni
per 1'opera seria rimaste
sempre irrealizzate a causa
della carenza di occasioni
che gli furono offerte. Il
tentativo più organico
operato da Offenbach per
raggiungere una completa
affermazione nel settore
dell'opera colta si
concretizza difatti soltanto
nella realizzazione de I
racconti di Hoffmann,
un'opéra-comique in cinque
atti su libretto di J.
Barbier e M. Carré, a cui
lavorò dal 1877 fino alla
morte. Il lavoro andò quindi
in scena solo dopo la
scomparsa del compositore,
all'Opéra-Comique di Parigi
il 10 febbraio 1881, e dopo
cheE. Guiraud ebbe
completato l'orchestrazione
e ritoccato altre parti.
La narrazione prende spunto
da tre racconti concepiti
dallo scrittore tedesco
Ernst Theodor Amadeus
Hoffmann (1776-1822) e, in
genere, da alcune tematiche
che caratterizzarono la
poetica del romanticismo
nordico ottocentesco per il
loro spiccato interesse
all'elemento oscuro,
demoniaco e orrifico.
L'opera è divisa in un
prologo, un epilogo e tre
atti, in ciascuno dei quali
si dipana un episodio in cui
il protagonista vede sfumare
- su uno sfondo cupo e
inquietante - il proprio
sogno d'amore che, ogni
volta, si rivela in tutta la
sua portata illusoria e
ingannatrice a causa
dell'intervento del Maligno.
Dal punto di vista
strettamente musicale I
racconti di Hoffmann
mostrano una valida fusione
di diversi modelli e stilemi
teatrali del tempo
(l'opéra-comique, il
grand-opera e la stessa
operetta), tra i quali gioca
intelligentemente come
medium l'inventiva
fantastica e da brivido di
Offenbach che prende corpo
nella fantasia melodica e
nella smaliziata psicologia
dei colori orchestrali.
OFFENBACH
- OUVERTURES E ENTRACTES
DA OPERETTE
Le tre
operette La Granduchessa
di Gérolstein, La
Périchole e La
bella Elena sono altri
esempi dell'ampia produzione
operettistica di Jacques
Offenbach. Tutti e tre
questi lavori furono
realizzati su libretto di H.
Meilhac e di L. Halévy e
andarono in scena per la
prima volta al Teatro
Varietés di Parigi
rispettivamente il 12 aprile
1867, il 6 ottobre 1868 e il
17 dicembre 1864.
L'operetta costituiva in
Francia un modello
spettacolare che, in
pratica, si ispirava
all'opéra-comique, di cui
ripeteva l'alternanza di
parti recitate e di parti
cantate, impostandola, però,
su principi di sviluppo
particolarissimi che
rendevano la narrazione
grottesca, casuale e
illogica, caricandola,
contemporaneamente, di
intenzioni fortemente
dissacratorie, soprattutto
nei confronti degli ideali
neoclassici allora ancora
correnti e di quelli propri
della borghesia. L'ironia e
il contatto con l'attualità
e la realtà disintegravano i
principi di razionalità che,
al contrario, governavano
l'organizzazione formale del
genere teatrale preso ad
esempio. La stessa musica,
riprodotta da organici
ridotti, non faceva altro
che intensificare ancora
dipiù questa azione,
sfruttando soprattutto una
ricchezza di effetti comici,
satirici e surreali.
Mentre La Granduchessa
di Gérolstein e La
Péríchole sono
prodotti che già risentono
di alcuni cambiamenti
storici, tra cui - in primo
piano - la crisi della
politica e degli ideali di
Napoleone III, La bella
Elena vive ancora
della folleggiante atmosfera
che caratterizzava l'Orfeo
all'Inferno di cui
rivisse la satira
anticlassica, gli attacchi
alle convenzioni, le
polemiche, le critiche, ma
anche le particolari
fortune. Anche in questo
caso siamo di fronte a
una burlesca parodia di un
mito classico: il giudizio
di Paride.
J.
STRAUSS II -
COMPOSIZIONI VARIE
Se tanto
tormentati e combattuti
furono gli esordi musicali
di Johann Strauss figlio,
così ampio e solido fu il
suo successo in età matura.
'Sangue viennese' verrebbe
da dire, parafrasando il
titolo di un valzer del
compositore, nel cercare di
dare una spiegazione alla
voglia di far musica del
giovane. Gli inizi furono
appunto durissími, con il
padre che, quasi preveggendo
la futura concorrenza
artistica, lo obbligò a
studiare per una sicura
carriera da bancario a cui
seguirono i primi segreti
approcci al violino e al
pianoforte (scoperti però
dal genitore che giunse a
sequestrare il violino al
ragazzo) e i successivi e
più seri studi di
composizione fino al 1844
quando, a soli diciannove
anni, esordì con una propria
orchestrina. Poi,
finalmente, arrivarono tempi
migliori, le prime fortune
musicali, la rivalità con
l'attività artistica del
padre e le tournèe. Una
carriera portata avanti con
una frenesia miracolosa,
allo stesso tempo divertita
e perentoria, che condusse
Johann Strauss ad ampliare
rapidamente la propria
produzione e a inglobare in
pochi anni nel proprio
organico strumentale la
stessa orchestra del padre
(morto nel 1849). Solo nel
1853 il musicista rallentò
l'attività ma solo per
riflettere, per elaborare
qualcosa di nuovo, per porsi
nuovi traguardi. Con gli
anni Sessanta, infatti,
realizzò i suoi migliori
valzer (impostati su una
forma da concerto più ampia,
più elaborata e complessa,
caratterizzata da una
strumentazione ricca e
brillante) e i balli di
corte sviluppando una
attività maggiormente
articolata che, sulla spinta
delle realizzazioni musicali
di Offenbach, comprendeva lo
studio e la messa a punto di
un nuovo genere di operetta,
quella viennese, non più
spiccatamente satirica ma
più comica e luminosa, e,
per ultimo, recandosi in
tournèe negli Stati Uniti
dove ottenne autentici
trionfi. Negli anni Settanta
Strauss aveva oramai
conquistato, in una ascesa
esaltante, un successo e una
fama veramente mondiali,
oltre a una eccezionale
posizione economica ben
diversa da quella di un
bancario.
La morte del compositore fu
in qualche modo regolata da
una certa teatrale
imprevedibilità avvenendo
come un lieve e ironico modo
di allontanarsi, di togliere
il disturbo all'aprirsi di
una nuova epoca, quasi,
appunto, un episodio tratto
dalle situazioni irreali
delle sue operette: un
banale raffreddore
trascurato che si trasformò
in una letale polmonite. Ed
ecco che non restava che la
gloria: era il giugno del
1899.
E All'interno dell'ampia
produzione di Johann Strauss
lo scherzo musicale Perpetuum
mobile opera 127, la
polka Champagner-Polka
opera 211 e il valzer Vino,
donne e canto ('Wein,
Weib und Gesang') opera 333
esemplificano il periodo
artistico che va dal 1844
(debutto come autore di
musica da ballo e come
direttore di una propria
orchestra) fino al 1870,
durante ilquale il musicista
portò a compimento ben 342
numeri d'opus. Al contrario
il valzer Rose del Sud
('Rosen aud dem Süden')
opera 388 (tratto
dall'operetta Il
fazzoletto della regina,
andata in scena per la prima
volta a Vienna al Teatro an
der Wien il 1° ottobre
1880), il valzer Sangue
viennese ('Wiener
Blut') opera 354 e il brano
intitolato Lo zingaro
barone (Der
Zigeuenerbaron', tratto
dall'omonima operetta in tre
atti andata in scena per la
prima volta a Vienna, sempre
al Teatro an der Wien, il 24
ottobre 1885) sono tre
esempi dell'attività di
Strauss posteriore al 1870,
periodo in cui il
compositore realizzò 16
operette e 138 pezzi da
ballo con numero d'opus (per
un totale di 480
composizioni).
Massimo
Rolando Zegna
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