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1 CD -
SMK 47 590 - (c) 1993
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2 LP's -
KS 7395 - (p) 1969 |
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GUSTAV MAHLER
(1860-1911) |
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Des
Knaben Wunderhorn |
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56' 54" |
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Der Schildwache Nachtlied */** |
5' 51" |
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Wer hat dies Liedlein erdacht? *
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2' 03" |
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Der Tamboursg' sell **
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5' 58" |
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Rheinlegendchen * |
3' 33" |
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Lied des Verfolgten im Turm */**
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5' 34" |
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Urlicht * |
6' 26" |
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Revelge ** |
5' 50" |
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Des Antonius von Padua Fischpredigt
* |
3' 37" |
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Verlorne Müh' */** |
2' 48" |
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Wo die schönen Trompeten blasen * |
6' 59" |
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Lob des hohen Verstandes ** |
2' 08" |
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-
Das irdische Leben * |
2' 48" |
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Trost im Unglück */** |
2' 43" |
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Christa
Ludwig, Mezzo-Soprano *
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Walter Berry, Baritone **
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New
York Philharmonic |
Leonard
BERNSTEIN |
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Recording: Philharminc Hall, now
Avery Fisher Hall, Lincol Center, New York
City, October 17, 1967 & February 18,
1969 |
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Producers |
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Thomas
Z. Shepard |
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Registrazione:
live / studio |
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studio |
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Prima Edizione LP |
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Columbia
"Masterworks" | KS 7395 | (2 LP's)
| durata 56' 54" & 54' 48" |
(p) 1969 | Analogico
Il secondo LP,
quale bonus, contiene le
stesse musiche e gli stessi
cantanti (Christa Ludwig e
Walter Berry) ma accompagnati
al pianoforte da Leonard
Bernstein. La registrazione è
avvenuta a Vienna il 24 aprile
1968. |
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The Royal Edition
CD |
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Sony
"The Royal Edition" [No. 52 of
100] | SMK 47 590 | (1 CD) |
durata 56' 54" | (c) 1993 |
ADD |
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Note |
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Cover
Painting: His Royal Highness The
Prince of Wales - Tinzenhorn from
Wolfgang near Davos, Switzerland,
1992 - © A.G. Carrick Ltd.
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ULTIMI
PUNTI CULMINANTI DEL
ROMANTICISMO MUSICALE
A prima vista
sembra quasi una
contraddizione il fatto che
Gustav Mahler, dotato di
un’elevata cultura
letteraria e di una profonda
conoscenza delle opere dei
grandi della poesia, sia
ricorso nelle sue opere
liederistiche unicamente a
pochi modelli letterari. Ad
esempio non scrisse nessun
ciclo sulle opere di Goethe
o di Mörike, diversamente
dal suo contemporaneo Hugo
Wolf, e allo stesso modo
evitò di mettere in musica
determinati capolavori della
poesia lirica, come fecero
invece altri grandi
compositori di lieder, da
Schubert, Schumann e Brahms,
fino a Strauss e Schönberg.
Mahler ha attinto invece
quasi esclusivamente da due
fonti principali: le poesie
del poeta romantico
Friedrich Rückert e, in
misura ancora maggiore, da
quella celebre raccolta che
fu messa insieme da Achim
von Arnim e Clemens Brentano
e pubblicata tra il 1805 e
il 1808 con il nome di “Des
Knaben Wunderhorn” (Il corno
magico del fanciullo). A
queste due fonti vanno
aggiunte alcune altre
pocsie, in particolare i
“Lieder eines fahrenden
Gesellen" (Canti di un
Viandante), che Mahler
scrisse di suo pugno sul
modello delle poesie del
“Wunderhorn”, e delle poesie
cinesi nella versione
tedesca di Hans Bethge,
utilizzate da Mahler per la
sua tarda opera, il Lied
von der Erde (Canto
della terra).
Che cos’è che lo attirava in
questi testi e che fece sì
che la sua fantasia musicale
ne fosse ispirata? Di certo
non la qualità letteraria,
che piuttosto vi sarebbero
state a disposizione ben
altre poesie. Più
probabilmente nei testi
scelti da Mahler “si
annidava un germe di
sentimento indomito e
smisurato, ma anche un
elemento di cupa
interiorità, che sembrava
non attendere altro che
Mahler”, come ebbe a
formulare Theodor W. Adorno
a proposito delle poesie di
Rückert. Questo giudizio
adorniano sembra adattarsi
in misura ancora maggiore al
“Des Knaben Wunderhorn”. Le
poesie in esso contenute
racchiudono una vera e
propria ricchezza di colori
ed atmosfere, di sensazioni
umane e di verità sulla
vita, dalla mestizia
inconsolabile alla giocosa
spensieratezza, dal lamento
elegiaco all’allegra
canzonatura, dal desiderio
d’amore al dolore d’amore.
In esse riviviamo un’intera
tavolozza di sentimenti
romantici, dalla malinconia
dell'uomo solitario al gioco
teatrale dello scambio delle
parti, dalla vicinanza della
morte all’esuberanza del
temperamento, dalla profonda
rassegnazione alla nostalgia
carica di speranza. E
tipicamente romantica è
anche la forma particolare
dell’ironia, che si dispiega
sopra ogni cosa, e
l’improvviso mutamento degli
stati d’animo: nella gioia
si insinua infatti
improvvisamente la mestizia,
mentre altre volte si
avverte - per citare il
titolo di uno lied - una
consolazione nella sventura.
Così come Arnim e Brentano,
i due “fratelli delle
canzoni”, si sentivano
“rapiti da mille nuove
reminiscenze poetiche” nel
raccogliere e redigere le
vecchie canzoni popolari,
allo stesso modo anche
Mahler fu attratto da esse,
già dalla sua primissima
infanzia. Successivamente
egli riconobbe “che,
pienamente consapevole della
natura e del tono di questa
poesia (che si differenzia
in modo sostanziale da ogni
altro genere di ‘poesia
letteraria’ e che potrebbe
quindi essere chiamata quasi
più natura e vita - vale a
dire le fonti di tutta la
poesia - che arte), mi sono
votato a lei, per così dire,
con tutto il mio
essere”. Questi testi non
rappresentavano per lui
“delle poesie compiute, ma
dei blocchi di roccia, dai
quali ciascuno era
autorizzato a dar forma al
suo ideale”. In tal maniera
Mahler ci rivela anche
implicitamente il suo modo
di procedere come
compositore: ciò che contava
per lui non era infatti la
fedeltà di tipo filologico
nei confronti dei testi, ma
al contrario di riversare
nella musica il loro
contenuto emotivo e di
esaltarlo.
Mahler compose i suoi lieder
del “Wunderhorn” tra il 1888
e il 1890, non come un ciclo
in senso vero e proprio,
quanto piuttosto come una
serie di pezzi sciolti.
Inoltre tutti i lieder
furono composti inizialmente
in una versione con
l'accompagnamento del
pianoforte, la quale fu
orchestrata a poco a poco da
Mahler in un secondo tempo,
fino al 1901. Due di essi, Der
Tamboursg'sell (Il
tamburino) e Revelge
(Sveglia), furono pubblicati
singolarmente, il lied Urlicht
(Luce primordiale) fu invece
inserito nella Seconda
sinfonia in funzione di
movimento lento; i restanti
lieder furono pubblicati per
la prima volta nel 1905 in
due serie separate, ciascuna
contenente cinque pezzi.
Mahler non ha stabilito se i
lieder debbano essere
eseguiti singolarmente o in
gruppi determinati. Si
offrono tuttavia diverse
possibilità drammaturgiche
per una rappresentazione dei
lieder nel loro complesso:
l’una è quella di creare un
crescendo dal punto di vista
contenutistico, culminante
nella finale tragico,
l’altra è, come nella
presente registrazione,
quella di creare
un'alternanza tra lieder
contrastanti.
Alla stessa maniera dei
testi poetici, che parlano
di contenuti affatto
differenti, anche la musica
di Mahler ci presenta una
vasta panoramica di stili e
di caratteri. Ad esernpio
affianco al lied strofico Rheinlegendchen
(Piccola leggenda del Reno),
che è già piuttosto noto
anche come canzone popolare,
nella Lied des
Versfelgten im Turm
(Canzone del perseguitato
rinchiuso nella torre)
troviamo un dialogo
drammatico tra il
prigioniero e la fanciulla.
In realtà anche questo testo
(“I pensieri sono liberi”)
si è tramandato sotto forma
di melodia popolare,
tuttavia nella versione di
Mahler non ci troviamo più
di fronte ad un semplice
lied, ma al contrario ad una
scena concepita
teatralmente. Il passionale
combattente da un lato e
l'ingenua fanciulla
dall’altro raffigurano un
contrasto incolmabile tra
due mondi differenti:
entrambi i personaggi
rimangono prigionieri del
proprio mondo e non possono
quindi - come si dice nelle
favole - “vivere insieme
felici e contenti”.
Nel lied tardoromantico, in
particolare nel lied
orchestrale di stampo
mahleriano, si avvertono
molteplici influssi: non
solo quelli derivanti dai
modelli più vicini, da
Schubert in poi, ma anche,
al di là di ciò, si avverte
l’influenza delle svariate
conquiste armoniche e nel
campo della strumentazione
del XIX secolo. A ciò si
aggiunge ancora il recupero
consapevole di modelli della
vecchia musica popolare, non
solo di tradizioni
tipicamente tedesche e
boeme, ma anche slave ed
ebree. Come Leonard
Bernstein ha evidenziato
nelle sue letture
televisive, la predilezione
di Mahler per la tonalità
frigia, dal carattere
singhiozzante e lamentoso,
si spiega con l'origine
ebrea del compositore. Tale
provenienza costituisce
anche lo sfondo emozionale e
di esperienza vissuta di un
lied quale Das irdische
Leben (Vita terrena);
esso rappresenta un ritratto
struggente di una povera
madre e del suo figlioletto
affamato, nel quale “ci
troviamo di fronte ad uno
stato di disperazione, di
abbandono e di miseria,
com’era nel ghetto; il
ghetto infatti ha
rappresentato il luogo in
cui Mahler è venuto a
contatto con la povertà, la
fame e l'abbandono”
(Bernstein).
Il lied Revelge -
una visione abissale
dell’orrore della guerra,
della marcia inarrestabile
del soldato verso la morte,
accompagnata dal “trallalì,
trallalai, trallalera” della
musica militare - si avvale
di tutti i mezzi sinfonici
disponibili, sia dal punto
di vista della
strumentazione che da quello
della disposizione formale.
Questo stesso mondo macabro
- le immagini del testo e la
loro traduzione sonora
incredibilmente variegata ci
richiamano alla memoria le
incisioni su rame di Goya
sugli “Orrori della guerra”
- viene evocato anche nel Tamboursg'
sell. Una simile
musica potrebbe trovarsi
invariata anche in una delle
sinfonie di Mahler, allo
stesso modo di come il lied
Urlicht, un canto
mesto, retto tuttavia da una
sicura speranza, si trova
nella Seconda sinfonia di
Mahler, la Sinfonia
della resurrezione. In
questa stessa sinfonia
ritroviamo inoltre, sebbene
non ripresa direttamente, ma
ampliata dal punto di vista
formale e inserita
nell’architettura sinfonica
come un puro scherzo
strumentale, la Des
Antonius von Padua
Fischpredigt (Predica
ai pesci di Antonio da
Padova). Il carattere
parodistico di questo lied
non si esprime solamente
negli effetti onomatopeici
(sembra quasi di vedere in
modo tangibile i pesci
dinnanzi a noi), ma
soprattutto in un distico,
che compare dopo
l'infruttuosa predica di
Sant’Antonio: “La predica è
piaciuta, restano
com’erano.” Questo
passaggio, oltre che
spiritoso, è anche (come
sentiva Mahler) una “satira
del popolo urnano”, al quale
l’artista predica alla fin
fine altrettanto invano.
Alcuni lieder, come Verlorne
Müh’ (Sforzi inutili)
o Trost im Unglück
(Consolazione nella
sventura), mantengono
consapevolmente uno stile e
un’espressione ingenua;
altri al contrario ricorrono
ad alcuni mezzi tecnici più
complessi, come nel caso del
lied Wer hat dies
Liedlein erdacht? (Chi
ha inventato la
canzoncina?), dove verso la
fine, in maniera
impercettibile, si fanno
largo delle ampie colorature
vocali. Certamente, la
presunta semplicità di
Mahler non è mai in realtà
solamente “semplice”: è
piuttosto una semplicità che
va al di là di qualsiasi
raffinatezza ed esperienza
acquisita, il risultato di
una suprema maestria. Ad
essa dobbiamo passaggi come
“Gli porge anche la mano
bianca come neve. Da lontano
cantò l’usignolo”, nel
triste e bel lied Wo die
schönen Trompeten blasen
(Là dove suonano le belle
trombe), passaggi che si
imprimono in maniera
indelebile nella memoria col
loro profondo sentire e che
rappresentano gli ultimi
punti culminanti del
romanticismo musicale.
Volker
Scherliess
(Traduzione:
© 1993 Marco
Marica)
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