QUARTETTO ITALIANO


Ages Records - 2 CDs - 509-003-2 - (p) & (c) 2004
THE GREAT CONCERT HALL RECORDINGS






Compact Disc 1


Joseph Haydn (1732-1809) String Quartet in C major, Op. 76 No. 3 (Hob. III:77) "The Emperor" Concert Hall SMS 2418 - (p) 1965
26' 31"
Joseph Haydn
String Quartet in E flat major, Op. 33 No. 2 (Hob. III:38) "The Joke" Concert Hall SMS 2418 - (p) 1965
77' 55"
Compact Disc 2


Franz Schubert (1797-1828) String Quartet in A minor, Op. 29 (D 804) "Rosamunde" Concert Hall SMS 2417 - (p) 1965
33' 15"
Franz Schubert
String Quartet in E flat major, Op. 125 No. 1 (D 87) Concert Hall SMS 2417 - (p) 1965
20' 41"





 
QUARTETTO ITALIANO
- Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, violino
- Piero Farulli, viola
- Franco Rossi, violoncello

 






Luogo e data di registrazione
Vedere le originarie pubblicazioni in Long Playing.

Registrazione: live / studio
studio

Producer / Engineer
-


Prima Edizione LP
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Edizione CD
Ages Records | 509-003-2 | 2 CDs - 44' 45" - 54' 45" | (p) & (c) 2004 | ADD

Note
Compilation.












II nome del Quartetto Italiano si inserisce allo zenit di una tradizione cameristica nazionale ricca di formazioni, ma povera di riconoscimenti. La concentrazione di risorse economiche e l’attenzione critica (quindi mediatica) data al mondo dell’opera e ai suoi protagonisti in Italia nega sin dal diciannovesimo secolo lo sviluppo di un rapporto più equilibrato tra le varie forme di espressione musicale favorendo quella melodrammatica a scapito della sinfonica e della cameristica. Se all'estero all’inizio del secolo trascorso si possono già osservare formazioni quartettistiche in grado di vivere del proprio lavoro (e quindi libere dall’asservimento ad altre istituzioni) in Italia queste formazioni nascono soprattutto all'interno delle compagini orchestrali dei teatri d'apera e devono quindi scendere a compromessi con le necessità di presenza legate alle stagioni. Per quanto questi "pionieri” riescano ad ottenere successi anche (e spesso soprattutto) all'estero, si può tranquillamente affermare che nessuno di questi quartetti sia riuscito ad ottenere la rinomanza internazionale del Quartetto Italiano (definito, in un articolo risalente alla tournée americana del '51 firmato dal critico del N. Y. Herald Tribune Virgil Thompson: "... il più bel quartetto che il nostro secolo abbia conosciuto. Perfezione è la sola parola atta a descrivere questo modo di suonare.")
È il 1942 quando quattro giovani strumentisti si incontrano per i corsi estivi all’Accademia Chigiana di Siena. I loro nomi sono Paolo Borciani (violinista nato a Reggio Emilia allievo di Ferraboschi), Elisa Pegreffi (nata a Genova e allieva del padre e di Antonio Abussi), Franco Rossi (nato a Venezia, ma allievo di Luigi Silva a Firenze) e Lionello Forzanti (anche lui veneziano come Rossi) e il brano portato al concerto conclusivo è quel Quartetto di Debussy che diventerà uno dei maggiori successi interpretativi della formazione. Finiti i difficili anni della guerra, Borciani, Pegreffi e Rossi si ritrovano (è il 1945) decidendo di intraprendere la carriera cameristica. Manca il violista e la scelta, su suggerimento di Rossi, si rivolgerebbe a Piero Forulli (fiorentino di nascita allievo di Maglioni e Pasquali) compagno di studi nel Conservatorio del capoluogo toscano del violoncellista, se, venuto a conoscenza dell'intenzione dei colleghi, Forzanti non si facesse avanti, dichiarandosi immediatamente disponibile (Farulli avrebbe dovuto liberarsi degli impegni assunti presso il Teatro Piccinni di Bari). Fino al 1947 la formazione è la stessa dell'estate 1942, il debutto ufficiale è a Carpi il 12 novembre 1945 (programma: Corelli una Suite, Stravinsky il Concertino, Beethoven il Quartetto op.59 n.1 e l'op.10 di Debussy) e il giorno successiva a Milano. Il nome prescelto per la formazione è Nuovo Quartetto Italiano, in quanto già preesiste un Quartetto Italiano che, fondato a Roma, fa capo al violinista Remy Principe. Nel giugno dell'anno successivo arriva la prima registrazione, effettuata per Telelunken-Durium a Milano, che vede immortalato su sette facciate a 78 giri il Quartetto di Debussy. L'ottava facciata viene campletata con una Gavotta di Vinci da poco revisionata dal direttore del Conservatario di Firenze Guido Guerrini. Alla line del '46 Forzanti, deciso a proseguire la propria carriera come direttore d'orchestra, abbandona la formazione e Piero Farulli fa il suo ingresso nel complesso. La nuova formazione debutta l'8 febbraio 1947 a Mantova (in programma Haydn op.64 n.6, Beethoven op.59 n.3 e Bartok n.6) e nel corso dell’anno in Austria e Gran Bretagna dove suscita sempre grande impressione quella consuetudine di suonare a memoria che per un decennio resta uno dei tratti distintivi del Quartetto Italiano (nel 1957 dopo una malattia di Borciani l'abitudine viene accantonata a causa dell'ampliarsi del repertorio e dell'intensificarsi degli impegni). Il 1951 è un anno molto importante che vede l'ormai semplicemente Quartetto Italiano debuttare a Vienna, al Festival di Salisburgo ed Edimhurgo (dove sono in cortellone accanto a formazioni come Amadeus, Végh, Schneiderhan) e portare a termine una tournée di oltre due mesi negli Stati Uniti. Nel frattempo, dopo il debutto discografico per Telefunken, il quartetto ha siglato un’intesa con Decca per la quale registra 16 opere, tra cui restano di importanza capitale le uniche incisioni lasciateci dalla formazione del Quartetto di Verdi, del Quintetto K 581 per clarinetto e archi di Mozart (solista Antoine De Bavier) e la prima incisione mondiale del Quartetta op.41 n.2 di Schumann. Il marzo del 1952 Paolo Borciani ed Elisa Pegreffi spingono il sadalizio artistico alle estreme conseguenze e lo trasformano in un progetto di vita in comune diventando marito e moglie.
Dal '54 al '59 il quartetto registra una serie di 30 lavori per la Columbia inglese tra cui spiccano opere che ancora una volta nan verranno più riportate in sala di incisione; il Quartetto n.12 di Milhaud (prima registrazione assoluta), i 3 Pezzi di Stravinsky, il Quartetto n.2 di Prokofiev, il Quartetto n.4 di Malipiero e una serie di brevi composizioni di autori italiani del Sei-Settecento tra cui Cambini, Gabrieli, Galuppi e Vivaldi. Il silenzio discografico seguente non significa una minore attività da parte della formazione italiana, che nel periodo fino alla metà degli anni '60 prosegue nel suo lavoro di ampliamento del proprio repertorio e della propria presenza internazianale (oltre ad altre 2 tournée in America nel '63 il Quartetto Italiano debutta al Festival di Aix-en-Provence e nel '65 alla Primavera di Praga). Il ritorno in campo discografico nel 1965 avviene con l'etichetta Concert Hall ed è segnato da un successo straordinario. A luglio a Ginevra il quartetto registra i due Quartetti di Haydn e i due di Schubert presentati in questa ristampa ottenendo, per i due lavori schubertiani, addirittura il Deutscher Schallplattenpreis. Il premio è la consacrazione critica della piena maturità artistica raggiunta dalla formazione, che nei successivi 12 anni di piena attività artistica e discografica (in collaborazione con l’etichetta Philips) raggiungerà traguardi eccezionali in Haydn, Schubert, Debussy e Ravel. Nel 1973 anche le integrali quartettistiche di Brahms e Schumann ottengono lo stesso riconoscimento, mentre la precedente integrale mozartiana e la seguente beethoveniana si inseriscono di diritto tra le edizioni di riferimento della discografia.
Dopo 30 anni di inesausta attività artistica e di vita in comune il delicato equilibrio del quartetto viene incrinato da un evento eccezionale, nella notte del 13 dicembre 1977 di ritorno da un concerto a Ivrea Piero Farulli viene colto da infarto. Non c’è tempo per attendere la completa guarigione del collega che viene sostituito dal violista Dino Asciolla (allievo a Roma propria di Remy Principe), creando una dolorosa frattura che porta al definitivo addio alle scene del febbraio 1980. Sfuma così la progettata integrale quartettistica schubertiana e il canto del cigno del gruppo rimane, oltre a una nuova versione de La morte e la Fanciulla di Schubert, un controverso Quintetto op.34 di Johannes Brahms registrato a Monaco nel 1979 col pianista Maurizio Pollini che suggella un percorso di studio iniziato nel 1974.
Come già sottolineato in sede biografica le presenti registraziani vengono realizzate nell'estate del 1965 e coincidono col momento di maggior splendore del Quartetto Italiano. La particolare carica emozionale che permea queste interpretazioni uniche deriva, almeno in parte, dall'entusiasmo per il ritorno in sala di registrazione dopo i sei anni trascorsi dalla fine del contratto con Columbia.
La coesistenza di tre versioni del quartetto Rosamunde risalenti ai tre momenti fondamentali della carriera del Quartetto Italiano permette di evidenziare come, a fronte di scelte metronomiche sostanzialmente similari nel corso degli anni, l'approccio interpretativo sia andato evolvendo nel corso di un venticinquennio di attività (tanto intercorre tra la prima registrazione dell'opera per Decca risalente al 1951 e l'ultima riproposta per Philips datata 1976). È interessante notare come, a fronte di una maggior freschezza di espressione, nella versione ‘51 si evidenzi una minor capacità nel sostenere la concentrazione drammatica, creando talora leggere cadute di tensione narrativa. Per contro nella registrazione anni '70 troviamo la stessa maturaziane espressiva già presente nel 1965, ma si ha la sensazione di un minor coinvolgimento emotivo da parte degli interpreti, forse bloccati dalla necessità di dover lasciare una nuova testimonianza "assoluta" in un'opera già così ben realizzata in passato. In effetti l'equilibrio tra il controllo formale dell'esecuziane e l'abbandono espressivo raggiunto nella presente registrazione dai membri del Quartetto Italiano può essere, senza incertezza alcuna, considerata come "ideale".
Riccardo Cassani
(Ages 509-003-2)

La presente pubblicazione è stata integralmente rimasterizzata dalla fonte analogica originale. La maggior parte delle registrazioni stereofoniche della Guilde International du Disque / Concert Hall si sono avvalse di un considerevole, ma non sempre adeguato, lavoro di mixaggio che ha frequentemente causato degli squilibri fonici tra le sezioni orchestrali, con conseguenti sbilanciamenti e cambi di prospettiva tra le diverse sezioni dell’orchestra e tra i solisti e l’orchestra stessa. Non è stato possibile ricostruire un'immagine sonora più consona ai criteri tecnici per audiofili, mentre si sono potuti correggere o ricostruire i numerosi errori di editing a i danni subiti da una cattiva conservazione delle bande sonore originali.
Appena prima di firmare il contratto esclusivo per la Philips, il Quartetto Italiano incise per la G.I.D. queste due produzioni che ottennero un successo di critica e di pubblico sensazionale. Le due produzioni (SMS 2417 e SMS 2418) non erano però esenti da numerosi problemi tecnici. Il nastro dei Quartetti di Haydn presenta una serie incredibile di drop-out dovuti ad una scarsa conservazione dell'analogico originale. Troviamo, inoltre, una serie di agganci dei singoli takes difettosi al punto da danneggiare la musica, frames mancanti, intere battute incise male, nastro attorcigliato, ecc. Non è stato, fortunatamente, difficile ricostruire le parti ”mancanti” dal master con le stesse battute ricavate dall'esposizione dei temi o dai loro ritornelli. La stessa cosa si può dire per il master di Schubert, dove però i problemi sono ancora più evidenti dato che, in questo caso, alcuni montaggi erano stati agganciati a takes di notevole differenza fonica con uno squilibrio tra le due sezioni pari a -3 db. Abbiamo preferito non intervenire sulla ripresa fonica originale dove il primo violino risulta , in alcuni passaggi, registrato in monofonia. Abbiamo, invece, corretto la gran parte dei montaggi, che assommati agli altri, portano al totale di 97 interventi tecnici nei 2 CD.