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1 CD -
SMK 47 589 - (c) 1993
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1 LP -
KM 31919 - (p) 1974 |
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GUSTAV MAHLER
(1860-1911) |
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Das
Lied von der Erde (Symphony
for Contralto, Tenor and Orchestra)
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63' 17" |
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1. Das Trinklied vom Jammer der Erde |
8' 28" |
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2. Der Einsame im Herbst |
10' 04" |
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3. Von der Jugend |
3' 10" |
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4. Von der Schönheit |
7' 49" |
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5. Der Trunkene im Frühling |
4' 05" |
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6. Der Anschied |
29' 22" |
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Christa
Ludwig,
Mezzo-Soprano |
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René
Kollo, Tenor |
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Israel
Philharmonic Orchestra
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Leonard
BERNSTEIN
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Recording: Frederick Mann
Auditorium in Tel Aviv, Israel, May 18, 20
and 23, 1972 |
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Producer |
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John
McClure |
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Registrazione:
live / studio |
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studio |
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Prima Edizione LP |
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Columbia
"Masterworks" | KM 31919 | (1 LP)
| durata 63' 17" | (p) 1974 |
Analogico |
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The Royal Edition
CD |
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Sony
"The Royal Edition" [No. 51 of
100] | SMK 47 589 | (1 CD) |
durata 63' 17" | (c) 1993 |
ADD |
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Note |
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Cover
Painting: His Royal Highness The
Prince of Wales - View of Desert
in Oman, 1986 - © A.G. Carrick
Ltd.
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COME LA
PROMESSA DI UN MONDO
MIGLIORE
A differenza
della maggior parte degli
altri grandi compositori,
Gustav Mahler si è limitato
a trattare in tutta la sua
opera (tralasciando alcuni
movimenti di musica da
camera e dei progetti
operistici relativamente
poco interessanti risalenti
al periodo giovanile)
unicamente due generi
musicali: la sinfonia e il
lied. Nella sua musica
tuttavia questi due generi
musicali non costituiscono
due entità a sé stanti e
neppure vivono separati come
due forme d’espressione
artistica affatto distinte,
ma al contrario sono uniti
in una maniera singolare e
inconfondibile. Proprio nel
modo in cui Mahler allarga
queste due forme, creando
nuove strutture musicali, e
- nel senso letterale della
parola - le fa “lievitare”
fino ad annullarle, risiede
inoltre la ricchezza
particolare della sua
musica. I lieder sono
concepiti sin da principio
per un accompagnamento
orchestrale, mentre dal
canto loro le sinfonie - sia
grazie a mezzi puramente
strumentali, che
concretamente per mezzo di
cantanti solisti e del coro
- offrono una panoramica
sulle forme più disparate
dello stile vocale, dalla
lirica al racconto epico,
dal tono come di inno agli
effetti drammatici. Vi è un
gioco di alternanza tra
intime espressioni del
sentimento e un grande
apparato orchestrale, tra
semplici melodie e
addensamenti
sinfonico-tematici. Entrambi
gli aspetti però si
integrano e si condizionano
a vicenda, così che in
questa mescolanza di generi
e di stili risiede un tratto
essenziale della fisionomia
musicale di Mahler. Già con
Das klagende Lied (Il
Canto lamentoso), la sua
prima grande cornposizione,
la cui concezione risale
ancora agli anni di studio
al conservatorio di Vienna,
questo inconfondibile stile
personale si mostra al
nostro sguardo. Esso
condizionerà tanto le opere
vocali vere e proprie - tra
le quali i Lieder eines
fahrenden Gesellen
(Canti di un viandante), i Kindertotenlieder
(Canti dei bambini morti) e
i lieder per orchestra sulle
poesie di Rückert e di Des
Knaben Wunderhorn (Il
corno inagico del fanciullo)
- quanto pure le sue
sinfonie e culminerà nella
tarda composizione di
Mahler, il Lied von der
Erde (Canto della
terra), che a ragione è
stato definito “sinfonia con
canto”.
L’opera fu scritta - per
quanto è dato di ricostruire
il processo di composizione
sulla scorta delle fonti -
soprattutto durante l'estate
del 1908. Essa fece seguito
ad un anno di profonde crisi
e travagli personali (le
dimissioni dalla carica di
direttore dell’Opera di
Vienna, la morte della
figlia maggiore e infine la
diagnosi di una sua grave
malattia cardiaca), che
dettero a Mahler la
sensazione di vivere “al
cospetto della morte”.
D’altro lato però egli si
poté dedicare ora con
maggiore energia che in
precedenza al proprio lavoro
di compositore. Vennero
quindi ancora alla luce -
fino alla sua morte,
sopraggiunta il 18 maggio
1911 - la Nona e la Decima
sinfonia, quest’ultima
lasciata allo stato di
frammento. La prima
esecuzione del Lied von
der Erde si tenne a
Monaco dopo la morte del
compositore (insieme con la
Seconda, la Sinfonia
della risurrezione),
sotto la direzione di Bruno
Walter, in occasione di un
concerto commemorativo del
compositore, il 20 novembre
1911.
I testi derivano da un
volumetto della casa
editrice Insel-Verlag
apparso nel 1907 col titolo
“Il flauto cinese”; si
trattava di una raccoltadi
poesie di Li-Tai-Po
(701-763) e di altri autori
classici cinesi, che Hans
Bethge aveva compilato sulla
base delle traduzioni
inglese e francese. Nel
mettere in musica queste
poesie Mahler non si è
attenuto rigidamente ai
modelli, ma ha apportato in
diversi punti delle
modifiche, in funzione delle
sue intenzioni musicali. Ad
esempio ha introdotto dei
nuovi versi, cambiato la
posizione di alcune strofe o
ripetuto delle parti laddove
aveva intenzione di inserire
una ripresa musicale.
L’ultimo movimento, il canto
Der Abschied
(L’addio), è stato invece
messo assieme tramite la
fusione di due poesie
differenti, “In Erwartung
des Freundes” (In attesa
dell’amico), la prima, e
“Der Abschied des Freundes”
(L’addio dell’amico), la
seconda.
Il fascino esercitato
dall’arte dell’estremo
oriente era assai diffuso a
quell'epoca, sia nella
pittura che nella poesia e
nella musica. In quest’arte
si avvertivano una
delicatezza ed una intensità
espressiva in grado di
opporsi all’enfasi
tardoromantica e allo stesso
tempo capaci di avere un
effetto di purificazione e
di raffinamento. È possibile
quindi leggere in tal senso
- dopo la travolgente Ottava
sinfonia - anche questa
partitura di Mahler.
Tuttavia non si può dire con
certezza se e fino a che
punto Mahler avesse pensato
inizialmente solo ad una
libera successione di lieder
e quando sia sopraggiunta
invece l’idea di una
struttura di tipo sinfonico.
L’aggettivo sinfonico non si
riferisce qui esclusivamente
all’apparato orchestrale e
neppure alle dimensioni e
alle difficoltà intrinseche
di quest’opera, ma al
contrario allude soprattutto
alla sua elaborazione
formale. Infatti ciò che ad
un ascolto superficiale
sembra essere come buttato
giù con facilità e pare
adattarsi in maniera quasi
impressionistica alle
immagini poetiche del testo,
in realtà è il risultato di
una rigorosa organizzazione
formale. I sei lieder
possono essere intesi
infatti come un vero e
proprio ciclo sinfonico,
retto da relazioni
tematiche, la cui struttura
classica in quattro
movimenti viene qui
sostituita da una
successione di un primo
movimento, un Andante
(“Etwas schleichend.
Ermüdet” [Un poco
trascinando. Stancamente],
come recita l'indicazione di
tempo del lied Der
Einsame im Herbst [Il
solitario in autunno]), un
Intermezzo o Scherzo
tripartito (lieder 3-5) e un
Finale. La forte
accentuazione del lied Der
Abschied - per quanto
riguarda l'ampiezza e il
peso interno - corrisponde
al modello della “sinfonia a
finale”, già sperimentato
nelle opere di Beethoven,
Schumann e Brahms. Tuttavia
non soltanto dal punto di
vista esteriore, ma anche
nella configurazione dei
dettagli si evidenziano dei
nessi strutturali basati
sull’impiego di tecniche,
quali si incontrano
nell’ultimo Brahms e poi
nuovamente in Schönberg,
vale a dire l'elaborazione
di cellule motiviche secondo
la “logica tematica” e lo
“sviluppo-variazione”. Tutto
ciò tuttavia non urge
affatto in primo piano
all’ascolto e resta
piuttosto appannaggio di
un’osservazione di tipo
analitico e strutturale.
Ciò che si nota di primo
acchito è invece il
tratteggio assai variegato
del testo, la sua
caratterizzazione per mezzo
di una filigrana di linee
melodiche e di una
strumentazione e di un
trattamento dell’orchestra
dai colori vivaci, senza
però perdere d’occhio la
trasparenza. Il linguaggio
musicale non suona mai
astratro, ma al contrario
appare sempre dotato di una
forte icasticità: si vedano
già solamente alcuni inizi
di movimento, come ad
esempio lo slancio brillante
del primo lied o i delicati
movimenti del secondo, o
ancora la differente
raffigurazione dei versi
“oscura è la vita, e la
morte” alla fine di ciascuna
strofa del Trinklied
(ll Canto bacchico). Simili
sfumature armoniche - come
gli effetti di offuscamento
e di rischiaramento ottenuti
grazie al passaggio dal
maggiore al minore, o anche
la polivalenza di
significati enarmonici, che
produce per così dire uno
spostamento della fonte di
luce e pertanto apre ogni
volta una nuova prospettiva
- rappresentano dei mezzi
compositivi costitutivi
della musica di Mahler. Essi
sono posti al servizio
dell’espressione e
richiamano sensazioni quali
la felicità e il tripudio,
la nostalgia e la mestizia.
In questa musica si
percepisce un”indescrivibile
malinconia, come un presagio
dell’eternità. Sin
dall’inizio si è avuta la
sensazione che essa fosse
qualcosa di più che
“solamente” dell’arte, che
racchiudesse una dimensione
metafisica: un fatto che ha
tratto origine sicuramente
dal contenuto del testo, ma
che tuttavia non si lascia
spiegare unicamente con ciò.
Il suo carattere sospeso
(una “meditazione sulla
morte, addirittura assai
simile allo Zen”, questa fu
l'impressione di Leonard
Bernstein) non ha mai
cessato di affascinare gli
ascoltatori. Il Lied von
der Erde appare “come
lo scorrere della vita, o
meglio del vissuto, nella
mente del moribondo. L’opera
d’arte comprime,
smaterializza; la realtà
effettuale svanisce, rimane
l’idea”, come ebbe a
scrivere Anton Webern al suo
amico Alban Berg dopo la
prima esecuzione. Simili
interpretazioni sono assai
significative, poiché vanno
al di là del puro dato
analitico della musica. E
non è affatto un caso che
Ernst Bloch nomini Mahler
nelle sue opere filosofiche
principali, lo “Spirito
dell’utopia” e il “Principio
della speranza”: “La sua
ultima parola trascorre,
come Canto della terra,
con un ritardo senza
risoluzione in un
incommensurabile in eterno,
in eterno; nonostante il
mantenimento e da ultimo
l’omissione della tonica.”
Questa conclusione dell’Abschied
- come è scritto nella
partitura “mordendo del
tutto”, come
volatilizzandosi - risuona
come la promessa di un mondo
migliore.
Volker
Scherliess
(Traduzione:
© 1993 Marco
Marica)
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