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1 CD -
GMD 4/20 - (c) 1990
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I MAESTRI DELLA
MUSICA
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Erik SATIE (1866-1925)
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Jack in
the Box |
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6' 50" |
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- Preludio
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2' 35" |
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1 |
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- Entracte |
2' 15" |
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2 |
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- Finale |
2' 00" |
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3 |
Darius MILHAUD (1892-1974)
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La
Creazione del Mondo |
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16' 15" |
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4 |
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Scaramouche
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9' 30" |
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- Vivace |
2' 50" |
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5 |
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- Moderato |
4' 15" |
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6 |
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- Brazileira |
2' 25" |
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7 |
Georges AURIC (1899-1983) |
Adieu
New York
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5' 57" |
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8 |
Francis POULENC (1899-1963) |
Aubade |
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20' 48" |
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9 |
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Jan Vràna,
Pianoforte - (1-3)
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Studio
Domovina, Prague - June 1972 to March
1973 |
Prague
Symphony Orchestra / Vaclav
Neumann, Direttore
- (4) |
House
of Artists, Prague - 1962 |
Josef
e Grete Dichler, Pianoforti
- (5-7) |
1960 |
Peter
Toperczer, Pianoforte -
(8) |
Studio
Domovina, Prague - June 1972 to March
1973 |
Prague Chamber
Orchestra / Stanislav Macura, Direttore - (9) |
House
of Artists, Prague - 1 February 1979 |
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Manufactured |
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Tecval
Memories SA (Switzerland) |
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Prima Edizione LP |
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Supraphon |
1 11 1721/2 | (p) 1975 -
(1-3,8)
Supraphon |
SUA ST 50479 | (p)
1963 - (4)
Supraphon | SUA
10185 | (p) 1960 -
(5-7)
Supraphon | 1410
2705 | (p) 1980 -
(9)
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Edizione CD |
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De
Agostini | GMD
4/20 | 1 CD - durata 59'
20" | (c) 1990 | ADD |
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Note |
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-
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Satie
(1-3) | Auric
(8)
Milhaud
(4)
Milhaud
(5-7)
Poulenc
(9)
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SATIE -
"JACK IN THE BOX"
Basta una
rapida scorsa
all'avventura artistica di
Erik Satie per individuare
le numerose peculiarità
artistiche e
comportamentali che
condussero il compositore
a impersonare, in
generale, un ruolo di
catalizzatore nella
cultura francese tra XIX e
XX secolo e, in
particolare, la figura del
bon maitre del
Gruppo dei Sei. La sua fu
una esperienza votata al
'modernismo' che
rispecchiò con i suoi
paradossi e le sue
'curiosità' polemiche una
figura artistica
controversa ma geniale, a
lungo rimasta sconosciuta
e soffocata a causa delle
sue stesse vistose prese
di posizione. Sull'onda di
una straordinaria fantasia
e di eccezionali capacità
di autodidatta, Satie si
gettò, sin dall'inizio,
contro i mulini a vento
del romanticismo e del
neowagnerismo - ragioni
della decadenza musicale
del '900 - con
l'intenzione di recuperare
quello spirito provocatore
e insieme semplice e
distaccato tipico
dell'antica tradizione
musicale francese.
Certamente, la sua
avventura artistica si
dipanò per tappe precise,
nitide nei contorni, ma,
in buona parte, slegate
tra loro, quando,
viceversa, non addirittura
accostate vistosamente con
uno spiccato gusto del
paradosso irriverente.
Dapprima Satie visse un
periodo di profondo
misticismo, ispirato dalla
sua adesione a una cerchia
Rosacroce (1890-92) che lo
condusse verso atmosfere
medievali e gregoriane e
verso un certo
antiformalismo. Dal 1896
circa, invece, iniziò una
tappa, per così dire,
bohemienne che raggiunse
il suo apice nel 1898,
quando il compositore
decise di ritirarsi in
solitudine nel sobborgo
parigino di Arcueil e di
ricominciare da capo la
sua carriera artistica
studiando assiduamente il
contrappunto (1905). Da
questo nuovo atteggiamento
nacquero lavori che, in
maniera originale, fondono
più complessi procedimenti
di scrittura con uno
spiccato interesse per le
melodie delle fiere
popolari e per la musica
dei caffè-concerto. Dopo
un breve periodo (1912-15)
caratterizzato da una
certa satira corrosiva,
nel primo dopoguerra,
Satie visse, finalmente,
una diffusa e rapida
notorietà - anche se
edificata su veri e propri
scandali artistici - che
lo portò a svolgere il
ruolo di ispiratore del
Gruppo dei Sei.
La pantomima per orchestra
Jack in the box,
qui eseguita in una
versione per pianoforte
solo, fu composta da Satie
nel 1899 ed eseguita per
la prima volta in forma di
balletto a Parigi nel
1926. In perfetta
consonanza con gli altri
lavori realizzati da Satie
nel corso del suo periodo
bohemien, anche questa
partitura risente di
influssi provenienti dal
mondo del jazz e da quello
del music-hall.
MILHAUD
- "LA CREAZIONE DEL
MONDO" / "SCARAMOUCHE"
Darius
Milhaud fu un altro
personaggio di spicco
della musica francese dei
primi decenni del nostro
secolo, nella quale svolse
attivamente un ruolo molto
avanzato e rivoluzionario.
I suoi inizi artistici
risentirono moltissimo del
suo soggiorno brasiliano,
dedicato, in buona parte,
allo studio della musica
popolare e del folklore di
quella terra. Tanto è vero
che i lavori realizzati da
Milhaud subito dopo il suo
ritorno in Europa
prediligono i complessi
ritmi sudamericani, i
densi contrappunti, una
concezione libera della
forma e un piglio ironico
e dissacrante, senza
dimenticare alcune
inflessioni jazzistiche.
Sempre di questi anni è il
suo avvicinamento alle
figure di Cocteau e di
Satie e il suo ingresso
nel Gruppo dei Sei. Da
questo momento iniziò una
attività compositiva
frenetica che lo portò
alla realizzazione di
circa settecento partiture
che coinvolgono
praticamente tutti i
generi musicali. Ben
presto lc sue scelte si
allontanarono dai dettami
più rigorosi del Gruppo
dei Sei per rispondere a
nuovi interessi, a nuove
curiosità artistiche. Di
sicuro, però, come pure
Satie, anche Milhaud sentì
sempre vivamente la sua
appartenenza all'antico
ceppo della musica
francese. Tanto è vero che
nonostante i suoi
atteggiamenti
d'avanguardia disse di
sentirsi estremamente
tributario nei confronti
degli antichi compositori
della sua terra, come
Couperin, Rameau, Berlioz
e Bizet. Alla fine, e non
a caso, al di là delle
controverse innovazioni,
il grande merito di
Milhaud fu quello di
subordinare notevolmente
le sue nuove proposte
compositive a una
espressione lirica dei
sentimenti, con una
chiarezza d”intenti e di
forme veramente di alto
equilibrio. Una tendenza
che assunse importanza
soprattutto dopo il 1925,
con il raggiungimento
della piena maturità, e
che, con il procedere
degli anni, si concesse
sempre più a un
atteggiamento cantabile,
meditativo e,
contemporaneamente, di
forti contrasti
drammatici.
Di questo periodo più
avanzato è un esempio il
brano scritto per due
pianoforti intitolato Scaramouche
(1937), mentre le musiche
per il balletto La
creazione del mondo
riconducono ad anni più
giovanili. La partitura,
redatta nel 1923, risente
dell'amore di Milhaud per
il jazz, al quale si
avvicinò dopo una visita
effettuata ad Harlem.
L'orchestra di 17
strumenti solisti è il
mezzo adeguato con cui
Milhaud esprime, con
divertente
spregiudicatezza, una
serie di elementi
stilistici ricavati dal
jazz e dalle musiche
afrocubane, il tutto
avviene con una capacità
di gestualità sonora che
rimane quasi inalterata
anche di fronte a una
esecuzione non danzata. Il
balletto, elaborato su un
soggetto di Blaise
Cendrars, fu eseguito per
la prima volta al Théâtre
des Champs-Elysées il 25
ottobre del 1923. La trama
narra la genesi del mondo:
il caos primordiale, la
nascita degli dei e,
quindi, delle prime forme
di vita, fino
all'apparizione del genere
umano.
AURIC -
"ADIEU NEW YORK"
Nella
biografia artistica di
Georges Auric incontriamo
molti spunti che rimandano
all'esperienza culturale
di Darius Milhaud. Auríc
fu un compositore
precocissimo (soprattutto
di brani pianistici, di
cui Adieu New York
rimane un ottimo esempio)
che assai presto sentì
l'influenza di un
personaggio carismatico
quale era Erik Satie e,
non a caso, le sue prime
composizioni lo seguono
sulla via di uno stile
scarno, conciso, ispirato
alla musica popolare e
ricco di energia e di
scatti vitalistici. La sua
successiva carriera fu
caratterizzata, oltre che
dalla attività di critico
musicale, da numerosi
lavori per balletti e per
film. Fu del resto proprio
la colonna sonora da lui
composta per il film di
René Clair A nous la
liberté a confermare
definitivamente la sua
fama. Il suo sentire
rivoluzionario e bizzarro
lo spinse nelle
composizioni più impegnate
a un'attività frondista
contro la musica di
Debussy, a cui contrappose
una scrittura fatta di
contorni netti e di ritmi
stagliati e decisi.
Come Milhaud, anche Auric,
mai sazio di nuove
sperimentazioni, si staccò
a un certo punto dalle
direttrici del Gruppo dei
Sei e instaurò quella che
è considerata la sua
seconda maniera,
caratterizzata da una
notevole carica drammatica
e da un lirismo quasi
romantico, anche se non
dimenticò mai il suo
impareggiabile marchio
compositivo, fatto di
ritmo, vitalità ed
eleganza di scrittura.
POULENC
- "AUBADE" (CONCERTO
COREOGRAFICO)
Fu il suo
insegnante di pianoforte,
Ricardo Viñes, a far
conoscere a Francis
Poulenc le affascinanti
personalità musicali di
Erik Satie e di Georges
Auric, con le quali il
nostro musicista si trovò
a confluire nel Gruppo dei
Sei; all'interno del
quale, successivamente, si
ritagliò un ruolo di primo
piano, anche grazie alle
proprie eccezionali
qualità di pianista.
La personalità compositiva
di Poulenc si rivela al
primo ascolto per
l'eccezionale dono di una
melodia ammaliante e ricca
di naturalezza che, però,
a ben guardare, maschera
una coscienza artistica
assai più profonda e
drammatica che dà la
misura di tutta la
complessità della sua
figura artistica. Il
concerto coreografico per
pianoforte e 18 strumenti
intitolato Aubade
fu composto da Poulenc nel
1929 e, come dice lo
stesso sottotitolo,
prevede una esecuzione
danzata. Musicalmente
prevale un tono
cameristico, assai
divertito e ironico, che
guarda con leggerezza, ma
anche con serietà, alla
tradizione francese di
stampo rococò, come
denotano le stesse
indicazioni agogiche dei
vari movimenti. ll
pianoforte svolge un ruolo
di primo piano e deve
affrontare una parte di
ardua esecuzione, come è
tradizione nella musica di
Poulenc. La successione
delle varie sezioni
prevede una 'Toccata'
d'apertura, a cui seguono:
'Recitativo-Le compagne di
Diana' (Larghetto), 'Diana
e le compagne'
(Rondò-Allegro),
l''Entrata di Diana',
l''Uscita di Diana', la
'Toilette di Diana'
(Presto),
'Recitativo-Introduzione
alla variazione di Diana'
(Larghetto), 'Variazione
di Diana' (Andante),
'Disperazione di Diana'
(Allegro feroce) e, per
finire, 'Addio e partenza
di Diana' (Adagio).
Massimo
Rolando Zegna
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