DG - 1 CD - 429 785-2 - (p) 1990

Modest MUSSORGSKY (1839-1881) Pictures at an Exhibition (Orchestration: Maurice Ravel)
36' 30"

- Promenade (Allegro giusto, nel modo russico; senza allegrezza, ma poco sostenuto) 1' 53"


- I. Gnomus (Vivo) 2' 50"


- Promenade (Moderato comodo e con delicatezza) 1' 04"


- II. Il vecchio castello (Andante) 5' 27"


- Promenade (Moderato non tanto, pesante) 0' 34"


- III. Tuileries (Allegretto non troppo, capriccioso) 1' 02"


- IV. Bydlo (Sempre moderato, pesante) 2' 55"


- Promenade (Tranquillo) 0' 49"


- V. Ballet des poussins dans leurs coques (Scherzino. Vivo leggiero) 1' 14"


- VI. Samuel Goldenberg und Schmuyle (Andante) 2' 33"


- VII. Limoges - La Marché (Allegretto vivo sempre scherzando) 1' 20"


- VIII. Catacombae: Sepulchrum Romanum (Largo) 2' 09"


- Cum mortuis in lingua mortua (Andante non troppo, con lamento) 2' 33"


- IX. La Cabane sur des pattes de poule (Allegro con brio, feroce - Andante mosso - Allegro molto) 3' 40"


- X. La Grande Porte de Kiev (Allegro alla breve. Maestoso. Con grandezza) 6' 24"






Modest MUSSORGSKY Night on Bald Mountain (Orchestration: Nikolai Rimsky-Korsakov)
11' 17"

- Allegro feroce 11' 17"







Maurice RAVEL (1875-1937)
Valses nobles et sentimentales
17' 49"

- I. Modéré 1' 21"


- II. Assez lent 3' 07"


- III. Modéré 1 53"


- IV. Assez animé 1' 44"


- V. Presque lent 1' 23"


- VI. Assez vif 1' 01"


- VII. Moins vif 3' 31"


- VIII. Epilogue: Lent 4' 57"






 
NEW YORK PHILHARMONIC
Giuseppe SINOPOLI
 






Luogo e data di registrazione
Manhattan Center, New York (USA) - dicembre 1989

Registrazione: live / studio
studio

Produced by
Wolfgang Stengel

Balance Engineer
Klaus Hiemann

Editing
Ulrich Bastin

Publisher
Boosey & Hawkes, London (Pictures at an Exhibition) - Durand & Cie, Editeurs, Paris (Valses nobles et sentimentales)

Prima Edizione LP
-

Prima Edizione CD
Deutsche Grammophon | 429 785-2 | LC 0173 | 1 CD - 67' 01" | (p) 1990 | DDD


Note
-














Mussorgski riusciva tanto poco a padroneggiare i problerni quotidiani della vita che la sua scrivania era ingombra in continuazione di lavori mezzo incompiuti. Rimski-Korsakov che, avendo un tempo condiviso un appartamento con Mussorgski, conosceva bene quella scrivania, dopo la morte dell’amico faticò molte ore a rimetterne in ordine le musiche e a limarne le asperità per renderle più accettabili al gusto del pubblico; una missione portata a termine con supremo altruismo. Egli sottopose a revisione anche dei lavori che erano in effetti ultimati e aggiunse il tocco della sua peculiare brillantezza di orchestrazione ad altri che in generale parevano averne bisogno.
Tra essi figura Una notte sul Monte Calvo. Alla creazione di questo poema sinfonico dal caratteristico sapore russo concorsero svariati fattori iniziali. Il giorno di Natale del 1858 Mussorgski e suo fratello schizzarono con l’aiuto di Balakirev il piano per un’opera teatrale sul soggetto di una novella di Gogol, La vigilia di San Giovanni. Due anni dopo egli faceva allusione ad un’opera intitolata La strega. Forse in nessuna delle due occasioni fu composta una sola nota di musica. E tuttavia il rapporto con Una notte sul Monte Calvo, la cui composizione fu rapidamente portata a termine nel 1867, risulta chiaramente da una lettera scritta poco tempo dopo a Rirnski-Korsakov: “In testa alla mia partitura ne ho presentato i contenuti: raduno delle streghe, loro conversari e pettegolezzi; processione di Satana; osceno omaggio a Satana; Sabba. La forma e il carattere del mio lavoro sono russi e originali. Il tono generale è ardente e disordinato.”
Mussorgski non tentò mai di farla eseguire, anche se continuò a disseminare qua e là progetti (invariabilmente abortiti) di opere teatrali che avrebbero potuto offrire una buona occasione per inserirvela. Egli morì lasciandola ineseguita, e toccò a Rimski-Korsakov recuperarla nel 1886 nel quadro di un concerto pietroburghese, in forma notevolmente riveduta; è in questa forma che essa generalmente si ascolta ancora oggi.
D’altra parte lo stesso Rimski-Korsakov si astenne dall'intervenire su Quadri di un’esposizione. Questo lavoro era una suite per pianoforte già compiuta, talmente audace nelle sue originali armonie e nel suo vigoroso stile pianistico che molti compositori ne hanno tratto degli arrangiamenti orchestrali. La versione di Ravel, di gran lunga la più conosciuta, fu composta nel 1922 dietro commissione di Kussevitzki.
I quadri messi in mostra in questa galleria davvero unica erano di Viktor Aleksandrovič Hartmann, intirno amico di Mussorgski e militante entusiasta del movimento che tentava di impegnare l’arte russa nella rappresentazione e nell’esaltazione della vita russa conternporanea. Egli morì nel 1873 all’eta di 39 anni, e l’anno successivo una mostra commemorativa dei suoi lavori ispirò a Mussorgski, già fortemente stimolato dalla recente prima esecuzione del suo capolavoro Boris Godunov, la composizione di una serie di brani evocativi che fungessero da ricordo di questa occasione.
I quadri di Hartmann sono spesso più dei disegni che non dei dipinti veri e propri, e rivelano una propensione per il decorativismo di gusto orientale. Anche il ghetto polacco costituiva per lui un motivo ispiratore; inoltre aveva viaggiato in Francia e in Italia. Da parte sua Mussorgski ebbe l’idea, semplice ma vertiginosa, di collegare una serie di brani separati mediante una “Passeggiata”, così da suggerire l’idea del visitatore che cammina da un quadro all’altro. Il realismo viene così raggiunto ad un duplice livello: la vivida rappresentazione di ciascun quadro e la sua ambientazione nella galleria d’arte.
“Gnomus” rappresenta uno schiaccianoci di legno, intagliato come le mascelle di un grottesco volto raggrinzito; “Il cecchio castello” è un antico Castello italiano, con un trovatore che canta in primo piano; “Tuileries” non evoca la pace del famoso giardino parigino, ma un frastuono di bimbi che giocano; in “Bydlo” un pesante carro polacco trainato da buoi traballa lungo una strada fangosa; il “Balletto deipulcini nei loro gusci” è danzato da due grottesche figure incappucciate da gusci d’uovo rotti, sotto i quali sporgono le gambe e le braccia. “Samuel Goldenberg e Schmuyle” (un quadro in possesso di Mussorgski) mostra due ebrei, uno ricco e uno povero; la melodia del ricco Goldenberg racchiude alcuni intervalli di sapore ebraico, Schmuyle è avvilito e piagnucoloso; ne “La piazza del mercato di Limoges” Mussorgski evoca il chiacchiericcio della piazza del mercato come se si trattasse di un pollaio o di un’aia, per poi passare senza soluzione di continuità a “Catacombae - Sepulchrum Romanum”, dove Hartmann aveva ritratto se stesso ed un amico in visita alle antiche catacombe di Parigi; “Con [!] mortuis in lingua mortua” rispecchia l’immagine, creata dallo stesso Mussorgski, di teschi fiocamente illuminati dall’interno (e anche il suo zoppicante latino); “La capanna su zampe di gallina” rappresenta la terrihile strega russa Baba-Iaga, che si nutre di ossa umane. Infine l’orrore cede il posto allo splendore del movimento conclusivo, “La grande porta di Kiev”, una porta di città dalla forma esuberante, simile ad una bambola russa, pesantemente ornata in stile paleoslavo, con un campanile e una grande quantità di mosaici colorati. La musica dipinge una processione di penitenti che sfilano sotto la porta, e la gloria simbolica dell`antica Russia.

*****
Nel 1911 si tenne a Parigi un concerto, nel corso del quale furono eseguiti dodici brani, senza che venissero rivelati i nomi dei compositori. Quattro lavori, compresi i Valses nobles et sentirnentales di Ravel, per pianoforte, furono identificati correttamente dalla rnaggioranza degli spettatori, quantunque alcuni avessero attribuito il pezzo a Satie, ed altri a Kodaly. L’esperimento risultò divertente, se non addirittura istruttivo. Un anno più tardi Ravel orchestrò il lavoro per un balletto intitolato Adelaïde, ponendovi una tale maestria da non lasciar mai sospettare nella versione orchestrale le sue origini pianistiche.
I Valses, che risalgono al periodo più fertile e maturo di Ravel, risplendono nella loro classica perfezione di stile e di fattura. Il titolo allude ai Valses sentimentales e ai Valses nobles di Schubert, profondamente ammirati da Ravel. Sulla semplicità del ritmo di valzer Ravel dispiega tutte le sottili sfumature del suo progredito stile armonico. Nemmeno Debussy possedeva una tale sicura padronanza del colorismo cromatico, e lo stesso Ravel non sarebbe mai riuscito a condurlo oltre questo grado di perfetta levigatezza.
Molti dei valzer fanno uso della semplice equivalenza 3x2 = 2x3, dando luogo a sovrapposizioni e cambiamenti di ritmo. Ogni valzer si sviluppa direttamente dal precedente, a volte con minimi cambiamenti di tempo, e tuttavia ciascuno conserva un cljma e un carattere distinti. Il settimo, il più lungo e il più improntato all’esuberanza viennese, è fornito di un’introduzione e di una sezione centrale, contraddistinta da ritmi e armonie piccanti. L’epilogo riecheggia l’uno dopo l’altro tutti i valzer, alcuni di essi più di una volta.
Hugh Macdonald
(Traduzione: Carlo Vitali)