1 CD - CDS 478 - (c) 2004

Claudio MONTEVERDI (1567-1643)







IL COMBATTIMENTO DI TANCREDI ET CLORIANDA - MADRIGALI






Ohimè ch'io cado, Aria à Soprano solo con ritornelli Ariose vaghezze... di Carlo Milanuzzi. In Venetia 1624
3' 53"

Ogni amante è guerrier Madrigali guerrieri et amorosi, libro ottavo. In Venetia 1638
13' 07"
- Ogni amante è guerrier; prima parte à doi Tenori
4' 39"

- Io che nell'otio nacqui; seconda parte à Basso solo
6' 53"

- Ma per qual ampio Egeo; terza parte à Tenor solo
0' 33"

- Riedi; ultima parte à 3, doi Tenori e Basso
1' 02"

Lamento della Ninfa in genere rappresentativo Madrigali guerrieri et amorosi, libro ottavo. In Venetia 1638
5' 27"
- Non havea Febo ancora, à tre, doi Tenori et Basso
1' 38"

- Amor, à quattro voci, Canto, doi Tenori et Basso
3' 10"

- Si tra sdegnosi, à tre, doi Tenori et Basso
0' 39"

Antonio Brunelli - Non havea Febo ancora, Aria à Una voce, Canto o Tenore Scherzi, Arie, Canzonette... Libro Secondo, Opera Decima. In Venetia, 1614

3' 44"
Ballo del Monteverde (First Recording) *
Pietro Milioni: Il vero e facil modo d'imparare a suonare... la chitarra spagnuola. In Venetia, 1627
2' 35"
- Ballo
1' 32"

- Gagliarda
1' 03"

Gira il nemico insidioso Madrigali guerrieri et amorosi, libro ottavo. In Venetia 1638
5' 12"
- Gira il nemico insidioso; prima parte à tre voci Alto, Tenore e Basso
1' 05"

- Nol lasciamo accostar; seconda parte Tenor Solo
0' 29"

- Armi false non son; terza parte Alto solo
0' 43"

- Vuol degli occhi; quarta parte Basso solo
1' 00"

- Non è più tempo; quinta parte à tre voci
0' 37"

- Cor mio; sesta & ultima parte à tre voci
1' 18"

Il Combattimento di Tancredi et Clorinda Madrigali guerrieri et amorosi, libro ottavo. In Venetia 1638
19' 23"
Sigismondo d'India - Amico hai vinto
LE MUSICHE, Libro quarto a una e due voci; in Venetia < ? > 1621 *

5' 27"
- Amico hai vinto, prima parte
2' 11"

- Poco quindi lontan, seconda parte
1' 31"

- Non morì già, terza ed ultima parte
1' 45"




* Restored by Roberto Gini

 

ENSEMBLE CONCERTO / Roberto Gini, Conductor
- Lavinia Bertotti, Soprano
- Mario Cecchetti, Vincenzo Di Donato, Tenors
- Salvo Vitale, Bass
- Sandrine Feurer, Stéphanie Erös, Violins
- Stefano Marcocchi, Viola
- Marco Angilella, Violoncello
- Sabina Colonna Preti, Violone
- Maurizio Martelli, Gabriele Palomba, Chitarrone
- Loredana Gintoli, Arpa doppia






Luogo e data di registrazione
Pieve Romanica. Palazzo Pignano, Cremona (Italia) - maggio 2003

Registrazione: live / studio
studio

Produced by
DYNAMIC S.r.l., Genova, Italy

Sound engineer

Rino Trasi


Prima Edizione CD
DYNAMIC - CDS 478 - (1 CD - durata 59' 23") - (c) 2004 - DDD

Computer design

Stefano Grossi

Cover
Incontro di Tancredi e Clorinda XVI Sec., Biblioteca ariostea, Ferrara



 
















Madrigali / guerrieri e amorosi / con alcuni opuscoli in genere rappresentativo che saranno / per brevi episodi fra canti senza gesto / libro ottavo / di Claudio Monteverde” vede la luce in Venezia appresso Alessandro Vincenti nel 1638 e si compone di ben trentasette composizioni che perseguono un preciso scopo esposto dall’autore nella preziosissima ed estesa prefazione. Il pensiero monteverdiario è fondamentale per capire il clima generale che informa e permea l’intera raccolta - e, di conseguenza, anche questo cd - e perciò dovrà essere citato con una ccrta ampiezza: “Havendo io considerato le nostre passioni, od affettioni del animo, essere tre le principali, cioè Ira, Temperantia, et Humiltà o supplicatione, come bene gli migliori filosofi affermano, anzi la natura stessa de la voce nostra in ritrovarsi, alta, bassa e mezzana: et come l'arte musica lo notifica chiaramente in questi tre elementi, di concitato, molle et temperato, né havendo in tutte le composizioni de' passati compositori potuto ritrovare esempio del concitato genere, ma ben sì del molle et temperato [...]; et sapendo che gli contrarij sono quelli che movono grandementw l’animo nostro, fine del movere che deve havere la bona musica [...] perciò mi posi con non poco mio studio et fatica per ritrovarlo”. Principale preoccupazione dell’autore è dunque sollecitare e commuovere gli animi degli ascoltatori, ma nel contempo trovare diverse applicazioni di un nuovo stile, quello concitato appunto. Esso caratterizzerà dunque non soltanto i brani apertamente guerrieri, ma si insinuerà anche in quelli amorosi. Gli esempi qui raccolti, prevalentenlente desunti dalla raccolta del 1638, danno conto di questa innovazione, ma nel contempo sottolineano alcune altre interessanti e avanguardistiche proposte del cremonese, quale l'articolazionc sempre più strutturata del madrigale in cicli ben precisi (Ogni amante; lamento della Ninfa, Gira il nemico; Combattimento) e l'invenzione di nuove formule espressive. Ogni amante è guerrier e Gira il nemico insidioso sono due cicli divisi rispettivamente in quattro e cinque parti ognuna delle quali propone frequenti mutamenti ritmici in relazione al trascolorare degli affetti testuali che si riflettono anche sulla melodia; il declamato vi è usato con una certa ampiezza, specialmente nelle parti solistiche, mentre lo stile concitato si manifesta attraverso declamazioni rapide, esclamazioni appassionate, figurazioni melismatiche su specifiche parole.
Il ciclo Non haven Febo ancora aggiunge a questo carattere un aspetto inedito che si può sintetizzare
nella didascalia (“modo di rappresentare il presente canto”) di natura registico-interpretativa che Monteverdi antepone al brano: “Le tre parti che cantano fuori dal pianto della ninfa si sono separatamente così poste, perché si cantano al tempo de la mano; le altre tre parti che vanno commiserando in debole voce la Ninfa, si sono poste in partitura, acciò seguitano il pianto di essa, qual va cantato a tempo del afetto del animo, et non a qucllo de la mano”. Tre momenti distinti, dunque, (il primo e l’ultimo scritti su parti staccate e quello centrale posto in partitura) che necessitano di altrettanti atteggiamenti interpretativi: alla scena in cui “i doi tenori e basso” descrivono l'afflizione in cui si muove la ninfa (Non havea Febo ancora), segue il passo (Amor) in cui la stessa piange la perdita dell’amato. Sul basso ostinato, costituito dal tetracordo discendente di passacaglio, si innalza il suo canto “tutta espressione”, interpuntato dal commento, ora partecipato ora puramente dcscrittivo, delle tre voci maschili. La terza parte (Sì tra sdegnosi) è l'epilogo brevissimo al pianto della Ninfa dal quale si traggono riflessioni di carattere generale.
“E per venire a maggior prova” dell'espressività, Monteverdi inserisce nell'ottavo libro di madrigali anche l'articolato e complesso Combattimento di Tancredi e Clorinda già 'rappresentato' con molto successo a Venezia in Palazzo Mocenigo nel 1624 e ben riuscito, secondo l'autore, alla “immitatione del ira”, L'argomento e il testo sono tratti da un episodio (canto XII, ottave 52-68 con l'esclusione della 63) della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, poeta prediletto dal Monteverdi (“diedi di piglio al divin Tasso come poeta che esprime con ogni proprietà e naturalezza con la sua oratione quelle passioni che tende a voler descrivere”) e paiono estremamente adatti ad utilizzare compiutamente “il concitato”. Per muovere gli affetti, le parole devono divenire drammatiche, “con gesto”; si devono succedere situazioni diverse, talora contrastanti; i drammi interiori dei personaggi devono emergere in tutta la loro tragicità. Il Testo (narratore) dunque non si limita a raccontare il dramma, ma nei momenti più intensi vi partecipa intimamente; i personaggi esprimono i loro sentimenti attraverso una linea vocale, plastica e libera, che permette alla parola di essere compresa chiaramente e con tutta la sua forza espressiva. Lo strumentale ha infine lo scopo di evocare una ricchissima serie di effetti descrittivi quali il trotto del cavallo, il cozzar d'armi e di scudi, e per raggiungere lo scopo desidderato deve far ricorso a una notevole varietà di tecniche: pizzicati, tremoli, mutamenti di colore e di intensità che Monteverdi indica chiaramente. L'esecuzione proposta in questo cd, al pari di tutte le altre, rispetta in toto le prescrizioni dell'autore, espresse con dovizia di particolari nella già citata prefazione. “[...] Perciò aviso dover essere sonato il basso continuo con gli suoi compagnamenti, nel modo et forma in tal genere che sta scritto, nel quale si trova parimente ogni altro ordine che si ha da tenere nelle altre compositioni d'altro genere; perché le maniere di sonare devono essere di tre sorti, oratoria, armonicha et rethminca [...]. Tale cura, che non soltanto esalta il senso del testo, ma l'intera concezione registica monteverdiana, si affianca a due altri peculiari tratti interpretativi ricorrenti con regolarità nel programma presentato e relativi specificatamente all'adozione del tempo rubato e all'ornamentazione storica desunta dai trattai del tempo. Se entrambe mirano ad esaltare i singoli passaggi delle pagine composite, sottolineando gli andamenti delle parole e i concetti, non di meno abbelliscono ed accentuano il significato della deliziosa aria Ohimé ch'io cado.
Ultimo elemento di interesse di questo cd è l'aver inserito all'interno di un percorso monografico, due exempla di altrettanti autori che musicano lo stesso testo scelto da Monteverdi con altro intento e differente visione concettuale. Ed ecco allora comparire la delicata e un po' sbarazzina Ninfa di Brunelli o il Tasso di Sigismondo d'India. Facce diverse della stessa medaglia che hanno tuttavia un unico scopo:
“aprire la via naturale all'imitatione” e “muovere dall'affetto di compassione” gli ascoltatori.
Materiateresa Dellaborra
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BALLO DEL MONTEVERDE
A Venezia presso A. Salvadori viene pubblicato nel 1627 per la prima volta Il vero e facil modo d’imparare a sonare, et accordare da se medesimo la chitarra spagnuola, di Pietro Milioni e Lodovico Monte, fortunata raccolta di brani per chitarra. In essa si trova un Ballo del Monteverde e una Seconda parte del retroscritto Ballo in Gagliarda. Se è consuetudine in quell’epoca intitolare come dedica certi brani con formule quali Canzone - Sonata - Balletto detto il/la "-----" il fatto che la pubblicazione di Milioni e Monte rechi la formula a Ballo del Monteverde indica abbastanza chiaramente la dichiarazione di paternità del brano, attribuibile a Claudio Monteverdi. Era pratica assai diffusa in tutte le epoche la riduzione per strumenti a tastiera e a pizzico di brani di varia natura; madrigali a più voci di compositori conosciuti e alla moda, brani a voce sola e composizioni strumentali. Non è dato di conoscere la fonte originale del Ballo-Gagliarda, ma è certamente un Balletto che, specialmente durante l'attività presso la corte di Mantova, Monteverdi potrebbe aver composto in una delle numerosissime occasioni coreografiche per le quali era richiesta la sua opera. Al di là del grande interesse che suscita la composizione per chitarra spagnola in sé stessa e del significato della presenza di Monteverdi in quella raccolta, il fatto che il Ballo non sia mai stato incluso nell’Opera Omnia monteverdiana, lo ha lasciato finora ignoto al pubblico e a molti musicisti.
La chitarra è per sua natura uno strumento percussivo, legato agli accompagnamenti di composizioni ariose e di danze in cui l’elemento determinante e il ritmo (non si trovano infatti intavolalure per chitarra tratte da composizioni polifoniche); l'armonia è ridotta ad accordi semplici, privi delle false relazioni e dei contrappunti nelle “parti di mezzo” che sono pratica tipica negli strumenti della famiglia dei liuti e degli strumenti a tastiera (strumenti “perfetti”). E’ dunque naturale che, volendo scegliere un brano di Monteverdi da inserire nella raccolta, Milioni e Monte orientassero la scelta verso una composizione conosciuta che avesse un carattere ritmico assai marcato e una struttura piuttosto verticale. Proprio il fatto che questo Ballo sia stato appropriato alla chitarra, dunque, ci lascia intuire il suo carattere originario.
Nel Ballo (prima parte) il ritmo anapestico, proprio del carattere guerriero e della marcia di guerra, corrisponde al passo di danza detto “Passo spezzato”, che è molto caratterizzato c appropriato al genere guerresco della Battaglia” e della “Barriera", coreografia assai di moda nella prima metà del ‘600. La Gagliarda è la consueta proporzione ternaria del Ballo binario.
Una ricostruzione plausibile della partitura originaria - compiuta su una linea di Basso senza linea melodica - è relativamente semplice proprio a causa della struttura chiara e verticale del ballo: il movimento logico delle parti produce facilmente un Canto melodico semplice che, procedendo dal Basso in su fino alla linea del Canto, può somigliare a quello originario. Il risultato ottenuto è una partitura a 5 voci che seguendo gli schemi compositivi ed estetici dell’epoca rispondc ai criteri riscontrabili nei balli secenteschi a 4 e a 5 voci, sopravvissuti in edizioni e in raccolte manoscritte.
Roberto Gini