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Ages
Records - 2 CDs - 509-003-2 - (p)
& (c) 2004
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QUARTETTO
ITALIANO
- Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, violino
- Piero Farulli, viola
- Franco Rossi, violoncello
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Luogo e data
di registrazione |
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Vedere le
originarie pubblicazioni in
Long Playing.
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Registrazione: live
/ studio |
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studio |
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Producer / Engineer |
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Prima Edizione LP |
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Vedere le
originarie pubblicazioni in
Long Playing. |
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Edizione CD |
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Ages Records
| 509-003-2
| 2
CDs - 44'
45"
- 54' 45" | (p) & (c) 2004 | ADD
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Note |
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Compilation.
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II
nome del Quartetto
Italiano si
inserisce allo
zenit di una
tradizione
cameristica
nazionale
ricca di formazioni,
ma povera di
riconoscimenti.
La
concentrazione
di risorse
economiche e
l’attenzione
critica
(quindi
mediatica)
data al mondo
dell’opera
e ai suoi
protagonisti
in Italia nega
sin dal
diciannovesimo
secolo
lo
sviluppo di un
rapporto più
equilibrato tra
le
varie forme di
espressione
musicale favorendo
quella
melodrammatica
a scapito
della sinfonica
e della
cameristica.
Se all'estero
all’inizio
del secolo
trascorso si
possono già
osservare
formazioni
quartettistiche
in grado di
vivere del
proprio lavoro
(e
quindi libere
dall’asservimento
ad altre
istituzioni)
in Italia
queste formazioni
nascono
soprattutto all'interno
delle
compagini
orchestrali
dei teatri
d'apera e
devono quindi
scendere a
compromessi
con le
necessità
di presenza
legate alle
stagioni. Per
quanto questi
"pionieri”
riescano ad
ottenere
successi anche
(e spesso
soprattutto)
all'estero, si
può
tranquillamente
affermare
che nessuno di
questi
quartetti sia
riuscito ad ottenere
la
rinomanza
internazionale
del Quartetto
Italiano
(definito, in
un articolo
risalente alla
tournée
americana del
'51
firmato dal
critico del N.
Y. Herald
Tribune Virgil
Thompson: "...
il più
bel quartetto
che il nostro
secolo abbia
conosciuto.
Perfezione
è
la
sola parola
atta a
descrivere
questo modo di
suonare.")
È
il 1942
quando quattro
giovani
strumentisti
si incontrano
per i corsi
estivi all’Accademia
Chigiana di
Siena. I loro
nomi sono
Paolo Borciani
(violinista
nato a Reggio
Emilia allievo
di
Ferraboschi),
Elisa Pegreffi
(nata a Genova
e allieva del
padre e di
Antonio
Abussi), Franco
Rossi (nato a
Venezia, ma
allievo di
Luigi Silva a
Firenze) e
Lionello
Forzanti
(anche lui
veneziano come
Rossi) e il
brano portato
al concerto
conclusivo è
quel Quartetto
di
Debussy che
diventerà
uno dei
maggiori
successi
interpretativi
della formazione.
Finiti i difficili
anni della
guerra,
Borciani,
Pegreffi
e Rossi si
ritrovano (è
il 1945)
decidendo di
intraprendere
la
carriera
cameristica.
Manca il
violista e la
scelta, su
suggerimento
di Rossi, si
rivolgerebbe a
Piero Forulli
(fiorentino di
nascita
allievo di
Maglioni e
Pasquali)
compagno di
studi nel
Conservatorio
del capoluogo
toscano del
violoncellista,
se, venuto a
conoscenza
dell'intenzione
dei colleghi,
Forzanti non
si facesse
avanti,
dichiarandosi
immediatamente
disponibile
(Farulli
avrebbe dovuto
liberarsi
degli impegni
assunti presso
il Teatro
Piccinni di
Bari). Fino al
1947
la
formazione
è
la stessa
dell'estate
1942, il
debutto
ufficiale è
a Carpi il 12
novembre 1945
(programma:
Corelli una Suite,
Stravinsky
il Concertino,
Beethoven il Quartetto
op.59
n.1
e l'op.10
di
Debussy) e il
giorno
successiva a
Milano. Il
nome
prescelto per
la formazione
è
Nuovo Quartetto
Italiano, in
quanto già
preesiste un Quartetto
Italiano che,
fondato
a Roma, fa
capo al
violinista
Remy Principe.
Nel giugno
dell'anno
successivo
arriva la
prima
registrazione,
effettuata
per
Telelunken-Durium
a Milano, che
vede
immortalato su
sette facciate
a 78 giri il Quartetto
di Debussy. L'ottava
facciata
viene
campletata con
una Gavotta
di Vinci da
poco revisionata
dal direttore
del
Conservatario
di Firenze
Guido
Guerrini. Alla
line del '46
Forzanti,
deciso a
proseguire la
propria
carriera come
direttore
d'orchestra,
abbandona la
formazione
e Piero Farulli
fa
il suo
ingresso nel
complesso. La
nuova formazione
debutta l'8
febbraio
1947
a Mantova (in
programma
Haydn op.64
n.6,
Beethoven op.59
n.3 e
Bartok n.6)
e nel corso
dell’anno
in Austria e
Gran Bretagna
dove suscita
sempre grande
impressione
quella
consuetudine
di suonare a
memoria
che per un
decennio resta
uno dei tratti
distintivi del
Quartetto
Italiano (nel
1957
dopo una
malattia di
Borciani l'abitudine
viene accantonata
a causa dell'ampliarsi
del repertorio
e dell'intensificarsi
degli
impegni). Il 1951
è
un
anno
molto
importante che
vede l'ormai
semplicemente
Quartetto
Italiano
debuttare a
Vienna, al
Festival di
Salisburgo ed
Edimhurgo
(dove
sono in
cortellone
accanto a formazioni
come
Amadeus, Végh,
Schneiderhan)
e portare
a termine una
tournée
di oltre
due mesi negli
Stati Uniti.
Nel frattempo,
dopo il debutto
discografico
per Telefunken,
il quartetto
ha siglato
un’intesa con
Decca per la
quale registra
16
opere, tra cui
restano di importanza
capitale le
uniche
incisioni
lasciateci
dalla formazione
del Quartetto
di Verdi, del
Quintetto
K
581 per
clarinetto e
archi di
Mozart
(solista
Antoine De
Bavier) e la
prima
incisione mondiale
del Quartetta
op.41
n.2 di
Schumann. Il
1°
marzo
del 1952 Paolo
Borciani ed
Elisa Pegreffi
spingono
il sadalizio
artistico alle
estreme
conseguenze e
lo trasformano
in un progetto
di vita in
comune
diventando
marito e moglie.
Dal '54 al '59
il quartetto
registra una
serie di 30
lavori per la
Columbia
inglese tra
cui spiccano
opere che
ancora una
volta nan
verranno più
riportate in
sala di
incisione; il
Quartetto
n.12 di
Milhaud (prima
registrazione
assoluta), i 3
Pezzi di
Stravinsky, il
Quartetto
n.2 di
Prokofiev,
il Quartetto
n.4 di
Malipiero
e una serie di
brevi
composizioni
di autori
italiani del
Sei-Settecento
tra cui Cambini,
Gabrieli,
Galuppi e
Vivaldi. Il
silenzio
discografico
seguente non
significa
una minore
attività
da
parte della formazione
italiana, che
nel periodo fino
alla
metà
degli anni '60
prosegue
nel suo lavoro
di ampliamento
del proprio
repertorio e
della propria
presenza
internazianale
(oltre
ad altre 2
tournée
in America
nel '63 il Quartetto
Italiano
debutta al
Festival di
Aix-en-Provence
e nel '65 alla
Primavera di
Praga). Il
ritorno in
campo discografico
nel 1965
avviene
con
l'etichetta
Concert Hall
ed è
segnato da un
successo
straordinario.
A luglio a
Ginevra il
quartetto
registra i due
Quartetti
di Haydn e i
due di
Schubert
presentati in
questa
ristampa ottenendo,
per i due
lavori
schubertiani,
addirittura il
Deutscher
Schallplattenpreis.
Il
premio è
la consacrazione
critica della
piena
maturità
artistica
raggiunta
dalla formazione,
che nei
successivi 12
anni di piena
attività
artistica e
discografica
(in
collaborazione
con
l’etichetta
Philips)
raggiungerà
traguardi
eccezionali in
Haydn,
Schubert,
Debussy e
Ravel. Nel 1973
anche le
integrali
quartettistiche
di Brahms e
Schumann ottengono
lo
stesso
riconoscimento,
mentre la
precedente
integrale
mozartiana e
la seguente
beethoveniana
si inseriscono
di diritto tra
le edizioni di
riferimento
della discografia.
Dopo 30 anni
di inesausta
attività
artistica e di
vita in comune
il delicato
equilibrio
del quartetto
viene
incrinato da
un evento
eccezionale,
nella notte
del 13
dicembre 1977
di ritorno da
un concerto a
Ivrea
Piero Farulli
viene colto da
infarto.
Non c’è
tempo
per attendere
la completa
guarigione del
collega che
viene
sostituito dal
violista
Dino Asciolla
(allievo a
Roma propria
di Remy
Principe),
creando una
dolorosa
frattura
che porta al
definitivo
addio
alle scene del
febbraio
1980.
Sfuma
così
la progettata
integrale
quartettistica
schubertiana e
il canto
del cigno del
gruppo
rimane, oltre
a una nuova
versione de La
morte e la
Fanciulla
di Schubert,
un controverso
Quintetto
op.34
di
Johannes
Brahms registrato
a Monaco nel 1979
col
pianista
Maurizio
Pollini che
suggella un
percorso di
studio
iniziato nel
1974.
Come
già
sottolineato
in sede biografica
le presenti
registraziani
vengono
realizzate
nell'estate
del 1965
e coincidono
col momento di
maggior
splendore del
Quartetto
Italiano.
La
particolare
carica
emozionale che
permea queste
interpretazioni
uniche deriva,
almeno in
parte,
dall'entusiasmo
per il ritorno
in sala di
registrazione
dopo i sei
anni trascorsi
dalla fine del
contratto
con Columbia.
La coesistenza
di tre
versioni del
quartetto Rosamunde
risalenti ai
tre momenti fondamentali
della carriera
del Quartetto
Italiano
permette di
evidenziare
come, a fronte
di scelte
metronomiche
sostanzialmente
similari nel
corso degli
anni,
l'approccio
interpretativo
sia andato
evolvendo nel
corso di un
venticinquennio
di attività
(tanto
intercorre tra
la prima
registrazione
dell'opera per
Decca
risalente al 1951
e l'ultima
riproposta per
Philips datata
1976).
È interessante
notare come,
a fronte di
una maggior
freschezza di
espressione,
nella versione
‘51 si
evidenzi una
minor capacità
nel sostenere
la concentrazione
drammatica,
creando talora
leggere cadute
di tensione
narrativa. Per
contro
nella
registrazione
anni '70
troviamo la
stessa
maturaziane
espressiva già
presente nel 1965,
ma si ha la
sensazione di
un minor coinvolgimento
emotivo
da parte degli
interpreti, forse
bloccati
dalla necessità
di dover
lasciare una
nuova testimonianza
"assoluta"
in un'opera
già così
ben realizzata
in passato. In
effetti
l'equilibrio
tra il
controllo formale
dell'esecuziane
e l'abbandono
espressivo
raggiunto
nella presente
registrazione
dai membri del
Quartetto
Italiano può
essere, senza
incertezza
alcuna, considerata
come "ideale".
Riccardo
Cassani
(Ages
509-003-2)
La
presente
pubblicazione
è
stata
integralmente
rimasterizzata
dalla fonte
analogica
originale. La
maggior parte
delle
registrazioni
stereofoniche
della Guilde International
du Disque /
Concert Hall
si sono
avvalse di un
considerevole,
ma non sempre
adeguato,
lavoro di
mixaggio che
ha
frequentemente
causato degli
squilibri fonici
tra le sezioni
orchestrali,
con
conseguenti
sbilanciamenti
e cambi
di prospettiva
tra
le diverse
sezioni
dell’orchestra
e tra i solisti
e l’orchestra
stessa. Non è
stato
possibile
ricostruire
un'immagine
sonora più
consona ai
criteri
tecnici per
audiofili,
mentre
si sono potuti
correggere o
ricostruire
i numerosi
errori di
editing a i
danni subiti
da una cattiva
conservazione
delle bande
sonore
originali.
Appena prima
di firmare il
contratto
esclusivo per
la Philips, il
Quartetto
Italiano
incise per la
G.I.D. queste
due produzioni
che ottennero
un successo di
critica e di
pubblico
sensazionale.
Le
due
produzioni
(SMS 2417 e
SMS 2418) non
erano però
esenti
da numerosi
problemi
tecnici. Il
nastro dei
Quartetti di
Haydn presenta
una serie
incredibile di
drop-out
dovuti ad una
scarsa
conservazione
dell'analogico
originale. Troviamo,
inoltre, una
serie di
agganci dei
singoli takes
difettosi
al punto da
danneggiare la
musica, frames
mancanti,
intere battute
incise male,
nastro
attorcigliato,
ecc. Non è
stato,
fortunatamente,
difficile
ricostruire
le parti
”mancanti” dal
master con
le stesse battute
ricavate
dall'esposizione
dei temi o dai
loro
ritornelli. La
stessa cosa si
può
dire per il
master di
Schubert, dove
però
i problemi
sono ancora più
evidenti dato
che, in questo
caso, alcuni
montaggi erano
stati
agganciati
a takes di
notevole differenza
fonica con uno
squilibrio tra
le due sezioni
pari a -3 db.
Abbiamo
preferito non
intervenire
sulla ripresa
fonica
originale dove
il primo
violino
risulta , in
alcuni
passaggi,
registrato
in monofonia.
Abbiamo,
invece,
corretto la
gran parte dei
montaggi, che
assommati
agli altri,
portano al
totale di 97
interventi
tecnici nei 2
CD.
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